Capitolo 19

1.3K 174 12
                                    

Quando entrarono, Harry ispirò l'odore buonissimo di una casa. Casa con delle mura pitturate, il riscaldamento sempre acceso, i mobili in legno e qualche vestito sparso qua e là. Una casa vissuta e calda, che faceva sentire protetti e al sicuro. Non sentiva quella sensazione da una vita intera, e per un attimo ne fu destabilizzato. Louis lo prese per mano e lo portò in cucina. Era piccola ma accogliente e moderna, e il frigo aveva l'aria di contenere un sacco di cibo. Harry non ricordava l'ultima volta che avesse mangiato, ma forse per tutto ciò che gli era accaduto quella sera non sentiva molta fame.

<<Di solito mi scaldo un po' di latte prima di andare a dormire. Ne vuoi un po' anche tu?>> gli chiese Louis. Harry accettò volentieri, sedendosi su una sedia e osservando l'altro muoversi abile nella sua cucina. Vide che sparse sulle mensole vi erano sue foto da piccolo, di un uomo che aveva i suoi stessi occhi e portava spesso cappelli, e una donna bellissima che assomigliava a Louis in maniera impressionante.

Era tutto in ordine, e Harry ebbe l'impressione che fosse Louis a prendersi cura della casa. Se lo immaginava litigare con il padre - che ora aveva un volto - e pretendere che le cose fossero messe nell'ordine che aveva scelto per loro. Sorrise al pensiero.

Qualche minuto dopo, Louis gli porse la tazza di latte e Harry la bevve tutta d'un fiato, rischiando di scottarsi la lingua. Era così calda e buona, non beveva qualcosa di simile da troppo tempo. Finito di bere, si trovò a fare lo sbadiglio più lungo e ridicolo della storia - che strappò una dolce risatina a Louis.

<<Sarai così stanco. Vieni, ti porto su in camera mia.>> mormorò, porgendogli la mano, di nuovo. Harry non esitò ad afferrargliela e farsi portare ovunque lui volesse.
Salirono delle scale in marmo e raggiunsero il piano di sopra, formato da un piccolo pianerottolo che portava a quattro stanze diverse. Entrarono in quella che avevano di fronte, scavalcandone due alla loro destra e una alla loro sinistra.

Harry avrebbe capito che quella era la camera di Louis anche se lui prima non gli avesse detto nulla. Tutto in quella stanza gridava di lui: le innumerevoli foto attaccate con un pezzettino di scotch sul muro sopra la scrivania, i vestiti piegati e messi ai loro posti, i mobili eleganti e semplici in legno scuro. La stanza di un ragazzo pieno di vita, di un fotografo e - a giudicare dai libri e cd di musica - di un cantante.

Louis aprì l'armadio e cominciò a frugarci dentro per poter trovare qualcosa da prestare a Harry. Optò per dei pantaloni che gli erano sempre stati un pochino più larghi in vita di colore grigio, una maglietta bianca e un paio di calzini abbinati. Li mise in un'ordinata pila e glieli porse.
<<Per quanto mi piaccia il tuo camice, credo che sia meglio che tu ti metta questi.>> disse, facendo ridacchiare Harry.

Lui rimase con la pila di vestiti in mano fermo a fissarlo. Si morse il labbro inferiore, poi disse con voce roca: <<Vuoi che mi cambi qui?>>
Louis sentì le guance avvampare. <<Harry!>> lo ammonì, chiedendosi se si rendesse conto di quello che diceva. Perchè il suo viso rimaneva in parte innocente mentre diceva quelle cose, e proprio quello lo rendeva fottutamente adorabile. <<C'è...un piccolo bagno, di là. P-prima porta a sinistra. Usa la doccia senza alcun problema, e se vuoi lavarti i denti usa pure il mio spazzolino. E' quello di colore blu.>> disse distogliendo lo sguardo. Perchè gli sembrava così intimo fare usare il proprio spazzolino a Harry?

<<Ok, credo di aver capito tutto.>> ammise Harry, sorridendo. Un sorriso così genuino e raggiante, da togliere il fiato.
<<Io nel frattempo sistemo delle cose, va bene? Tu prenditi tutto il tempo che vuoi.>> disse Louis, pensando che doveva preparargli il letto per quella notte e pulire anche la macchia di sangue che c'era sul retro, visto che non era il caso che suo padre la vedesse. Fece per uscire dalla stanza, ma per qualche strano motivo, incatenò i suoi occhi a quelli di Harry e fu incapace di muovere ogni singolo muscolo, poi.

Harry lo guardava semplicemente respirando, come se volesse entrargli dentro solo con gli occhi e raccogliere il suo cuore. E Louis a conti fatti glielo stava facendo fare. Si stava lasciando scavare dentro, permettendo a Harry di allungare le dita e toccare le punte della sua anima.

Louis fece per fare un passo per poter lasciare la stanza, ma Harry si mosse - un passo piccolo, quasi impercettibile - e gli si mise di fianco, impedendo a conti fatti il suo passaggio. Poi, con una lentezza straziante, allungò una mano per poter intrecciarla alla sua. Non era un semplice groviglio di dita. Era come se Harry in quel tocco cercasse un appiglio, proprio come prima, quando si era aggrappato alle sue spalle e gli aveva chiesto di non andare via, di non lasciarlo andare. E anche adesso, in modo tacito, solo con quegli splendidi occhi, stava chiedendo a Louis la stessa cosa. Se Louis si fosse sporto un pochino, solo un pochino, con le labbra, queste avrebbero incontrato quelle di Harry. Senza dubbio. E si rese conto con una fitta allo stomaco che per la prima volta nella vita aveva voglia di baciare un ragazzo. Un desiderio intenso e bruciante, in qualche modo più forte e radicale della fame. Non aveva idea di come gestirlo; l'unica cosa che lo faceva stare un pochino meglio, era che anche Harry sembrava stupito e alla deriva quanto lui.

Louis guardò le labbra dell'altro e si leccò le sue. Preferì poi distogliere lo sguardo.
<<Io...torno subito.>> sussurrò Harry. Era bellissimo. E come aveva fatto a non notare prima quanto belle fossero le sue labbra? Erano a forma di cuore. Eppure, a lui stavano divinamente.

Louis cercò le parole per poter dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non uscì niente. Così il ricciolino lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle. Si rese conto in quel momento che mentre Harry lo aveva guardato - o meglio, gli si era conficcato dentro con uno sguardo - aveva trattenuto il respiro, così finalmente lasciò che l'aria si disperdesse. E poi portò una mano sul cuore. Batteva così forte da far male.

Harry non gli era entrato sotto la pelle semplicemente, no. Harry era ovunque, nel suo sangue, che veloce e inesorabile raggiungeva ogni piccola parte del suo corpo.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora