Capitolo 168

434 51 60
                                    

<<E' che mi manca da morire, Ash.>>

Ecco, lo aveva detto ad alta voce. Adesso poteva piangere. Ed effettivamente fu quello che fece: Harry scoppiò a piangere e Ashton lo avvolse tra le braccia, cercando di dimostrargli di essere forte e che poteva contare su di lui – ma era difficile. Non lo aveva mai visto piangere così, non lo aveva mai visto così fragile e piccolo e spezzato, e il biondo in quel momento capì che se presto non avrebbero ritrovato Louis avrebbe probabilmente perso anche l'amico.

Lo strinse e gli diede qualche pacca sulla schiena. Solo diversi minuti dopo, Harry cominciò a borbottare qualcosa che strinse ancora di più il cuore di Ashton.
<<Non posso vivere senza di lui, Ash.>> diceva, tirando su con il naso. <<Non sono niente, mi vedi? Vedi cosa mi fa stare lontano da lui? Ci- ci ho provato a non cedere, ma...è passato un mese, Ash. Non è da nessuna parte e io- io non so più dove cercarlo. Ho solo tanta paura di non riuscire a trovarlo in tempo, e se lo perdessi non potrei davvero mai perdonarmelo. Dico sul serio, io..>>
<<Styles, adesso apri bene le orecchie.>> lo interruppe Ashton, sciogliendo l'abbraccio e spingendolo su una sedia lì vicino. <<Louis è intelligente. Lo hai sempre detto anche tu che è intelligente, no? Per cui se la caverà, sono sicuro di questo. E' solo questione di tempo. Lo troveremo, va bene? Non gettare la spugna adesso, Harry, non adesso che siamo così vicini. Avanti, vi siete trovati persino quando non vi conoscevate! Non potete perdervi adesso. E'...cazzo, è impossibile. Okay?>>
Il riccio sorrise in mezzo alle lacrime. <<Beh, è vero, ma>>
<<Niente ma! Adesso ti faccio un cazzo di caffè così ti dai una svegliata. E smettila di piangere, diventi brutto e poi le lacrime non hanno mai aiutato nessuno, no? E non ti azzardare mai più a calciare una di queste sedie. Sai quanto diamine avevi rotto le palle per comprarle? Ti ricordi? Beh, io mi ricordo! E adesso ti metti a buttarle di qua e di là? Ma dico io...>>

Harry osservò Ashton lavorare per preparare il caffè e riuscì a trovare la forza di fermare le lacrime. Non era facile, e tanto poi alla fine quella notte avrebbe pianto di nuovo, ma era già un inizio.

<<Ash?>>
Il biondo bloccò il suo interminabile monologo. <<Mmmh?>>
<<Scusa se ho fatto lo stronzo.>> mormorò Harry. <<Non volevo prendermela con te, lo sai. E' solo che...è dura, va bene? Ma hai ragione: non posso cedere adesso. E non lo farò.>>
Il ragazzo alla fine si voltò, gli venne vicino e gli diede il solito pugnetto sulla guancia.
<<Non fa niente, Harriet. E...andrà tutto bene. Troveremo Louis. Non lascerò che tu lo perda, te lo prometto.>>














~○~●~○~●
















La prima cosa che Louis sentì quando si svegliò fu un sentore di nausea. La seconda che aveva freddo, e la terza che sentiva la pelle aderire a qualcosa di secco e scomodo.

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò nel bel mezzo di una radura ricoperta di foglie dorate. Amava quel colore, ormai era diventato uno dei suoi preferiti. Ebbe a malapena il tempo di registrare quel pensiero che una folata di vento lo costrinse ad mettersi a carponi e vomitare, scosso da terribili brividi. Strinse i pugni aspettando il familiare bruciore che di solito sentiva prima di trasformarsi, dolore che alla fine non arrivò.
Così aprì meglio gli occhi e si guardò attorno. Non riconosceva il posto in cui si trovava e, ancora peggio, era completamente nudo. Intorno a lui non c'era nemmeno uno straccio con cui coprirsi, così la prima cosa razionale che fece fu posizionare le sue mani strategicamente in modo da coprire più porzioni di pelle possibili.

Si alzò con estrema cautela, rischiando di perdere l'equilibrio nel momento in cui tornò a camminare sulle sue gambe. Era dalla prima trasformazione in ospedale che non rimaneva umano così a lungo, e piano piano pezzetti di puzzle cominciarono a combaciare portando con sé stralci di ricordi e sensazioni...

Harry- pericolo - fame - trova Harry - fame - devi nutrirti altrimenti muori - Harry - Harry - Harry

Rischiò di cadere di nuovo, quando permise alla sua mente di portare alla luce i suoi ricordi di lupo. Sapeva di aver cacciato e sapeva di aver corso molto, e ricordava di aver cercato Harry ma di non essere riuscito a trovarlo. Harry, che gli mancava da morire. Harry che di sicuro era da qualche parte ad aspettarlo.

Il cuore gli tremò quando si concesse di pensare a lui. Dio, era quasi come se...lo amasse più di prima. O forse no, forse diversamente; era come se ogni fibra del suo corpo battesse e si contorcesse per lui. Era dunque così che lo amava Harry? Era dunque così che batteva il cuore di un lupo – fatto di istinti e voglia, così passionale e libero e così tutto? Louis non si era mai sentito così vivo.

Cominciò a camminare finchè non si trovò a pochi passi da una casa isolata. Nel piccolo giardino sul davanti, notò che lungo un filo erano stati distesi dei panni, così si intrufolò furtivamente al di là della siepe e riuscì a raccogliere un paio di boxer, una felpa un po' troppo grande e dei pantaloni della tuta. Per qualche miracolo riuscì anche a scappare senza farsi vedere, sentendo il ghiaccio sotto i piedi mandargli piccole scosse elettriche in tutto il corpo.

Non c'era abbastanza caldo. Si sarebbe ritrasformato presto.

Camminò fin quando non trovò un negozio dall'aspetto trasandato nel bel mezzo di una strada deserta, ai piedi del grande lago. Tremava come una foglia tormentata dal vento, ma strinse i denti e si disse di resistere ancora per un po' nel momento in cui entrò nel negozio.
Era una sorta di piccolo supermercato. C'erano delle persone che facevano la spesa e altre che chiacchieravano in un angolo bar. L'attenzione di Louis fu catturata da una donna di mezza età che si trovava al di là di un bancone davanti a una cassa, che sembrava particolarmente dolce e disponibile. Si avvicinò con cautela, sapendo di sembrare strano, in particolare per i piedi nudi e i capelli spettinati.

<<Mi scusi? Posso chiederle un favore enorme?>>
La signora alzò la testa dal libro che stava leggendo e gli riservò un sorriso dolce. <<Certo, tesoro. Hai bisogno di aiuto?>>
Louis sentì il vento provenire dalla finestra sferzargli la pelle e rabbrividì. Si morse il labbro per impedire a un piccolo gemito di uscire.
<<Tesoro, sei...sicuro che vada tutto bene?>>
<<Sì, io, uhm...telefono. Avrei bisogno del telefono.>>
La signora sembrò tranquillizzarsi. <<Certo, caro. Seguimi pure, è qui dietro la cassa.>>
Louis seguì la signora al di là del bancone fino a un piccolo corridoio che doveva portare al piano di sopra, dove probabilmente la famiglia della cassiera abitava. Gli sorrise cordialmente e gli indicò il telefono attaccato alla parete.
<<Ecco qui. Per qualsiasi cosa mi trovi al bancone.>> disse con gentilezza. Il castano  le sorrise, cercando di non badare allo stomaco che iniziava a bruciare.
<<Non so davvero come ringraziarla.>> sussurrò, sperando che quella piccola frase potesse bastare. La signora si congedò promettendogli di fargli un buon thè per far in modo che si scaldasse, e Louis pensò che era davvero fortunato ad aver trovato una persona come lei.

Compose il numero in tutta fretta con il cuore in gola e le mani tremanti. Quando sentì i familiari suoni degli squilli Louis giurò praticamente di aver dimenticato come respirare.
<<Ti prego rispondi rispondi rispondi...>> pregò, mordendosi il labbro e sfregando la mano libera dalla cornetta contro il suo braccio per scaldarsi. Aspettò diversi istanti, poi.......














.... Poi morì.

Fineeee.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora