Capitolo 18

1.4K 176 11
                                    

Fuori una ventata di aria gelida li travolse. Harry si irrigidì all'istante, facendo un piccolo passo indietro. Sotto il camice non aveva altro che la sua pelle ed era a piedi nudi.

<<C'è troppo freddo.>> disse, gli occhi sbarrati, come se improvvisamente avesse paura di qualcosa. Louis non capì, non potè capire, così si limitò a togliersi la giacca di nuovo e avvolgerla attorno a Harry.
<<Fai un piccolo sforzo, la mia macchina non è lontana.>> gli disse dolcemente. Corsero con tutta la velocità che le loro gambe permettessero loro di avere, raggiungendo il SUV in pochi istanti. Appena Harry udì il clic che indicava che la macchina era stata aperta, si fiondò dentro e si immerse nella pelle dei sedili cercando di sentire un minimo di calore. Louis arrivò poco dopo.

<<L-Louis, accendi il riscaldamento...s-subito.>> disse Harry, tremando e raggomitolandosi tutto sull'enorme sedile. <<Per favore, sto morendo di freddo, io>>
<<Ecco, ecco. Ehi, è tutto a posto.>> mormorò Louis, guardandolo e cercando di infondergli sicurezza. Credeva che fosse normale che tremasse, era l'adrenalina mischiata al freddo e alla paura. <<E' finita, siamo fuori.>>

Harry si morse il labbro, e Louis non potè fare a meno di avere la sensazione che stesse in qualche modo lottando contro qualcosa. Era un pensiero strano e irreale, così lo scacciò dalla mente.
La nuvola di calore li avvolse in fretta, così Harry si rilassò all'istante, Louis se ne accorse dal momento in cui lo vide stringere meno spasmodicamente la sua giacca.
Allungò una mano e raccolse quella di Harry. Era un gesto azzardato, forse; ma Louis non riuscì a fare a meno di pensare che prima a Harry non aveva dato fastidio. Lui non ritrasse la mano. <<Non ti piace il freddo, eh?>>

<<Lo odio.>> rispose Harry immediatamente, quasi grugnendo. <<Cioè, a volte, intendo. Preferisco decisamente la primavera, o l'estate, quando il caldo avvolge e fa sentire al sicuro. E' come quasi se la natura ti proteggesse.>>

Louis non potè fare a meno di notare quanto Harry in quel momento sembrasse incredibilmente vulnerabile. Si era sentito così solo, in passato, ma nei suoibocchi quella sera aveva letto qualcosa che improvvisamente gli aveva gridato che il mondo poteva essere migliore. Forse anche lui si sentiva solo come Louis, forse anche lui aveva bisogno di calore e di certezze.

<<So che non c'entra un granchè.>> disse Louis all'improvviso. <<Ma quel camice verde ti dona moltissimo.>> scherzò, scoppiando a ridere subito dopo. Harry lo guardò in tralice, poi piegò la testa di lato e gli rivolse un sorriso malizioso. Già, malizioso, Louis lo capì alla perfezione, e arrossì immediatamente nel rendersene conto.
<<Sono certo che ti piacerebbe di più quello che potresti ammirare se fossi senza.>> mormorò poi.

Louis spalancò gli occhi, ma non trovò la forza di rispondere. Ridacchiò, certo di non poter più dubitare che Harry giocava per la sua squadra. Non che avesse avuto molti dubbi prima - il modo in cui lo guardava, in cui si era lasciato toccare, il fatto che gli avesse preso la mano con così tanta naturalezza erano piccole cose che gli avevano scaldato il cuore e mandato segnali ben precisi. Harry era esattamente come lui e, ora che ne aveva la certezza, poteva permettersi di guardarlo come qualcuno di desiderabile, qualcuno a cui poter pensare con dolcezza e insistenza e voglia. Qualcuno per cui valeva la pena far battere il cuore.

<<Puoi- puoi riposare, se vuoi.>> balbettò dopo, mettendo in moto la macchina e uscendo dal parcheggio. <<Ci metteremo un po' ad arrivare a casa mia.>>

Harry si rannicchiò meglio sul sedile, voltato in modo da avere Louis di fronte. <<'a bene.>> borbottò, sbadigliando subito dopo. Louis pensò che fosse adorabile, proprio nel momento in cui Harry iniziò a sonnecchiare. Doveva essere veramente stanco.

Non voleva credere che in così poco tempo una persona gli fosse entrata sotto la pelle, ma effettivamente era così. Lo capì dal modo in cui il suo cuore battè durante il viaggio, dall'urgenza che sentiva di tanto in tanto di voltarsi e osservare il bellissimo, rilassato volto di Harry.

Harry era lì con lui adesso. E per nessuna ragione al mondo lo avrebbe lasciato andare via.

Louis dovette scrollare Harry per svegliarlo quando arrivò a casa. Incontrò i suoi occhioni enormi e dovette concentrarsi per ritrovare le parole.
<<Ehi.>> disse, un sussurro nell'abitacolo buio. <<Siamo arrivati.>>
L'altro sbattè le palpebre e gli sorrise, un sorriso dolce e tirato, che Louis avrebbe volentieri accompagnato a sole che penetrava dalle finestre, coperte disfate e profumo di caffè. Fece il giro della macchina e gli aprì la portiera, poi lo prese per mano e lo condusse verso casa.

<<Sei sicuro che vada bene che io resti qui? Voglio dire, i tuoi non fanno storie?>> chiese Harry, avvolgendosi le braccia attorno alla pancia per tenersi al caldo mentre Louis trovava la chiave per aprire la porta di casa.
<<No, non devi preoccuparti per quello. Mio padre è al lavoro. E'...quasi sempre via di casa, purtroppo.>>

Harry colse la vena di tristezza con cui disse quelle parole, e preferì far morire lì l'argomento. Si chiese perché non avesse parlato di sua madre, ma non aveva alcuna voglia di farlo soffrire inutilmente portando a galla degli argomenti che potessero essere difficili da affrontare. Voleva vederlo sorridere, perché il suo sorriso era la cosa più dolce e spensierata che avesse mai visto. Voleva vederlo felice, perché pensava che lo meritasse.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora