Andy si alzò dal tavolo rattristito dall'accaduto, allungando una mano per prendere la sua giacca dalla sedia. Nel compiere quel gesto, la sua mano incontrò il braccio del libanese, che nel medesimo momento aveva compiuto la stessa azione. I due si scambiarono una fugace occhiata ed un sorriso forzato, poi si incamminarono verso l'uscita, dopo aver pagato ognuno per sé.
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Uscirono in strada, la pioggia continuava a scendere imperterrita sulle strade di Londra, ampie pozzanghere ornavano le strade e lambivano i marciapiedi.
Andy immediatamente aprì il suo ombrello a righe e osservò Mika.
"Io devo andare di qui" disse indicando la fermata della metro che distava qualche decina di metri dal locale.
"Ma se tu devi andare dall'altra parte ti accompagno con l'ombrello." gli offrì gentilmente Andy.
Mika alzò gli occhi e gli sorrise appena. "Ti ringrazio ma non ce n'è bisogno. A domani." poi si voltò e prosegui camminando lentamente a capo chino sotto la pioggia.
Andy lo osservò andarsene, il suo istinto gli diceva di non assecondare le sue parole, ma capì che se Mika aveva deciso in quel modo, lui doveva rispettare il suo volere.
Senza indugiare oltre, si incamminò quindi verso la fermata della metro.
Mika si ritrovò a vagare per le strade della città, ormai illuminate dalle ombre del crepuscolo e dai lampioni dalla calda luce giallognola.
Erano le 6 di sera e faceva freddo. Il suo umore rispecchiava esattamente il tempo invernale che ricopriva l'Inghilterra in quei giorni.
Nonostante la sua vita stesse subendo un'enorme svolta positiva, certe cose avevano l'oscuro potere di riportargli alla mente episodi del passato da cui non era ancora fuggito davvero.
Una macchina più maldestra delle altre, centrò in pieno un'enorme pozzanghera e Mika si ritrovò possibilmente ancora più fradicio di quanto già non fosse.
Alzò gli occhi a mala pena per lanciare un'occhiata minacciosa al simpatico conducente e poi tornò a concentrarsi sulla punta delle scarpe che si muovevano a ritmo lento ma costante, verso casa.
Varcò la soglia della sua dimora che erano quasi le sette di sera. Fu accolto dal vociare sereno dei numerosi componenti della sua famiglia e dal calore del fuoco del camino, acceso in sala da pranzo.
"Arrivi giusto in tempo!" sentenziò sua madre Joanie raggiungendolo a passo svelto dalla cucina.
Come lo vide si fermò ed esclamò "Ma Mika! Ci sono 3 gradi fuori e tu sei bagnato da capo a piedi?! Fila a farti una doccia calda!"
La donna lo squadrò leggermente arrabbiata ma soprattutto preoccupata per lo stato pietoso del suo terzogenito.
"Cosa c'è che non va?" gli chiese poi più comprensiva, sollevando il mento del ragazzo affinché la guardasse negli scuri occhi neri.
"Niente ma', sono solo stanco. Mangiate pure, io non ho fame" rispose velocemente prima di incamminarsi su per le scale, evitando ulteriori indagini da parte della madre.
Come mise piede in camera si accucciò in terra stremato.
La negatività che la sua mente gli aveva fatto rivivere lo stava abbattendo come da molto tempo non gli succedeva.
Quello stato mentale gli stava riportando alla mente tutto ciò che di spiacevole aveva vissuto in quell'ultimo periodo, colmo di successi e gioie.
Alcune parole iniziarono a formarsi nella sua testa, esprimevano il suo stato d'animo meglio di qualunque altra cosa.
Istintivamente allungò una mano verso un quaderno, buttato per terra accanto al letto chissà quando, strappò un foglio a righe e recuperando una matita da sotto la scrivania si appuntò alcune cose velocemente.
More than this
Whatever it is
Baby, I hate days like thisCaught in a trap
I cannot look back
Baby I hate days like thisWhen it rain and rain and rain and rains
When it rain and rain and rain and rains
When it rain and rain and rain and rains
When it rain and rain and rain and rains
La mano tremava, non sapeva se per il freddo che ancora aveva nelle ossa o per la foga di imprimere quei pensieri sulla carta prima che sparissero dal suo cervello, persi nell'oblio.
Dopo quasi mezz'ora accovacciato in quello stato, si fece forza e raggiunto il bagno si lasciò cullare dal getto di acqua bollente, dopo aver malamente abbandonato i vestiti a terra.
Qualche attimo dopo era di nuovo vestito, stavolta con abiti asciutti, sdraiato sul suo letto con la matita in una mano e il foglio in un'altra.
Mentre cercava di farsi venire un'idea sulle parole da usare per continuare la sua composizione malinconica venne scosso da un brivido e sorpreso da una serie di starnuti.
Se l'era cercata. Si ritrovò a pensare. Poco dopo la sua mente smise di funzionare, esausto, senza rendersene conto si ritrovò a cadere in un sonno profondo nel giro di pochi istanti.
Si svegliò nel cuore della notte con un forte bruciore alla gola.
I suoi neuroni faticavano a connettere ma era sicuro di essersi preso un bel mal di gola, nel bel mezzo delle prove generali con la band e a meno di due settimane dall'inizio del tour.
Si alzò dal letto barcollante e cercando di fare meno rumore possibile si diresse in bagno in cerca di un medicinale che potesse aiutarlo a salvare la situazione. Dopo averlo bevuto controvoglia tornò a letto sperando che il miracolo si compiesse.
Quando al mattino la sveglia, alle 10 puntuale risuonò per la stanza la spense in malo modo, svegliandosi subito e cercando di capire se potesse affrontare le prove o se fosse meglio per lui restare a riposo.
Nel momento in cui suo fratello gli chiese un favore e lui gli rispose, capì che la prima opzione era sicuramente da scartare. "Hai la voce di un cavernicolo stamattina" l'aveva infatti preso in giro persino Fortuné.
Sconsolato e controvoglia prese tra le mani il cellulare appoggiato al comò e si sforzò di chiamare il suo manager, spiegandogli la situazione.
Il quarantenne gli rispose che non c'erano problemi a rimandare le prove, ma era importante che non succedesse nulla a ridosso della partenza, e lo invitò quindi a prendersi cura di sé ed evitare di incorrere in problemi simili a breve.
Dopo aver riattaccato decise di sdraiarsi a letto e dormire ancora qualche ora. Non c'era cura migliore del riposo.
Venne svegliato da un messaggio che arrivò al suo cellulare circa un'oretta più tardi.
Ancora assonnato si stropicciò gli occhi e si portò l'apparecchio davanti al viso per poter leggere. Il mittente era un numero che non aveva in rubrica, si chiedeva chi potesse essere. Lo aprì e lo lesse:
"Ho saputo che le prove sono state rimandate perché stai poco bene, spero nulla di grave. Aspetto tue notizie. Andy. Ps. il numero l'ho chiesto a Ian"
Mika istintivamente si ritrovò a sorridere. Quel ragazzo era veramente particolare. Alternava momenti di estrema timidezza e isolamento, a sprazzi di parlantina e domande improvvise, quasi fuori luogo.
Non era sicuro di capirlo fino in fondo, però in qualche modo lo trovava interessante e, a suo modo, simpatico.
"Colpa mia e della mia idea di tornare a casa sotto la pioggia, niente di che. Grazie per l'interessamento. A presto. M."
Il cellulare di Andy emise una breve vibrazione e subito il greco accorse verso il tavolino. Quando notò le quattro letterine sullo schermo il suo cuore perse un battito.
Quella mattina aveva fatto un'altra delle sue cavolate. Non appena aveva ricevuto la chiamata di Ian, che lo aveva informato dell'annullamento delle prove per il pomeriggio, a causa di un problema di salute di Mika, senza troppo pensare, aveva chiesto il numero del suo collaboratore al quarantenne, con la scusa di dovergli parlare di un aspetto relativo al lavoro.
Chiusa la chiamata aveva immediatamente mandato un messaggio al ricciolino, preoccupato da come il giorno prima si erano lasciati e dal suo stato d'animo improvvisamente cupo e distante.
Mezzo minuto dopo aver inviato il messaggio, era stato colto da un momento di sconforto.
Si era chiesto cosa gli stava succedendo, lui, ragazzo timido e schivo, si ritrovava sempre più spesso a perdere il controllo delle sue facoltà mentali quando si trattava di Mika.
Agiva d'impulso, spinto da chissà quale forza interiore, rendendosi conto troppo tardi di ciò che faceva e vergognandosene immancabilmente.
L'aveva rischiata quel giorno a pranzo con quella domanda fuori luogo, il pomeriggio al parco, accucciato dietro un cespuglio e qualche giorno prima durante le prove, filmandolo di nascosto.
Ora come allora, si ritrovava a sperare che il ragazzo non avesse preso quel gesto come invasione dei suoi spazi personali, ma solo come sincera preoccupazione da parte di un amico.
Quando lesse il messaggio si tranquillizzò appena, non vi leggeva fastidio o freddezza, solo una risposta gentile ad una domanda gentile.
Mika intanto, steso sul letto ad occhi chiusi, si ritrovò a pensare alla sua vita personale. A come la sua storia con Adam fosse finita in maniera così dannatamente ordinaria.
Era cominciata come un amore apparentemente sincero ed si era conclusa con freddezza e malinconia. In un impeto di ispirazione, raccattò da terra il foglio e la matita, caduti dal letto la sera prima e buttò giù alcune righe.
This ordinary mind is broken
You did it and you don't even know
You're leaving me with words unspoken
You better get back 'cause I'm ready for
Trying to be ordinary
Was it me who was the fool?
Thought you found the man you wanted
'til you turn him into something newWell even if our minds are broken
There's something that I need you to know
It's nothing like the life we wanted
You better move on
Cuz I'm ready for
Piccoli spezzoni di vita, buttati giù come a comporre una lettera di addio, all'interno della quale si poteva leggere tutta la voglia di fuggire da quella sensazione di normalità che Mika tanto odiava.
Perché era vero che, seppur odiasse essere definito strano, per lui era ancor più distruttivo sentirsi normale.
Ciò di cui aveva bisogno era sentirsi speciale, unico!
Si alzò dal letto con un balzo, che gli provocò un leggero capogiro, una volta riacquistato l'equilibrio si mise a frugare tra i mille fogli sparsi sulla scrivania finché non ne trovò uno, stropicciato e semi-appallottolato dietro il pc.
Lo prese tra le mani lesse le poche frasi che vi erano riportate disordinatamente.
Is it really necessary
Every single day
You're making me more ordinary
In every possible way
I'm not angry
Don't know what to do
After all the years that I spent with you
I can't blame you for the things you say
I was using you just to hide away
Le aveva scritte pochi giorni prima di rompere con Adam, quando ancora vedeva una speranza nella loro storia d'amore, ma aveva già capito che era altro, ciò di cui aveva bisogno.
Tornò a sedersi sopra le coperte, incrociando le gambe e disponendo i fogli in modo da poter ordinare quel miscuglio di pensieri senza un criterio.
Dopo aver strappato l'ennesimo foglio a righe dal suo vecchio quaderno, prese a sistemare i versi dando loro una logica, ricopiando poi il tutto in bella.
Finito il meticoloso lavoro, rilesse quello che ne era uscito, sicuro che quelle parole sarebbero diventate una canzone, per la quale aveva già in mente un ritmo frizzante ed energico, in netto contrasto con lo stato d'animo che aveva visto nascere quei versi.
Con un ultimo tratto di matita scrisse con la calligrafia più bella che gli riusciva, il titolo: Rain.
Il giorno successivo Mika era tornato in forma. L'aver trascorso tutta la giornata a letto, gli aveva fatto passare i malanni causati dalla passeggiata sotto la pioggia.
Arrivò alla sala prove decisamente di buon umore e con soli 5 minuti di ritardo.
"Buon pomeriggioooo" salutò la squadra, che già pronta ad iniziare, stava chiacchierando amabilmente seduta in cerchio sul palco.
Quando lo videro arrivare fecero per alzarsi ma Mika li fermò.
"State pure lì un attimo, devo fare una cosa prima." li avvisò raggiungendoli.
Un attimo dopo era seduto al pianoforte in centro al palcoscenico e stava estraendo un foglio accuratamente piegato, dalla tasca, per sistemarlo sul leggio del piano, il quale rimaneva solitamente vuoto, venendo usato solo da Mika.
"E' una cosa che ho scritto ieri e mentre ero in metro poco fa mi è venuta in mente la melodia. Devo suonarla prima che me la dimentichi." spiegò solamente prima di appoggiare le dita sui tasti del piano e iniziare a comporre una serie di note perfettamente in armonia tra loro.
Dopo alcuni attimi iniziò anche a cantare le prime strofe, leggendo le parole dal foglio e dando per la prima volta vita alla sua nuova creazione.
Andy lo osservava in silenzio, così come facevano tutti gli altri collaboratori, ascoltando quel nuovo lavoro che probabilmente avrebbero suonato anche loro nei mesi successivi.
Quando Mika attaccò il ritornello, Andy si perse completamente in quella voce dalle sfumature di cristallo. Non aveva mai sentito nessuno cantare in quel modo, con un falsetto tanto controllato e preciso, era strano, era inconsueto ma allo stesso tempo era talmente unico da risultare eccezionale.
Quando la breve esibizione terminò il gruppetto restò per un secondo fermo ed in silenzio, poi si pronunciò in un sincero applauso che si prolungò anche in fondo alla sala, dove Ian aveva fatto al sua comparsa.
"Se questo è il risultato di startene a casa ammalato Mika, ammalati più spesso!" si complimentò il manager incamminandosi verso il palco.
"Grazie ma no!" Rise Mika soddisfatto, di ciò che aveva appena creato.
"La aggiungiamo alla scaletta?" chiese poi giustamente Martin guardando Mika e gli altri musicisti.
"No." rispose il cantante scuotendo la massa di ricci castani. "Questa la voglio tenere per il prossimo album" asserì serio l'ambizioso ragazzo.
"Pensiamo in grande vedo, mi piace!" Tornò a complimentarsi il manager che fin da subito aveva visto in lui un enorme potenziale e la giusta attitudine per arrivare lontano.
Erano piovuti complimenti un po' da tutti i ragazzi presenti. L'unico che se n'era rimasto tranquillo, senza esprimere il proprio parere era stato il giovane cameraman, che nonostante quello, non gli staccava un attimo gli occhi di dosso.
Quando Mika si voltò verso di lui, quasi inconsciamente, Andy spostò la sua attenzione altrove, giocherellando con la videocamera che teneva sulle gambe e che, segretamente aveva ripreso il momento appena trascorso.
Al richiamo del manager, la squadra si mise al lavoro, producendo come sempre un ottimo risultato.
Alla fine della giornata, Mika felice ma stanco scese dal palco in cerca della persona con cui attendeva da alcune ore di poter parlare.
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Two of a kind
ФанфикLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...