Vita da regine

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  Andy annuì contento. Non vedeva l'ora di trasferirsi definitivamente.

"Ma prima..." continuò il giovane con un grande sorriso in volto, prendendo Andy per un braccio e trascinandolo fuori, prima che potesse ribattere "Dobbiamo andare a prendere qualcuno!"

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Mika uscito di casa, consegnò le chiavi dell'auto del greco al suo proprietario e gli fece serio di mettersi al volante.

Andy lo guardò per un attimo senza capire. "Ho un regalo di compleanno da ritirare io...!" gli disse poi il riccio, sorridendo euforico, facendogli segno di mettere in moto.

Il greco si ricordò improvvisamente. Concitata com'era stata la giornata, di ritorno dal viaggio in Sardegna, non aveva pensato che Mika volesse già approfittare di quelle ultime ore di chiaro per andare dallo zio.

Il ragazzo si avviò con calma nel traffico cittadino della sera mentre il ragazzo alla sua sinistra picchiettava col piede per terra, eccitato da ciò che avrebbero fatto di lì a una manciata di minuti.

"Hai poi trovato il nome?" chiese Andy imboccando la stradicciola stretta e sterrata che li avrebbe condotti alla fattoria e interrompendo il silenzio ricco di attesa e trepidazione che si respirava in auto.

Nelle settimane successive al primo incontro di Mika con la futura cagnolina, non aveva fatto altro che cercare imperterrito un nome che fosse adatto a lei e che la potesse accompagnare per tutta la vita.

Nonostante la sua creatività però, aveva ben presto capito che un nome dovesse essere il riflesso dell'anima che lo porta e che non sarebbe riuscito a trovarne uno adatto fino a quando non l'avesse incontrata osservata e capita attentamente.

Mika abbassò gli occhi per un attimo e poi con un sorriso dolce rispose "Quando la guarderò negli occhi lo capirò senza pensarci." portando poi l'attenzione davanti a loro, dove si poteva scorgere la fattoria divenire sempre più grande.

Il moro era emozionatissimo. Da tempo non sentiva il suo cuore battere ad un ritmo così forte. Erano le stesse emozioni che aveva provato nei giorni precedenti all'inizio della sua storia con Andy. Era trepidazione, era la voglia immensa di scoprire e conoscere qualcuno, era la consapevolezza inconscia di un incontro importante e destinato a durare. Sentiva come se si stesse innamorando un'altra volta.

Arrivati davanti alla fattoria, immediatamente lo zio del greco accorse verso di loro, con lui Mayla e tre dei suoi cuccioli.

Sul volto di entrambi i ragazzi si poteva leggere a chiare lettere l'affetto spropositato verso quei graziosi animali che si erano radunati attorno a loro, e questi ultimi, avendolo senza dubbio percepito, gli mostrarono a loro volta tutto il bene che potevano volergli.

"Eccoti!" esclamò Mika ad un certo punto, abbassandosi e prendendo una delle cucciole tra le mani.

Lo zio rise contento. "Vedo che l'hai riconosciuta" disse al ricciolo, avvicinandosi e dandogli la conferma che la piccola che stringeva tra le braccia fosse di fatto colei che settimane prima aveva scelto.

"Come potrei non riconoscerla, con questo musetto dolce e il suo fare regale." disse con un sorrisone, mentre la piccola era intenta a esplorare ogni centimetro di pelle che si trovava a portata di mano, annusando e leccando.

La risata fanciullesca che sfuggì al 27enne, riscaldò il cuore di Andy, felice di avergli fatto, quello che era sicuro, sarebbe stato uno dei più bei regali Mika avrebbe mai potuto ricevere.

Mise a terra per un attimo la piccola golden per dare alcune attenzioni alla madre che, da quando era entrato nella fattoria, non aveva fatto altro che cercare coccole da lui, ma non più tardi di mezzo minuto, si ritrovò la bella cagnolina rossiccia che seduta a una manciata di centimetri dal suo piede, lo guardava con un bastoncino in bocca, scodinzolando gioiosa.

Mentre gli altri cuccioli erano più irruenti e euforici, la prescelta di Mika aveva da sempre avuto questo atteggiamento giocherellone ma al contempo paziente.

Mika si accucciò davanti a lei, guardandola attentamente con dolcezza.

Allungò una mano, lasciandole una carezza e poi racchiuse il pezzetto di legno, che la piccola aveva tra i denti, tra le dita. Immediatamente la piccola schiuse la bocca lasciandolo nelle sue mani, osservandolo poi paziente. Nei suoi occhi scuri ambrati ci lesse un guizzo intelligente.

"Melachi" sussurrò il ragazzo aprendosi poi in un sorriso tenero. La piccola si avvicinò alle sue mani e piano vi si strusciò scodinzolando felicemente.

"Cosa?" Andy non capì ciò che il ragazzo aveva detto e chiese spiegazione, portandosi alla sua altezza, accucciato davanti alla golden.

Mika la sollevò, prendendola di nuovo in braccio e voltandosi verso il suo ragazzo così che potesse coccolarla a sua volta. "E' il suo nome" asserì quindi perdendosi per un attimo negli occhi azzurri del biondino.

Andy gli sorrise "Ha un suono dolcissimo" confessò mentre con una mano stringeva la zampetta anteriore della cagnolina, accarezzandola.

"Significa regina in arabo" spiegò Mika "è così regale in tutto quello che fa" continuò abbassandosi e lasciandole un bacio sulla testolina.

Subito dopo si sporse verso il biondo e portando una mano dietro alla sua testa, lo giudò verso di sé e gli lasciò un bacio amorevole a piene labbra.

"Grazie!" disse quindi, esprimendo con quella semplice parola, tutto il turbinio di emozioni che stava provando.

In quell'istante videro lo zio, rientrato per una telefonata, tornare verso di loro. Si alzarono ancora con la piccola Melachi tra le braccia di Mika e scambiarono quattro chiacchiere con lui, per poi salutarlo e fare ritorno in città.

Durante il tragitto, Melachi si addormentò sulle gambe del riccio che estratto il cellulare iniziò a sommergerla di fotografie, inoltrandole anche ai fratelli, facendoli impazzire di invidia.

"Melachi..." pronunciò piano Andy, ascoltando il suono musicale di quel nome mai sentito prima di quel giorno, mantenendo l'attenzione sulla strada.

Mika nell'udirlo si girò nella sua direzione sorridendo.

"Ti piace?" chiese inclinando la testa e passando la mano nel morbido pelo rossiccio.

Andy annuì. "Molto..." rispose tornando poi con l'attenzione davanti a sé.

Dopo alcuni secondi continuò: "Melachi... Michael..."

Il riccio si voltò di nuovo ad osservarlo. Non aveva mai sentito il suo vero nome pronunciato da lui. Era sempre stato Mika, per lui come per tutti gli amici e colleghi che lo circondavano.

"Hm?" chiese infatti stranito.

Andy sorrise e poi lo guardò per un istante. "Melachi... è l'anagramma perfetto di Michael..." asserì con fare ovvio, riflettendo per l'ennesima volta sulla genialità della mente del suo ragazzo.

Quest'ultimo però inaspettatamente sgranò gli occhi e aprì la bocca in una espressione di completo stupore.

Quando il greco se ne accorse lo scrutò perplesso mentre lui strillava un "Che figaaataaaa" portandosi i pugni al viso, contento come un bambino.

Andy inarcò un sopracciglio. "Non lo sapevi...?" chiese con un mezzo sorriso si scherno.

Mika rise e poi aggiunse "Ti pare che io mi metto a fare gli anagrammi?? Sono a malapena capace di scrivere!" gli ricordò con una smorfia di finta stizza.

Andy rise di gusto a quella puntualizzazione, ogni tanto se ne dimenticava, di quel suo piccolo particolare.

"Dai quando andiamo a casa ti disegno le letterine su un foglio, le ritagliamo e ti faccio vedere come si fa..." lo sfotté bellamente lasciandogli un buffetto su una guancia.

Mika lo guardò con sguardo truce e gli assestò una sberla su un braccio per quella piccola presa in giro affettuosa. Dalla bocca di Andy accettava qualunque sfottò e presa in giro con la consapevolezza che fosse sempre fatta con amore.

Proseguirono scherzando verso casa.

Decisero che se volevano fare le cose per bene, avrebbero dovuto inaugurare definitivamente la casa tutti e tre, quindi Andy entrò alla Tesco a fare la spesa e poi rincasarono nella villetta di Chelsea.

Come misero piede in casa, lasciando Melachi per terra, la piccola corse, non senza un paio di scivoloni, sul parquet lucido e sulle mattonelle del salotto, alla ricerca di qualcosa di non ben definito.

Dopo nemmeno due minuti, la cucciola si fermò sulla soglia della cucina e accucciandosi appena lasciò la prima impronta di sé nella bella casa nuova di zecca.

"Meeeeelachiiiii!" strillò Mika correndole incontro e cercando di fermare la piccola pozza che si stava formando tra le zampe della golden. Sentendo quello strillo però, la piccola si spaventò e tirando indietro le orecchie si alzò e corse via, spargendo goccioline sul suo cammino.

Andy prontamente arrivando dalla sala da pranzo la intercettò fermando la sua corsa e poi vedendo Mika osservare schifato ciò che c'era sul pavimento, scoppiò a ridere.

"Cosa c'è? Ti aspettavi la regina fosse tutta pelo morbido e leccatine?" chiese retoricamente, sfottendo la sua espressione contrariata, mentre Melachi lo riempiva di baci.

Mika si passò una mano sul viso e senza replicare allo sfottò, andò in cerca di qualcosa con cui asciugare per terra.

Per la gioia di entrambi, cucinarono finalmente nella loro spaziosa cucina e poi, dopo aver gustato degli ottimi scoth egg, stanchi si sdraiarono entrambi sul divano, portandosi con sé Melachi.

La stanchezza della giornata li accolse senza che se ne rendessero conto e dopo poco meno di mezz'ora si ritrovarono addormentati tutti e tre sul grande divano.

Nei giorni che seguirono, Mika approfittò dei pochi giorni di permanenza di Andy in terra inglese per stare con lui e passare il tempo sistemando insieme la casa nuova o accudendo Melachi.

La piccola golden retriever si era presto ambientata in entrambe le case dei ragazzi e stava iniziando a capire cosa le fosse concesso e cosa no.

Né Mika né Andy però avevano un'esatta idea di come si educasse un cucciolo, erano riusciti a farle capire come sedersi e che la parola "No" significasse che dovesse smettere ciò che stava facendo, ma per molte altre cose non ci stavano riuscendo come avrebbero voluto.

"Andy! Dille di uscire dalla cucina!" strillò il ragazzo mentre con la cucciola che gli trotterellava tra le gambe rischiava ogni mezzo minuto di inciamparsi e far rovinare a terra ciò che stava preparando per il pranzo.

Intelligente come aveva già dimostrato di essere, aveva intuito come dalle mani del suo padroncino potesse cadere qualcosa di invitante. Aveva già rincorso per la stanza un limone, rotolato giù dal ripiano in marmo, ingurgitato un chicco d'uva caduto davanti a lei e stava in quel momento puntando le polpette rotonde che Mika stava sistemando sul piatto.

Il più giovane dal salotto rise. "Meeeeelachiiiiii" la chiamò in tono dolce dal divano battendo un paio di volte le mani. Immediatamente la piccola, udito il suo nome, si fiondò da lui speranzosa di poter finalmente avere le attenzioni di qualcuno.

Quando la vide arrivare il biondo prese tra le mani uno straccetto lasciato in giro da Mika e lo sventolò per terra, dove Melachi lo afferrò tra i denti, iniziando un divertente tira e molla.

Dopo un attimo di gioco, Andy ricevette una chiamata. Le lasciò il suo straccio e rispose al suo capo in Grecia. Notando come il suo padroncino biondo ormai non la stessa più calcolando, la cagnolina si incamminò scodinzolante verso la cucina.

Con una veloce ricognizione di ciò che aveva attorno, alzò il naso verso l'alto, annusando un profumino invitante. Si guardò intorno e poi accortasi della mancanza di Mika, studiò un buon piano.

Trovata una sedia raggiungibile con un balzo, scattò verso l'alto, atterrando perfettamente in centro.

Da lì alzò il musetto verso il tavolo, allungando le zampe anteriori e poggiandole delicatamente sul ripiano dove pochi centimetri più avanti vi era il piatto contenente le palline di carne cruda, preparate dal libanese poco prima. Con una zampa cercò di raggiungere il piatto senza riuscirvi, quando però al terzo tentativo vide la tovaglia muoversi nella sua direzione, con astuzia la afferrò tra i denti aguzzi e tirò appena. Come il piatto fu abbastanza vicino, scodinzolante si avvicinò ulteriormente e rubò la polpetta più vicina, ingurgitandola in un istante.

In quel momento Mika tornò in cucina.

"MEEEEEEELAACHIII!!!" l'urlo che si udì per casa spaventò sia la cagnolina che il biondo il quale aveva appena concluso la chiamata e che accorse in cucina velocemente.

"Che succe..?" Andy non finì la frase che vedendo la palla di pelo, ancora appoggiata al tavolo della cucina, che fissava Mika con sguardo impaurito, e la posa da guerra del compagno, fece due più due.
Scoppiò a ridere a crepapelle, ricevendo uno sguardo truce da parte del biondo e facendo scodinzolare la cucciola che con un salto scese dalla sedia e trotterellò verso di lui.

"Sei proprio un genio malefico! Non saresti il cane del mio ragazzo se non lo fossi...." le si rivolse il greco accucciandosi davanti e ricevendo una leccata dritta in viso.

Mika ancora corrucciato e irritato da come la sua reginetta lo avesse facilmente fregato grugnì qualche parolaccia sotto voce ai due e poi tornò alle sue faccende non prima di aver pronunciato un "Dobbiamo trovarci un educatore!"

Il pomeriggio seguente, complice anche il buco enorme scavato nel giardinetto ordinato dalla piccola di casa, i due ragazzi decisero di andare a trovare un amico di vecchia data.

Dave era un addestratore professionista, dire che coi cani ci sapesse fare era un eufemismo. Andy si ricordava che mentre lui trascorreva i pomeriggi a giocare a calcio e basket con gli amici, o era in giro con la videocamera, il suo coetaneo passava le ore nei parchi di Londra con il suo boxer Kane insegandogli piccoli giochetti e facendogli saltare panche, tavoli e ruscelli. A 16 anni aveva vinto un importante concorso di agility e a 18 era andato addirittura all'estero per una gara internazionale.

Non si stupì quando, vedendoli arrivare con la golden al guinzaglio a Kensington Gardens, immediatamente si abbassò al suo livello chiamandola a sé e ricordandosi dei due bipedi solo dopo 5 minuti buoni.

"Ditemi tutto..." gli disse Dave sorridente chiedendo loro di cosa avessero bisogno.

"La domanda è: come fai a domare un piccolo tornado?" chiese Mika indicando con un dito la cagnolina rossiccia che si guardava attorno con aria curiosa.

Dave rise e loro con lui. "Non c'è nulla di più bello di un cucciolo e la sua esuberante vitalità. Non bisogna domarlo... Bisogna canalizzare tutta la sua scoppiettante gioia di vivere in qualcosa di costruttivo per entrambi, vero piccolina?" disse loro con un sorriso comprensivo, rivolgendosi poi a lei direttamente e lasciandole una carezza.

"Quale sua marachella vi ha spinti a chiamarmi?" chiese il giovane. Da anni faceva quel lavoro ed era consapevole che il 90% di coloro che arrivavano a prendere la cornetta e chiedergli aiuto erano spinti da qualche comportamento indesiderato del loro quadrupede.

Mika ci pensò un attimo "E' troppo intelligente. Trova sempre il modo per inventarsi qualcosa di nuovo" spiegò raccontandogli del furto della polpetta e di altre marachelle da lei compiute.

Dave li osservò con un mezzo risolino. "Vi trova noiosi..." disse poi con fare ovvio, "osservate" continuò poi indicando per terra e notando come Melachi stesse allegramente sgranocchiando il guinzaglio.

"Melachi no!" la rimproverò Mika, ricevendo uno sguardo colpevole dalla piccola che si leccò il naso e abbassò le orecchie, tornando poi a rosicchiare la stoffa rossa come poco prima.

Dave scosse la testa verso di lui e poi si abbassò verso Melachi e senza farsi notare le sganciò il guinzaglio.

"Heey, Prrrr, tarararatatata." il ragazzo iniziò a fare dei versi giocosi e a correre per il parco, battendo le mani e chiamandola. Immediatamente la cagnolina si dimenticò del guinzaglio e prese a correre nella sua direzione. Dave deviava traiettoria ogni manciata di secondi, emetteva suoni giocosi e la incitava a seguirlo. Melachi contenta lo rincorreva scodinzolando, dimenticandosi dei suoi padroni che osservavano la scena increduli.

Dopo un attimo tornarono correndo da loro e Dave le rimise il guinzaglio.

"Dovete farla divertire! Un cane stanco è un cane felice. Questa è la regola numero 1." rivelò loro il giovanotto, riprendendo fiato. "Se è stanca poi non avrà più alcuna voglia di combinare marachelle"
"Ecco perché Kane ti ascoltava così diligentemente" intervenne Andy, ricordandosi gli anni passati e i suoi giochi con il suo cane che Andy aveva anche filmato più di una volta.

Dave sorrise malinconicamente. "Esatto. Mi adorava perché lo facevo divertire. Puoi fare obbedire un cane con la forza, o lo puoi fare con la cooperazione e con il gioco." spiegò a entrambi, poi si voltò verso Andy.

"Ti ricordi il Professor Richter? Antipatico e burbero all'inverosimile. Se osavi dire una parola finivi fuori dalla classe. E invece ricordi il prof. Smith? Nemmeno con lui nessuno osava far baccano, ma solo perché sapevano che a fine lezione ci avrebbe raccontato delle barzellette se avessimo fatto i bravi." asserì riportando alla mente a Andy i due professori del liceo che entrambi avevano condiviso.

"Il risultato era lo stesso: il silenzio durante le spiegazioni. Ma uno lo odiavamo, l'altro lo adoravamo. Devi decidere se vuoi che il tuo cane di odi o ti ami." concluse poi indicando la cucciola che ora se ne stava tranquilla sdraiata nell'erba.

Mika rizzò le orecchie a quelle parole e abbassò gli occhi colpevole.

Dave intercettò quel movimento di colpevolezza e gli portò una mano sulla sua spalla.

"Non sentirti in colpa. E' il tuo primo cane. Non lo potevi sapere." gli disse comprensivo con sguardo tranquillo.

"Sarebbe come se mettessi me a cantare. Scapperebbero tutti! Dovrei imparare prima come si fa." continuò facendolo ridere.

"Se seguirai ciò che ti dirò, avrete un bellissimo rapporto di amore reciproco, fidati di me!" concluse poi incontrando gli occhi di Mika che lo scrutarono fiduciosi.

Il pomeriggio lo passarono tutti e 4 insieme, Dave amava alla follia il suo lavoro, lo si poteva vedere da lontano. Era colto e aveva molta esperienza ma allo stesso tempo aveva tanta pazienza nello spiegare anche le cose più semplici e banali a coloro che gli chiedevano una mano.

La cucciola si fermò a lato del parco e prese a mangiucchiare qualcosa da terra. Mika e Andy guardarono Dave in attesa di spiegazioni su come farla desistere dal suo intento.

"Fate come vi ho mostrato prima." disse loro il ragazzo con un occhiolino.

Invece di rimproverarla con un secco "No" e farla correre via lontano da loro, iniziarono a chiamarla con fare giocoso, correndo e battendo le mani "Meeeel vieeeniiii"

La golden udendo il suo nome pronunciato in quel modo, si dimenticò subito di ciò che stava facendo e corse immediatamente nella loro direzione scodinzolante.

"Braaavaaaa!" trillò Mika accucciandosi e riempiendola di coccole, riuscendo pienamente nel suo intento e ricevendo una leccata gioiosa.

"Eeeeww che schifoooo" disse però disgustato. Quello che stava mangiando aveva davvero un pessimo odore.

Andy e Dave scoppiarono a ridere, attirando qualche sguardo stranito dai londinesi intenti a fare jogging.

"Ben fatto ragazzi! Bravi!" si complimentò il giovane addestratore.

Dopo un'ultima corsa tutti insieme, si salutarono dandosi appuntamento per la settimana successiva. 

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