Squabbles

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Mika gli sorrise grato e gli diede il via libera poi tornò al tavolo rubando l'ennesima fettina di torta e tornando ai suoi ragionamenti venturi.

Quando la serata finì, sistemò alla bell'è meglio le cose in cucina e poi si coricò stanco, mandando un breve messaggio di buona notte a Andy.

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Nei giorni successivi le prove con il gruppo diedero esiti eccellenti. Mika ebbe modo di approfondire il rapporto con i nuovi colleghi ed iniziare a scherzarci affettuosamente. I suoi timori e le sue insicurezze sparirono a poco a poco lasciando spazio al divertimento e alla soddisfazione di cui il suo lavoro era intriso.

Mika aveva le giornate impegnate da mille progetti. L'album in conclusione, i suoi articoli per il mensile italiano, di cui tutti i mesi quasi si dimenticava, le prove con il gruppo, l'artwork e le scenografie del nuovo tour e la sistemazione grafica del booklet dell'album.

"Ma mi stai ascoltando?" sbottò Yasmine passando una mano avanti e indietro davanti agli occhi nocciola che fissi in un punto sembravano voler cogliere ogni minima sfumatura del legno bianco di cui gli armadietti della cucina erano fatti.

Mika si risvegliò dalla sua momentanea trance e rispose con un "Sì si certo" poco convinto tornando al suo foglio millimetrato sul quale le linee in carboncino ritraevano una città popolata da strani individui in bombetta e abiti da businessman, tra grattacieli e improbabili animali vaganti.

"E che colore ho detto starebbe bene qui?" chiese indicando un coloratissimo cartoncino che l'artista stava imbastendo.

Mika buttò un fuggente sguardo al disegno e cercando di andare a logica rispose a caso: "Azzurro chiaro?"

La sorella lo fulminò con lo sguardo facendogli capire di aver cannato completamente.

"Giallo ocra" rimarcò la moretta con espressione scocciata.

"È tutto il pomeriggio che sei con la testa fra le nuvole. Si può sapere che succede?" chiese in un tentativo di capire le preoccupazioni o i pensieri del fratello minore.

Mika si lasciò andare, raccontando a una delle sue più fidate confidenti i suoi crucci, sperando di ottenere un consiglio.

"Tra una settimana inizia il tour e mi sembra di essere tornato ai primi giorni in cui facevo questo lavoro con la nuova squadra e tutto il resto. Alla presentazione dell'album mancano tre settimane e ho paura di quello che la gente potrebbe pensare, e poi..." abbassò la voce lasciando svanire le ultime parole nell'etere respirando ad un ritmo più accelerato, non sicuro di quell'ultima rivelazione che stava per fare.

Yasmine soppesò le insicurezze del ragazzo, trovandole perfettamente lecite ma prima di dire la sua cercò di farlo continuare, dato che alla sua lista mancava evidentemente ancora un pezzo. Forse il più importante.

"E poi?" incalzò quindi cercando conferma alle sue supposizioni, lasciando da parte le matite colorate e il foglio a cui stava lavorando.

Vide Mika inspirare a fondo e capì si trattasse di qualcosa di più grosso di un semplice e normale sovraccarico d'ansia per le possibili reazioni negative al suo nuovo lavoro in studio.

"Come pensi lo prenderà la gente un mio coming-out?" chiese schietto alzando la testa per puntare gli occhi in quelli chiari e lucenti della sua sorella più grande, lasciandola completamente a bocca aperta.

"Cosa?" chiese di riflesso interiorizzando quella proposta audace.

"Come credi che..." ripeté Mika riformulando la domanda in altre parole, venendo però interrotto.

"Ho afferrato il concetto ma... seriamente?" domandò ancora incredula; il fratello aveva passato gli ultimi 5 anni a dribblare domande impertinenti una dopo l'altra con l'intento di non lasciar trapelare nulla e ora se ne veniva fuori così, di punto in bianco a voler rivoluzionare tutto.

Le bastò mezzo minuto per capire da dove quel colpo di testa venisse.

Il Mika fanciullo era cresciuto 10 anni in quella sola notte di fine 2010. La spensieratezza talvolta infantile di certi suoi comportamenti e modi di fare si era volatilizzata in un istante e il carattere forte e determinato aveva preso il suo posto.

"Sì seriamente!" confermò infatti il giovane artista con un sorriso tra il timido ed il fiero.

"E...e Andy lo sa, sì?" chiese concitatamente, sperando con tutta sé stessa il fratello fosse abbastanza scaltro da farne parola con il compagno e possibilmente ottenere il suo benestare.

Mika rise "Sì mammina. Andy lo sa e approva." la prese in giro affettuosamente con una lieve tirata di capelli.

"Il timidone Andy approva?" chiese stupita sgranando gli stupendi occhi verdi verso il fratello sporgendosi di più verso di lui.

Mika annuì fiero tornando ad afferrare il carboncino tra le dita e abbassando lo sguardo sul disegno.

"Ti ama proprio allora!" affermò Yasmine con convinzione lasciandogli una dolce pacca sulla spalla.

Il riccio arrossì vistosamente e poi svincolò dalle smancerie della sorella con un "Dopo 5 anni lo spererei!" che concluse con una risata spensierata in cui venne coinvolta anche lei.

Yasmine si complimentò con lui per la decisione e poi entrambi tornarono ai loro disegni.

Dopo solo pochi minuti, Yasmine lasciò perdere i suoi bozzetti e si perse nei suoi pensieri, portando l'attenzione sul fratello che ignaro degli occhi della sorella su di sé, continuava a disegnare concentrato.

Non poteva esprimere a parole cosa provava davvero in quel momento. Un turbinio di emozioni la stavano pervadendo. Vide davanti a sé, dall'altro lato del tavolo in marmo, il volto sereno di Mika e la sua mente non poté fare a meno di buttare uno sguardo al passato.

Colui che era sempre stato il più vulnerabile dei suoi 4 fratelli, era divenuto il più forte, tenace e combattivo ragazzo della sua intera famiglia.

Colui che più di tutti aveva dovuto lottare per ottenere ogni cosa, anche la più scontata come trascorrere una giornata scolastica in tranquillità, imparare a leggere, farsi degli amici, scendere a patti con l'amore, farsi strada nel mondo del lavoro, di quello che sognava soprattutto, era arrivato esattamente dove aveva voluto.

Addirittura nel momento più difficile, terribile e complicato della loro famiglia, era stato la colonna portante capace di sostenere il peso di quell'enorme macigno e permettere a tutti gli altri di fare i conti col dolore e le fragilità da esso emerse, salvo poi crollare a sua volta.

Anche nel momento del crollo era inoltre stato capace di nascondersi ed evitare ulteriore dolore a chi gli stava attorno rifugiandosi, forse tropo egoisticamente, in sé stesso, per poi tornare a riprendersi la sua vita, una volta ritrovata e ristabilita la sua integrità.

"Chi è che si è incantata adesso?" la schernì Mika sventolando una mano davanti al suo viso, come lei aveva fatto con lui poco prima.

Lei si lasciò sfuggire un sorriso colpevole. Si alzò tranquillamente dalla sedia e aggirando il tavolo si portò dietro a lui ancora seduto, sotto il suo sguardo incerto.

Con delicatezza e con una buona dose di perplessità da parte del fratello, gli passò le braccia attorno alle spalle in un abbraccio, affondando il viso nei suoi ricci e lasciandogli un bacio affettuoso tra i capelli.

"Sono così fiera di te Mika!" mormorò in poco più di un sussurro sentendolo ridacchiare fanciullescamente.

"Cosa ho fatto stavolta?" chiese il ventottenne imbarazzato da cotanta dimostrazione di affetto.

Yasmine rise stringendolo un po' di più "In generale... " disse poi dolcemente infilando una mano tra i ricci e frizionando giocosamente. Mika la rimproverò lasciandole una sberla sull'avambraccio e facendo poi la voce grossa, intimandole di tornare al lavoro cercando di nascondere il rossore lieve di cui le sue gote si erano colorite a quegli inaspettati complimenti.

Proseguirono ciò che stavano facendo, iniziando a rievocare ricordi di vario tipo, dall'infanzia parigina all'adolescenza londinese e per cena si recarono a casa Penniman per un conviviale pasto con l'intera famiglia riunita.


A inizio luglio il tanto atteso nuovo tour stava ormai per iniziare. Mika era estremamente teso, l'ultimo mese era letteralmente volato e benché le prime date fossero solamente apparizioni in festival o altri eventi che non prevedevano un vero e proprio concerto tutto suo, il salire sul palco di nuovo dopo tutto quel tempo, con una nuova band e senza Andy al suo fianco, lo metteva in ansia più di quanto fosse necessario.

Quella sera era la penultima prova generale prima di partire con un concerto in un popolare festival inglese a poche decine di chilometri a nord di Londra.

La band finita l'esibizione nella sala vuota della Universal si ritrovò in un pub a bere birra e scambiarsi le dritte reciproche circa le ultime prove del giorno a venire e il debutto previsto di lì a tre giorni. Mika iniziava ad avvertire una certa complicità con loro, pur ben distante dalla fondata amicizia che aveva con i membri della sua ex-squadra.

Seduto a capotavola della serie di tavolini uniti in fondo al locale, era alla sua terza media bionda e iniziava ormai a sentire una leggera nebbiolina pervaderlo.

Il fatto poi che si trovasse ad un solo isolato da casa e non dovesse guidare o prendere i mezzi, lo faceva sentire autorizzato a non curarsi più di tanto dell'effetto sbornia che lo avrebbe accolto se avesse continuato a quei ritmi.

John, il severo tour manager, aveva lasciato la compagnia dopo soli 10 minuti dall'inizio della serata e tutti quanti glie n'erano segretamente grati. Certamente l'uomo era un gran professionista, ma Mika stava già rimpiangendo Jerry in quanto a simpatia, facilità di dialogo e modo di fare.

Da quando l'uomo aveva levato le tende, infatti, la combriccola si era persa in discussioni stupide, barzellette sconce, aneddoti imbarazzanti, commenti di ogni tipo ad ogni genere di cose, quel genere di conversazione capace di far cadere i veli di timidezza e portare spensieratezza.

Mika rideva e scherzava a sua volta, cercando di nascondersi quando il turno dell'aneddoto vergognoso toccava a lui.

In quel momento la compagnia stava prendendo in giro il polistrumentista Curtis, sfottendo la sua aria palesemente nerd commentando a suon di battute e riferimenti presi da una serie tv molto popolare, di cui Mika aveva sentito parlare ma che non aveva mai davvero seguito.

"Scommetto che il sabato mattina ideale di Curtis è molto simile a quello di Sheldon Cooper!" affermò Erik sorseggiando la sua Guinness con un ghigno in volto.

Max, Tim e Joy scoppiarono a ridere come bambini, Lewis prese le difese del povero ragazzo ricciolino, mentre Neil si prodigava a riportare una perfetta imitazione del celebre personaggio, citando a memoria la celebre frase:
"Ogni sabato io mi sveglio alle sei in punto, metto la vestaglia, mi preparo una ciotola di cereali, aggiungo l'acqua al 2% di grassi, mi siedo a quell'estremità del divano, accendo la televisione e guardo 'Fisici si nasce'."

Mika, capito in quel momento il riferimento e trovatolo azzeccato per l'amico, rise a sua volta spalleggiando però Lewis con un "Ma povero Curtis. Solo perché è più intelligente di voi!"

Le battute in stile "Big bang theory" continuarono a oltranza tra i ragazzi che ridevano come ossessi, aiutati dall'alcool, mentre Mika si chiedeva sempre più spesso se non fosse il caso di iniziare a sua volta quella simpatica serie tv.

"Avete sentito che Jim Parsons, ha finalmente ammesso di essere gay?" chiese Neil ai compagni, parlando dell'attore interprete del personaggio principale della serie che aveva recentemente confessato la sua relazione con un uomo sul New York Times.

Mika, che da alcuni minuti ascoltava distrattamente i riferimenti dei ragazzi che spesso non riusciva a capire, drizzò le antenne immediatamente a quelle parole, ascoltando attentamente le risposte che ne sarebbero scaturite per farsi una prima idea delle loro visioni in merito e capire quindi come trattare la sua questione con loro.

"Ah sì, ho letto!" asserì Lewis annuendo. "Ne ha parlato in un'intervista per "The normal heart"" continuò citando il nuovo film che lo vedeva protagonista.

"Sì, ma dai..." prese la parola Joy rubando un'oliva dalla scodellina in centro al tavolo "era abbastanza palese!" concluse masticando e bevendo un sorso di Corona.

Max annuì spalleggiando il pensiero della musicista, intingendo una patatina fritta nella maionese, "Vero" disse velocemente prima di gustarsela.

Mika a quel punto avrebbe voluto partire a raffica e porre loro una decina di domande, ma si trattenne e si limitò ad indagare marginalmente.

"E cosa ve lo avrebbe fatto intuire?" domandò molto semplicemente, fingendo un certo interessamento verso l'attore e la sua storia.

Fu Tim il primo a dare la sua opinione: "In alcune persone credo si percepisca, da certi modi di fare o di parlare, gesti, e discorsi. Nel suo caso era un mix di tante piccole cose."

"Sì... Da come parla" affermò convinto Erik "Io ho un sesto senso quando si tratta di queste cose!" si vantò il tecnico con fare altezzoso, puntualizzando la sua presunta dote di comprensione interpersonale.

Mika quasi si strozzò con una patatina, udendo quell'affermazione; tossendo un paio di volte, cercò di saperne di più, stando a sentire come si sarebbe evoluta la faccenda, affidandosi in prima battuta ai commenti degli amici.

"Ah sì? Perché secondo te tutti i gay parlano allo stesso modo? Mi sembra una cavolata..." chiese Lewis non molto convinto delle ragioni dell'amico, affermando la sua visione contrariata.

"Ma sì... Se hai un buon orecchio non ti sfugge..." continuò il light director imperterrito, ricevendo sguardi interessati e altri molto perplessi.

Quello di Mika in particolare, si era fatto infastidito e velatamente accigliato.
Se c'era una cosa che non aveva mai sopportato nella vita, erano le categorizzazioni e le standardizzazioni.

Aveva imparato, a volte anche a spese sue, che il fare di tutta l'erba un fascio era spesso la cosa più stupida e senza senso.

"Conosco solo una manciata di gay, tutti miei ex colleghi o compagni di scuola, ma in ognuno di loro la cadenza o il timbro della voce è piuttosto evidente..." proseguì spiegando meglio da dove provenissero quelle sue ferme convinzioni.

Mika sospirò nervoso a quelle ultime frasi e benché non fosse esattamente nel suo stile, elaborò non troppo lucidamente la frecciatina da tirare.

"Come no... Scommetto che ad orecchio manco mi sai dire se una nota è un Sol o un Do diesis minore, figurati capire dalla parlata se uno preferisce portarsi a letto una bella ragazza o il vicino di casa!" sbottò poco elegantemente contro il collega, che non era ancora arrivato a prendere in simpatia e che dopo quell'ultima mezz'ora stava addirittura iniziando a percepire come una presenza fastidiosa.

Erik cancellò l'espressione soddisfatta che aveva portato fino a quel momento e si limitò ad una leggera risatina. "Siete voi i musicisti, non io!" si difese mantenendo quel suo fare da capo brigata, aggiungendo poi una allusione ben poco carina verso la popstar "E poi parli tu che suoni il piano ma non sai leggere uno spartito..." disse ghignando, in un tentativo di fare il simpatico e riportare l'attenzione sulle sue battute, cercando appoggio nel resto del gruppo che però non rise come si sarebbe aspettato facesse.

Mika a quel punto posò la birra con un sonoro toc sul tavolo di legno graffiato e assottigliò gli occhi in quella che Andy, fosse stato presente, avrebbe capito essere l'incipit di un'azione di guerra da parte del libanese. Inspirò a fondo, scacciando nella sua mente, quel freno inibitorio che l'avrebbe messo a tacere, in condizioni normali e sbottò.

"In caso ti fosse sfuggito, io sono un cantante, non un pianista. E comunque non mi serve saperli leggere... le canzoni me le scrivo da solo e ho abbastanza memoria per ricordarmele senza portarmi dietro quaderni pentagrammati!" incalzò con un tono calmo ma risoluto a cui tutta la band reagì con un surreale silenzio.

"E poi lasciatelo dire: quello per cui ti stai vantando è semplicemente ridicolo!" concluse prendendo l'ultimo sorso di birra dal boccale e alzandosi dalla sedia per dirigersi verso il bagno.

Doveva cercare di sbollire la rabbia o avrebbe finito, complice anche l'alcol, a dire o fare cose di cui si sarebbe potuto pentire.

Arrivato davanti alla porta del bagno dei maschi, entrò scoccando un'occhiata non molto amichevole ad un energumeno che passandogli accanto l'aveva inavvertitamente urtato.

Fortunatamente l'atrio del bagno che dava sulle toilette era sgombro e tranquillo. Si guardò allo specchio, ricevendo il suo sguardo duro e indispettito di rimando.

Aveva quasi 29 anni e da quasi 15 quella storia non faceva altro che ripetersi.

Quelle parole avevano avuto il potere di ferirlo per l'ennesima volta. Nonostante Erik non fosse a conoscenza della sua situazione, e non le avesse quindi rivolte esplicitamente a lui con l'intento di offendere, ci era inconsciamente riuscito.

Il suo primo istinto era stato quello di dichiarargli guerra e sputargli in faccia tutta la verità in maniera veloce e diretta, ma riflettendoci in un attimo di lucidità, aveva anteposto la buona riuscita del suo nuovo tour e la coesione del suo team, ai suoi malumori.

Di certo la questione era solo rimandata, e nemmeno troppo a lungo, tenendo conto dei suoi piani.

Udì la suoneria del suo cellulare sovrastare i suoi pensieri e quando vide il nome di Andy sullo schermo, tutta la tensione della serata passò in secondo piano.

Il biondino lo accolse con una frase in greco che Mika capì solo in parte ma che lo fece sorridere istantaneamente.

"Ehi frena ellenico!" lo riprese giocosamente il riccio, udendo la sua risata di rimando.

"Lo sapevo che non avresti capito!" lo sbeffeggiò il suo ragazzo vantandosi pomposamente.

Mika alzò gli occhi al cielo con espressione divertita e poi continuò "Che ci fai in piedi alle 2 di notte?" chiese notando le lancette sovrapposte sul numero 12 dell'orologio della sala da bagno e facendo velocemente il calcolo delle 2 ore di fuso orario.

"Festa con amici..." tagliò corto il cameraman "Tu invece dove sei? Sento musica in sottofondo..." chiese di rimando passeggiando al chiaro di luna nel silenzio della nottata, ormai poco fuori casa sua.

"Anche a casa ci potrebbe essere musica di sottofondo..." sviò Mika con il mero intento di giocare.

Sentì Andy borbottare qualcosa e poi rispondere sicuro di sé "Tu i Genesis li odi!" riconoscendo la canzone che risuonava nel locale e sapendo i suoi gusti in fatto di musica.

Mika si lasciò andare ad una risata, all'acume del suo ragazzo e poi ammise di essere in un pub con la squadra.

"Oh bene! State diventando amiconi allora" si rallegrò per lui Andy, entrando intanto in casa.

Il silenzio che precedette la risposta affermativa del riccio però gli fece cambiare subito idea.

"O invece no...?" chiese sicuro che dietro a quel "Si si" poco convinto ci fosse dell'altro.

"Sì abbastanza... Ne riparliamo, ok?" chiese tagliando corto velocemente, abbassando il tono della voce e perdendo quella nota spensierata.

Andy si lasciò cadere sul divano e sospirò sentendo una lieve sensazione di preoccupazione farsi spazio nel suo stomaco. Qualcosa evidentemente lo turbava e altrettanto evidentemente non ne voleva parlare con lui.

Stava per chiedere spiegazioni ma si morse la lingua, seguendo il suo volere e cambiando discorso.

"Mel come sta?" chiese dribblando sulla loro cagnolina, che ormai gli iniziava a mancare almeno quanto Mika.

"Oh bene! Domani sera la porto da Dave" rispose tornando al suo tono di voce precedente, raccontando a Andy degli accordi finali presi con il ragazzo che aveva dato loro una mano con Melachi i primi tempi, e che facendo servizio dogsitting, avevano scelto come la persona più adatta a cui affidare la golden quando entrambi sarebbero stati fuori Londra.

"Sarà contenta! A stare con tutti quei cani..." si felicitò il biondo che, come Mika, si fidava cecamente dell'addestratore.

Chiacchierarono per un bel momento, fino a quando il libanese si accorse che la lancetta che prima stava sul 12, era velocemente scesa sul 4. Erano 20 minuti buoni che era sparito dalla tavolata di amici.

Con un umore decisamente migliore rispetto a prima, salutò Andy e si diresse con animo pacifico verso gli amici.

Non appena fece la sua comparsa, i ragazzi smisero di chiacchierare, voltandosi verso di lui in sincrono.

"Tutto a posto?" chiese Lewis cordialmente, rivolgendosi direttamente al giovanotto.

Mika annuì con un sorriso accennato e prese posto di nuovo al tavolo, scrutando fugacemente i volti di ognuno e soffermandosi più a lungo su quello di Erik, intento a mandare un messaggio al cellulare.

Non aveva intenzione di parlarci né per chiacchierare né per altre ragioni, almeno per quella serata.

Si scambiarono ancora quattro chiacchiere poi verso l'una si separarono, andando ognuno verso casa propria.

Usciti dal locale vennero accolti da un forte scroscio di pioggia e Joy vedendo Mika senza ombrello, si avvicinò a lui accostandoglisi e riparandolo.

Mika la ringraziò velocemente e poi presero a camminare verso la fermata della metropolitana, che Joy avrebbe dovuto imboccare e dalla quale la casa del riccio non distava che un paio di centinaia di metri.

Durante il breve tragitto, la sagace corista scrutò l'amico di sottecchi, cercando di sfruttare il suo istinto femminile per capire la sua espressione particolare.

Aveva notato come il pacato ragazzo si fosse animato alla discussione a cui Erik aveva tenuto testa poco più di un'ora prima e la cosa le aveva dato da pensare.

Camminarono altri 50 metri e poi la bella ragazza di colore parlò:
"Erik è un personaggio particolare..." tentò di iniziare il discorso, cercando la sua reazione.

Mika allungò il passo quasi impercettibilmente a quelle parole, come a volersi distanziare dalla conversazione e rispose con uno sbrigativo "Già!"

Joy gli si portò a fianco con una leggera corsetta e poi continuò: "È un istrionico pazzesco. Cerca sempre di essere al centro dell'attenzione. Non farci caso..." disse con una risatina, sperando di smuoverlo almeno un po'.

"Non mi interessa. La scena gliela lascio volentieri." farfugliò a bassa voce alzando le spalle con nonchalance, indurendo lo sguardo di fronte a sé, ripensando alla sua strafottenza.

Joy ridacchiò più per sdrammatizzare e rasserenare i toni che per altro e poi cercò di continuare.

"Sarà geloso perché volente o nolente sei talmente carismatico da rubare la scena a chiunque ti stia accanto" asserì provando a giocare d'astuzia, lodandolo.

"Sì, talmente carismatico che a scuola ero al centro della scena perché facevo ridere tutti quanti." disse un po' troppo irritatamente.

Joy si morse la lingua capendo di aver detto troppo. Nemmeno quel suo tentativo aveva funzionato, anzi.

Mika sembrava uno scrigno chiuso, una persona apparentemente semplice che nascondeva però qualcosa di molto più complesso e inscrutabile al suo interno.
Si rese conto di aver corso troppo con le sue domande un filino troppo irriverenti e di aver toccato tasti apparentemente problematici.

Dopotutto non poteva dire di conoscerlo ancora.

I suoi rimproveri mentali vennero interrotti da un flebile sussurro del ragazzo accanto.

"Scusami" disse piano, guardando a terra.

"Stasera sono irascibile, perdonami" aggiunse dispiaciuto del tono che aveva usato con lei.

Joy scosse la testa e gli rispose teneramente "E io sono un'impicciona!" ridendo e facendo ridere entrambi.

Arrivati alla fermata, Mika ringraziò l'amica per il passaggio, dandole appuntamento per le prove e correndo a casa prima di inzupparsi i vestiti di pioggia.

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