Mika, che fino ad un attimo prima sarebbe stato pronto a scusarsi e seppellire l'ascia di guerra, a quelle parole fredde si limitò a chiudere la porta e tornare da dov'era venuto, rifugiandosi in doccia e poi sotto le coperte, ricordandosi giusto un attimo prima di addormentarsi di impostare la sveglia per la mattina e sbuffando, notando le 5 ore scarse di sonno che avrebbe potuto dormire, e che avrebbero dilapidato le sue già scarse facoltà mentali e cognitive mattutine. La lezione con Isabella gli sarebbe costata un mucchio di fatica, ne era sicuro.
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Alle 7 in punto il cinguettio della sveglia invase la camera da letto della villetta, facendo voltare il riccio di malavoglia a scorrere un dito sullo schermo per porre fine a quel canto che per quanto piacevole, di mattina riusciva sempre ad essere estremamente fastidioso.
Con la mente ancora annebbiata si portò a sedere, sperando che in quella posizione, il suo cervello iniziasse un minimo ad avviarsi e connettere quel tanto che bastava per trovare un paio di vestiti abbinati e per prepararsi una colazione degna di tale nome.
Si incamminò verso il piano inferiore, dispensando le coccole di rito a Melachi prima di scendere le scale, memore della volta in cui aveva rischiato di ruzzolare giù, inciampando nell'iperattiva golden in cerca di affetto.
Si preparò la colazione, accendendo la macchina del caffè espresso e impostandola su "espresso lungo, doppio, forte" sperando che quella quantità esorbitante di caffeina facesse il suo dovere, e sentendosi immediatamente meglio quando, aprendo il frigo, notò i rimasugli della torta alla crema chantilly che Andy aveva preparato per la sera prima.
Si prese tempo per fare colazione e sistemarsi un minimo, e quando puntuale Isabella si presentò a casa Penniman-Dermanis, poteva quasi dire di sentirsi pronto.
Quando la giovane iniziò e gli chiese come fossero andati gli ultimi giorni in cui non si erano visti, immediatamente Mika iniziò a raccontargli della sera precedente, dell'incontro con il gruppetto di turisti, di come avesse capito molto di ciò che avevano detto e avesse provato a dare loro indicazioni in italiano.
Si fece spiegare come dire le cose che non aveva saputo e se le appuntò, per poi iniziare la lezione con uno spirito di intraprendenza ancor più vigoroso del solito.
"Tra quanti giorni hai la firma del contratto?" chiese la ragazza sfogliando l'agenda dove si era segnata a grandi linee il programma da tenere con lui.
"venti..trè aprile" scandì piano il moro, ricordandosi la data che si era inciso in mente. Era la prima occasione in cui avrebbe dovuto provare a parlare un minimo di italiano. Benché non gli fosse stato esplicitamente richiesto, ci teneva a mostrare la sua caparbietà.
"Tra una settimana esatta" notò l'italiana con un cenno della testa.
"Io voio ehm... vedere per una casa, anche" mise in fila una per una le parole che conosceva e sperò con tutto il cuore la frase avesse senso. Forse tradurre look for letteralmente non era stata una grande idea, dedusse notando l'espressione non troppo convinta dell'insegnante.
"...cercare una casa" provò allora, traducendo dal francese chercher che a dirla tutta gli suonava anche meglio.
Il sorriso con cui Isabella accolse l'ultima frase, gli fece capire al volo come il suo ultimo tentativo fosse stato migliore del precedente e si segnò un appunto sul pc.
"Bravo!" lo elogiò infatti la ragazza con un pollice in su e fare fiero chiedendogli poi "da cosa l'hai tradotto?" facendo arrossire Mika, colto in pieno sul fatto.
Fin dall'inizio era stato chiaro alla giovanissima italiana, come il suo studente avesse un modo di imparare piuttosto particolare, per non dire atipico.
Mika sfruttava le tre lingue che ben parlava per costruire frasi in italiano. Usava la deduzione logica o la traduzione per assonanza, scegliendo a volte parole dallo spagnolo, italianizzandole, utilizzando in certi casi la struttura della frase francese per certe costruzioni grammaticali e derivando alcune parole che sapeva provenienti dal latino, che trovava nella lingua inglese.
Il risultato di questo mix di prestiti e calchi linguistici componeva spesso e volentieri frasi strambe al limite del ridicolo, ma che quasi sempre risultavano a loro modo piuttosto comprensibili.
Il riccio spiegò da dove avesse preso la parola che aveva appena inserito nella frase, poi la ragazza continuò la conversazione chiedendogli come e dove avesse intenzione di cercare casa.
"Conosci già i tuoi futuri colleghi a XF?" chiese successivamente cambiando discorso e cercando di portarlo un po' di più verso il lessico che gli sarebbe servito concretamente di lì a poche settimane per le prime audizioni.
"Solamente conosco i suoi nomi" tradusse direttamente dallo spagnolo, italianizzando giusto un paio di parole.
Isabella sorrise correggendo il possessivo ed approfittandone per spiegare un paio di regole grammaticali che aveva notato avesse dedotto quasi correttamente, ma non del tutto.
Dopo oltre due ore di lezione Mika stava iniziando a perdere colpi, quindi Isabella, notando Andy gironzolare per la cucina, invitò il suo allievo a raggiungerlo e prendersi una pausa che, sapeva da esperienze precedenti, aveva effetti miracolosi su di lui.
"Vai dal tuo ragazzo, riposati un attimo, riprendiamo tra un quarto d'ora" gli disse con uno sguardo di incoraggiamento, aspettando il sorriso grato che sarebbe nato sul volto del ricciolino a quelle parole e la conseguente fuga nell'altra stanza che ne sarebbe seguita, come era successo più di una volta.
Ma quella mattina il sorriso timido che spuntò sul viso del ragazzo era di mero ringraziamento per quella pausa e nulla più.
Isabella se ne accorse immediatamente e chiese timidamente "Va tutto bene?", sperando l'iper-riservatezza del suo allievo non facesse percepire quella domanda come un tentativo invasivo di gossip, ma come una mano tesa.
Mika alzò gli occhi su di lei e poi annuì brevemente, prima di scuotere la testa, negando. Di Isabella si poteva fidare, non avrebbe avuto senso mentire. E poi lo sapeva; aveva già capito tutto.
"Abbiamo discusso. Ti dispiace se continuiamo?"spiegò velocemente, tornando per un attimo alla sua lingua madre, ma bisbigliando per evitare che Andy udisse di cosa stessero parlando e chiedendole quindi di proseguire con la lezione.
Isabella annuì con un sorriso di incoraggiamento e riprese da dove erano rimasti.
"Loro si sono svegliati" pronunciò in inglese dopo un'altra mezz'ora la giovane, attendendo la traduzione di Mika che se ne stava con la testa sorretta dalle mani, le cui dita sparivano tra i boccoli castani disordinati dalle numerose volte in cui le aveva infilate in quell'ultima ora.
"Mika?" chiese non avendo ottenuto nessuna risposta, passandogli una mano davanti agli occhi per risvegliarlo da quello stato catatonico.
"Hm?" rispose solamente, tornando con l'attenzione su di lei per un attimo, faticando a concentrarsi con la testa pesante che aveva iniziato a pulsargli e le ore di sonno mancate che stavano bussando prepotentemente alla sua porta.
"Pausa." Decretò la ragazza, stavolta imponendogliela direttamente, notando come in quello stato, l'ora che ancora mancava non sarebbe servita assolutamente a nulla.
Mika si lasciò sprofondare sulla sedia, nascondendo la testa tra le braccia piegate e il tavolo in legno del salotto, decisamente carente di energie, sperando di non crollare addormentato nel frattempo, mentre Isabella rispondeva a dei messaggi.
"Stai andando bene comunque" gli si rivolse dopo un momento la ragazza, mentre Mika ancora se ne stava in quella scomoda posizione, tanto adorata in quel momento.
Alzò il capo per osservare la biondina, credendo lo stesse prendendo in giro, ma notando il viso soddisfatto e l'espressione di contentezza sul suo volto, si animò.
"Davvero?" chiese restando sul registro inglese, sfruttando la pausa per lasciare da parte l'italiano.
"Assolutamente!" confermò lei annuendo. "Ci stiamo lavorando da meno di un mese e già capisci quasi tutto e sai farti capire. Le prime audizioni sono a inizio giugno. Abbiamo ancora un mese intero. Sarai più che pronto, fidati" lo rassicurò con parole cariche di aspettativa e di speranza.
"Comunque male che vada, puoi sempre sfoderare frasi in spagnolo che tanto non c'è molta differenza!" lo canzonò affettuosamente con un occhiolino, ammettendo che non fosse del tutto un'idea malsana.
Mika rise a sua volta, tornando a nascondere la testa sul tavolo e facendo ridere ancor di più la bionda.
"Meno male che alle nostre lezioni ogni tanto assiste qualcuno, o vedendo come ne esci potrebbero pensare io ti maltratti per 3 ore!" lo prese in giro la donna, notando come dopo le sue lezioni Mika finisse spesso completamente sfinito, quel giorno più ancora del solito.
Il riccio alzò infatti un pollice in su in segno di assenso, senza però sollevare la testa, e la ragazza decise quindi di lasciarlo solo e andare dal suo compagno ad elemosinare un caffè, che a quanto pareva il suo allievo, non aveva voglia di andare in cucina a prendersi.
Tornò un attimo più tardi con una fumante tazza di caffè che posizionò tatticamente non distante dal suo naso che si risvegliò immediatamente, facendo alzare la testa dello studente in crisi.
"Grazie!" disse immediatamente il moro, afferrando la tazzina e sorseggiando a poco a poco.
Il nettare nero ebbe il potere di farlo rinsavire quel tanto che bastava per continuare e portare a termine la lezione con "ottimi risultati" come aveva decretato l'insegnante, dandosi appuntamento per la mattina successiva alla stessa, a detta del libanese, illegale ora.
Si alzò dal tavolo con lentezza, iniziando a sistemare le sue cose, prendendosi il suo tempo, nonostante lo stomaco reclamasse cibo.
Quando la lezione si concludeva, Mika era solito gioire e fuggire immediatamente in cucina per il pranzo, spesso e volentieri già preparato da Andy, pranzare con lui in spensieratezza e dimenticarsi fino alla mattina successiva dell'italiano.
Quel giorno però non era così entusiasta di passare del tempo di fronte al compagno in cucina, era stanco, aveva fame e tutto voleva in quel momento, fuorché discutere.
Si recò nella stanza adiacente aprendo distrattamente il frigorifero e notando i piatti del giorno prima da poter far scaldare, prese il secondo somigliante ad uno spezzatino e tolta la carta velina lo mise nel microonde.
"Tu cosa mangi?" chiese quindi a Andy, seduto a tavola con il tablet in mano, cercando di fare il primo passo ed essere cortese.
Il greco continuò le sue faccende, rispondendo concisamente con uno "Spezzatino di ieri", senza nemmeno prestare attenzione a ciò che Mika stesse facendo.
Quando il trillò del fornello lo avvisò del riscaldamento completato, il riccio estrasse il piatto dal ripiano girevole e preso un bicchiere, una tovaglietta e un paio di posate, le adagiò accanto a Andy, tornando poi verso il frigorifero, analizzando quanto rimasto e optando per ciò che sembravano rimasugli di melanzane alla parmigiana.
Andy osservò tutto ciò che Mika aveva predisposto e notando le posate rivolte nella sua direzione, alzò gli occhi sul compagno, rivolto di schiena verso il microonde, rimanendo in silenzio ed attendendo che anche il suo pranzo fosse caldo abbastanza, vedendolo fare lo stesso percorso di prima, recuperare bicchiere, posate e tovaglietta e accomodarsi nel suo solito posto sul lato del tavolo alla sua sinistra.
"Buon appetito" augurò il moro, prima di iniziare a mangiare a grosse forchettate dal suo piatto, senza mai alzare lo sguardo.
"Altrettanto" rispose Andy facendo esattamente la stessa cosa e iniziando a mangiare in silenzio.
Mel, udite le posate tintinnare sui piatti dei padroncini, si risvegliò dal suo sonnellino in salotto e stiracchiandosi si avvicinò al tavolo andando a sedersi esattamente nell'angolo tra le due sedie dei ragazzi in tranquilla attesa, com'era solita fare.
Rimasta ferma per quasi 5 minuti e notando l'attenzione mancante dei due nei suoi confronti, allungò il musetto verso la gamba di Mika e lo appoggiò con un sospiro ed un'occhiata da cucciola affamata.
Mika sentì il dolce peso e il calore della testolina di Mel e istintivamente portò lo sguardo verso il basso, lasciandole una carezza e sorridendo al mugolio che emise quando si soffermò a grattarle l'orecchia rossiccia.
Con gli occhi rivolti alla palla di pelo, che si era sempre più spalmata contro la sua gamba anche con il resto del corpo fino ad appoggiarvisi completamente, nella sua area visiva entrò forzatamente anche la gamba sinistra di Andy, che non si trovava che a pochi centimetri dalla golden.
Mika stette come imbambolato a fissare un punto non precisato tra Mel e i jeans scuri del compagno senza riuscire a togliere la concentrazione dal costante e frenetico dondolio che muoveva la gamba accanto alla sua.
Andy stava mangiando in imperturbabile silenzio e con sguardo apparentemente tranquillo focalizzato sui cubetti di carne, alzando e abbassando la mano senza fretta tra il piatto e la sua bocca senza mostrare nessun segno di particolare rilevanza.
Tuttavia, quel movimento ritmato e costante che Mika non riusciva a smettere di fissare, perso tra i suoi pensieri quasi in stato catartico, svelava tutta l'irrequietezza che lo avvolgeva.
Quante volte glielo aveva visto fare, soprattutto agli albori della loro storia, quando il biondo era spesso pervaso da dubbi e da una fragilità che con il tempo era andata scomparendo gradualmente.
Andy stava fingendo indifferenza ma dentro di sé stava fremendo.
Mika rimase ad ascoltare i suoi pensieri e le ragioni che si stavano affollando nella sua porzione razionale di animo, pronto a posare una mano su quel ginocchio che concitatamente si alzava e si abbassava a ritmo cadenzato, scandendo le inquietudini della mente che inconsciamente la comandava.
Sapeva che sarebbe bastato quel contatto per avere l'attenzione di Andy su di sé e sapeva che se se la fosse giocata bene, avrebbe potuto risolvere la faccenda o almeno imboccare la strada che li avrebbe portati ad un chiarimento dai toni pacati, che era esattamente ciò di cui entrambi avevano bisogno dopo la litigata della sera precedente.
Il suo intimo arrovellarsi fu bruscamente interrotto dallo stridio che la sedia produsse sulle mattonelle esagonali in cotto, nel momento in cui Andy la spinse all'indietro per alzarsi e riporre le sue cose da lavare, finito il suo pranzo.
Mika tornò alla realtà definitivamente quando Mel si separò da lui e si incamminò scodinzolante verso Andy che, finite di sistemare le stoviglie, stava in quel momento riempiendo la sua ciotola d'acqua argentata, per poi adagiarla al suo posto e prendere la via del piano superiore, imboccando le scale poste subito alla destra della porta della cucina.
Quando il greco fu definitivamente sparito dalla stanza, Mika si lasciò andare ad un sonoro sbuffò, poggiando malamente la forchetta sui rimasugli di cibo e dandosi mentalmente dell'idiota per aver mancato quell'occasione. Sbadigliò, percependo il sonno arretrato e la stanchezza della lezione di italiano travolgerlo con insistenza.
Aveva da studiare, da rispondere ad alcune mail importanti e aveva anche una commissione da sbrigare in città, ma gli ci vollero pochi secondi per rendersi conto di come in quel momento non avesse le forze fisiche e mentali per fare tutto ciò.
Sistemò a sua volta le stoviglie, lasciando i pochi bocconi rimasti nella ciotola di Mel e poi si diresse verso il salotto più piccolo, accomodandosi con il libro di italiano, che aveva raccolto dal tavolo più per dimostrare a sé stesso di aver almeno provato a rendere produttivo il post-pranzo, che per altro, e affondò senza molta grazia sul suo adorato divano verdone.
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Buonasera!
Per farmi perdonare la chiusura illegale ed il fatto che questo capitolo non concluda il loro litigio, posto adesso dato che domani sono in montagna e non posterei prima di sera.
Che dire, avete un'altra settimana di attesa.
Chi indovina da che album e che gruppo ho preso il titolo di questo capitolo??
Vv
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...