Like a magpie

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Sembrava che in un'immagine fosse racchiuso tutto l'incanto e tutta l'unicità della loro coppia, incorniciata in un panorama stupendo, a raccontare un breve istante di amore nato con semplicità e colto con affettuosa discrezione ed un pizzico d'arte.

Quando i loro occhi meravigliati si staccarono da quella cornice e si incrociarono, non poterono fare a meno di replicare quel momento, racchiuso quella volta, tra quattro semplici mura, le loro quattro semplici mura.

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Ormai a maggio, il tempo scorreva veloce e Mika si ritrovò finalmente a pubblicare il suo "Songs for Sorrow", un EP con alcune canzoni e un libro illustrato di cui andava fiero. Era stato concepito in un periodo buio della sua vita, ed era contento di essere riuscito a raccontare a parole i suoi sentimenti contrastanti di quelle settimane.

Dall'oscurità di una brutta situazione era nato un progetto artistico che adorava.

In quelli stessi giorni si era trovato sommerso di incontri con varie persone per il suo tour che avrebbe seguito l'uscita dell'album ormai pronto, con una piccola serie di spettacoli che sarebbero iniziati già da giugno.

Nel bel mezzo dei preparativi, si ritrovò un'altra volta a discutere con i discografici per una parte di un testo di una sua canzone, in quel caso si trattava di Blame it on the girls.

"Secondo loro la parola "morto" della prima strofa è poco commerciale!!" aveva sbraitato una sera, rientrato a casa arrabbiato come un furetto, ad un Andy che tranquillamente se ne stava spaparanzato davanti al televisore.

Il greco lo aveva osservato in silenzio lasciandolo sfogare, come faceva sempre quando i suoi produttori o pubblicitari osavano mettere bocca sulle sue scelte musicali o poetiche, per lui assolutamente sacre ed intoccabili.

"Fai bene ad opporti" gli aveva detto dopo i primi dieci minuti di discorsi infuriati.

"Certo che faccio bene!!!" aveva strillato lui in un acuto, strabuzzando gli occhi.

E meno male che gli aveva dato ragione, pensò il cameraman restando in religioso silenzio.

I mesi successivi furono assorbiti da un tour che portò di nuovo tutta la squadra in giro per il mondo, tra Australia, Asia, America ed Europa, e la promozione dell'album, in uscita a settembre.

A luglio si ritrovarono con i discografici e i collaboratori per mettere nero su bianco le idee del nuovo videoclip di We Are Golden.

"Allora Mika, hai già delle idee in merito?" chiese un uomo sulla cinquantina dall'aspetto formale e l'aria seria, seduto a capotavola, nella grande stanza riunioni della Universal.

"Decisamente!" rispose il riccio con fare sicuro, ricevendo espressioni di curiosità ed impazienza un po' da chiunque.

"Allora, la canzone parla del modo in cui gli adolescenti vedono la realtà a quell'età. Del fatto che vivano in un mondo tutto loro, fatto di colori vivaci di canzoni urlate a squarciagola e di sogni da rincorrere." iniziò l'autore della canzone, ricevendo cenni di assenso da tutti i presenti.

"Il posto che rispecchia di più il mondo di un adolescente è camera sua. E' lì che si può sentire libero di fare ed essere chi gli pare, senza doversi preoccupare dell'immagine che dà di sé stesso al mondo." continuò ricevendo giudizi e sguardi positivi anche dall'uomo impeccabilmente elegante che lo osservava impassibile da lontano.

"Quindi la mia idea è di girare il video in una finta camera da letto di un adolescente. Colorata, disordinata piena di disegni e musica." gli sguardi si fecero curiosi e qualcuno iniziava a storcere il naso al pensiero di una camera disordinata...

"In questa camera, il ragazzo, che sarei io, balla e canta come se nessuno lo stesse guardando, saltando, facendo capriole e rotolandosi per terra come ognuno di noi ha fatto a quell'età..." disse ricevendo i primi sguardi contrariati da parte dei più rigidi e tradizionalisti discografici e manager.

"...e lo fa vestito come tutti i ragazzini che girano per casa quando i genitori sono fuori. Ossia in mutande!" asserì concludendo il suo monologo e lasciando tutti, nessuno escluso a bocca spalancata.

Il silenzio calò sulla sala. Nessuno osava dire nulla.

Da quando quel pomeriggio a Los Angeles aveva accettato la proposta malsana di Andy di girare quel video in quel modo, non aveva mai nemmeno pensato un momento di cambiare idea, un po' per fare qualcosa di atipico e fuori dal comune e un po' per far raccapricciare i suoi collaboratori che avevano osato contraddirlo in fase di produzione.

"Non se ne parla!" asserì l'uomo che già dall'inizio Mika aveva etichettato come troppo formale per i suoi standard.

Ma una seconda voce si alzò dalla tavolata.

"Io la trovo un'idea geniale." aveva infatti detto Ian, sostenendo quella stramba idea, venendo spalleggiato da un discografico piuttosto giovane.

Al tavolo scoppiò una mezza guerra. Chi pensava che l'idea fosse degna di nota e che, mutande a parte era decisamente fattibile.

Chi credeva che il lato provocatorio del video sarebbe calzato a pennello con la figura eccentrica e fuori dagli schemi che era Mika, e chi avrebbe venduto un rene pur di accertarsi che quel progetto osceno, come era stato definito, non prendesse vita.

Mika se ne stava in silenzio ascoltando lo scontro tra le due fazioni e rispondendo negativamente a qualunque tentativo di fargli cambiare anche solo vagamente idea.

Un'ora e mezza più tardi l'incontro terminò.

Rientrò a casa aprendo la porta silenziosamente. Andy era rientrato da poco e non sembrava essere nei paraggi, nonostante le luci accese.

"Andy?" lo chiamò appoggiando il borsello sul tavolo.

Il biondo immediatamente schizzò fuori dalla cabina armadio, dove si stava cambiando, arrivando davanti a lui di corsa.

"Allora???!" chiese impazientemente, finendo di sistemarsi la t-shirt indossata alla bell'e meglio, piombando davanti a lui.

C'erano solo due possibilità che si figuravano in quella situazione.

O era andata come voleva, oppure no.

Non c'erano vie di mezzo con lui, lo sapeva benissimo.

Mika si finse serio e corrucciato ma Andy inaspettatamente gli balzò in braccio urlando un "SI SI SIIIII"

Il riccio non capì subito, ma quando il biondo, finito il suo sclero gioioso, ritornò letteralmente coi piedi per terra, rispose a quella domanda silenziosa.

"Se non fosse andata come volevi saresti entrato sbattendo la porta e maledicendo ogni cosa ostruisse il tuo passaggio. Quindi non fingere. A me non la fai!" gli ricordò con espressione fiera.

"Ooook, hai ragione lo ammetto!" gli disse lasciandosi andare al sereno sorriso che aveva trattenuto fino a quel momento.

"Quindi il mondo intero ti vedrà in mutande..." gli disse con sguardo sornione ammiccando verso il riccio.

Mika ricordandosi all'improvviso quel piccolo particolare, arrossì violentemente e si coprì il viso con le mani mentre Andy rideva a quella reazione.

"Sei un genio. Non avevi calcolato che non sarebbe stato un video privato da inviare a me?!" lo rimproverò amorevolmente il biondo strizzandogli le guance e lasciandogli un bacio sulla punta del naso.

"Certo che ci ho pensato" ammise Mika, "ma sentirlo dire così lo rende fin troppo reale!" concluse con espressione imbarazzata che fece ridere il compagno.

La realizzazione del video iniziò qualche giorno più tardi.

Le riprese ufficiali non erano affidate a Andy ma in compenso lui si sarebbe occupato del making off, il che rendeva tutto ancora più divertente di quanto già non fosse.

"Ma accogli Javier proprio così in versione: "sono appena uscito dal letto?"" chiese Andy mentre al tavolo faceva colazione in t-shirt e jeans, pronto a filmare la prima parte di quel progetto, che consisteva in una specie di lezione di ballo, se così si poteva definire, da parte di questo coreografo spagnolo, affinché Mika potesse sembrare abbastanza sciolto nel video, da dare la vera impressione di un adolescente in camera da letto.

Mika si era svegliato una ventina di minuti prima e girava ancora in boxer e una semplice maglia bianca casalina per il monolocale, completamente spettinato, con la barba sfatta e con una faccia che Andy definiva "quasi animalesca".

"Mi devo abituare a farmi vedere in queste condizioni... Il video lo girerò conciato così, ricordi?" rispose il riccio buttandosi ancora tra le coperte un momento e passandosi le mani tra i ricci, sparandoli in mille direzioni, più di quanto non fossero già.

Andy emise un mezzo sorriso divertito e poi una volta terminata la colazione, prese la sua videocamera e controllo che tutto andasse come doveva.

Javier arrivò puntuale. Aveva una faccia simpatica e l'aria di un ragazzino un po' cresciuto, con pochi capelli ma grande senso dell'umorismo. Mika si sentì a sua agio fin da subito e la cosa contribuì a fargli dare il meglio di sé in quella sorta di prova generale.

Andy filmava tutto attentamente, soffermandosi a volte sui particolari, a volte riprendendo il salotto disordinato dove i due si muovevano quasi in sincrono.

Ogni tanto non poteva trattenere una risata, assistendo a certe movenze decisamente poco aggraziate che il suo ragazzo produceva, incitato da Javier.

Dopo un paio di orette, i due si si separarono e Mika si diede una sistemata prima di dirigersi insieme a Joanie, Andy, Zuleika e Fortuné, al set dove la camera da letto fittizia era stata allestita.

Quando arrivarono Mika iniziò subito a sorridere come un vero adolescente.

"Che meraviglia!" esclamò non appena mise piede nella coloratissima e disordinatissima stanza di 5 metri per 4.

"Immagino tu stia facendo un salto indietro nel tempo con questa stanza. Io camera tua la immagino esattamente così" disse Andy avvicinandosi a lui nel guardaroba al di fuori della stanza, dove il riccio si era spostato e stava rovistando tra i numerosi vestiti ed accessori presenti, insieme alla madre e alla sorella.

Fu Joanie però a rispondere. "Sai che invece lui era un maniaco della pulizia e dell'ordine da piccolo? Camera sua era completamente bianca e ordinata a quell'età"

Andy osservò la donna per capire se stesse scherzando, ma a quanto pare era davvero così.

"Sì, puliva i muri con il sapone di Marsiglia per farli venire più bianchi, era uno psicopatico!" si intromise poi Zuleika con una faccia quasi inorridita al pensiero di quelle manie strane del fratello maggiore.

Il biondo credette stesse bluffando e volesse solo accentuare le stranezze di un Mika bambino, ma si rese conto, dall'espressione anche di Mika stesso, che quell'affermazione era assolutamente vera.

"Seriamente??!" chiese il greco a quel punto. Mika si voltò di spalle e sparì poco più in là imbarazzato, mentre entrambe le donne lo guardavano annuendo.

"Poi crescendo è diventato l'opposto" aggiunse poi la donna, osservando il figlio provare un cappello a forma di drago, in fondo alla stanza.

"Questo l'ho notato, mi creda!" affermò Andy, che doveva costantemente convivere e litigare con la persona che lui riteneva più disordinata di questo mondo.

Il riccio si tolse lo strano copricapo e lo lanciò stizzito ad Andy, che ridendo riprese in mano la videocamera, pronto a riprendere un po' di quegli istanti.

Il video iniziò qualche momento più tardi. Era davvero un concentrato di colori ultra saturati, movenze esilaranti ed esagerate, vestiti di ogni forma e colore e spensieratezza e gioia.

Mika saltava su e giù dal letto, in giro per la stanza, cambiava giacca e cappello ogni 10 minuti, si rotolava sul tappeto in boxer e scarpe glitterate, giocava a fare Superman con una coperta sulle spalle, penzolava e girava aggrappato con le mani alla telecamera sospesa sopra il soffitto, ridendo come un fanciullo quando scendendo non riusciva più a stare in piedi e cadeva per terra scoordinatamente. Il suo corpo asciutto e altissimo si dimenava in mille direzioni assumendo tal volta pose da contorsionista.

Indossò il vestito d'oro dotato di decine di laser rossi e iniziò a giocarci come fosse su Star Wars, abbagliando tutti coloro che capitavano sul suo cammino.

Joanie dietro Andy, rideva molte volte come una matta e così faceva la sorellina.

Dopo i primi minuti di iniziale imbarazzo, Mika aveva affrontato la giornata in boxer con la nonchalance tipica che assumeva sul palco. La stessa che gli aveva permesso di continuare ridendo, il concerto del Parc des Princes in cui si era rotto i pantaloni davanti a 55.000 spettatori urlanti.

Arrivati alla fine del video, il libanese era visibilmente stanco e come lui stesso aveva confessato: non aveva un singolo muscolo che non gli dolesse.

La videocamera di Andy era invece piena zeppa di immagini di ogni tipo, alcune al limite dell'esilarante.

Si sarebbe divertito un mondo a montare il filmanto del making-off, ne era certo.  

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