Andy in quei mesi per lui era arrivato a non essere più parte di quella scarica di endorfine che facevano battere il suo cuore. Era divenuto fonte di tristezza, malinconia e senso di colpa.
Forse proprio per quel motivo dopo un primo attimo di incertezza, cliccò sul quadratino bianco del calendarietto e prenotò il volo, accantonando quel pensiero.
-*-*-*-*-*-*-
"Bienvenus à Paris" gracchiò la voce metallica degli altoparlanti all'entrata degli arrivi dell'aeroporto di Charles De Gaulle.
Mika si lasciò andare ad un sospiro felice, accendendosi in un enorme sorriso, trascinando la sua grande valigia verso l'uscita.
Il mattino di sole di Parigi era decisamente più freddo della più uggiosa giornata della calda Florida, ma lui pur vestito con una maglia leggera, senza giubbotto o sciarpa, se ne infischiò altamente.
Era così contento di essere dov'era, che non si curava di nulla che potesse scalfire quella gioia calda che lo pervadeva.
La suite del suo hotel vantava una stupenda vista sugli Champs Elysée e per le prime ore del mezzogiorno, si lasciò crogiolare dall'atmosfera magica che da sempre si respirava in quella città, distendendosi sulla chaise-long posta sul piccolo terrazzino.
Fu così che lo trovò Doriand quando arrivò nella sua stanza: raggiante, spensierato e pronto a creare.
"Non hai freddo?" chiese l'uomo, avvicinandosi a Mika e osservandolo mentre con una semplice felpa leggera se ne stava appoggiato alla ringhiera in stile art nouveau del balconcino.
"È così una bella giornata...!" esclamò il riccio aprendo le braccia nell'aria frizzantina di Parigi e ridacchiando appena.
Il cantautore francese lo squadrò di sottecchi, cercando di analizzare il personaggio che aveva davanti.
"È un genio e come tutti i geni è strano, pazzo, eccentrico, talentuoso e particolare. Un enfant terrible fatto e finito" gli aveva detto l'amico stilista, introducendoglielo al telefono.
Certo, già il fatto che fosse amico di Christian la raccontava lunga, pensò.
Si era documentato sul giovane libanese e aveva capito a grandi linee il suo universo, ma scoprirlo personalmente sarebbe stata una faccenda totalmente diversa.
"I miei progetti per la giornata sono pranzo da qualche parte e poi studio. I tuoi?" chiese il ragazzo con un sorriso amichevole e una punta di timidezza appena accennata.
"I miei seguono i tuoi" rispose Doriand, mettendosi a completa disposizione sua con un sorriso cordiale.
Scesero a mangiare non troppo lontano dall'hotel di Mika e chiacchierarono parecchio, cercando di conoscersi.
Doriand notò come il francese del ragazzo fosse davvero molto fluente.
Rise un paio di volte a qualche sbaglio divertente, notò alcune sgrammaticature e alcuni accenti lievemente dissonanti ma facendo mente locale sul suo livello di inglese, si trovò comunque ad invidiarlo profondamente per quel suo quasi perfetto bilinguismo.
"Mi scuso già adesso per le cavolate che metterò nei testi" disse il ragazzo ridacchiando "e ti prego non far caso a come scrivo." concluse arrossendo e abbassando lo sguardo sul tovagliolo.
Il giovane francese annuì rispondendo con un "Tranquillo, nessun problema" evitando di andare più a fondo in quella faccenda che sembrava non vederlo troppo a suo agio.
Finito il pranzo si incamminarono verso lo studio, lungo il tragitto il cellulare di Mika emise un breve trillo e il ragazzo con nonchalance lo estrasse dalla tasca e lo sbloccò.
Un messaggio, di Andy.
"E pensare che per tre anni di fila ho aspettato questo giorno con trepidazione... Questo silenzio è tutto ciò che ne rimane..."
Il libanese si fermò impalato in mezzo al marciapiede, la spensieratezza e la felicità di quel giorno, scomparse in un battito di ciglia.
Doriand non vedendolo più accanto a lui si voltò trovandolo con un'espressione indefinita sul volto e gli occhi incollati al cellulare.
Mika non si accorse dello sguardo del francese su di sé, era troppo intento a cercare di decifrare quello che stava provando.
Non era rabbia, non era tristezza, era qualcosa di non ben definito. Solo pochi mesi prima un messaggio del genere da parte del suo ragazzo lo avrebbe scaraventato in una crisi profonda. Quel giorno, in quella situazione, il suo cuore non perse un battito, solo accelerò di poco per la sorpresa, ma nulla più.
Se ne stette immobile a pensare a cosa replicare, incurante dei passanti che lo evitavano e di Doriand che lo osservava confuso.
"Le cose cambiano... Le persone cambiano..." rispose quando il suo cervello riuscì a esprimere a parole ciò che la matassa di pensieri aggrovigliati formava.
Andy in pausa pranzo in pieno centro ad Atene con alcuni colleghi lesse quel messaggio e dovette trattenersi. Si passò una mano in viso mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena.
Quello che gli aveva appena risposto era davvero Mika?
"È tutto qui quello che hai da dire dopo 4 anni?" rispose sforzandosi di restare calmo e non andare in iperventilazione, mentre vedeva la sua relazione sbriciolarsi in maniera sempre più devastante sotto ai suoi piedi.
Il riccio che nel frattempo aveva ripreso a camminare accanto a Doriand in assoluto silenzio, non appena avvertì il suono si fermò di nuovo e lesse.
Assottigliò gli occhi lottando contro la luce del sole che contro il display gli rendeva difficile vedere e quando lesse il contenuto della risposta, strinse il pungo lungo il fianco, sospirando irrequieto e seccato.
Mika in quel momento non provava assolutamente nulla. Nella sua testa c'era il suo scopo del giorno, il suo lavoro e la sua vita serena. Le complicazioni erano di troppo.
"Cosa vuoi che ti dica? In questo momento sto bene così, non è colpa mia..." rispose spiegando semplicemente quello che si sentiva di dovergli dire, implicando non molto velatamente come quel silenzio non fosse derivato solamente da una sua colpa.
Andy, che per tutto il tempo aveva fissato lo schermo impazientemente, vedendo quelle parole si alzò dal tavolo facendo stridere la sedia e con un gesto di scusa alla tavolata, prese la via del retro del locale.
"Ah no??! E di chi sarebbe sentiamo!!" scrisse in un impeto, senza curarsi di nascondere la sua collera, mentre camminava avanti e indietro per il cortiletto, trattenendosi dal lanciare il cellulare da qualche parte.
Mika lesse con un sospiro scocciato, stoppandosi per l'ennesima volta intuendo perfettamente i toni del biondo e rilanciando allo stesso modo.
"Devo contarti tutti i messaggi e le chiamate a cui non ti sei degnato di rispondere??!" chiese rinfacciando le settimane di tentativi fatti da lui per ristabilire un contatto e rimediare al suo errore, che Andy aveva bellamente ignorato, facendolo impazzire.
"Ah adesso sarebbe colpa mia??! Ma ti senti?! Quello che ha deciso di sparire per primo non sono stato io. O non te lo ricordi?!" inveì scontrosamente, rimarcando ciò che il riccio aveva fatto due mesi e rotti prima.
Mika a quella parole si corrucciò. Era conscio del suo errore, ma colui che non aveva voluto saperne di perdonarlo, secondo lui aveva addosso a sé più della metà delle colpe di quella situazione.
"Io ho fatto un errore. Se tenevi a noi non avresti fatto il principino orgoglioso per tutto questo tempo. Scendi dal trono che è meglio! E adesso sei pregato di lasciarmi stare, che la tua presenza nella mia vita ultimamente mi sta creando solo casini."
Picchiettò velocemente guidato irrazionalmente dalla sua smania di tranquillità. Le parole uscirono senza troppa riflessione in un impeto glaciale. Non si rese conto di quello che aveva scritto probabilmente.
Mika era una persona orgogliosa e molto forte caratterialmente. Il suo lato litigioso rimaneva molto spesso addormentato sotto alla sua pacatezza, ma quando emergeva non ce n'era per nessuno.
Il problema più grosso si figurava solo una volta che il dragone sputafuoco aveva fatto ritorno nella sua grotta, quando il ragazzo realizzava le sue azioni. Allora sarebbe stato troppo tardi.
Con un enorme sospiro, rimise il cellulare in tasca e con un mezzo sorriso fece segno a Doriand di riprendere il cammino.
Andy invece una volta letto quel messaggio si sentì definitivamente mancare la terra sotto i piedi.
Era vero che fosse arrabbiato come un furetto, ma la realtà dei fatti e la durezza di quelle parole che decretavano la fine di 4 anni di amore era troppo forte per riuscire a passare sopra a quel sentimento.
Si sedette su di una panchina nella tiepida aria greca di fine gennaio, in quel cortiletto spoglio che lo vedeva da solo cercare di reprimere quella sensazione di freddo e gelo penetrato nelle ossa.
.
Arrivati in studio Mika si fiondò immediatamente al pianoforte con già una melodia in testa, mentre Doriand lo seguiva curioso.
Era la prima volta che si ritrovava a collaborare con un artista di spessore e dalle vendite milionarie come lui, e ad essere sincero, era estremamente desideroso di conoscere il processo creativo di una popstar dal tale successo, ma anche leggermente in ansia da prestazione.
Con un movimento lento portò le mani alla tastiera e pochi attimi più tardi stava suonando una melodia lenta e malinconica che Doriand si fermò ad ascoltare in silenzio.
Nella mente di Mika d'improvviso si formarono dei pensieri simili a quelle note sfiorate con incertezza sul pianoforte, di una mestizia struggente di cui non capiva perfettamente la provenienza.
Diede la colpa a quella giornata nata spensierata e interrotta bruscamente da quel ritorno al passato, che in quel momento gli gettava addosso il gelo e la malinconia con la potenza di un'ombra che sottrae ai raggi del sole il calore percepito fino ad allora sulla pelle.
Eccoci qui, io e te entrambi sulla cima di queste due montagne d'orgoglio da sollevare.
Chi è il colpevole, di questa colpa che continuiamo a lanciarci l'un l'altro?
Il primo a saltare chi sarà, il folle o il re?
I pensieri lo investirono inaspettatamente in un moto di orgoglio intriso di colpevolezza e lieve risentimento, annebbiando la sua mente con parole di feroce critica a una situazione in cui si era ritrovato invischiato e nella quale non sapeva da che parte stare.
Nella sua sfera creativa lui si dipingeva come il folle della situazione, il pazzo che, non sapendo come sistemare i cocci della sua vita, scappa nascondendo i frammenti di sé sotto al tappeto.
L'altra metà di quella storia era invece occupata da colui che aveva appena delineato come il Re. La maestosa figura impassibile e orgogliosa che si stagliava imponente oscurando la sua mente e occultando i colori saturi e vivaci di quella ritrovata serenità.
Eccoci qui, a guardare chi cadrà per primo. Facendolo, distruggeremo il nostro legame, seduti sull'orlo del precipizio impareremo che ci sono delle montagne che non si incontreranno affatto, troppo orgogliose per fare un solo passo.
Le parole scorsero sul foglio come una sorta di storia, non avevano nemmeno il ritmo o la metrica di una canzone, erano semplicemente i suoi pensieri buttati giù con la solita schiettezza screziata di poesia.
Dall'orlo di quel precipizio Mika si era appena gettato nel vuoto e se ne stava in quella fase di volo sospesa nella quale non poteva percepire altro che il suo respiro e il suo battito.
Dopotutto la fase di volo in una caduta dà quasi una sensazione piacevole. È l'atterraggio che ferisce, uccide, distrugge.
Doriand si avvicinò al ragazzo che gli porse il foglio.
Nous y voilà, toi et moi sur notre sommet
ces deux montagnes de fierté à soulever
à qui la faute, celle qu'on se rejette chaque fois
le premier qui saute sera-t-il le fou, le roi?
Nous voilà bien, à guetter le premier qui glisse
et brisera le lien, assis au bord du précipice
on apprendra
y'a que le montagnes qui ne se rencontrent pas
bien trop fières pour faire un seul pas
Il francese tradusse quelle parole limandone la forma e riuscendo a metterle persino in rima.
Mika immediatamente lesse quelle nuove parole e senza pensare, iniziò ad intonarle. Quella canzone in francese esprimeva una melancolia devastante che l'inglese non avrebbe mai potuto rendere così bene.
Il libanese di voltò verso Doriand con un sorriso. "È meravigliosa" si espresse il più grande, replicando il suo stesso sorriso.
Mika tornò a portare l'attenzione sul pianoforte e lasciò che i suoi pensieri venissero alla luce: "Christian aveva ragione... Un'altra volta!"
STAI LEGGENDO
Two of a kind
FanficLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...