"Che metro devo prendere per andare a Monza?" fu un attimo; la decisione venne presa nel giro di un frangente e lo sguardo confuso del manager poteva solo fare da cornice.
"Seriamente?" Giulio lo squadrò con un sopracciglio alzato, ma si rispose da solo quando incrociò lo sguardo risoluto e brillante del giovane cantante.
La risposta che gli giunse, confermò infatti la sua teoria. "Seriamente!"
-*-*-*-*-*-Anonima. La zona residenziale che ospitava la dimora dell'eccentrico Morgan, a Mika diede esattamente quell'impressione. Nulla da fuori le mura della villetta faceva presagire l'eccentricità, la cultura, la creatività e la chimerica atmosfera racchiusa al suo interno. Tutto pareva di un'ordinarietà dolorosamente stagnante.
Ciò che appariva però una volta spalancata la porta di quella semplice abitazione, sapeva trascinare in un universo parallelo, un intricato incontro tra la selva selvaggia e aspra e forte e le due rive dipinte di mirabil primavera, di dantesca memoria.
"Io ho portato il gelatto" Mika entrò quasi in punta di piedi, districandosi tra un libro ed un ukulele abbandonati sul pavimento del salotto, saziando la sua curiosità scrutando attentamente ogni angolo dell'ambiente che lo circondava.
"Gelatto al limon?" gli fece eco Morgan, afferrando il pacchetto bianco che il giovane gli stava porgendo, con un sorriso sghembo ed una citazione, la prima della serata.
Mika non poté reprimersi dal canticchiare allegramente la canzone di Paolo Conte mentre come un cagnolino seguiva il collega in cucina a recuperare due tazzine e un paio di cucchiaini.
"Siedi Mika, fai come se fossi a casa tua" indicò facendo oscillare la mano delicatamente verso il vecchio divano bordeaux in velluto che svettava non lontano dalla immensa libreria stracolma di cultura, assicurandosi che il giovanotto vi prendesse posto mentre lui con dovizia scrutava il mobiletto in ciliegio, scegliendo nella collezione di vinili il suo preferito di Tenco.
La musica prese vita accompagnata dal leggero stridio della puntina del vecchio giradischi, saturando l'aria di melodie malinconicamente suadenti, creando un'atmosfera quasi allegorica.
"Lo conosci Tenco?" chiese Morgan, incominciando fin da subito a vagliare le conoscenze del giovincello che si era affidato nelle sue mani, assumendo il piglio sapiente ed esperto tipico di ogni luminare che si rispetti.
"Non molto" ammise Mika quasi sentendosi in difetto rispetto al brizzolato cantore italiano, ma Morgan non lasciò che il timore prendesse il largo, iniziando immediatamente la prima delle sue lezioni.
Il ricco monologo dell'italiano non diede tempo a Mika di porsi domande o di sentirsi in qualche modo inferiore a chi gli stava in quel momento aprendo tutto un mondo, ma bastò a fargli comprendere al volo come quell'eccentrico artista avesse da insegnargli per mesi, anni ininterrottamente, se solo ne avesse sentito il bisogno e avuto il tempo.
Dei suoi discorsi prolissi, Mika riusciva a comprendere molto spesso il senso generale, perdendosi però immancabilmente una quantità esorbitante di termini nuovi che avrebbe tanto adorato imparare ma che il suo cervello non era in grado di immagazzinare a quella folle velocità.
Inoltre la musica di sottofondo riusciva spesso a stregargli l'attenzione, rubandogli frammenti di frasi e lasciandolo al suo ritorno alla realtà, ad annaspare alla ricerca del significato perduto, sottoponendo la sua mente a sforzi notevoli.
"...e fu così che Mika si perse nei meandri dell'arte barocca." Non appena il suo nome fuoriuscì dalle labbra rossastre del monzese, il diretto interessato lasciò da parte il ritmo lento di "Lontano lontano" per ricongiungersi alla lezione che era finita, inspiegabilmente, a toccare l'arte del diciassettesimo secolo.
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Two of a kind
FanficLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...