The origin of...

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Una dichiarazione così forte da lui non se la aspettava proprio. Lui che con le parole diceva di non saperci fare.

Quello a rimanere senza una sillaba da spiccicare a quel punto fu lui.

Dopo un attimo di shock si alzò dalla sua comoda posizione e si portò davanti a Andy, sedendosi in braccio a lui e baciandolo con trasporto per ringraziarlo silenziosamente di aver compreso e di aver fatto quello che sapeva essere per lui un enorme sforzo.

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I due giorni che Mika si era preso per fare una capatina da Andy fuggirono veloci, presto tanto quanto presto suonò la sveglia il lunedì mattina.

Seppur riposati, entrambi si svegliarono sbadigliando alla grossa e dopo la colazione e un tratto del percorso dal paese alla città fatto insieme si separarono, tornando ognuno ai propri affari.

Mika tornò nella soleggiata Londra e la prima cosa che fece fu recuperare Melachi e scarrozzarsela tutto il giorno tra un impegno e l'altro.

Quella pelosetta aveva su di lui un effetto rilassante e addolcente, averla in studio durante le lunghe fasi di mixaggio e assemblaggio dell'album lo aiutava a sopportarle meglio.

In quel periodo in oltre si stava occupando della formazione della nuova squadra che lo avrebbe seguito in tour. Tutti i musicisti e i tecnici che per anni lo avevano affiancato, vista la fine del loro contratto e la pausa che Mika si era preso per comporre il suo nuovo album, si trovavano in quel momento impegnati in tournée con altri artisti.

La casa discografica gli aveva proposto alcuni nomi nuovi da vagliare e anche se, senza troppa voglia, si impegnò ad incontrarli uno dopo l'altro nelle settimane che seguirono.

I giovani e talentuosi ragazzi vennero scelti senza troppi problemi e furono ben contenti di lavorare al seguito di un artista come lui.

Quando la nuova squadra fu finalmente formata, Mika decise di offrire loro una cena a casa sua per cominciare a conoscerli e soprattutto iniziare a porre le basi di un buon rapporto di amicizia con loro e tra loro.

Mentre cercava con tutto sé stesso di fare attenzione a non bruciare la quiche nel forno, il suo cellulare sepolto sotto un canovaccio e un ciuffo enorme di prezzemolo fece avvertire la sua presenza.

Leggendo il nome del compagno sullo schermo si affrettò a rispondere, tenendo comunque un occhio attento al forno.

"Ciao..." lo salutò distrattamente pulendosi i pantaloni dalla farina sparsa un po' ovunque.

Andy lo salutò affettuosamente godendosi la sua voce che tanto gli mancava.

"Come stanno andando i preparativi?" chiese ad un certo punto, udendo il trillo del microonde dove Mika aveva fatto squagliare il burro da aggiungere al composto per il dolce.

Mika si affrettò a recuperare la ciotola e rispose velocemente. "Vanno..." facendogli capire senza tanti giri di parole di non essere molto a buon punto.

Si era infatti intrattenuto in studio più del dovuto, nonostante tutti i suoi buoni propositi ed il tempo a sua disposizione per preparare tutto prima che arrivassero gli invitati non era molto.

"Sei agitato?" chiese di nuovo il greco percependo il tono affrettato e concitato.

Mika sbuffò facendo quasi cadere il piccolo mucchietto di gusci d'uovo lasciati sul tavolo precariamente.

"Non sono agitato, ho poco tempo per fare tutto!" spiegò velocemente mettendo quindi in vivavoce per poter usufruire di entrambe le mani e portare avanti la preparazione del dolce.

Andy ridacchiò internamente premurandosi di non farlo percepire a Mika, il quale si sarebbe indubbiamente incavolato, sapendo come il biondo avesse letto tra le righe.

"Mi vuoi dire che stai per incontrare 10 praticamente sconosciuti tutti insieme, per di più a casa tua, per di più cucinando tu e sei tranquillo come un pascià?" incalzò Andy. Stava bluffando lo sapeva.

"Ok sì, e allora?!" sbottò il ragazzo irritato da cotanta saccenza, mentre indaffarato a sbattere le uova con una frusta e controllare la cottura della torta salata, cercava di evitare di impazzire.

"Hey hey scusa. Ti lascio alle tue cose dai..." asserì cercando di rimediare e soprattutto non irritarlo più di quanto aveva già fatto senza volerlo.

Mika a quel tono pacato reagì di conseguenza, tranquillizzandosi e lasciando per un attimo perdere le sue faccende culinarie, prendendo posto sulla sedia accanto alla penisola e riportando il cellulare senza vivavoce all'orecchio, concentrandosi per un attimo solo sulla voce del compagno.

"Scusa tu e no... non te ne andare" gli chiese in tono remissivo passandosi un braccio a togliere le piccole goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte.
Andy sorrise dall'altro capo del telefono e attese che continuasse; aveva capito il riccio avesse qualcosa da dire.

Dopo pochi secondi infatti Mika esternò i suoi malinconici pensieri "Questo momento mi ricorda molto 5 anni fa quando ho incontrato la squadra per la prima volta..." ricordò accennando un sorrisino timido.

Il greco si intenerì ascoltando quello scorcio di passato, richiamando alla memoria il momento esatto in cui Mika era comparso nella sala riunioni quella fredda giornata di gennaio 2007.

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Andy era teso come una corda di violino seduto tra due nuovi suoi futuri colleghi al tavolo ovale di quella stanza formale, in cui la Universal spesso teneva importanti incontri.

Buttò una fugace occhiata all'orologio bianco da muro, troppo spoglio per i suoi gusti, notando la lancetta dei minuti avvicinarsi sempre di più al numero 8, segnando quasi 10 minuti di ritardo rispetto all'orario a cui la riunione era stata fissata

Inspirò irrequieto.

Era già partito da casa con una quantità di ansia da fare invidia a una matricola al suo primo esame universitario, quell'attesa insensata lo stava mettendo ancora di più a dura prova.

Andy non si lasciava sopraffare facilmente dal nervosismo ma quella nuova esperienza era esattamente il lavoro che aveva tanto bramato e la possibilità di sembrare troppo alle prime armi per una squadra come quella, lo metteva alquanto a disagio.

Iniziò a dondolare la gamba ritmicamente sotto al tavolo, in un inconscio tentativo di riportare un po' di calma alla sua mente complessata, ignorando il chiacchiericcio sereno che aveva preso vita tra i colleghi che non stavano perdendo tempo a fare reciproca conoscenza.

Puntò di nuovo lo sguardo all'orologio e vide la lancetta più lunga toccare l'angolino a destra del numero arrotondato; in quel momento la porta della stanza si aprì e una bizzarra figura fece il suo timido ma irruento ingresso, salutando a capo chino e scusandosi per il ritardo.

Sembrava uscito direttamente da una di quelle scene da film anni '70. Aveva l'aria vagamente trasandata, forse per via della pioggia di cui i suoi vestiti e capelli portavano ancora traccia, forse per quel suo modo di fare così impacciato e insicuro.

Ian, il capo dell'intera squadra, prese presto la parola invitandolo a sedersi e iniziando l'incontro senza preamboli di sorta.

Andy prestava attenzione alle parole del manager quanto bastava per seguire la riunione, il resto della sua attenzione era focalizzata su Mika che a sguardo basso incrociava quasi timorosamente i volti sorridenti dei musicisti e tecnici che a uno a uno gli venivano presentati.

Quando sentì pronunciare il suo nome, Andy fece un sorriso schivo ma sincero incrociando gli occhi ramati che dall'altro capo del tavolo incontrarono i suoi, cercando di mostrarsi comprensivo e fargli capire come non fosse il solo in imbarazzo lì dentro.

Il ricciolino gli restituì un lieve sorriso distogliendo subito l'attenzione per puntarla altrove.

Andy sentì chiaramente una lieve sensazione di calore allo stomaco ma non gli prestò troppa attenzione, sicuro fosse l'ansia e l'insicurezza a farsi sentire dentro di lui.

Durante l'intero giro di presentazione il giovane non parlò praticamente mai, ascoltando attentamente le parole del manager e cercando, da quello che poteva intuire, di capire e soprattutto ricordare quella marea di informazioni che gli venivano portate all'attenzione tutte insieme.

Andy moriva dalla voglia di avvicinarglisi e scambiare quattro chiacchiere per conoscerlo meglio, ma il suo innato carattere schivo gli gridava a gran voce di non lasciarsi prendere dall'audacia e lasciar perdere.

Pensò che in fondo avrebbe avuto modo di conoscere quello strano personaggio durante tutto il tour e in qualche modo credeva sarebbe finito per essere piuttosto in sintonia con lui, ritardi a parte.

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"Sai che mi ricordo ancora l'espressione che avevi la prima volta che ho incrociato il tuo sguardo?" affermò Andy ripensando a quell'istante con un calore diffuso al petto.

Mika si stupì di come il suo ragazzo ricordasse quel momento. Lui non poteva dire altrettanto. Di quella giornata aveva conservato momenti sfuocati e frammentati. Le prime memorie nitide che aveva di lui erano quelle della prima vera chiacchierata avuta insieme, il secondo giorno di prove, loro due soli nella vasta sala prove deserta.

"Chissà se in questa squadra troverò qualcuno di ugualmente interessante..." disse Mika in tono semi-scherzoso, sapendo di ricevere una reazione ben precisa dal biondo dall'altro capo della linea.

Se Andy avesse avuto il libanese di fronte gli avrebbe di certo lanciato un'occhiataccia accigliata, ma non potendo si limitò ad esprimersi a parole.

"Ne dubito!" rispose sfacciato.

Mika trattenne una risata e rispose facendo lo gnorri: "Oh io invece no! C'è tanta gente interessante in giro. E poi dopo 5 anni fa bene cambiare aria..."

Andy non ci impiegò più di mezzo secondo a mandarlo poco elegantemente a quel paese, facendo scoppiare a ridere lo spiritoso spilungone.

Dopo quella breve discussione affettuosa, i due ragazzi si augurarono una buona serata, facendo sì che Mika potesse tornare alla sua preparazione.

Cucinò senza sosta per 3 ore fino a quando non sentì il campanello suonare e Mel accorrere alla porta scodinzolante.

In un attimo la spaziosa casa del libanese venne invasa da poco meno di una decina di ragazzi e ragazze che arrivarono tutti puntualissimi nel giro di 5 minuti e galantemente riempirono il padrone delle 4 mura di presenti di vario genere, per ringraziarlo dell'invito.

Dispose di ogni cosa in cucina, aprendo il prosecco e portandolo in tavola per un primo brindisi mentre i musicisti ed i tecnici accerchiavano la grande tavolata in centro alla stanza da pranzo.

Quando iniziò a riempire le flûte per inaugurare la serata, le voci e i bisbigli cessarono, lasciando implicitamente a Mika la parola.

Non appena si accorse di avere tutti gli occhi puntati addosso, le sue guance si colorarono di rosa e l'imbarazzo si fece spazio in lui.

Quella volta, a differenza della riunione di cinque anni addietro, era lui a dirigere i giochi; era l'unico che conosceva uno per uno i ragazzi presenti e doveva fare le presentazioni.

Con visibile imbarazzo si strofinò il naso e fissando l'attenzione sulle bollicine in costante movimento nel suo bicchiere, iniziò introducendo la band composta da 5 elementi: Tim alla chitarra, Max al basso e ai cori, Lewis alla batteria, la bella Joy alle percussioni e cori e il polistrumentista Curtis a una mezza dozzina di strumenti.

Successivamente presentò anche gli ultimi 3 componenti: il tour manager John, il tecnico delle luci Erik e il fonico e sound director Neil.

La nuova squadra era leggermente ridotta rispetto alla dozzina di persone che era solito scarrozzarsi in giro, c'erano un paio di coriste in meno e non c'era un cameraman.

Non aveva intenzione infatti di portare avanti i vlog e sapeva che in caso di necessità, aveva comunque un buon professionista da schierare.

La serata si fece subito spensierata, i ragazzi sembravano interagire piuttosto bene tra loro fin da subito, tra musicisti si capivano. Mika da parte sua si perse a chiacchierare con Joy e proseguì senza fare troppa comunella, stanco anche dalla lunga giornata.

Si ritrovò ad un certo punto a riflettere sul nuovo tour che avrebbe avuto inizio di lì a un paio di mesi. Il nuovo team era composto da musicisti esperti e rodati, bravi ragazzi molto professionali.

Nonostante la fiducia in quelle figure minuziosamente selezionate, gli sembrava di essere tornato agli inizi e di provare gli stessi timori delle prime prove con la vecchia squadra.

In un certo senso aveva l'impressione di dover ricominciare tutto d'accapo, di dover ricostruire il gruppo spensierato e gioioso con cui aveva portato avanti 3 anni e mezzo di tour e in cui regnava un'atmosfera di coesione, sostegno e solida amicizia. E per ottenere quel genere di rapporto, doveva necessariamente passare per alcuni step.

La naturalezza di certi suoi modi di fare, di certe implicazioni e azioni quotidiane, infatti non era più scontata. C'erano lati di lui, che ad una prima impressione potevano facilmente sfuggire ma che in una squadra destinata a passare mesi a stretto contatto, dovevano essere messi in chiaro.

La sua decisione di coming-out in progetto a breve, avrebbe quindi dovuto passare prima che per i canali di stampa e diffusione di massa, attraverso il giudizio della nuova crew. Di battesimi del fuoco simili, nella sua breve vita ne aveva affrontati più d'uno e benché dopo anni di consapevoli lotte, sotto quel punto di vista fosse ormai una persona sicura di sé, sapeva fin troppo bene come ogni prima volta potesse celare insidie e pregiudizi di un certo peso emotivo.

Come se non bastasse nel nuovo tour non avrebbe avuto la spalla sicura di Andy. Certo, quando si era trattato di confessare alla vecchia squadra la loro storia segreta, il greco era stato tutto fuorché d'aiuto, ma al presente non si poteva più affibbiare a Andy quell'insicurezza da fragile ventunenne alle prime armi.

L'evoluzione si era dimostrata tanto potente quanto palese con entrambi e se il biondino fosse stato al suo fianco, Mika sapeva gli sarebbe stato di grande aiuto psicologico.

Le coraggiose nonché intraprendenti decisioni tuttavia erano state prese da mesi. Il problema della sua lontananza si sarebbe di certo fatto sentire in tour; senza Andy aveva comunque già fatto alcuni concerti, ma il clima festoso degli amici gli aveva fatto superare al meglio quella sua insolita situazione. Nei mesi a venire sarebbe stato solo e la cosa lo intimoriva più di quanto si sarebbe aspettato.

"Mika hai già un'idea di quando fare le prime prove?" chiese Tim avvicinandosi ed interrompendo il suo flusso di coscienza.

"Ehm.... devo concordare la disponibilità della sala con la Universal." rispose titubante.

"Domani devo passare per firmare le ultime scartoffie, se vuoi posso chiedere." si intromise Curtis apparendo da dietro i due ragazzi.

Mika gli sorrise grato e gli diede il via libera poi tornò al tavolo rubando l'ennesima fettina di torta e tornando ai suoi ragionamenti venturi.

Quando la serata finì, sistemò alla bell'è meglio le cose in cucina e poi si coricò stanco, mandando un breve messaggio di buona notte a Andy.  

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