Verso l'una e venti anche Andy sentì il sonno farsi largo e gli occhi divenire pesanti, decise quindi di spegnere il televisore e lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo a sua volta, ma non prima di aver fatto un'ultima cosa.
Allungò silenziosamente una mano verso il comò e dal secondo cassettino estrasse il termometro a infrarossi. Lo puntò al viso di Mika e nel giro di pochi attimi ebbe in mano la prova che cercava. Afferrò il telefono con l'altra mano e fece una veloce fotografia all'indicatore a led che mostrava i numerini con Mika dormiente come sfondo poi ripose entrambi gli oggetti sul ripiano accanto, chiudendo finalmente gli occhi a sua volta. La vendetta se la sarebbe gustata con soddisfazione il mattino successivo.
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Tra le pagine ingiallite di quel mattone di storia cinematografica, Andy ci si sarebbe perso volentieri per giorni. Indubbiamente la quiete e l'oziosità delle festività natalizie non erano il passatempo prediletto di una persona iperattiva quale era lui, ma un buon regalo come quello e la consapevolezza di non aver faccende più impellenti da sbrigare, lo autorizzava senza remore a crogiolarsi tra le piume calde, adagiate sulla sua figura e su quella adiacente, ancora persa nell'onirico mondo dell'inconsapevolezza.
Voltò la pagina con cura, andando a posare famelicamente gli occhi assetati di sapienza, sulla frase che l'interruzione spaziale aveva lasciato in sospeso un attimo prima, sorridendo alla conferma dell'intuizione che il suo intelletto gli aveva restituito. Ogni paragrafo contenuto in quel manuale era una fonte di ispirazione inestimabile per il suo estro creativo che si sfogava in tutta la sua magnificenza dietro alle lenti rifrangenti di un obbiettivo. Fare dell'arte un lavoro significava continua ricerca di stimoli, era una benedizione e una maledizione allo stesso tempo.
Chi meglio di lui poteva saperlo? Lui che viveva immerso in quel mondo da quando aveva varcato la soglia dei suoi vent'anni, e che legato al cuore aveva qualcuno che in quel vortice era stato inghiottito ancora bambino, senza averne mai trovato via di fuga.
Un fruscio di lenzuola e il silenzioso schiudersi di ciglia in saluto al nuovo giorno, rubarono l'attenzione degli occhi celesti dal rincorrersi di lettere, e segnarono il nuovo sorriso, nato sulle labbra di entrambi all'incontro dei loro sguardi a mezz'aria.
La dicotomia emozionale di quel risveglio, in bilico tra la familiare intimità di quei sorrisi ravvicinati e la forzata desuetudine del contesto domestico, avvolsero i cuori di entrambi di una beatitudine rara.
Il librone, che a lungo aveva imprigionato la mente dell'artista delle immagini, venne chiuso e riposto, sprofondando nella leggerezza morbida della coperta di piume, prima che il suo lettore si sporgesse verso quegli occhi che lo osservavano silenti e scintillanti e che si richiusero quando le rosee labbra si avvicinarono, per sorpassarli ed andare a posarsi esattamente al loro centro.
Un contatto soffice e senza fretta, una trama intrisa di amore, affezione, cura e velato scrutinio che a entrambi si rivelò per ciò che aveva inteso essere.
Il tacito ghigno immacolato, ma calcolato, che incurvò quelle labbra che li avevano congiunti, non mancò di essere interpretato con la dovuta e rinomata sferzata di amorevole scherno, la cui risposta immediata, fu un semicerchio disegnato nell'aria ravvicinata dalle due iridi caramello e una linguaccia fanciullesca come corredo.
L'intesa storica che si respirava in quel discorso senza parole, aveva provveduto ad esprimere quello che, pur senza bisogno di onde sonore sparse, era stato un tangibile battibecco mattutino.
Uno starnuto, seguito da una risata profonda, furono le prime vere frequenze di suoni che saturarono l'aria di quella villetta londinese oltremodo tranquilla, e diedero il la alla fiumana di parole di cui, seppur senza un bisogno reale, adoravano colmare la loro quotidianità.
"Salute" asserì Andy, assicurandosi che il ghigno strafottente che adornava il suo viso, non fosse passato inosservato.
Il grugnito infastidito che seguì in risposta, confermò il successo delle sue intenzioni, e si amplificò quando afferrato il cellulare dal comodino, Mika notò la fotografia inviatagli a tarda notte, nella chat del compagno sotto alla scritta plateale. "...e io sono la regina Elisabetta...!"
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I mesi che seguirono lo scoppiettante capodanno tra amici che si erano concessi, videro sprazzi pieni di lavoro per entrambi i ragazzi, che spesso si ritrovavano a condividere solo pochi minuti al telefono o messaggi sempre più malinconici, arricchiti da parole fin troppo dolci per due come loro.
Mika era impegnato nella conclusione e nel mix del suo nuovo album mentre Andy aveva ricominciato ancora una volta a lavorare vicino Atene.
Quella sera di aprile Andy stava rientrando nella graziosa casupola dai muri candidi sotto un temporale da manuale, di quelli che in Grecia si vedevano solamente una volta ogni due mesi, se non ancor più di rado.
La settimana era stata dannatamente pesante, con ritmi di lavoro indecenti di 13 ore al giorno, conditi da un paio di ore di viaggio tra andata e ritorno, via mare e via strada da quel fazzoletto di terra remoto che faceva loro da set, al suo dormiente paesino abbarbicato sulla scogliera.
Cercando di bagnarsi il meno possibile nel breve tragitto dal posteggio della sua auto all'entrata di casa, si strascicò lentamente alla porta d'ingresso, rovistando nella tasca della giacca in cerca del mazzo di chiavi impigliato proprio in fondo.
Nello stesso istante il suo telefono prese a vibrare insistentemente nella tasca opposta dei suoi pantaloni.
Cercando di mantenere la borsa a tracolla, contenente la videocamera, in bilico su una spalla con un movimento da contorsionista, finalmente riuscì ad afferrare il telefono.
Siccome quella giornata male era nata e apparentemente male doveva continuare a proseguire, come ebbe il cellulare tra le mani, quest'ultimo smise di vibrare lasciando solo l'icona della chiamata persa a lampeggiare sullo schermo luminoso.
Il tranquillo e pacifico Andy a quel punto non poté che lasciarsi andare ad un'imprecazione in greco, la sua preferita, che calmò appena il suo animo insofferente ed esausto.
Rimise il telefono malamente in tasca e facendo cadere una chiavetta usb per terra, uscita chissà da dove, tornò alla ricerca delle chiavi.
Talmente intento a disincastrare l'anellino del portachiavi dalla tasca non si accorse che nel frattempo la porta di casa si era di fatto spalancata davanti a lui e che una sagoma in piedi sullo zerbino all'entrata lo stava fissando con fare incerto.
"Vuoi che ti tenga la borsa?" chiese la voce di fronte a lui.
Andy impegnatissimo nel suo intento, senza nemmeno alzare lo sguardo lasciò la pesante tracolla alla mano tesa davanti a sé e tornò al suo compito.
Quando finalmente riuscì ad avere tra le mani il mazzo di chiavi e sollevò il viso dalla giacca con soddisfazione, dovette sbattere le palpebre un paio di volte incredulo.
Il sorriso intenerito di Mika e i suoi luminosi occhi nocciola lo osservavano sulla soglia della porta, cercando di capire se il ragazzo di fronte a lui avesse registrato finalmente la sua presenza.
"Oh..." fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra nel momento in cui i suoi neuroni sfiniti riuscirono a processare l'informazione.
"Kalispera!" trillò il libanese ancora fermo con una mano a reggersi allo stipite della porta e lo sguardo a scrutare ogni centimetro quadrato del biondo.
Nel vedere la lentezza di reazioni del compagno, Mika lo prese delicatamente per un braccio e lo tirò all'interno delle mura di casa, chiudendo la porta con un piede.
Una volta dentro, lasciò la tracolla a terra e lo prese tra le braccia dolcemente, lasciandogli un bacio in fronte e cercando subito dopo le sue labbra, per il contatto che da settimane bramava.
Andy si sciolse letteralmente in quel momento di amore totalmente inatteso ed insperato appoggiando la testa alla sua spalla e lasciandosi cullare dalle mani del ragazzo che presero ad accarezzargli i corti capelli dorati.
Era esattamente ciò di cui aveva bisogno dopo una settimana intensa e pesante come quella.
Quando finalmente i suoi animi irrequieti dalla giornata si furono calmati e riappacificati, il biondo sciolse l'abbraccio con Mika e si perse nel suo sguardo caldo e rassicurante.
"Che ci fai qui?" chiese curioso di capire il motivo di quell'improvvisata.
I due si spostarono in cucina, dove Mika spense il forno, "Sono passato a trovarti" rispose radioso, mentre Andy si toglieva la giacca lasciandola sulla sedia poco distante.
"Non dovevi tornare a Londra a lavorare di ritorno dagli States?" domandò ripercorrendo mentalmente l'agenda del ventottenne, cercando nel mentre di scrutare cosa il riccio avesse cucinato per cena, o visto l'orario, come spuntino delle 11 di sera.
Mika a quella domanda assunse uno sguardo birichino dal retrogusto colpevole che fece insospettire il greco. In un attimo mise da parte la stanchezza e lo scrutò a fondo, mani sui fianchi e occhiata indagatoria.
"Cosa nascondi?" chiese con un mezzo ghigno furbo avvicinandoglisi lentamente e facendolo indietreggiare appena.
Il riccio si lasciò andare ad una delle sue risate da fanciullo, arricciando il naso e portando le mani davanti al petto in difesa.
Poi con occhioni da gatto chiese docilmente "Non è che per caso potresti prestarmi la tua copia di chiavi di casa nostra?" sfoggiando quindi un sorrisone innocente.
Andy non ci mise che pochi attimi a collegare quella strana domanda all'espressione del libanese.
"Dimmi che non è per quello che sto pensando..." chiese il biondo con un'occhiata di palese saccenza.
L'alzatina di spalle e gli occhi nocciola che con un semicerchio finirono a fissare le sue scarpe gli diedero l'ennesima conferma.
Andy sospirò esasperato "Cinque! Cinque mazzi di chiavi in meno di un anno sei riuscito a perdere!" gli ricordò il paziente ragazzo prendendo posto in una delle sedie libere del tavolo.
"Non è colpa mi..." iniziò la frase Mika, prima di venire bloccato da un'occhiataccia eloquente, che lo fece tornare sui suoi passi "...ok sì, è colpa mia ma... non so che farci..." ammise sconsolato, sedendosi di fronte a lui.
"Allora? Me le presti?" tornò alla ribalta in giovane appoggiando un gomito al tavolo a sostenersi il viso.
Andy sospirò di nuovo "domani ne vado a fare una copia, anzi, facciamo pure una decina di copie, e poi te le do" acconsentì il greco lasciandosi andare ad uno sbadiglio.
Mika a quel punto si alzò dalla sedia prendendogli il viso tra le mani per lasciargli un lungo bacio e poi tornò verso il forno, dove estrasse il nasello alla mediterranea con pomodorini basilico e spezie, piatto tra i preferiti di Andy e perfetto per quell'ora tarda.
Il giovane cameraman sembrò riprendersi grazie al piacevole e spensierato trambusto che Mika era capace di portare con sé dovunque andasse.
A cena finita sbadigliò un paio di volte sopraffatto dalla stanchezza, ma tornò a concentrarsi sul suo ragazzo giusto un attimo dopo. Mika stava giocherellando con una foglia di basilico lasciata accanto al bordo, con sguardo assorto e fare pensieroso.
Portò una mano sopra il tavolo a fermare la forchetta con la quale stava torturando la povera fogliolina e cercò di indagare.
"A cosa pensi?" avanzò come primo tentativo.
Mika alzò il viso osservandolo per un breve istante "A una cosa... voglio parlartene domani, stasera sei stanco..." affermò frenato dalla visibile faccia esausta di Andy.
Il greco però, incuriosito dalla cosa, scosse la testa in diniego.
"Posso anche farmi tutta la nottata sveglio se ne hai bisogno..." ribatté premuroso senza battere ciglio.
Mika stette un attimo in silenzio mordicchiandosi il labbro con i denti, poi si decise che un discorso simile aveva bisogno di tutta l'attenzione di Andy e la tranquillità sua, quindi rimandò la cosa.
"Facciamo così... è mezzanotte, adesso andiamo a dormire e domattina non appena ti svegli ti racconto tutto, Ok?"
Andy a quelle parole sbuffò sonoramente lanciando un'occhiataccia offesa e contrariata al seguito della quale però dovette arrendersi ad uno sbadiglio bello grosso.
"Visto? Stai per crollare con la testa sul tavolo da un momento all'altro, testone!" lo rimproverò giocosamente il riccio, prima di lasciargli una stretta alle gote lattee.
"Non è vero!" controbatté di nuovo con fermezza prima di sbadigliare per l'ennesima volta.
Mika rise di cuore alzandosi dalla sedia e iniziando a sparecchiare il tavolo, seguito dal biondo che non ne volle sapere di andare a coricarsi prima di averlo aiutato a sistemare almeno il grosso del lavoro in cucina.
Quando anche l'ultimo piatto fu messo a lavare e la tovaglia riposta nel cassetto i due presero la via del soppalco, sbadigliando senza sosta entrambi.
Mika si stese a letto aspettando la svestizione del suo ragazzo che vide cambiarsi in una semplice maglia e pantaloncini leggeri. Dai lineamenti del suo viso trasparivano tutte le intense ore di lavoro che aveva affrontato recentemente ma dagli occhi assonnati il compagno riusciva senza sforzo a scorgere un luccichio di gioia.
Quando finalmente si buttò stremato tra le coperte, la prima cosa che fece fu farsi avvolgere dalle braccia spalancate di Mika che lo aspettavano amorevoli, avvinghiandosi a lui, stringendolo come un bambino stringerebbe il proprio orsacchiotto.
Il riccio non poté che sorridere al suo ragazzo così tremendamente arrendevole e coccolone e bearsi di quel momento così perfetto.
"Non credi di lavorare un po' troppo ultimamente?" chiese accarezzando la testolina bionda poggiata sul suo petto immobile ormai da alcuni minuti, persa nel tocco delicato delle sue mani.
"Forse un filino" rispose Andy con voce assonnata, spostando appena la posizione del capo così da sentire ancor meglio il ritmico e rilassante battito del suo cuore e portando la mano destra ad accarezzare i suoi pettorali appena accennati.
"Comunque sai che quasi quasi non ne faccio fare di copie alle chiavi? Così ogni volta che le perdi passi a trovarmi..." rifletté Andy tra uno sbadiglio e l'altro, sorridendo a quel momento.
Mika ridacchiò facendo risuonare la sua risata dritta nelle orecchie del compagno, che non poté trattenersi dal fare altrettanto.
"Sarei in Grecia una volta al mese come minimo... Con questa scusa anche più di una..." confessò portando una mano ad accarezzare la schiena del più piccolo.
"Affare fatto amore." sussurrò Andy ormai quasi caduto in stato di dormiveglia.
Mika, a sua volta stanco del volo che da Miami l'aveva portato ad Atene, gli augurò la buona notte con un ultimo bacio tra i capelli ramati, ricevendo in risposta un bacio tenero sul collo, che Andy gli lasciò insieme ad un appena accennato "Notte" prima di tornare nella sua posizione preferita e addormentarsi pacificamente tra le sue braccia.
La mattina successiva Mika si svegliò inaspettatamente prima di Andy.
Evidentemente le ore di sonno mancate, avevano su di lui un effetto letargico decisamente enorme.
Sbadigliò svegliandosi, restando però a contemplare il tepore delle coperte e dell'abbraccio di Andy che dalla sera prima non si era ancora sciolto.
Dopo una ventina di minuti, decise che avrebbe volentieri messo qualcosa sotto i denti e preparato la colazione per entrambi, quindi scostò il braccio del biondo dalla sua vita e cercò di sgusciare da sotto di lui per poter mettere piede fuori dal letto.
Come Andy sentì il ragazzo muoversi però si destò, avvinghiandosi ancora di più a lui e bofonchiando un "Non te ne andare" a cui Mika non poté che sorridere intenerito.
"Giuro che non me ne vado, scendo solo a preparare la colazione..." ammise il riccio sinceramente, lasciando un bacio del buongiorno al suo ragazzo.
Andy non era però troppo d'accordo con i piani che gli furono comunicati.
"Ieri hai detto che appena mi fossi svegliato, mi avresti parlato di quella cosa importante." gli ricordò stropicciandosi gli occhi e portandosi a sedere contro la spalliera del letto.
Mika sospirò, riconoscendo la verità in quelle parole. "Ho fame" comunicò però invece di iniziare il discorso.
Andy sbuffò appena dandogli un piccolo spintone affettuoso.
"Facciamo così, scendiamo di sotto e mentre facciamo colazione ti racconto..." cedette Mika, trovando un compromesso a metà strada tra il volere di entrambi.
Il biondo a quel punto si lasciò convincere e, ancora in tenuta da notte, entrambi presero la via della cucina, preparando una semplicissima colazione con le prime cose che capitarono loro sotto mano.
Quando furono seduti, Mika non fece in tempo ad imburrare la prima fetta di pane che Andy partì all'attacco, fissandolo assiduamente in posizione di ascolto.
Nel giro di pochi secondi ottenne l'effetto desiderato e il riccio con un sospiro lo accontentò: "E va beeene, inizio!"
Finito di spalmare il burro sulla fetta, prese il barattolo di marmellata ai frutti di bosco e stendendo con lentezza la deliziosa gelatina rossastra sullo strato bianco, incominciò il suo discorso.
"Sai c'è un altro motivo per cui sono venuto qui in questi giorni... A parte le chiavi e il voler passare a fare un giro..."
Andy socchiuse appena gli occhi, in ascolto attento di ciò che sarebbe seguito. Dal tono che aveva usato era certo si trattasse di qualcosa di importante. Annuì spronandolo a continuare, girando intanto il cucchiaio nel suo latte e miele.
"Riguarda il lavoro, riguarda me, e... un po' anche te, indirettamente." disse poggiando il coltello sul lato del piattino.
La curiosità di Andy a quelle parole crebbe a dismisura e nella sua testa iniziò a chiedersi che argomento importante potesse legare lui, Mika e il suo lavoro.
"È una cosa che ho in mente da tempo. Dalla mattina che sono volato a Montreal." spiegò con tranquillità, abbassando la testa a quelle ultime parole, che sapeva ancora ricordassero sprazzi non troppo idilliaci della loro storia.
Andy in silenzio ascoltava senza mancare una sillaba, continuando a girare inutilmente il cucchiaio nella scodella.
Mika si schiarì la voce e poi continuò "Questo album segna un grande cambiamento per me. Lasciando da parte la musica e i testi... Tutto quello che è successo a Paloma, alla mia famiglia, tra me e te... Non sono più la persona che ero prima di quest'ultimo anno e mezzo."
Spiegò retoricamente, ponendo l'accento sui cambiamenti inevitabili, conseguenti all'ultima porzione della sua vita. Andy aveva ovviamente notato la sua evoluzione e in tutta franchezza doveva ammettere che le sfumature nuove del suo modo di essere glielo facevano amare ancora più di prima.
Annuì comprensivo annuì con un dolce sorriso facendogli capire di proseguire.
"Questo è un discorso che io e te ci siamo già ritrovati a fare, più di una volta" comunicò in piena franchezza, facendo aguzzare la memoria al greco, che iniziò immediatamente a tracciare nella memoria, discorsi importanti lasciati a metà con lui.
Poi in una semplice affermazione, esternò velocemente i suoi propositi, quasi avesse paura a prendersi tempo, spiegando con calma.
"Vorrei parlare chiaramente di me stesso e di tutto ciò che c'è nelle mie canzoni, nella mia vita e nel mio mondo, smettere di nascondermi..." concluse rapidamente, abbassando la voce sule ultime sillabe, quasi avesse timore qualcuno oltre a loro potesse udirle.
Andy lo fissò senza dire una parola per alcuni lunghi instanti, fermando il movimento circolare della mano, facendo cessare così anche quel lieve stridio del metallo del cucchiaio contro la ceramica della tazza.
Il silenzio che li avvolse sembrò per un attimo pesante e fragoroso.
Mika percepì una lieve agitazione farsi spazio nel petto e si sentì in dovere di proseguire e aggiungere altre parole, per chiarire meglio il concetto, e renderlo inequivocabile.
"La prossima volta che mi verrà chiesto di spiegare o sottinteso di più riguardo alle voci che già circolano su di me e sul mio orientamento, dirò espressamente la verità." Dichiarò, componendo velocemente la frase, con una fermezza che stupì anche sé stesso.
"È un passo che voglio fare e credo di essere pronto." spiegò a difesa delle sue ragioni, spostando gli occhi per un breve istante, ma tornando su Andy solo un secondo dopo "ma non muoverò un passo senza prima sapere che ne pensi, e sapere che questo è quello che vuoi anche tu" mise bene in chiaro concludendo il suo monologo e scrutandolo con comprensione e risolutezza, lasciando che a quel punto la parola passasse a lui.
Andy a discorso terminato si estraneò per un istante dal mondo esterno e si perse a ragionare intimamente. Silenziosamente soppesò nella sua mente il significato e le implicazioni di quella proposta che, ne era certo, sulla vita lavorativa e non di Mika avrebbe potuto avere un impatto non da poco.
Ne avevano parlato in precedenza, innumerevoli volte,: per anni quel discorso si era insinuato nelle loro chiacchierate più o meno spensierate e ogni volta il moro gli aveva ricordato come presto o tardi avrebbe voluto affrontare la cosa con il mondo esterno.
Non pensava quel momento sarebbe arrivato tanto presto, la cosa un po' lo metteva in apprensione, ma se lui si sentiva finalmente pronto per fare un passo tanto importante, di certo non sarebbe stata la sua opinione a impedirglielo.
Andy sapeva che una dichiarazione di quel tipo avrebbe immancabilmente dato inizio ad una caccia serrata al possibile ed eventuale compagno della popstar e che quindi la vita tra lui e Mika avrebbe potuto farsi più complicata.
Non era stupido, sapeva benissimo che la sua tranquilla vita da sconosciuto cameraman avrebbe potuto finire sbattuta in una delle tante inutili pagine di gossip, di cui il mondo sembrava sentire così ardentemente il bisogno; una ipotesi simile non lo lasciava indifferente, anzi, lo faceva proprio rabbrividire a dismisura, ma se c'era una cosa che aveva imparato in anni di relazione con Mika, era che la sensazione di prigionia, di costrizione ed impedimento era la sua rovina più grande, capace di tramutarsi in una morsa che poteva portarlo a perdere cognizione di sé e cercare una via di fuga lontano da tutto e da tutti.
Non che avesse intenzione di farlo, ma era conscio che negargli il consenso di una cosa tanto importante, avrebbe significato minare il loro rapporto più di quanto, con tutta probabilità, avrebbe potuto mai arrivare a fare un'intrusione nel loro piccolo mondo.
Comunque Andy avesse finito per decidere, sapeva per certo che doveva aspettarsi gli effetti delle sue scelte per parecchi mesi, se non anni, a venire.
Perso nelle sue riflessioni contorte, Andy si prese più tempo di quanto non avrebbe voluto e quando ritornò coi piedi per terra e riportò gli occhi al ragazzo che gli stava di fronte, si sentì quasi in colpa.
Mika si stava infatti mangiucchiando le unghie delle mani una dopo l'altra, in fervente e ansiosa attesa di un cenno da parte del compagno.
Come Andy lesse il timore e la speranza dall'espressione tirata del suo viso, si affrettò a prendere la decisione frutto dei suoi divagamenti mentali e immediatamente gliela comunicò.
"Non ho nulla in contrario" affermò quindi sicuro, corredando la risposta con un sorriso fiero e uno sguardo di ammirazione dai quali Mika sapeva avrebbe tratto il significato pieno di quella scelta.
Mika strabuzzò gli occhi incredulo e a quel punto si lasciò andare, espirando rumorosamente e gettando la testa tra le mani in un "Oh mamma mia grazie! Mi hai fatto perdere 3 anni di vita!" condendo il tutto con una risata liberatoria.
Andy venne contagiato da quella contentezza, sorrise felice portando una mano a lasciargli un buffetto su una guancia, approfittando poi della posizione per rubare una fetta di pane con burro e marmellata dal suo piatto, addentandola soddisfatto.
"Ehhiiiii! Quella era mia!" si lagnò Mika vedendo sparire parte della sua colazione in bocca al suo ragazzo.
"Hai detto bene, era!" rimarcò il biondo dopo aver ingoiato il primo boccone, prendendone un secondo.
Il libanese sbuffò addentando la seconda fetta prima che anche quella facesse la stessa fine.
"D'ora in poi condivideremo tutto quello che succederà... io intanto inizio dalla tua colazione..." buttò lì stemperando il clima ancora lievemente teso che quella questione aveva portato alla tranquilla mattinata.
Finirono di mangiare battibeccando un po' su tutto quello che passava loro per la testa, poi si sedettero in veranda a godersi il caldo sole primaverile, in completo relax.
Dopo un lungo momento di silenzio, bellamente distesi sulle chaise-long Mika titubante parlò: "Sei sicuro Andy?"
Il greco afferrò subito il riferimento e si voltò verso il suo ragazzo, aprendo gli occhi e squadrandolo con fare serio.
"La domanda che mi sono fatto per decidere il da farsi non è stata se ne fossi sicuro..." rifletté il ragazzo molto sinceramente, "...ma se ne valesse la pena..." continuò facendo rimanere Mika per un attimo interdetto.
"E mi sono risposto che sì, ne vale la pena in tutto e per tutto. Ti amo come non ho mai amato nessuno e quindi sì: sono sicuro di voler affrontare tutto il casino che ne potrebbe conseguire, perché se è quello di cui hai bisogno, è giusto che tu lo faccia. Se sei pronto tu, mi basta."
Mika a quella parole rimase a bocca spalancata senza riuscire a fare altro se non sbattere le palpebre più volte, incredulo.
Una dichiarazione così forte da lui non se la aspettava proprio. Lui che con le parole diceva di non saperci fare.
Quello a rimanere senza una sillaba da spiccicare a quel punto fu lui.
Dopo un attimo di shock si alzò dalla sua comoda posizione e si portò davanti a Andy, sedendosi in braccio a lui e baciandolo con trasporto per ringraziarlo silenziosamente di aver compreso e di aver fatto quello che sapeva essere per lui un enorme sforzo.
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...