"6 biscotti...." Puntualizzò con sguardo eloquente, alludendo a poco prima, raccogliendone uno dal tavolo e mangiandolo avidamente, spargendo briciole ovunque.
Mika a quel punto si lasciò andare ad un luminosissimo sorriso, rubandone uno a sua volta, comprendendo finalmente ciò che Andy aveva tentato di dirgli prima e che lui aveva travisato completamente, troppo intento a saziarsi per ascoltare.
-*-*-*-*-*-
Gennaio fuggì, tra una cosa e l'altra, alla velocità della luce e Mika ricominciò a girare come una trottola per il mondo. A fine mese si trovava in Italia per la promozione del suo album e una sera finiti i tour de force in radio il suo manager italiano lo mise al corrente di ciò che aveva in mente e delle varie proposte di concerti ed eventi che aveva ricevuto.
"... e poi ci sarebbe anche un'altra cosa: XFactor Italia sta cercando un giudice straniero e ha pensato a te." Concluse la lista chiudendo quindi l'agendina.
Mika smise di annuire alla vagonata di informazioni ricevute di cui se n'era già dimenticato metà e si voltò verso Giulio con fare scettico.
"Aspetta, ripeti l'ultima cosa che hai detto?" chiese incerto di aver compreso fino in fondo la questione.
"XFactor Italia ti vorrebbe come giudice" ripeté concisamente affinché fosse cristallino.
Il manager attese qualche attimo che Mika passò con sguardo fisso e assorto davanti a lui, poi continuò.
"Non te lo aspettavi eh? Beh nemmeno io ad esserne sincero" affermò l'uomo neutralmente, pour parler.
L'italiano non poteva saperlo, ma nella testa di Mika stava avendo luogo una vera e propria battaglia interiore.
Quella proposta gli era stata fatta già altre volte. In Francia l'anno prima gli avevano proposto di fare il coach a The Voice, in Inghilterra per ben 4 volte lo avevano voluto come giudice proprio a XFactor e sempre in Inghilterra gli era stato proposto un nuovo talent show musicale appena nato.
Aveva bocciato ogni singola proposta nel momento stesso in cui ne era stato messo al corrente.
Ora invece stava valutando l'idea. Per lui era già un passo avanti enorme.
Inoltre doveva tener fede alla promessa che si era fatto di voler affrontare le sue paure e provare nuove avventure e quella beh... rispondeva esattamente ai criteri che si era posto.
Sarebbe stata una cosa completamente nuova, in un paese per lui completamente nuovo, si trattava di fare tv, che era una cosa che aveva sempre evitato con tutto sé stesso e che gli faceva paura come poco altro, avrebbe dovuto affrontare le telecamere puntate in faccia per ore e ore, cosa che aveva sempre detestato, e come se non fosse abbastanza sarebbe stato alle dipendenze, seppur indirette, del suo adoratissimo Simon Cowell. Al sol pensare quel nome venne pervaso da un moto di fastidio...
La mano del suo manager che gli veniva agitata davanti agli occhi lo riportò al pianeta Terra pur restando completamente immerso in quell'offuscamento di pensieri tipico di quando una nuova idea entrava in contatto con la sua mente.
"Interessante" esordì alla fine mettendo al corrente il mondo esterno di ciò che stava pensando.
Giulio lo squadrò stupefatto. "Ti interessa?" chiese un attimo basito dalla risposta positiva del ragazzo che poteva dire sinceramente di non avere assolutamente preso in considerazione.
"Sì... Vorrei sapere i dettagli..." confermò avanzando la richiesta di capire più a fondo cosa comportasse un'eventuale sua partecipazione. Aveva visto il programma da spettatore, aveva provato a parteciparvi da ragazzo, venendo buttato fuori dopo aver intonato mezza strofa, ma non aveva idea di come funzionasse dal punto di vista organizzativo e non sapeva minimamente che compiti avessero i giudici, e cosa comportasse a livello lavorativo.
"Certamente!" lo rassicurò il manager. "Vedo di fare un paio di chiamate e poi ci sentiamo nei prossimi giorni" gli spiegò "Per te in Italia sarebbe promozione allo stato puro!" lo incitò entusiasta già festante all'idea di accompagnarlo in un progetto simile.
Mika ci pensò parecchio nelle ore seguenti ma nei giorni che si succedettero ebbe talmente tanti impegni che finì per dimenticarsene completamente. Quando Giulio infatti lo chiamò ormai una settimana più tardi, ci tenne un attimo ad afferrare di cosa stesse parlando l'italiano.
Il ragazzo gli spiegò per filo e per segno ciò che una sua partecipazione al programma avrebbe comportato in termini di tempistiche, di impegni, di vincoli, di promozione, di regole, di compenso, elencando tutta una serie di cose che Mika si appuntò distrattamente su un foglio trovato sul tavolino del suo camerino nel backstage di un'arena francese.
"Ti mando comunque tutto per mail, così rivedi ogni cosa con calma e hai tempo di fare le tue considerazioni" gli comunicò concludendo la chiamata con un "Attendo tue notizie"
Quando una volta terminata la conversazione bloccò il cellulare e lo ripose distrattamente sul tavolo, prese in mano il foglio per dargli una veloce lettura.
- risposta entro marzo
- audizioni maggio-giugno x4 weekend
- bootcamp+homevisit luglio x 2 weekend
- contratto con sky x1 anno
- fine settembre-dicembre x 8 live
- giorni lavorativi 3/4 x sett
- compenso con interprete/senza
La sua attenzione si soffermò sui periodi lavorativi, per maggio e giugno non aveva ancora le date definitive del tour e poteva conciliare le cose, aveva agosto e settembre liberi il che gli avrebbe permesso di progettare le ferie con Andy e con la sua famiglia per festeggiare il suo 30esimo compleanno, aveva il vincolo solo per un anno quindi avrebbe potuto concludere quella avventura una volta finiti i live senza essere legato a lungo, nel periodo invernale poi, non gli sarebbe dispiaciuto restare qualche mese nella più mite Italia e magari poteva chiedere a Andy di raggiungerlo. Il dover lavorare solo 4 giorni a settimana inoltre gli avrebbe permesso di dedicarsi anche ad altri impegni, scrivere l'album nuovo per esempio.
Arrivò quindi all'ultimo appunto che si era fatto. Il compenso che Giulio gli aveva comunicato faceva decisamente gola, soprattutto quello che non prevedeva l'azione di un interprete al suo fianco.
E fu in quel momento che il libanese si rese conto di un altro piccolo dettaglio che fino a quel momento aveva tralasciato: il programma era in italiano!
Si portò una mano tra i ricci un attimo spaesato, quello non era per nulla un dettaglio, era una faccenda enorme!
Inspirò un paio di volte mettendo ordine nella sua testa, percependo il ritmo cardiaco più accelerato di quanto si fosse aspettato. Paura! Ecco cos'era quella cosa che lo stava avvolgendo così subdolamente.
Si prese un attimo per ragionare, ma l'ossitocina già in circolo nelle sue vene lo stava irrimediabilmente annebbiando. Conosceva quella sensazione, aveva dimestichezza con quell'ormone. Era lo stesso che il suo corpo pompava nelle sue vene a ritmi incontrollati ogniqualvolta ciò che stava per affrontare lo metteva in difficoltà ed era lo stesso che una volta superato l'ostacolo inziale si trasformava in adrenalina e lo faceva esplodere in tutta la sua magnificenza.
Era lo stesso feeling di ansia che aveva prima di uscire allo scoperto su un palco davanti a decine di migliaia di persone e lo portava a compiere il passo decisivo, quello che lo spingeva a lanciarsi da uno sperone nelle acque cristalline di un canyon, a scalare vette in pieno inverno o ad avvicinarsi alle labbra del ragazzo di cui si era invaghito.
In ognuno di questi casi provava un'immensa paura l'attimo prima e un'immensa sensazione di gratificazione, gioia, orgoglio e appagamento un frangente più tardi.
E in ognuna di queste occasioni sapeva anche che doveva agire al più presto, prima che la paura si tramutasse in panico e lo immobilizzasse irrimediabilmente.
Per questo motivo prese il cellulare e scrisse un veloce sms a Andy, che sapeva in quel momento al lavoro.
"Ho deciso cosa farò quest'anno!!" e una frazione di secondo più tardi a Giulio "Accetto! Ps. Procurami un bravo insegnante di italiano!"
.
Dopo tre settimane in tour per l'Europa Mika fece ritorno a casa per rifare le valigie e partire alla volta di Los Angeles.
"No ma aspetta..." chiese Andy poggiando a terra la ciotola di cibo per Melachi nell'angolo più distante della cucina e tornando verso i fornelli, dove Mika stava cospargendo di olio la padella per le cotolette.
"Questo significherebbe che dovrai stare in Italia per quanti mesi?" chiese cercando di mettere a fuoco il progetto di cui il suo ragazzo gli stava parlando e che avrebbe ridefinito non poco i piani dell'anno appena iniziato.
"Non è detto che ci debba stare mesi interi... Anche perché tutte le parti preregistrate occupano alcuni week-end ma in periodi separati.." spiegò meglio intingendo un pezzetto di carne per controllare la temperatura dell'olio.
Andy si appoggiò distrattamente al ripiano accanto ai fornelli, adocchiando le bollicine di olio che piano piano ricoprivano il perimetro della briciola di impanatura.
"E l'italiano lo impareresti quando?" chiese di nuovo, stavolta alzando gli occhi sul suo viso.
"Giulio è alla ricerca di un insegnante di italiano che mi seguirà in tour. Ho tre mesi prima delle audizioni! Quella è la parte che mi mette più ansia!" si precipitò a confessare Mika portando una bistecca dal piatto alla padella e muovendola piano, senza staccare gli occhi dal fornello.
Andy ridacchiò a quel tono quasi spaventato, rubando un pezzo di carota tagliuzzato dalla scodella accanto.
"Ah perché invece stare sotto l'obiettivo delle telecamere per ore e ore non ti mette in agitazione?" chiese con un ghigno squadrandolo di sbieco, certo di sapere il fatto suo.
"Ma vattene un po' a farti friggere!" sbottò il riccio brandendo la palettina bucherellata con la quale stava girando le cotolette e puntandola verso di lui.
Andy fece un paio di passi alla sua sinistra, allontanandosi dal moro, tornando poi a puntellarsi con le mani al ripiano in marmo sopra i cassetti.
"Penso di avere una decina di giorni liberi verso marzo... Potrei seguirti in tour..." affermò facendo mente locale sui suoi periodi lavorativi e accennando la sua proposta mettendo bene in mostra il suo sorriso schernitore.
Mika si voltò e in un attimo colse il tono canzonatorio del biondo, accigliandosi e rispondendo con un "Non ti voglio!!" secco e risoluto a cui Andy replicò con una sonora risata.
"Ne riparleremo a tempo debito, miciotto" ribatté prendendolo in giro con quel nomignolo da lui tanto odiato, sicuro che quando si fosse ritrovato nel marasma del tour a dover anche far fronte a costanti lezioni di lingua, avrebbe finito per implorarlo di raggiungerlo.
"Piuttosto di avere uno stronzo come te pronto a sfottermi, mi porto dietro tutte e tre le mie sorelle e anche mio fratello!" lo rimbeccò fingendosi offeso e spegnendo il fuoco sotto alla padella, portando il cibo pronto in tavola.
Entrambi presero posto al tavolo, seguiti da Mel che si accucciò tra le gambe dei due padroni in attesa di qualche pezzetto di carne volante.
La cena proseguì senza ulteriori battibecchi data anche l'imminente partenza del riccio.
Mika gli mostrò le foto della casa di Miami che Yasmine gli stava mandando in quei giorni euforico e fiero come un bambino con la sua creazione. "Non vedo l'ora di vederla" asserì gioiosamente scorrendo le immagini.
Andy sollevò un sopracciglio con fare poco convinto. "Ok che è figo avere una casa a Miami ma sono quattro muri spogli, per ora..." affermò puntualizzando come i lavori di ristrutturazione che avevano dovuto intraprendere per porre rimedio alle condizioni pessime in cui certe parti della struttura versavano, avevano ridotto la casa alle fondamenta, che stavano ricostruendo proprio in quei giorni.
Mika allora scorse indietro dell'album di fotografie del suo iphone andando a cercare le immagini del progetto, ricevute qualche mese addietro e mostrandole a Andy con fierezza.
"Quando sarà così non la prenderai più in giro!" puntualizzò zumando sulla facciata che dava sul retro, abbellita da archi e colonne, difendendo a spada tratta il progetto suo e di Yasmine.
Andy ridacchiò annuendo e dando ragione al compagno "Guarda come la prende sul personale..." disse poi con una punta di ironia e un sorriso affettuoso, ricevendo una linguaccia.
.
Febbraio e l'inizio Marzo trascorsero veloci tra spostamenti di vario tipo per via di tour e promozione.
Mika si era alzato quel giorno di buon umore, ma aveva finito per ritrovarsi a mezzogiorno con un'emicrania da paura e una voglia di uccidere qualcuno che da tempo non provava.
L'insegnante di italiano che aveva preso in prova da una manciata di giorni lo stava letteralmente tirando matto. Anche quella mattina, alzatosi presto dopo essere rincasato alle 3 del mattino dal concerto della sera prima, aveva sorbito 3 ore di italiano durante le quali il milanese lo aveva tartassato di esercizi scritti di grammatica.
Inutile dire che dopo meno di un'ora di coniugazione di verbi in ARE ed ERE aveva iniziato a scrivere castronerie e a temperare la matita ogni 10 minuti solo per guadagnare tempo e staccare per un momento gli occhi dal libro.
Gli sembrava di essere tornato alle elementari. Alla richiesta di poter fare gli esercizi a voce poi, l'uomo gli aveva gentilmente risposto che se tutto il mondo imparava le lingue sui libri non vedeva il motivo per cui loro dovessero fare le cose diversamente.
Quando poi aveva ricevuto un messaggio da Andy ed aveva afferrato il cellulare, contento di rispondergli e focalizzare un attimo l'attenzione su qualcosa di diverso, l'uomo lo aveva squadrato con fare infastidito, rammentandogli come non si dovesse perdere in distrazioni, già che quel giorno sembrava andare più a rilento del solito.
Il risultato a fine lezione fu che i verbi che lo avevano torturato per tutta la mattina aveva finito per confonderli, che la sua testa gridava vendetta e che sul cellulare del suo manager italiano era comparso un messaggio chiaro e irremovibile: "Ho licenziato il mio insegnante di italiano, quando hai tempo trovamene un altro, grazie."
Dopo aver dormicchiato per una mezz'oretta, o almeno averci provato, si mise in posizione seduta, portando una mano alla testa e sospirando dolorante, alzandosi poi dal divanetto della sua stanza d'hotel, deciso a mettere fine a quello strazio con un antidolorifico prima di mettere piede fuori dalla camera per l'ennesimo round di promozione.
Dopo aver inghiottito la pastiglia ed essersi accomodato di fronte alla finestra che dava sulla città, si perse per un attimo a rimirare la vista di Salt Lake City davanti a sé e un bagliore improvviso si fece spazio nella sua memoria.
Proprio in quella città alcuni anni prima, aveva tenuto uno dei concerti che ricordava con maggiore nostalgia.
Non si ricordava che anno fosse, si ricordava solamente la data: era il 31 gennaio e Andy gli aveva fatto trovare nella loro camera una riproduzione del laghetto di Richmond dopo che avevano passato il pomeriggio in un magazzino strapieno delle più improbabili cianfrusaglie di ogni forma e dimensione, con cui avevano decorato il palcoscenico per ovviare alla mancanza di scenografia provocata da una bufera di neve che aveva bloccato i suoi camion sulle montagne del Colorado.
Sorrise ripensando a quella serata magica, alla delusione per un concerto da annullare, trasformata dalla geniale creatività del suo team in una delle serate più belle che si ricordassero.
Un moto di nostalgia improvviso lo attanagliò quindi. Quelli erano i tempi d'oro della sua vecchia squadra, di quei mattacchioni di Cherisse, Jerry, Nick, Mike e compagnia che non facevano passare giorno senza uno scherzo o una risata. E poi ovviamente erano i bei tempi in cui Andy ancora lavorava per la Universal e quindi per lui, cosa che gli permetteva di girare il mondo l'uno accanto all'altro. Quella era senza dubbio l'aspetto che più gli mancava.
Certamente c'erano stati momenti difficili in cui nonostante i battibecchi e talvolta i veri e propri litigi, avevano dovuto lavorare fianco a fianco, fingendo indifferenza, ma i 4 anni di tour vissuti insieme erano stati costellati da una quantità indescrivibile di giorni indimenticabili e meravigliosi in cui la coppia che erano, si era forgiata a poco a poco.
Sorrise senza rendersene conto, al pensiero delle parole che Andy gli aveva rivolto quando poco tempo prima, nella loro cucina di Londra, il biondo aveva avanzato la proposta di raggiungerlo in tour, che lui aveva declinato con fare stizzito, certo che le prese in giro per ciò in cui si era finito per imbarcare sarebbero piovute come pioggia in autunno.
"Ne riparleremo a tempo debito" gli aveva risposto con un ghigno saccente, aggiungendo quell'appellativo da lui tanto mal sopportato, che avrebbe in quel momento tanto voluto sentire uscire dalle sue labbra.
Fu forse per quella ragione che rigirandosi tra le mani il cellulare finì per cercare la conversazione whatsapp del suo ragazzo e scrivergli senza troppo rifletterci.
"Quando sei libero dal lavoro?" chiese come se stesse parlando con una persona distante una decina di chilometri al massimo, che si vuole invitare distrattamente a cena.
Andy a Londra aveva da poco finito di lavorare e si trovava in un pub con i colleghi per una birra prima del week-end. Quando lesse il messaggio che gli fu recapitato si aprì in un mezzo sorriso, lasciando perdere per un momento la conversazione con gli amici.
Posò la birra e poi si mise a digitare frettolosamente con entrambi i pollici sullo schermo del suo iphone, recente regalo proprio del destinatario del messaggio.
"Dimmi... Come potrebbe interessarti saperlo, dal momento che sei in tour dall'altro lato del pianeta e ci resterai ancora per un mese abbondante?" chiese aggiungendo alla fine una faccina perplessa e una linguaccia, riponendo il cellulare sul tavolo in attesa della sua risposta.
Sapeva di avere il coltello dalla parte del manico e sapeva che il compagno ne era perfettamente conscio. La cosa gli piaceva da impazzire.
Mika rimase in attesa della risposta, senza staccare gli occhi dalla minuscola scritta grigia "sta scrivendo..." comparsa appena sotto le quattro letterine del nome del suo compagno, scritte in alfabeto greco.
Andy infatti aveva cambiato per scherzo il suo nome all'interno della rubrica del fidanzato un giorno che il telefono era finito nelle sue mani e a Mika era piaciuto talmente tanto vedere quelle letterine arrotondate e così particolari, che aveva deciso di tenerlo così.
Quando la risposta del compagno apparve nella tipica nuvoletta grigia sospirò, cogliendo perfettamente il tono schermitore nascosto tra le righe. In una giornata qualunque gli avrebbe risposto a tono, duellando sapientemente in quella loro personale battaglia, ma l'inizio di giornata inconcludente e burrascoso ed il conseguente mal di testa, gli avevano prosciugato completamente la sua onnipresente e pulsante vena ironica.
"Sì, hai vinto tu Andy." Scrisse inviando subito. "Quando riusciresti a raggiungermi?" aggiunse poi formando una seconda casellina verde sotto cui apparve una minuscola spunta che si raddoppiò un secondo più tardi.
Andy sorrise sornione non appena vide comparire la notifica dei messaggi ricevuti, ma non appena lesse il contenuto, il suo fare giocherellone si affievolì.
Quella risposta non era da Mika. O meglio, era da Mika quando era stanco, irritato, depresso, malinconico o comunque non nel suo solito stato d'animo gaio.
"Che succede?" chiese quindi diretto, già sapendo che con tutta probabilità il riccio avrebbe sviato la questione riproponendo la domanda che gli aveva fatto poco prima.
La risposta che ben conosceva non ci impiegò che una manciata di secondi infatti, ad attraversare l'Atlantico ed atterrare a Londra.
"Giornata no. Quando riusciresti?" Andy sospirò leggendo, per lo meno non aveva negato, ma non gli aveva comunque dato la spiegazione che voleva, e come previsto aveva sapientemente avanzato nuovamente la domanda per cui quella conversazione era iniziata.
Iniziò a digitare la risposta nella chat ma poi cambiò idea.
STAI LEGGENDO
Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...