Si erano mancati. Tutto quello gli era mancato pesantemente. Il potersi, toccare, sfiorare, percepire. Il profumo dell'altro che nessuna tecnologia all'avanguardia poteva riprodurre, la delicatezza delle carezze e l'irruenza di certi gesti solo loro.
Se c'erano delle emozioni non condivise, delle cose non dette, passarono in secondo piano, e quando quasi all'alba stanchi si addormentarono, nell'aria non c'era altro che serenità e amore.
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Gli ultimi giorni di tour in giro per la Spagna volarono in un batter d'occhio e la tanto agognata data del 18 agosto si presentò con puntualità, per la felicità di tutti quanti.
Dopo aver festeggiato post concerto con la crew, il mattino del giorno successivo, Mika e Andy si imbarcarono su un aereo con destinazione Sardegna, mentre gli altri ragazzi si recarono ognuno in una diversa località, di mare o di montagna, finalmente liberi dal lavoro.
Il caldo cocente che li accolse nella bella isola italiana, li mise immediatamente di buon umore.
Mika passeggiava lungo gli scogli arrotondati accanto alla battigia, nella piccola baia deserta in costume scuro e infradito, beandosi del caldo sole che gli accarezzava la pelle. "Amo questo paese!
Prima o poi voglio farmi una mega vacanza in Italia!" affermò con una certa enfasi, alzando gli occhiali da sole per godersi la vista della miriadi di sfaccettature di azzurro che l'acqua cristallina gli rimandava.
"Sì però magari ci addentriamo in qualche zona collinare di vigneti, che il mare blu c'è uguale anche in Grecia" propose il biondo con una linguaccia, fingendo un'aria saccente da dietro gli occhiali da sole, gli stessi che Mika gli aveva regalato tre anni prima all'aeroporto, in partenza per la loro prima vacanza insieme in terra ellenica.
Mika rise e proseguì poi fino ad un minuscolo noleggio di canotti, salvagenti e materassini poco lontano.
"Ci sono i canotti! Ho capito come trascorrerò la giornata!" disse infatti raggiungendo a corse la baracchina dove un signore sulla sessantina se ne stava a trafficare con una specie di macchinario ad aria compressa.
"Ma daaaai!" Andy cercò di farlo desistere ma ormai era già partito in quarta. Se lo conosceva bene abbastanza, avrebbe noleggiato uno di quei cosi gonfiabili ed avrebbe trascorso il tempo a fluttuare tra le onde, senza sguazzare nelle acque cristalline per un solo secondo. Lui ed il suo patologico ripudio del mare aperto.
Arrivato dal signore in pantaloncini e maglietta, Mika gli si rivolse, parlando lentamente affinché potesse capire meglio il fluente inglese, e chiedendogli un canotto.
L'uomo lo squadrò con aria confusa esprimendosi in uno sgangherato "I don't speak English" dallo spiccato accento sardo, facendogli capire di non aver compreso una singola parola.
Andy a quel veloce scambio di battute gioì sorridendo beffardo, avvicinandosi ai due per udire meglio ciò che sarebbe uscito dalle loro bocche.
Il signore lentamente chiese qualcosa a Mika in italiano e quest'ultimo dopo un primo attimo di smarrimento si aprì in un sorriso e gli rispose affermativamente indicando con la mano dietro al noleggiatore.
I due si scambiarono piccole frasi, apparentemente chiare per entrambi e dopo pochi attimi, il riccio si ritrovò tra le mani un enorme canotto arancione e un paio di remi.
Andy lo vide arrivare verso di lui con un sorrisone a 32 denti ed un'aria soddisfatta, imbracciando il canotto da una parte e tenendo i remi con l'altra mano.
"Missione compiuta" pronunciò fieramente. Andy si passò una mano sul viso sconsolato.
"Come diamine...? Tu l'italiano non lo parli!" affermò ancora incredulo di come fosse riuscito a farsi capire senza apparente sforzo ed ottenere ciò che voleva in tempo zero.
"Vero. Ma lo spagnolo si somiglia molto..." ribatté il riccio con una linguaccia ed uno sguardo furbo.
Parlando il signore italiano e lui spagnolo si erano infatti intesi quel tanto che bastava per raggiungere l'obiettivo.
Arrivarono quindi vicino al mare, dove le tranquille onde si scontravano ritmicamente contro gli scogli scuri.
Abbandonati occhiali, magliette e borse sulla riva entrambi presero a osservare le acque limpide screziate di cobalto. Andy notando come la profondità dell'acqua fosse piuttosto buona decise che non vi era modo migliore che iniziare la giornata con un tuffo. Prese una leggera rincorsa e prima ancora che Mika se ne rendesse conto, il biondo stava già sguazzando allegramente in mare.
Il riccio invece se ne stava in contemplazione. Stava cercando di capire come entrare in acqua a bordo del canotto possibilmente senza bagnarsi neanche un centimetro di pelle.
Con cautela afferrò il gonfiabile e lo posizionò in acqua, trattenendolo a sé con la corda legata ad un'estremità. Andy, intento a muovere le gambe per rimanere a galla, lo osservava ridendo sfacciatamente della sua goffaggine.
Con un passo ben calcolato il moro salì a bordò del canotto, dandosi con il piede una piccola spinta che potesse farlo avanzare di qualche metro verso il centro della baia.
"Sembri Jack Sparrow, sei ridicolo uguale!" rise il greco posizionandosi poi a stella marina sulla superficie dell'acqua e godendosi il lento cullare delle onde.
Mika era perfettamente riuscito nel suo intento: se ne stava comodamente a bordo della sua minuscola imbarcazione, fluttuando tra le acque scure, completamente all'asciutto.
Si guardò attorno per un lungo attimo, assorbendo ogni sfumatura di quel panorama sublime dell'isola italiana, poi si sdraiò in tutta la sua lunghezza, lasciandosi trasportare dal calmo movimento delle onde, mentre il sole caldo del mattino gli donava una sensazione di piacere e relax bramata da tempo.
Il biondo invece approfittò di quel momento di solitudine per nuotare al largo ed esplorare la piccola baia deserta di turisti, in cui regnava una tranquillità quasi surreale.
Il mare per lui era più di un semplice specchio d'acqua dove sguazzare in vacanza. Rappresentava una forma d'arte, espressione della natura. Lo amava in tutte le sue forme, in tutte le stagioni, adorava tutte le colorazioni che era in grado di assumere: dal blu scuro di cui si tingeva nelle notti di luna piena, all'azzurro cristallino delle onde baciate dal sole e riflesse nella sabbia chiara, all'indaco grigiognolo di cui prendeva le sfumature prima di un temporale, al violaceo che poteva scorgere quando nelle notti di tempesta veniva illuminato per sfuggevoli secondi dai lampi di luce.
La voce del mare lo aveva cullato fin da bambino. Dalla sua cameretta poteva intuire se fosse una bella giornata di sole, una nuvolosa e ventosa mattinata o se un acquazzone stava per abbattersi sulla costa, semplicemente ascoltando il rumore delle onde. Il rombo che Poseidone gli donava poco prima di scatenare una tempesta o durante l'abbattersi di quest'ultima, gli dava una sensazione di benessere che pochi potevano capire.
Amava tutte le forme di vita che poteva avere la fortuna di incontrare sotto la sua superficie. Era un mondo nascosto, da scoprire con delicatezza e pazienza. Con suo padre se ne stava ore e ore sott'acqua, praticando snorkeling e cercando di cogliere anche il minimo guizzo argentato di un pesciolino che velocemente gli passava accanto o il sinuoso movimento delle meduse.
Si addentrò nuotando sott'acqua, immerso in quell'universo dai suoni ovattati e aprì gli occhi limpidi e azzurri incontrando dopo pochi attimi un gruppetto di pesciolini che nuotavano in sincrono. Tornò in superficie con un enorme sorriso soddisfatto e lasciò che i raggi del sole gli baciassero il viso e gli infondessero tepore. Si sentiva completo.
"ANDYYY!" la sua riflessione paradisiaca venne troncata da un urlo non troppo distante che risuonò nella tranquilla baia in maniera così brusca quanto inaspettata.
Si voltò alla sua destra e notò Mika a bordo del canotto che a qualche decina di metri da dove si trovava lui, si sbracciava imperterrito nella sua direzione, urlando il suo nome a pieni polmoni.
"Cosa urli?!" gli si rivolse il greco alzando un po' la voce affinché lo sentisse, standosene fermo in mezzo alla baia con un risolino di scherno.
"Ma non vedi??! Questo coso sta prendendo il largo! Vieni a prendermiiiiiii!" gridò di nuovo il riccio, intimandolo fermamente di andare in suo soccorso.
Andy continuò a ridere, fregandosene del suo tono quasi istericamente impaurito.
"Hai i remi! Usali!" gli rispose secco tornando a guardarsi attorno.
Ma il ragazzo continuò, non senza una vena colpevole nella voce. "Li ho lasciati a riva...!" lo informò.
A quel punto Andy sbuffò e capì che se non voleva rischiare di farsi qualche centinaio di metri a nuoto, era meglio assecondare le sue richieste.
Con nemmeno un minuto di bracciate a delfino, il ragazzo fu a ridosso del canotto, dove si appese con le braccia, riprendendo fiato.
Mika immediatamente si sporse verso di lui lasciandogli un bacio e poi afferrò la corda che galleggiava sull'acqua e gliela porse.
Andy lo guardò un attimo perplesso e quando capì quali fossero le sue intenzioni aggrottò le sopracciglia e stizzito lo rimproverò: "Scordatelo! Non trascinerò il canotto a riva mentre tu te ne stai lì seduto comodo."
Mika mise un piccolo broncio ma il greco continuò: "Non se ne parla, io mi porto il canotto ma tu scendi e te la fai a nuoto!"
Quasi la frase non era arrivata alla fine che il più grande sgranò gli occhi "No no no! Siamo in mare, ci sono i pesci!" disse indicando sotto di sé e scuotendo la testa imperterrito.
Andy lo squadrò truce. Lui e la sua fobia dei pesci! in un attimo prese una decisione.
Si immerse sott'acqua, nuotò per poco meno di un metro e da sotto sospinse il canotto in aria, facendolo ribaltare.
Il riccio finì in acqua con un urlo strozzato, mentre Andy velocemente, recuperò la cordicella, se la avvolse attorno alla vita e prese a nuotare verso riva, trascinando con sé la piccola imbarcazione e lasciando Mika per i fatti suoi.
Il moro riemerse dal tuffo che aveva fatto e grugnì incavolato verso Andy, iniziando intanto a muovere le gambe per restare a galla.
"Questa me la paghi!!" gli urlò contro, iniziando poi a sua volta a nuotare a stile libero dietro di lui.
Mika era l'esatta antitesi di Andy. Tanto il biondo adorava il mare, tanto il libanese lo odiava profondamente. Probabilmente se glielo avessero chiesto nemmeno lui avrebbe saputo spiegare da dove provenisse quella sua insensata paura verso ciò che al di sotto delle onde non poteva vedere. Se ne sarebbe stato ore a contemplare il manto blu dalla riva, ma lo disgustava entrarci.
Nonostante odiasse le acque salate però, Mika sapeva nuotare bene, ed era pure piuttosto in forma.
In meno di un centinaio di metri raggiunse il canotto e senza farsi vedere dal greco vi si appese con una mano, lasciandosi trasportare.
Poco prima di arrivare a riva, il libanese si staccò dal suo comodo mezzo di trasporto e risalendo la scaletta si distese sul telo mare lasciato sugli scogli.
Andy si premurò di legare con un nodo la corda del canotto alla scaletta, per poi raggiungere Mika.
"Stai bene?? Nessun animale cattivo ti ha sbranato??" chiese fingendo apprensione e passando in rassegna braccia e gambe del suo ragazzo, come a cercare eventuali ferite.
Mika si mise seduto, incrociando braccia e gambe con fare stizzito.
"Smettila di prendermi in giro!" gli disse in tono di rimprovero, assottigliando gli occhi e guardandolo di sbieco.
Andy rise raccogliendo la salvietta da terra e passandosela in viso, frizionandosi leggermente in capelli. "Sei ridicolo Mika!" gli disse molto francamente.
Il ragazzo ci pensò brevemente e poi rispose a tono "Devo ricordarti te sulla pista di pattinaggio??" sbottò riportando alla memoria le suppliche impaurite del biondo che incollato a lui in mezzo alla pista, pregava ogni santo del paradiso affinché non finisse a gambe all'aria.
Andy sgranò gli occhi incredulo che Mika avesse potuto andare a rispolverare quella cosa. "Io non sapevo pattinare! Avevo tutte le mie ragioni per aver paura! Tu sei capace di nuotare..." gli fece notare il biondo, facendo ricadere la colpa su di lui.
"E in più il mio insegnante era pessimo! Alla fine della serata si è schiantato contro le barriere o sbaglio??" riprese il minore, mettendolo a tacere una volta per tutte.
Mika infatti abbassò lo sguardo, preso in fallo e non osò replicare, voltandosi a pancia in giù sul telo e fingendo si dormire.
Il resto della giornata al mare la passarono distesi al sole, contemplando le varie sfaccettature della parola relax, cenando poi insieme e festeggiando a dovere.
Dopo una settimana fecero ritorno a Londra.
La prima cosa che i ragazzi fecero una volta messo piede nella capitale inglese, fu recarsi insieme alla casa nuova.
Gli operai avevano lavorato assiduamente durante i giorni in cui erano stati fuori città, supervisionati da Yasmine e Paloma ed i due erano curiosi di scoprire a che punto fosse la sistemazione della loro nuova dimora.
Mika spalancò la porta di ingresso e immediatamente rimase a bocca aperta.
Il salottino all'ingresso era montato. Erano comparsi i due divanetti, il tavolino davanti al camino, i mobili in legno e il tappeto. Il muro era completo di stucchi e arredi e il parquet era lucido e splendente.
Senza indugiare oltre proseguirono. La sala da pranzo era anch'essa a posto. Vi era il grande tavolo ini marmo e ferro battuto in centro, i mobili antichi e le mattonelle in cotto nuove. Il grande salotto allo stesso modo vedeva l'imponente divano a penisola color panna, il mobiletto per la tv, il lampadario e le mensole vuote.
Passarono velocemente dalla cucina che già aveva visto completa e aprendo la porta finestra avanzarono in giardino. Qui entrambi rimasero a bocca aperta. I giardinieri avevano fatto un ottimo lavoro e la piccola foresta incolta era ora un colorato angolo verdeggiante dove graziosi fiori tingevano l'atmosfera della città in un piccolo paradiso.
Il piano terra era decisamente a posto e pronto per essere riempito con le centinaia di cose che Mika aveva intenzione di portarvi, il piano superiore invece aveva solamente alcune stanze semi-arredate e lo studio del riccio al terzo piano era ancora da sistemare.
"Camera da letto a parte ci possiamo venire ad abitare anche subito..." ragionò Mika tornando al piano terra e aprendo tutte le finestre, inondando gli spazi di luce.
Andy annuì contento. Non vedeva l'ora di trasferirsi definitivamente.
"Ma prima..." continuò il giovane con un grande sorriso in volto, prendendo Andy per un braccio e trascinandolo fuori, prima che potesse ribattere "Dobbiamo andare a prendere qualcuno!"

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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...