Con un nodo in gola e una tristezza infinita nel cuore, si avviò verso la camera, estrasse una coperta dall'armadio, e raggiunto di nuovo il divano, la stese dolcemente sul corpo rannicchiato del suo ragazzo, il quale non si mosse di un centimetro.
Il greco si abbassò, lasciandogli un bacio furtivo tra i boccoli castani, prima di tornare malinconicamente sui suoi passi e stendersi nel freddo letto vuoto, dove sicuramente si sarebbe girato e rigirato per tutta notte, rimuginando su quanto negli ultimi giorni, fosse potuto essere così egoista e cieco, da calpestare quella perla preziosa, che un anno prima il destino gli aveva fatto incontrare sui suoi passi.
-*-*-*-*-*-
Il mattino successivo, la sveglia suonò presto, come sempre. Con un enorme sbadiglio, Mika si mise a sedere faticosamente, stropicciandosi gli occhi che faticavano a rimanere aperti. La voglia di affrontare quella giornata era proporzionale a quella dei suoi occhi di incontrare la flebile luce del mattino che le tende violacee semichiuse facevano penetrare.
Si alzò con passo incerto, sgranchendosi la schiena intorpidita dalla nottata sullo scomodo divano, e nel farlo fece cadere a terra la pesante coperta di lana che gli aveva tenuto caldo durante il sonno.
Non si chiese da dove provenisse, i suoi neuroni assonnati sapevano fare due più due.
Nello stesso modo, si ricordò come la sua valigia, contenente tutte le cose che gli sarebbero servite quel giorno, fosse ancora nella camera da letto.
Sperando per l'ennesima volta di non incrociare il suo ragazzo, con cui non aveva la benché minima voglia di parlare, aprì lentamente la porta che dava sulla stanza al centro della quale il lussuoso letto matrimoniale faceva bella mostra di sé.
Al centro del materasso, tra le coperte, trovò invece la figura di Andy, seduta a gambe incrociate, con un'espressione di certo più sveglia della sua, ma non meno triste e malinconica.
"Buongiorno" tentò il greco con un flebile sorriso, mentre Mika gli sfilava davanti senza degnarlo della sua attenzione, diretto alla sua valigia, posta nell'angolo opposto della stanza.
Velocemente estrasse i primi indumenti che gli capitarono sottomano e nello stesso modo in cui era entrato, uscì ben attento a non puntare mai le iridi nocciola alla sua sinistra.
Occupò il bagno il minimo indispensabile per una doccia e poi tornato nel salottino, si vestì svogliatamente, e senza proferire parola, scese al piano di sotto per la colazione.
"Bonjour!" salutò tutti quanti, arrivando al tavolo imbandito con il suo piattino contenente un paio di fette di torta, un uovo e qualche fetta di pane bianco imburrato.
"Bonjour a toi!" risposero i due canadesi, mentre gli altri gli sorrisero o lo salutarono con un cenno della mano.
Yasmine seduta un posto più avanti, scrutò il fratello con aria indagatoria, voleva capire se la notte avesse portato una qualche riappacificazione nella coppia, ma dal velo di tristezza che si celava tra le sfumature dorate dei suoi occhi, poteva intuire che così non fosse.
Nel momento in cui Andy mise piede nella stanza e fu costretto a sedersi lontano da Mika, non avendogli tenuto quest'ultimo un posto accanto a sé, la giovane libanese ebbe la conferma che cercava.
Il greco a differenza del ragazzo che mangiava la sua colazione sorridendo agli amici, si sedette in religioso silenzio, spizzicando solamente una fetta di ananas di tanto in tanto.
Non ci volle molto alla band per capire che qualcosa di strano fosse nell'aria, e fu Nick a interpretare il pensiero comune ed esprimerlo a parole.
"E' successo qualcosa di cui dovremmo essere messi al corrente?" chiese il tecnico, ricevendo un'occhiata da Mika e notando come Andy avesse invece abbassato lo sguardo con fare colpevole.
Quando intuì di che cosa di trattasse, essendo i canadesi presenti, cambiò discorso. "Ok ok, nulla che possa interessare l'opinione pubblica." disse prendendo poi a parlare del concerto del giorno successivo.
Finita la colazione, si recarono tutti insieme negli studi televisivi per un programma nel quale avrebbe suonato qualcuno dei suoi singoli.
Al momento di partire per gli studios, Nick prese Mika per un braccio, trascinandolo con sé nella macchina sulla quale viaggiavano Mike, Mark, Cherisse e Jerry, separandolo da Andy, Zachary e Corinne, per un momento.
Chiuse le portiere e iniziato il tragitto, Nick si mise di fronte a Mika e senza tanti giri di parole chiese diretto: "Hai litigato con Andy, sbaglio?"
Subito il riccio si irrigidì, puntando gli occhi altrove. Sapeva di dover delle spiegazioni, lavoravano in squadra insieme, era giusto che fossero messi al corrente.
"Sì, abbiamo litigato." ammise con un sospiro a occhi bassi, a conferma delle loro supposizioni.
"Vi ricordo che dovete convivere sotto lo stesso tetto ancora per un bel po', spero le cose si sistemeranno..." prese la parola il tour manager.
Eccola lì, la sua più grande paura trasformatasi in realtà.
Il più grande freno che aveva impedito a Mika di tuffarsi tra le braccia di Andy fin dai primi giorni dell'anno precedente, era proprio il timore che si potesse ritrovare nella squadra, in pieno tour, una persona con la quale faticava a guardarsi negli occhi.
Stava succedendo ed era anche certo che fosse tutt'altro che colpa sua.
"Sistemeremo le cose..." buttò lì Mika, cercando di chiudere il discorso.
Avrebbe sì sistemato le cose, anche se al momento, l'idea di tornare a donare un po' della sua fiducia a Andy, era dura da prendere in considerazione.
La giornata la passarono in squadra, tra le registrazioni, il concerto ed i saluti finali con il team di Corinne e Zachary, che dopo parecchi giorni di convivenza, avevano terminato il loro incarico. Il moro canadese, abbracciò Andy con trasporto, ringraziandolo per avergli insegnato tanto, ed essergli stato vicino in quei giorni, ed in quell'attimo, Yasmine poté vedere per un attimo gli occhi di Mika assottigliarsi ed un'espressione di fastidio comparirgli in volto.
La sorella del cantante, sperò vivamente che la conclusione di quell'avventura e la dipartita del bel cameraman, avrebbe contribuito alla riappacificazione tra suo fratello ed il greco, anche se dalla distanza che Mika aveva tenuto nei suoi confronti per tutta la giornata, quella realtà, sembrava essere ancora decisamente lontana.
Il volo che da Montreal li portò negli Stati Uniti, durò un paio d'ore, che Mika spese a dormire.
Quando arrivarono in hotel, Mika seguì immediatamente la sorella come un cagnolino, arrivando fuori dalla sua stanza e appoggiando le valige fuori dalla sua porta.
"Cosa ci fai qui?" gli chiese Yasmine, squadrando prima lui, poi le valigie ed estraendo la chiave magnetica dalla tasca.
"Stanotte mi offri asilo, vero?" chiese con sguardo imploratore, nei confronti della più grande.
La ragazza sospirò e lo osservò attentamente, poi scosse la testa.
"Parlaci" si limitò a consigliargli.
Mika sgranò gli occhi incredulo. "Parlarci?? Non se ne parla!" rispose risoluto, impuntandosi.
"Non ti sto dicendo di perdonarlo e tornare ad essere i due piccioncini di prima, se non lo vuoi, Mik. Ti sto dicendo di parlarci, perché volente o nolente, Andy fa parte della tua squadra, e almeno un rapporto civile tra di voi ci dev'essere, per il bene di tutti."
Il riccio sbuffò sonoramente. Sapeva che le parole di Yasmine erano vere, sapeva che era ciò che doveva fare, ma quella sera non ne aveva la minima voglia.
"Lo farò, ma non stasera. Sono stanco Yas, ti prego!" lo implorò lui, congiungendo perfino le mani davanti al petto.
Ma la sorella non ne voleva sapere. Il suo fratellino aveva tutte le ragioni del mondo, Andy lo aveva trattato malissimo, ma era certa che se non avesse fatto quel passo il più presto possibile, la situazione sarebbe entrata in un momento di stagnazione da cui sarebbe stato difficile uscire.
"Dormi sul divano come hai fatto ieri notte. Nulla te lo impedisce. E adesso vai!" lo intimò la ragazza, prima di aprire la porta della camera, e chiudersela alle spalle, lasciando Mika fuori in corridoio con le sue valige.
Dopo qualche secondo di incredulità, il ragazzo raccattò le sue cose e arrivato davanti all'ascensore, premette il tastino di chiamata, decise che sarebbe sceso al piano terra e avrebbe aspettato che Andy se ne andasse a dormire. Trascinò con sé la valigia fino al salottino appartato della hall e affondò in una delle poltroncine.
Era tarda sera e c'era un leggero via vai di gente. Per un attimo se ne stette semplicemente seduto ad osservare i percorsi sempre diversi delle persone che entravano e uscivano dall'hotel, si incamminavano verso il bar o al piano di sotto verso il ristorante.
Vide una coppietta passare tenendosi per mano e venne colto da una sensazione di tristezza profonda.
Quella situazione lo stava mettendo a dura prova.
Era stanco ma piuttosto che rientrare in camera, avrebbe preferito restarsene lì a fa nulla ancora per un bel po'.
Come sorrow is so peculiar
It comes in a day then it'll never leave you
You take a pill wonder if it will fix you
Then wonder why sorrow has never left you
Parole tristi iniziarono a riempire la sua mente. Circolavano in testa già da qualche giorno ormai e decise che almeno avrebbe potuto sfruttare quei momenti per creare qualcosa di buono.
Si alzò, si incamminò verso il leggio su cui era posto il librone su cui gli ospiti dell'hotel scrivevano i loro saluti o le loro firme e attento che non lo vedessero, strappò una pagina, rubò una penna dal bancone del bar e iniziò a buttare giù quello che gli passava per la mente.
I'm talkin' 'bout blue eyes, blue eyes
What's the matter, matter?
Blue eyes, blue eyes
What's the matter, matter?
Quegli occhi blu non gli uscivano dalla testa. Non riusciva a dimenticare quegli sguardi così freddi ed inconsapevoli, così come non riusciva a non pensare a tutti gli sguardi mancati per colpa della cecità di Andy.
So blind, so blind
What's the matter, matter?
Blue eyes, blue eyes
What's the matter with you
C'era qualcosa in lui che gli diceva di salire al piano di sopra e parlare con lui, era stanco di dover versare lacrime amare per colpa di ciò che era successo, per colpa del suo ragazzo.
Your heart is broken to your surprise
You're sick of crying for blue eyes
So tired of living, misunderstood
What's the matter with you?
What's the matter with you?
What's the matter with you?
Qual era il suo problema?? Era questo che si chiedeva da giorni. La risposta credeva di saperla però, e questo lo faceva infuriare.
What's the matter with you?
What's the matter with you?
What's the matter with you?
Scarabocchiò ancora un po' su quel foglio giallognolo e poi tornò a fissare il via vai di clienti, dentro e fuori dall'albergo.
Quando intuì che la stanchezza avrebbe rischiato di finire per farlo addormentare sulla poltroncina nella hall, decise di raccattare di nuovo le sue cose e tornando all'ascensore premette il piano 7 salendo alla stanza 609.
Spalancò la porta con un bip e subito con amarezza notò come quella stanza avesse un microscopico salottino al posto dell'ampia zona giorno del precedente, con un solo tavolino di vetro, quattro sedie e un paio di poltroncine dall'aria tremendamente scomoda.
Aggrottando le sopracciglia, si spostò nella stanza adiacente, dove un letto matrimoniale dall'aria decisamente più comoda, era posto al centro del grande tappeto colorato ai suoi piedi.
Andy non c'era, ma era certo non fosse lontano, la luce era accesa sia nella camera, sia nello spazioso bagno. Con uno sbuffo, abbandonò poco gentilmente le valigie a terra ed il giubbotto in fondo al letto e vi si gettò sopra a peso morto, rannicchiandosi poi sul lato destro del materasso, puntando gli occhi fuori dalla finestra, ripensando alle parole che aveva appena buttato giù in rodine sparso.
Erano nello stato del Michigan, e così come in tutti gli stati affacciati sul confine canadese, faceva freddo.
Il cielo scuro, imperlato di piccole stelle luccicanti, degli aerei che volavano sopra la città, lo riportò alla sua infanzia, quando da bambino si soffermava sul cielo scuro di Parigi, in attesa che qualche stella itinerante, passasse dalla finestra della sua cameretta per un saluto.
Quel momento di ritrovata spensieratezza venne interrotta dallo schiudersi della porta del bagno, dalla quale Andy fece capolino, in tshirt e pigiama, con ancora i capelli umidi dalla doccia.
Il biondino sorrise alla vista di Mika steso sul letto e facendosi coraggio si sedette accanto a lui, alle sue spalle.
"Possiamo parlare?" gli chiese quasi chiedendo il permesso di proferire parola.
Ci fu un attimo di silenzio, cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda? Non aveva la minima voglia di parlare con lui, ma era anche conscio che quella situazione doveva essere sistemata prima o poi. "Parla" sussurrò appena, senza nemmeno voltarsi verso di lui.
"Non so... non so da dove cominciare con le scuse..." cercò di iniziare il discorso Andy, portandosi una mano alla nuca con fare impacciato.
Sempre di spalle Mika rispose freddamente: "Le scuse non ti serviranno stavolta. Non arrovellarti troppo a cercarle...". Si girò poi verso di lui mettendoglisi seduto di fronte a gambe incrociate, sostenendo il suo sguardo con durezza.
Il primo pungo nello stomaco arrivò dritto a destinazione con quelle parole.
Sarebbe stata dura, durissima.
"Ho perso la tua fiducia, me ne sono reso conto troppo tardi di quello che stavo facendo." disse in modo sincero.
Mika lo guardava, ascoltando in silenzio.
"Ho capito tutto il male che ti ho fatto quando ti ho sentito iniziare il concerto con Over my shoulder." continuò torturandosi le mani nervosamente.
"In quel momento mi sono passati davanti tutti i momenti belli di questo anno insieme. Capisco tu sia arrabbiato con me adesso, ma ti chiedo solo di non allontanarmi da te Mika. Ti chiedo di darmi tempo e fare sì che io possa recuperare un po' di quella fiducia che hai perso in me. Ne ho bisogno, e anche se non te ne rendi conto, ne hai bisogno anche tu!" fece una pausa e poi riprese.
"Perché questa avventura è nata con me e te insieme, e non può continuare in modo differente..." terminò alzando lo sguardo nelle iridi cioccolato che per un attimo si erano addolcite e avevano perso quel velo di durezza che avevano mantenuto fino a poco prima.
Mika stava ragionando sulle parole di Andy. Due cose lo avevano colpito, tra le molte che in appena due minuti gli aveva detto: la prima era il fatto che, proprio come lui, non riuscisse ad immaginare il tour senza il suo ragazzo a fianco, forse perché in tutti quei mesi, era stata una costante sempre presente in ogni momento di difficoltà; in secondo luogo sapeva che di quel ragazzo, che ora gli sorrideva timidamente e con sguardo colpevole, e della sua fiducia, ne aveva bisogno.
"Io vorrei capire perché..." Mika parlò senza nemmeno rendersene conto. Era la domanda ricorrente che il suo cervello aveva continuato a proporgli, durante le ultime 48ore.
Il greco rimase a fissarlo per un istante, riflettendo su quella che poteva essere la risposta da dare, perché la verità era che, non l'aveva capito nemmeno lui.
"Devo rendermi conto di cosa è successo... ed essere certo che anche tu lo sappia, perché non accada più." continuò il riccio.
Fin dal primo secondo che aveva seguito la litigata, aveva capito che avrebbe finito per perdonarlo molto prima di quanto non avrebbe voluto razionalmente, semplicemente perché lo amava. Parimenti sapeva di non essere disposto a subire un'altra situazione simile in futuro, per nessun motivo.
"Se ti dicessi che non lo so?" rispose molto francamente Andy, mordicchiandosi un labbro nervosamente. Sapeva che quella non era la risposta corretta, ma in quell'istante non aveva davvero idea di che altro replicare.
Vide i suoi occhi assottigliarsi lievemente e lì ebbe la conferma di aver fatto un altro passo falso.
"Davvero Mika, se ti rispondessi in un altro modo, sarebbe solo una scusa inventata per compiacerti!" continuò, sperando che la sua lealtà intenerisse la delusione del ricciolino.
Invano.
Il cantante infatti sospirò e poi raddrizzando la schiena rispose: "Quando l'avrai capito, fammi un fischio..." girandosi poi verso la finestra e tornando a sdraiarsi, intenzionato a chiudere lì la questione.
Andy sconsolato, si passò una mano in viso stancamente, restando a fissare la schiena del suo ragazzo per alcuni attimi, fino a quando quest'ultimo non spense la luce e fece cadere la stanza nella quasi totale oscurità.
"Buonanotte" sussurrò il biondo con un filo di voce incerta.
"Bonne nuit" fu la risposta che ricevette, prima di stendersi sotto le coperte, ben attento a non disturbare il suo compagno di stanza.
Il giorno successivo stranamente, il team non aveva impegni che avrebbero costretto i suoi componenti ad alzarsi di buon mattino, ma in un certo senso, Andy non ne era poi così contento.
In una situazione di normalità, avrebbe svegliato il suo ricciolino in qualche modo particolare, ed avrebbero trascorso qualche oretta a punzecchiarsi o a fare altro tra le coperte.
Quella mattina invece, tutto ciò che si sentiva autorizzato a fare, era starsene immobile tra le coperte, cercando di non svegliare il ghiro che gli dormiva a poche decine di centimetri, per evitare di iniziare la giornata con qualche sguardo glaciale da parte sua.
Aveva trascorso la notte a rimuginare su ciò che gli aveva chiesto, arrivando alla conclusione che probabilmente fosse stato un cocktail di orgoglio misto a incoscienza ad aver preso il controllo dei suoi istinti, in quei giorni.
Sebbene l'idea di tradire Mika con il bel ragazzo dagli occhi blu, non gli fosse mai balenata per la mente, doveva ammettere di essere rimasto in qualche modo stregato dalla competenza lavorativa di Zachary, dal quale sentiva di poter imparare tanto e al quale, contemporaneamente, sentiva di poter insegnare tanto.
Oltre a ciò, era conscio del fatto che il fascino canadese che trasudava dall'appariscente collega, avesse contribuito in qualche modo a quella sua momentanea perdita di razionalità.
In sintesi, tutto questo l'aveva accecato in maniera così plateale, da portarlo a voler perseguire i suoi intenti, senza curarsi di chiunque altro intorno a lui.
Il problema che gli si poneva di fronte in quei minuti di silenzio assordante, in quella stanza d'hotel nord americana, era come esternare questi suoi pensieri e come fare in modo che Mika non lo mangiasse vivo l'istante immediatamente successivo.
All'improvviso sentì Mika cambiare posizione in maniera brusca, accanto a lui, e mormorare qualcosa di incomprensibile nel sonno, lo osservò per alcuni secondi, notando un'espressione di ansia in viso.
Stava dormendo, ma non era certamente un sonno tranquillo.
Pochi secondi dopo, tornò a voltarsi, stavolta a pancia sotto, affondando la testa nel cuscino e mugugnando nuovamente qualche incomprensibile sillaba.
Andy era certo stesse sognando qualcosa che lo metteva in agitazione.
Per la terza volta si girò in modo irrequieto, questa volta verso di lui, respirando velocemente e con un candore in viso, che stava iniziando a preoccupare il greco, che quando vide una lacrima solitaria, percorrere rapidamente lo zigomo pronunciato del moro, infrangendosi sulla stoffa candida del cuscino, non si curò della corrente situazione di lontananza tra loro e lo avvolse con le braccia, azzerando la distanza e portando la testa mora a contatto con il suo petto, sperando che i battiti lenti del suo cuore, potessero inconsciamente tranquillizzarlo.
Lo sentì rannicchiarsi contro di lui e immobilizzarsi all'istante, iniziando a respirare più adagio, mentre le dita di Andy, si attorcigliavano ad uno dei ricci più lunghi.
Il biondo non seppe dire quanto restarono in quella posizione, lui assorto tra i suoi pensieri, e Mika profondamente addormentato con il viso nascosto nel suo petto. Venne scosso dal suo rimuginare, quando sentì il corpo del libanese distendersi e separarsi da lui, spostandosi di alcuni centimetri, mentre gli occhi nocciola, appena dischiusi, mettevano a fuoco la situazione.
Il primo sguardo che si scambiarono, fu contornato da un velo di timidezza ed imbarazzo, entrambi trovarono strano quel momento, dopo tutto ciò che era successo e le parole che erano state spese la sera precedente.
Ma forse fu la sensazione che inaspettatamente avvolse entrambi, un microsecondo dopo, a far capire loro, cosa fosse giusto e cosa no.
Quell'istante a metà strada tra l'istintività e il raziocinio, rese consapevoli entrambi che l'essersi trovati in quella posizione, era dipeso da una ragione che trascendeva il loro volere e le loro momentanee incomprensioni. Era semplicemente giusto e naturale così.
Senza farsi troppe domane, Andy allungò le mani verso il viso di Mika, e passò i polpastrelli sulle sue lunghe ciglia ancora umide, cancellando gli ultimi segni di quel suo attimo di debolezza.
Il moretto non si ritrasse, forse per l'inaspettatezza del gesto, forse per altro, e si pronunciò in un flebile "grazie" prima di stiracchiarsi, separandosi definitivamente dal lui.
Andy fece lo stesso, si mise a sedere e allungò le braccia, senza però sbadigliare. Erano ormai un paio d'ore che era sveglio.
"Io... credo di aver la risposta che cercavi ieri..." affermò improvvisamente il biondino, deciso a sputare il rospo il prima possibile e metter fine a quel suo senso di colpa immenso, mentre da seduto osservava il riccio scrutare il sole flebile del mattino.
Gli occhi castani si volsero nella sua direzione, con curiosità.
"Ti ascolto..." disse, rivolgendogli la sua attenzione completamente.
Andy inspirò infondendosi calma "Non ti arrabbiare però..." cominciò, facendo tornare Mika sull'attenti, come poté notare dal suo irrigidimento repentino.
Socchiuse gli occhi e si diede del coglione da solo per quell'uscita, si passò una mano in viso e continuò: "Ero così orgoglioso di mostrare a Zac.. Zachary" si corresse, pronunciando il nome del collega per intero "quanto ci sapessi fare nel mio lavoro e quanto potessi insegnargli che... ho perso di vista tutto il resto, ho dimenticato quali fossero i limiti che dovevo rispettare e li ho oltrepassati indegnamente." raccontò con sincerità, osservando il compagno, in cerca di indizi che potessero fargli capire come avrebbe reagito alle sue spiegazioni.
Mika aveva il tipico sguardo indagatorio di chi la sa lunga, braccia al petto e occhi fissi nei suoi.
"E...." disse infatti subito dopo, facendogli capire che era certo ci fosse dell'altro.
Andy beccato in fallo, spostò lo sguardo altrove e nervosamente confessò. "Ed era affascinante a suo modo..." fece una pausa per poi continuare velocemente "Mai quanto te, mettiamo le cose in chiaro..." cercò di spiegare, vendendo però interrotto dall'esclamazione del ragazzo.
"Et voilà." pronunciò infatti il libanese, spalancando le braccia.
Il greco ebbe quasi paura ad alzare gli occhi, non sapeva che espressione avrebbe potuto trovarsi davanti, dopo quella confessione.
Inaspettatamente invece Mika stava lievemente sorridendo.
"Adesso ti riconosco." asserì compiaciuto dalla sua completa sincerità, aveva riconosciuto e ammesso le sue colpe esattamente come voleva facesse, aveva raggiunto il suo obiettivo.
Andy ricambiò il sorriso, lasciandosi finalmente andare con un sospirò liberatorio.
Poi lo trasformò in un ghigno, e rivolto al suo ragazzo decise di ironizzare sull'intera faccenda, com'erano soliti fare. L'ironia stava alla base della loro relazione.
"Eri geloso!!" gli disse putandogli un dito contro, e ridacchiando nel momento in cui le sue gote si colorarono di un rosso acceso, rivelandogli di fatto, di aver colto nel segno.
Mika però, inaspettatamente per Andy tornò serio di colpo.
Due emozioni contrastanti stavano lottando ardentemente dentro di lui, la prima era l'amarezza che gli provocava l'estrema leggerezza con la quale Andy stava affrontando la cosa, avrebbe voluto ricordargli che ciò che lo aveva ferito, era stato ben altro e che quell'aspetto, in quel momento lui lo stava volutamente lasciando da parte.
In contrasto vi era invece la voglia di serenità, che gli stava suggerendo di leggere quelle parole, nella maniera scherzosa con cui il suo ragazzo le aveva pronunciate, il cui fine ultimo e assolutamente nobile era quello di riportare giocosità e spensieratezza tra di loro.
Dopo qualche secondo di esitazione, lo squadrò se ne uscì con un conciso: "Vaffanculo Andy!"
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Two of a kind
FanficLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...