"Sali!" lo invitò poi aprendo la portiera e prendendo posto alla guida.
Mika montò in auto, osservando nervosamente ogni gesto del biondo, allacciò la cintura, cosa che copiò immediatamente anche lui, sistemò lo specchietto retrovisore, inserì le chiavi nel cruscotto e girò la chiave mettendo in moto con un sonoro rombo.
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Mika rimase immobile, con una mano saldamente stretta attorno al maniglione della portiera, e l'altra che nervosamente si torturava un ginocchio.
Andy abbassò il freno a mano, ingranò la marcia e con tranquillità uscì dal garage, chiudendo poi la serranda con il telecomando. Dopo pochi istanti si ritrovarono nelle tranquille strade della periferia ateniese, con il biondo che confidente, conduceva la bella macchina del padre, iniziando a fischiettare una canzone greca che stavano passando alla radio, mentre Mika si guardava in torno incuriosito e leggermente meno in ansia, avendo constatato che Andy alla guida non se la cavava affatto male.
"Quanto manca?" chiese il riccio per la terza volta in 5 minuti.
"Ansia!! Mancano 10 minuti buoni!" ripeté, percorrendo la strada ora quasi deserta, che costeggiava il litorale. "Rilassati e goditi il panorama." gli chiese quasi implorandolo di tranquillizzarsi.
Dopo altri 5 minuti, le strade iniziavano a farsi più strette e tortuose.
"Sei sicuro di sapere la strada?" chiese di nuovo il libanese, osservando le piante e gli arbusti tipici delle città di mare, che ornavano i lati della strada dalle numerose buche e dai guard-rail spesso assenti.
"Mika! Io ti amo, ma se non la smetti giuro che ti abbandono qui legato ad un palo!" lo minacciò a quel punto Andy con tono piccato, stufo di essere messo in dubbio ogni due minuti dal suo ragazzo, smanioso di aver sempre la situazione sotto controllo.
Il libanese si zittì, restando tranquillo per una manciata di minuti a guardare il mare blu intenso che si estendeva per miglia davanti ai suoi occhi.
"Andy..." lo chiamò timidamente dopo un attimo, timoroso di tirarsi contro le ire del greco che fischiettando proseguiva con fare concentrato lungo l'unica strada visibile.
"Sì Mika." gli rispose scoccandogli un'occhiata eloquente, e facendogli capire che aveva la possibilità di parlare, solo qualora si fosse trattenuto dal chiedergli ulteriori informazioni su percorso ed orario di arrivo.
"Dove alloggiamo?" chiese in un sussurro, scrutando gli occhi azzurri di Andy, fissi sulla strada, che incrociarono i suoi per un breve istante.
Il greco sorrise. "Sono riuscito a metterti a tacere per ben..." diede un veloce sguardo all'orologio "7 minuti. Incredibile!" esclamò passandogli una manata veloce tra i ricci e scompigliandoglieli, con fare affettuoso.
Mika incrociò le braccia al petto con fare offeso e rivolse l'attenzione di nuovo alla sua destra, allo specchio d'acqua che lo osservava in silenzio.
"Ci siamo quasi!" gli disse poi il ragazzo dolcemente, accarezzando piano il ginocchio con la mano destra che non aveva sul volante.
Mika si girò verso di lui e gli sorrise di rimando, portando una mano sulla sua e intrecciandovi le dita.
Dopo alcuni attimi un minuscolo paesello abbarbicato in cima ad una montagnetta, fece bella mostra di sé davanti a loro.
Le casette erano quelle tipiche greche in pietra bianca lucente, dai contorni arrotondati e sinuosi.
Erano sparse un po' ovunque sul costone di terra ferma che si affacciava sul mare, e verso il porto, si facevano più fitte e accavallate.
Era quasi l'una di pomeriggio e da quello che Mika poteva notare, non vi era moltissima gente in giro, erano tutti distesi al sole cocente, sulla spiaggia bianca che separava le candide costruzioni dalle quali sventolavano tende colorate e vestiti appesi ad asciugare, dal blu cobalto delle onde che sulla riva si facevano più sfumate, tingendosi di un azzurro tra il celeste e l'acquamarina.
Il porticciolo portava con sé i colori vividi e sgargianti delle imbarcazioni dei pescatori, tinte di ogni sfumatura di rosso e verde, alle piccole barche a vela ormeggiate ordinatamente in fila sul lungo molo in legno.
Mika affascinato da quel meraviglioso panorama, se ne stava in contemplazione in religioso silenzio, catturando con gli occhi, ogni minima nuance che quel posto gli stava regalando.
Prima che potesse rendersene conto, Andy parcheggiò la macchina in un minuscolo spazio, in fondo ad una stradicciola sterrata e spense il motore, osservando il suo compagno ed esclamando finalmente le parole che per i 30 minuti di strada aveva tanto sperato di sentire. "Siamo arrivati!"
Mika gli lanciò uno sguardo gioioso, prima di aprire la portiera uscire e stiracchiarsi, allungandosi in tutti i suoi quasi due metri di altezza.
Andy scese a sua volta, prendendo le valige dal baule e chiudendo l'auto.
"Seguimi" gli chiese gentilmente Andy, imboccando una scalinata poco più avanti e salendo, con Mika alle spalle, fino al secondo piano, dove si fermò, inserì la chiave e spalancò la porta dell'appartamento di suo padre.
"Wow! WOW!" esclamò Mika entrando, completamente a bocca aperta. Quel posto gli piaceva da impazzire!
Andy rise, chiudendo la porta con un piede. "Deduco che ti piaccia" gli disse portando un braccio sulla sua spalla, mente il riccio si guardava intorno con aria meravigliata.
La casa non era molto grande, era costituita da un monolocale e due soppalchi.
Alla loro destra vi era un grazioso salottino composto da uno spazioso divano beige a penisola, un televisore piuttosto grande, una poltroncina e un pouf, sistemati sul tappeto multicolor, accanto ad una lampada a forma di alberello, e dei mobili e mensole in plastica color pastello, piene zeppe di libri e dvd.
Nell'angolo sinistro, non troppo distante dalla tv, vi era una porticina azzurra che Mika immaginò portasse nell'unica stanza non in vista, ossia al bagno.
Alla sinistra della porta si apriva invece una sinuosa cucina in legno bianco che occupava quasi tutta la parete laterale, adornata con alcuni scaffali della medesima sfumatura, sopra i quali spiccavano vasetti di spezie dai colori più disparati, e davanti alla quale vi era un bel tavolo in vetro dove Mika immaginò fin da subito delle gustose abbuffate di cibo greco.
La parete frontale più corta era composta da un'enorme vetrata, che donava una luminosità eccezionale a tutto lo spazio.
Attratto, si incamminò verso le pareti trasparenti, seguito da Andy che una volta raggiunto il compagno, spalancò la porta finestra e gli diede accesso alla veranda.
Mika uscì nel caldo della giornata greca, osservando esterrefatto quel meraviglioso panorama.
La veranda era composta da uno spazioso terrazzo coperto da un tettuccio in bambù che la ombreggiava in parte e ornato da dei vasi di fiori e piante. Dei graziosi arredi da esterno in vimini e legno, tra cui un tavolo, due sdraio, un divanetto e 4 sedie rendevano quel balcone vivibile a 360 gradi.
Il panorama su cui la casa si affacciava era da cartolina. Trovandosi in posizione rialzata rispetto al paese, si poteva godere di una vista sul mare blu, sulle spiagge che lo circondavano, su gran parte delle case, e sul porticciolo.
"Che ne dici?" chiese Andy portandosi accanto a lui e osservando quello spettacolo a cui era abituato ma nel quale si perdeva spesso e volentieri.
"Che meraviglia!" esclamò Mika, rapito da quei colori.
"E non ti ho ancora mostrato dove dormiremo, vieni!" gli disse prendendolo per mano e guidandolo nuovamente all'interno dell'abitazione.
Sulla destra, di fronte rispetto alla porta, si aprivano due scale in ferro e legno, la prima portava ad un soppalco che sovrastava il salottino, dove vi era la camera/studio dei suoi genitori, la seconda ad un altro soppalco che si trovava esattamente sopra la cucina.
Andy lo guidò verso quest'ultimo. Da sotto non si intravedeva gran ché. Nonostante non vi fossero muri, ma una semplice ringhiera molto simile a quelle dei terrazzini, l'intimità del posto era garantita da degli enormi tendoni di stoffa leggera dai colori che sfumavano, tra il blu, l'azzurro, l'indaco ed il fuxia, che illuminati dal sole erano di una lucentezza sgargiante, semplicemente stupenda.
Quando Mika riuscì a vedere ciò che si celava oltre le scale rimase stupefatto.
Come da sotto aveva potuto capire, lo spazio era piuttosto ridotto, ma ogni cosa era sistemata in modo tale da ottimizzare al meglio ogni metro quadrato. Al centro vi era un letto a due piazze dall'aspetto morbidissimo, coperto da un copriletto indaco e blu. I comodini erano stati sostituiti da due pouf viola e un tavolino rettangolare con due sedie pieghevoli era sistemato sull'angolo destro accanto alla finestra.
Anche in questo caso, lo spazio era illuminato da due porte finestre che si ergevano fino al soffitto e che davano su un piccolo terrazzino dalle barriere in muratura, dal quale la vista, se possibile, era ancora più bella rispetto al piano inferiore.
Le due pareti laterali, erano ornate con fotografie e dipinti, che si incastravano alla perfezione con alcune mensole sulle quali vi erano appoggiati oggetti di ogni tipo.
Accanto alle finestre, le stesse tende poste sul lato opposto, erano sistemate ordinatamente, pronte per essere tirate durante la notte, a schermare quel tanto che bastava, per rendere meno fastidiosa la luce esterna del mattino.
Era certamente una casa di vecchia costruzione, ma gli arredi facevano pensare a tutt'altro, conferendole un aspetto decisamente moderno.
Mika si sdraiò sul letto, rimirando quella stanza in ogni dettaglio.
"Altro che 10 giorni. Io qui ci resto a vita!" esclamò chiudendo gli occhi e godendosi la piacevole aria tiepida, proveniente dalla finestra che Andy aveva socchiuso.
Quest'ultimo sorrise e sospirò osservandolo, sarebbe stato davvero bello.
"Senti, che ne dici di andare al mare? Sono le 2 e mezza di pomeriggio..." chiese Andy dando un veloce sguardo all'orologio da polso.
Mika fece una smorfia contrariata. "Ho visto dalla veranda prima, c'è troppa gente in spiaggia, e poi fa caldo. Facciamo la siesta?" chiese mantenendo gli occhi chiusi e togliendo le scarpe, malamente con i piedi, lasciandole cadere al bordo del letto.
"Siamo in Grecia, non in Messico!" lo riprese Andy sbuffando, era tutta estate che bramava un bagno in mare.
"Non importa, ho sonno!" ripeté Mika, voltandosi verso la finestra e stendendosi a pancia sotto, abbracciato al cuscino.
"Sei un ghiro! Non è umanamente possibile dormire così tanto!" si lagnò il greco, roteando gli occhi e togliendosi le scarpe, conscio che non sarebbe riuscito a far schiodare le chiappe di Mika dal suo letto, almeno per qualche oretta.
Rassegnato si distese quindi accanto a lui, recuperando un libro da uno degli scaffali. Non aveva sonno, e almeno avrebbe sfruttato il tempo leggendo un po'.
Dopo tre ore buone, il principino si degnò di risvegliarsi dal suo sonno.
Andy era arrivato ad un punto cruciale del suo thriller, nel giro di poco tempo si sarebbero svelati gli indizi che avrebbero delineato il profilo dell'assassino. Ad un tratto sentì Mika voltarsi verso di lui e appoggiargli poco finemente la testa riccioluta su una spalla.
"Dormi ancora una mezz'oretta da bravo, così finisco il capitolo." gli disse, con lo stesso tono con cui si parla ad un bimbo piccolo, dando due carezze affettuose alla massa di boccoli castani.
Mika sbadigliò e aprì gli occhi, restando in quella posizione. "Cosa leggi?" chiese interessato.
"Il collezionista di ossa" rispose Andy senza staccare gli occhi dalla pagina.
"Che schifo!" asserì Mika, figurandosi in mente un uomo dentro la quale casa, vi erano ammucchiati qua e là scheletri umani e ossa di tutti i tipi, catalogati per forma e grandezza.
Andy a quel commento non poté che ridacchiare ironico. "Disse l'amante della tassidermia!" ricordandosi come il giovane un giorno, a casa sua, gli avesse mostrato una volpe imbalsamata, che lui stesso aveva acquistato e della quale andava fiero.
"E' diverso!" puntualizzò lui. "Leggi ad alta voce? Mi hai incuriosito" chiese stiracchiandosi.
Andy gli fece capire in maniera non troppo gentile, di lasciarlo stare, così Mika sbuffando si allungò rubandogli il libro dalle mani.
Il biondo si lagnò poi fece un sorrisino vendicativo verso di lui e gli disse tra i ghigni: "Ti sfido a leggerlo, se ne sei capace!" osservando come il sorriso vincente del riccio, si tramutò in un'espressione contrariata, non appena notò le lettere greche di cui erano disseminate le pagine.
"Stronzo!" si lamentò il moro, riconsegnandolo al compagno. Andy rise poi si offrì gentilmente di insegnargli una qualche base della sua lingua, partendo da quelle lettere strane, così che potesse sfruttarle durante la vacanza.
Mika sorrise leggermente imbarazzato a quella proposta. "Ci ho già messo 10 anni a imparare l'alfabeto latino, facciamo che questa fatica me la evito!" rispose, alludendo alla sua dislessia, di cui Andy si era per un attimo dimenticato.
"Niente lettere allora, ma almeno Kaliméra e Kalispéra mi auguro che tu le impari prima della fine della vacanza." ironizzò, rimediando al lapsus di poco prima.
"Yeah!" rispose Mika, alzandosi finalmente dal letto. "Se io tipo... avessi fame?" chiese poi grattandosi la pancia che aveva iniziato a brontolare.
Andy roteò gli occhi e sospirò. "Sei regredito di 20 anni?? Dormire e mangiare, non vuoi fare altro!" si lamentò giocosamente, mentre il cantante si esibiva in un lungo sbadiglio e alzava le spalle con fare innocente.
"Ok Penniman, che mangiare sia." accolse la sua richiesta, appoggiando il libro sul pouf. "Ti avverto che per mettere qualcosa sotto i denti, ti tocca seguirmi a fare la spesa." lo informò, sapendo che nonostante la dispensa non fosse mai completamente vuota, del frigorifero non si poteva dire altrettanto.
Mika si esibì in un sorrisone e inforcati gli occhiali da sole, che aveva abbandonato sul tavolino, prima di dormire, rispose con un "Pronto!" alla sua richiesta, assumendo la posizione di un soldatino sull'attenti.
Andy abbassò la testa scuotendola e ridacchiò.
Un Mika felice era un Mika bambino, dai comportamenti esilaranti.
"Dai la manina al papino che andiamo insieme a fare la spesa!" gli disse con una strana vocina, allungando la mano verso di lui, come avrebbe fatto con un bimbo di 4 anni.
Mika per tutta risposta recuperò un cuscino dal letto e lo scaraventò in faccia al biondo, che se la rideva sotto i baffi.
"Fino a prova contraria qui, il maggiore sono io. Di ben due anni!" puntualizzò ricordandogli come fosse di fatto più grande di lui. "Un anno e nove mesi!" lo corresse Andy con fare da maestrino.
"Resti comunque più piccolo! Fila di sotto, che ho fame!" ribadì Mika con fare autoritario, indicandogli le scale, trattenendo intanto una risata.
Andy rise di nuovo, scendendo i gradini. 10 giorni così... Ne sarebbero usciti completamente impazziti!
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...