La nostra prima e ultima notte

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Preso posto al tavolo e ordinato da mangiare, i due si guardarono negli occhi per alcuni attimi, prima di parlare.

Fu Andy a rompere il silenzio e cominciare il discorso, sistemandosi intanto il tovagliolo sulle gambe.

"Parto domani" disse sganciando subito il peso più grosso della discussione e cercando la reazione dell'altro per capire come agire di conseguenza.

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Mika annuì, spostando gli occhi verso le bacchette in legno accanto alla tovaglietta di bambù.

"Sono contento che... che tu vada a rincorrere i tuoi sogni..." gli rispose con un attimo di incertezza, raccogliendo uno dei bastoncini e passandoselo tra le mani, alzando gli occhi su di lui solo alla fine della frase.

Andy scrutò lo sguardo del riccio leggendovi un velo di insincerità. "Non devi dirmi così per compiacermi..." gli disse sicuro di averlo colto in fallo.

Mika si irrigidì impercettibilmente a quella affermazione così decisa e veritiera, mordendosi un labbro e cercando di parlare sinceramente senza cadere in affermazioni troppo forti, "Io... la verità è che..." disse balbettando incerto decisamente poco consonamente al suo stile.

Andy attendeva in silenzio senza mai distogliere l'attenzione dal suo viso che da alcuni minuti gli stava parlando più delle sue titubanti parole.

"è che... sono certo finirai per lavorare per loro" disse in un sussurro appena udibile, mantenendo il capo chino sul tavolo e facendo vagare lo sguardo sulla tovaglietta e sulle posate ordinatamente disposte.

Andy non capì dove il ragazzo volesse andare a parare, sospirò volendo evitare di arrabbiarsi di nuovo come la sera precedente e cercò di spronarlo a dirgli di più.

"Cosa intendi?" chiese semplicemente, attendendo quindi una spiegazione più approfondita.

Mika gli rispose senza esitazione. "Sei bravo Andy, sei davvero talentuoso in quello che fai, lo sai. Ti prenderanno a lavorare con loro di sicuro."

Il greco sorrise lievemente a quel complimento espresso a chiare lettere. Denotava fiducia e stima in lui. Era l'antitesi di ciò che in quei giorni aveva continuato ad urlargli contro sgarbatamente durante i loro battibecchi.

"Grazie." si limitò a reagire quindi il biondo, mentre il cameriere, che ringraziò a sua volta con un cenno e un sorriso, portava loro le ordinazioni.

Entrambi non si avventarono immediatamente sul cibo, avevano altro di più importante per la testa in quegli istanti.

"Mi puoi spiegare che ti prende per favore?" il tono con cui Andy gli si rivolse a quel punto era delicato e cordiale. Se era vero che poteva leggere i suoi stati d'animo combattuti, non poteva dirsi altrettanto dei suoi pensieri.

Mika passò una bacchetta sull'involtino di sushi davanti a sé e con un sentore di vergogna ben riconoscibile nella voce formulò i suoi pensieri. "Hai detto che dovresti lavorare in Grecia per mesi se... se ti accettassero per quel lavoro..." disse lasciando la frase a metà.

Andy ancora una volta se ne stette in silenzio. A quel punto aveva intuito quale fosse il suo problema, ma era curioso di vedere se sarebbe mai riuscito a confessarlo apertamente.

Mika alzò gli occhi su di lui ed incontrò il suo sguardo per un breve attimo, poi tornò a fissare il piatto.

"La mia vita è incasinata in questo periodo e..." biascicò fermandosi per l'ennesima volta. La verità era che non voleva ammetterlo.

Gli stava costando immensamente. Esternarlo in quel modo in faccia a Andy significava ammettere la sua debolezza.

Ma il suo ragazzo non voleva cedere. Negli occhi azzurri poco prima aveva letto la sua determinazione.

Glielo voleva sentir dire.

"Io non voglio che tu te ne vada!" alla fine lo fece. Mise fine a quella crociata persa in partenza e lo ammise.

Andy si passò una mano in viso e sospirò.

"Mika" lo chiamò cercando la sua attenzione.

Il riccio alzò gli occhi verso di lui con evidente sforzo.

"Non mi puoi chiedere questo. Non mi puoi chiedere di rinunciare ai miei sogni per te" asserì risolutamente, mantenendo uno sguardo sostenuto e sincero.

Il moro tornò ad abbassare gli occhi sul riso e verdure.

"Il contratto con la Universal è in scadenza. È questo il mio momento per provare ad allargare i miei orizzonti lavorativi. È un'opportunità unica quella che mi è stata offerta e tu lo sai." gli spiegò con calma, cercando di non farsi intenerire dal suo umore evidentemente a terra.

"Sì lo so" affermò il cantante in un sussurro.

Andy si sentiva come opprimere da quella richiesta esplicita, venuta dalla persona che più di tutte gli aveva mostrato la via della libertà e gli aveva insegnato a spiccare il volo verso mete sconosciute.

Era un contrasto troppo pungente per non avvertirlo come inopportuno.

"Allora non essere egoista." gli disse forse più duramente di come avrebbe in realtà desiderato.

Mika a quella frase non poté che percepire una lieve fitta a livello del petto.

Andy era stato diretto e aveva colpito nel segno, facendogli capire esattamente l'imbarazzante e insensata richiesta che gli aveva appena fatto.

"Non farmi scegliere tra te e i miei sogni d'artista." continuò esponendo pienamente le sue preoccupazioni, avvicinando una mano alla sua sulla tavola.

"Tu sei parte integrante dei miei sogni, della vita che voglio. Non chiedermi di rinunciare a provare ad avere il lavoro che ho sempre desiderato. Non voglio perdere questa occasione e non voglio perdere te." gli disse aprendogli completamente il cuore e spiegandogli ciò che aveva così ardentemente bisogno lui capisse.

Mika per la prima volta dall'inizio di quella discussione, alzò il capo e incrociò lo sguardo di Andy per più di una manciata di secondi sentendosi un emerito idiota.

"Sai cosa? Dovrei vergognarmi anche solo di poter pensare una cosa del genere." disse a quel punto il moro, scuotendo la testa sconsolato e parlando sinceramente. Le sue difese erano crollate da un pezzo ormai, tanto valeva confessare ogni cosa.

Andy sorrise a quell'ammissione di colpa.
"Capisco il periodo non sia dei migliori per te, ma in un modo o nell'altro ti starò accanto. Come quando eri a Los Angeles a scrivere The Boy Who Knew Too Much, ricordi?" chiese il più giovane, rispolverando da un cassettino della memoria quelle settimane strane di lontananza ai quali però avevano saputo far fronte, a loro modo, decisamente bene.

Il libanese sorrise a sua volta finalmente, incastrando per un attimo le dita della sua mano con quelle del suo compagno.

"E poi chi lo dice che mi prendano? Magari trovano le mie riprese orripilanti!" smorzò la tensione scherzando e giocando a minimizzare le sue doti di cameraman.

Mika ridacchiò appena "In quel caso vado io a parlarci con quei tipi. E poi diciamocelo: se rinunciano a te hanno veramente un pessimo occhio" asserì a sua volta stemperando gli ultimi rimasugli di serietà e incomprensione che si erano portati appresso.

La discussione si dissipò, con più fatica rispetto ad altre situazioni, ma lasciando come sempre una nota di rafforzamento nella coppia che passò il resto del pranzo a chiacchierare battibeccando sul colore delle pareti della loro futura camera da letto.

Durante il pomeriggio furono impegnati nella sistemazione dei nuovi arredi della cucina che gli operai avevano finito di montare. La sera invece, ordinarono ad un take away e per la prima volta cenarono nella nuova abitazione.

"Certo che questa casa è davvero enorme!" Andy espresse il suo pensiero mangiando una fetta di pizza e percorrendo con lo sguardo, quasi l'intero piano terra.

Erano seduti al tavolo della spaziosa cucina. La grande porta a vetri che avrebbe dovuto separarla dal salotto, ancora assente. Da quella prospettiva, con la vista che si estendeva lungo tutta la grandezza della cucina e del salotto, quegli spazi gli sembravano enormi, comparati al monolocale in cui erano abituati a stare.

"Sai che corse si farà la cucciola...?" rifletté Mika con un sorriso, immaginandosi già la piccola palla di pelo avanzare zampettando sulle mattonelle e sul parquet.

Andy sorrise a sua volta per quel pensiero e un soffio di malinconia lo riportò ai suoi anni da bambino.

"Da piccolo quando mia mamma puliva il pavimento, mi divertivo un sacco a far correre la mia Roxie da una parte all'altra lanciandole la pallina. Scivolava un sacco, sai che derapate faceva..!" ricordò le marachelle compiute con la sua amata golden retriever, regalo di suo zio, che l'aveva accompagnato per quasi 13 anni durante la sua infanzia.

Mika rise immaginandosi un Andy bambino che felicemente faceva alterare la giovane madre scorrazzando per casa con una cagnolona al seguito. "Immagino Amanda ne fosse felice!" disse infatti a mo' di giocoso rimprovero.

Andy annuì con una risata. "Ci metteva in punizione insieme!" raccontò continuando la sua pesca nella scatola dei ricordi.

Scherzarono ridendo per tutta la serata, narrando i tempi passati accanto ai loro animali domestici d'infanzia e giocando con il riverbero che le stanze della casa ancora vuote, producevano come effetto delle loro voci.

"A che ora hai l'aereo domani?" la domanda che venne posta da Mika spezzò leggermente quell'incanto creatosi, ma senza alterare la spensieratezza di quei primi istanti trascorsi in quel nuovo e primo vero nido tutto loro.

Andy notò l'assenza di risentimento nella voce del libanese e si sporse per passargli una mano su una guancia teneramente. Sapeva stesse facendo uno sforzo e voleva dimostrargli il suo apprezzamento.

"Alle due di pomeriggio" rispose quindi con un sorriso di gratitudine. L'espressione felice, corredata da uno sguardo scintillante che si dipinse sul volto del riccio a quel punto, stranì il greco che lo scrutò perplesso e curioso. Quei tratti distesi, il naso arricciato e gli occhi luminosi volevano dire una cosa ben definita: una nuova strampalata idea.

Quando il moro lo osservò di lato mordendosi un labbro e sorridendogli beffardo, Andy capì che qualunque cosa fosse, avrebbe di certo finito per assecondarla.

"Dormiamo qui!" esclamò infatti, un batter d'occhio più tardi, schioccando le dita come a voler sottolineare il concetto.

Andy sollevo le sopracciglia e lo esaminò ad occhi sgranati per capire se stesse scherzando. Se lo conosceva come credeva, era del tutto serio.

"Ti è sfuggito un particolare credo..." parlò Andy, cercando di capire le sue intenzioni.

Mika non si smosse di un millimetro. La sua raggiante espressione ancora al suo posto.

"Solo la cucina e il bagno sono arredati" gli riportò alla memoria il ragazzo, puntualizzando come il resto delle stanze fosse ancora in fase di sistemazione e quindi quasi completamente spoglia.

Il moro alzò le spalle in un chiaro segno di nonchalance.

"Non c'è nemmeno uno straccio di divano, né una poltrona Mika..." continuò facendogli capire che lui, per terra, non aveva nessuna intenzione di dormire.

"Ci penso io!" disse il ragazzo però in risposta, piegando velocemente i cartoni della pizza ormai vuoti e fiondandosi insieme a Andy fuori casa.

Il greco non osò chiedere quale idea avesse architettato in meno di una manciata di minuti per risolvere quel problema creato ad hoc per rompere la monotonia e la durezza di quel periodo. Arrivato sotto casa Penniman, si rintanò nel monolocale a raccattare la valigia mentre Mika si dava da fare ai piani superiori.

Se ne uscì una decina di minuti più tardi con una borsa sotto mano e un sorriso enorme, seguito dallo sguardo della madre che lo fissava perplessa scendere le scale trotterellando.

"Andy ma cosa ti è saltato in mente di acconsentire?" gli chiese con il tono compassionevole di una persona che conosce le manie talvolta masochiste del figliolo, e prova pietà per chiunque capiti di finire nella sua rete.

Il biondino allargò le braccia e alzò le spalle in una muta risposta rassegnata, facendo capire alla donna come il suo pensiero fosse pienamente condiviso.

"Smettetela di prendermi in giro!" li ammonì il riccio, scoccando uno sguardo di fuoco alla madre e tirando una sberla sul braccio al ragazzo.

Entrambi risero scuotendo la testa rassegnati.

"Buona notte ragazzi. Di questo augurio ne avrete bisogno temo..." disse poi la donna congedandosi dai giovanotti con una mezza risata malcelata.

"Si può sapere come quella borsa ci risolverà il problema?" chiese il cameraman notando le dimensioni ridotte di ciò che il ragazzo portava con sé.

"Vedrai!" rispose il più grande, entrando quindi in casa, di ritorno dall'abitazione di famiglia, localizzata a poco meno di venti minuti da Chelsea.

I due salirono le scale che li avrebbero portati al piano superiore e una volta arrivati alla stanza che avevano in progetto di trasformare nella loro prima vera camera da letto, Mika estrasse dalla borsa un grande involucro di plastica grigia e una misera coperta.

Andy passò le iridi azzurre da ciò che giaceva sul parquet della stanza alla figura di Mika accucciata accanto.

Quando il cantante alzò lo sguardo e si ritrovò l'espressione perplessa e per nulla convinta del greco esclamò con fare ovvio: "Materasso ad acqua! Mai visto uno in vita tua?" chiese come a rivelare una cosa palese.

Andy si passò una mano in fronte e sospirò. L'augurio di mamma Penniman in quel momento trovava pieno fondamento.

"Mika..." chiamò il suo nome con aria compassionevole di chi parla ad un bambino troppo piccolo per capire ciò che gli si sta dicendo.

Lui si voltò sorridente.

"Il bagno funzionante è al piano di sotto...!" continuò poi indicando il materasso sgonfio e successivamente la porta della camera che dava sul corridoio, quindi sulle scale.

Il riccio sgranò gli occhi portandosi una mano davanti alla bocca aperta ma ancora sorridente. "Ah già!" disse poi col tono di chi fa la scoperta del secolo.

"Vorrà dire che dormiremo in salotto!" Ecco fatto. La soluzione geniale era arrivata in tempo record, facendo perdere a Andy l'unica speranza di passare la sua ultima notte londinese nel loro morbido e spazioso letto di South Kensington.

Le scene che seguirono la discesa al piano di sotto, il biondo era sicuro avrebbero potuto competere senza dubbio con le puntate più esilaranti e insensate di Mr Bean.

Il disastro vivente che rispondeva al nome di Mika, senza nemmeno impegnarsi troppo, riuscì a spargere acqua per tutto il bagno, schizzando ovunque nell'intento di riempire quel "maledettissimo coso infernale" come Andy lo aveva soprannominato.

Il risultato fu che i due giovani non ebbero bisogno di una doccia fresca che potesse lenire il caldo estenuante che aveva colpito la capitale britannica in quei giorni. L'essere quasi completamente fradici da capo a piedi, a opera conclusa li aveva indubbiamente aiutati nell'intento.

Una volta che il materasso ad una piazza e mezza fu gonfio al punto giusto, non senza fatica lo trascinarono in salotto.

"Eccoci! Siamo pronti per la notte!" esclamò Mika contento della loro, seppur turbolenta, missione compiuta, stendendosi piano sul materasso che a quel contatto di mosse livellando l'acqua e facendolo sprofondare.

"Meno male che da domani dormo in Grecia!" rispose invece il biondo, sedendosi incerto su quel poco rassicurante giaciglio che sembrava voler esplodere da un momento all'altro.

Mika sbuffò e lo tirò a sé, facendolo sdraiare del tutto. "Tanto lo so che ti mancherò..." gli disse lasciandogli un bacio umido lungo la mascella e portandosi praticamente sopra di lui.

"Hmm... Non ne sono così sicuro." mugugnò Andy con un mezzo ghigno stringendo con le dita le gote di Mika, che a quelle parole si era staccato dal suo viso e lo stava quindi squadrando con aria contrariata.

Il più giovane poi scoppiò in una risata, prendendo i capelli umidi del moretto tra le mani e modellandoli verso l'alto fino a quando non raggiunsero la forma di una specie di cresta voluminosa sopra la sua testa.

"Sei bellissimo. Al prossimo servizio fotografico ti acconcio io!" lo provocò ridendo e lasciandogli un bacio.

Mika aggrottò le sopracciglia e assottigliò le labbra fingendosi offeso. Questo provocò le risa ancora più gioiose del ragazzo sotto di lui che in un attimo lo contagiarono e finirono per disegnare sul suo viso, la sua stessa espressione divertita.

Fu così, scherzando come non facevano da tempo, che si addormentarono per la prima volta nella casa dove stavano progettando il loro futuro.  

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