"Io invece lo so." Affermò risoluto il ricciolino avvolgendo le calde mani attorno al viso del suo compagno di vita e accertandosi che i suoi lucenti occhi azzurri fossero ben incatenati con i suoi.
"Ti amo da morire Andy" sussurrò avvicinando il viso al suo in un bacio d'amore mentre il greco a quelle parole, le più semplici in assoluto, si lasciò andare e scoppiò a piangere di gioia tra le braccia del suo amato mentre una lacrima solitaria lasciò anche gli occhi nocciola, infrangendosi sulla camicia azzurra del biondo.
-*-*-*-*-*-*-
Il mattino successivo Andy si svegliò molto presto e uscì di casa con l'intento di fare compere e riuscire a regalare a Mika un risveglio coi fiocchi, di quelli che si sarebbe ricordato per un bel po' di tempo.
Aveva pensato a tutto.
Anzi no, una cosa se l'era dimenticata.
"Maledette olimpiadi!! Propria qui a Londra in piena estate dovevate farle...?!" sbottò spazientito fermo nel traffico cittadino dopo che l'ennesimo tentativo di aggirare la gara di marcia maschile, che stava occupando gran parte delle strade del quartiere vicino, era fallito miseramente.
Con uno sbuffò buttò uno sguardo all'orologio dell'auto che segnava le 9:30.
Conoscendo il compagno, era certo che data l'ora tarda a cui si erano coricati, fosse ancora placidamente addormentato sotto le coperte, quindi si calmò un attimo e fece mente locale un'altra volta, cercando di ricordare altre vie di fuga che non comprendessero le strade che sapeva essere chiuse.
Proprio quando la lampadina si accese nella sua mente e gli tornò alla memoria una stretta viuzza laterale che era certo non avessero intralciato, lo squillo insistente del suo telefono lo fece tornare alla realtà.
Senza indugi premette la cornetta posta sul volante e dal vivavoce della Range Rover fece capolino un secondo dopo la voce dell'interlocutore.
"Buongiorno!" trillò il tono squillante e felice di Mika, dandogli il buongiorno serenamente.
Andy avrebbe normalmente risposto allo stesso modo al compagno, ben contento di sentire la sua voce così sveglia a quell'ora del mattino di un giorno di riposo.
Tutti gli altri 364 giorni dell'anno, tranne quello.
"Perché sbuffi?" chiese di nuovo la voce proveniente dall'impianto bluetooh della vettura, stavolta risultando un filo meno giocosa.
Andy si diede dell'idiota. Oltre a non riuscire nei suoi propositi quella mattina, stava anche dando da pensare male a Mika, che deducendo dal tono di voce, doveva essere rimasto un po' male per quel suo sbuffo infastidito.
"Scusami amore. Non era per te. Sono imbottigliato nel casino qui a Kensington" Gli disse sperando che la spiegazione potesse portarlo a percepire di nuovo quella nota allegra che aveva appena stroncato in lui.
Mika si aprì a quel punto in una risata. "Ma... tutto il quartiere è tappezzato coi cartelloni che annunciano la gara di oggi... Come hai fatto a non notarli?" chiese il libanese tra le risatine di scherno rivolte a quello che normalmente era un ragazzo molto attento e previdente.
"Cioè... Cose del genere capitano a me che non guardo neanche un centimetro più avanti dei miei piedi, non a te..." continuò autodefinendosi la persona più sbadata del pianeta e stupendosi di quella situazione insolita.
Andy si lasciò andare ad una risata a sua volta. "Meno male che lo sai..." gli rispose sorpassando velocemente un'auto che da cinque secondi buoni era ferma in mezzo all'incrocio incerta sul da farsi.
"E comunque è indirettamente colpa tua lo stesso!" confessò malignamente, togliendosi di dosso parte della colpa e ragionando sul fatto che effettivamente fosse finito in quel casino per la sorpresa che era intenzionato a fargli.
"Cosa?!" lo apostrofò il riccio sparando uno dei suoi acuti e mettendola giù dura, fingendo di essersela presa "Bene, se pensavo di lasciarti l'ultima fetta di torta di Nikolas, adesso ho cambiato idea!" lo minacciò puntando l'enfasi sul suo dolce preferito.
"Bastardo! Sarò a casa prima che tu possa dire A!" lo apostrofò ripartendo all'ultimo semaforo verde prima della svolta che lo avrebbe portato all'inizio della lunga via, a metà della quale si trovava la loro casa, chiudendo intanto la chiamata.
Attraversando a passo di lumaca la via, dietro ad un mezzo della nettezza urbana, si ritrovò a ridere da solo ripensando a come la chiamata appena terminata fosse cominciata con l'appellativo tenero di "amore" e finita con l'epiteto che sempre più spesso si dedicavano l'un l'altro: "bastardo".
Il riassunto perfetto del loro rapporto di coppia.
Parcheggiò l'auto nel primo posto libero e prima di scendere diede un occhio agli acquisti della mattina, prese con sé i fiori che altrimenti sarebbero appassiti e le leccornie della colazione, lasciando l'ultimo minuscolo sacchetto nel portaoggetti dell'auto, in modo tale che Mika non potesse finire per scovarlo accidentalmente, rovistando per casa.
"Sono a casa" si annunciò il greco aprendo la porta e bilanciando le cose in mano, alzando piano una gamba e piegandola verso il petto affinché Melachi, che già stava accorrendo verso di lui, si fermasse ed evitasse di saltargli addosso, facendo finire a terra tutto quanto.
"È arrivato lo stronz...heeey" fece capolino a sua volta la testa castana del suo compagno sbucando dalla cucina, accogliendolo con un'altra delle loro consuete "dolci parole", cambiando però espressione improvvisamente quando davanti alla porta vide comparire un enorme mazzo di fiori gialli e viola che precedeva e nascondeva il viso di Andy.
Mika avanzò velocemente percorrendo il salottino e piazzandosi di fronte al colorato insieme di iris, ginestre, fiori di ibisco e ranuncoli trattenuto dalle mani del greco, chiudendo gli occhi affondando il viso in quella soffice nuvola morbida e profumata.
"Che meraviglia!" sussurrò ancora perso in quell'incanto. Mika nutriva un amore spropositato per i fiori. Era convinto avessero il potere di trasformare completamente un ambiente con il loro colore e la loro fragranza, oltre che generargli una dose incredibile di buonumore.
"Non sono per te! Li ho presi da mettere in centro alla tavola da pranzo" lo prese in contropiede Andy, ricordandosi il battibecco di prima e mantenendo la sua posizione.
Mika perse lievemente l'espressione di beatitudine poi sorrise raggiante scostando a destra il bouquet, andando a cercare gli occhi azzurri nascosti ancora dai fiori. "A parte che non ci credo..." disse sicuro di sé "...e comunque sul tavolo della sala da pranzo è esattamente il posto in cui mi figuravo già di metterli, quindi sono perfetti in ogni caso" asserì mettendo a tacere nuovamente il greco, che sconfitto da quella sconfinata contentezza si lasciò andare ad un sorriso innamorato prima di abbandonare il mazzo di fiori in mano a Mika e attirarlo a sé per il dolce bacio del buongiorno.
"Non è la mia maglietta quella?" chiese quindi notando ciò che Mika stava indossando in quel momento, riconoscendo il disegnino sulla manica corta della maglia blu scuro a tinta unita.
"Chi era quello che in Grecia giusto un paio di mesetti fa, rubando pane burro e marmellata, disse che da quel momento in avanti avremmo condiviso tutto?" chiese Mika con un sorriso sornione e uno sguardo furbo, mettendo a segno l'ennesimo punto di quella giornata.
"Stronzo! Ti ricordi le cose solo quando vuoi!" sbottò Andy sconfitto provocando in Mika una risata da fanciullo e ricevendo un bacio a stampo veloce prima di ritrovarsi in salotto da solo, senza il riccio già in marcia verso la cucina con il mazzo di fiori in mano.
Dopo aver concesso una veloce dose di coccole alla sua Mel, Andy procedette a sua volta verso la cucina con la busta della colazione in mano, entrando e posando il tutto sul tavolo accanto all'ultima fetta della torta di Nikolas che ancora svettava al centro del piatto da portata.
"Che meraviglia" si sentì ripetere per l'ennesima volta dalla sala da pranzo dove Mika aveva appena finito di sistemare con cura e dovizia i fiori nell'enorme vaso in vetro decorato.
Andy sorrise teneramente.
Nonostante fosse un ragazzo benestante e potesse avere quasi ogni cosa volesse, bastava talmente poco per farlo felice. Non servivano regali costosi o vacanze di lusso. Quando era con lui si accontentava di un canotto noleggiato a 10 euro in Sardegna, di cucinare un piatto di pastasciutta al pomodoro, di indossare maglie sgualcite comprate a 3 sterline nei grandi magazzini e di un semplice mazzo di fiori che adornasse casa.
"Anche se non li hai presi per me, grazie lo stesso..." gli disse Mika entrando in cucina e avvicinandosi a Andy intento ad aprire il sacchetto bianco delle brioche, abbracciandolo piano da dietro, portando le mani ad accarezzare gli addominali che poteva sentire da sotto la stoffa sottile della maglia e lasciandogli una lenta scia di baci delicati sul collo abbronzato zigzagando tra un neo e l'altro.
"Prego non c'è di che" rispose il greco portando la sua mano all'indietro ad accarezzare la testa del suo ragazzo, che si trovava in quel momento all'altezza della sua spalla.
"Grazie per non esserti sbranato l'ultima fetta di torta" si espresse a sua volta andando quindi a recuperare la fettina di margherita al limone e lamponi preparata dall'amico greco e portandola verso la bocca, assaporandola con gusto mentre ancora Mika se ne stava stretto a lui con il mento appoggiato alla sua spalla.
Dopo due voraci morsi non rimase che un ultimo boccone tra le dita del biondo.
Con lentezza lo portò di nuovo verso la bocca spalancata sotto lo sguardo attento di Mika, poi mosso da compassione giusto un secondo prima di addentarla per l'ultima volta cambiò direzione spostando la mano lievemente alla sua sinistra, andando a piazzarla sotto al naso del libanese che sorrise stupito e con delicatezza la afferrò con i denti e la masticò con lentezza, godendosi quella goduria per l'ultima volta.
"Nik non c'è?" chiese Andy estraendo poi lentamente le brioches dal sacchetto e posizionandole dove poco prima giaceva l'ultima fetta di torta.
Mika si separò da lui, portandosi a sedere su una delle sedie libere del tavolo, accanto al biondo e mangiandosi già con gli occhi ciò che quest'ultimo aveva portato.
"No. Ha lasciato scritto di voler vedere l'alba da sotto il Big Ben e di essere quindi uscito presto." Spiegò il moro, riferendogli ciò che aveva trovato scarabocchiato in un inglese impreciso su un foglietto accanto alla torta sul tavolo della cucina.
Andy sorrise a quelle parole. Sapevano entrambi che quella fosse solamente un'altra delle sue scuse accampate per levarsi di torno e non intralciare la vita di coppia dei due, ed anche se non gliel'avevano mai detto, e mai probabilmente lo avrebbero fatto, entrambi apprezzavano immensamente le improvvise e lunghe fughe che saggiamente il venditore si prendeva.
I due infatti si concessero la mattinata per loro, facendo colazione in tranquillità e decidendo, vista la bella giornata estiva, di portare Melachi a fare un giro in campagna, fuori dal turbinio della vita cittadina e dall'atmosfera concitata e festosa delle olimpiadi che rendevano la capitale inglese ancor più caotica e a tratti impraticabile.
Dopo nemmeno un'oretta di marcia in auto, i due giovanotti scovarono una enorme distesa verde e decisero di lasciare l'auto per dirigersi a piedi alla ricerca di un angolo tranquillo e possibilmente isolato dove poter far correre Mel e dove poter gustare indisturbati i panini che poco prima avevano preparato alla bell'e meglio per quell'improvvisato pic-nic.
"Meeeel" chiamò Mika vedendo sparire la golden tra gli arbusti bassi e fitti di un'area verdeggiante che si estendeva alla loro sinistra, tra alberi e cespugli.
La ubbidiente cagnolina udendo il suo nome, fece velocemente retromarcia, non prima però di essersi gettata nell'angolo di paradiso che aveva appena scovato.
Tornò verso i suoi padroni completamente fradicia dalla punta delle orecchie a quella della coda, scorrazzando in tutta libertà tra l'erba alta e finendo poi per saltellare accanto al riccio che notando le sue condizioni cercò senza molto successo di evitare che gli balzasse addosso gioiosa e gli inzuppasse i vestiti.
Mentre ancora il più grande litigava con la quadrupede per ottenere che si sedesse e togliesse le zampe sporche dai suoi pantaloncini, Andy incuriosito dalla scoperta della cucciolona, si incamminò nella direzione dalla quale Melachi era spuntata bagnata zuppa e notato quello scorcio meraviglioso invitò a gran voce il suo compagno a prendere spunto dall'idea della loro pelosa e raggiungerlo.
Quando Mika riuscì a sua volta a districarsi dalla folta vegetazione e mettere piede dove Andy e Mel lo stavano attendendo, con immenso piacere sorrise raggiante notando il piccolo angolo di paradiso nel quale si erano casualmente imbattuti.
Uno dei numerosi fiumiciattoli che attraversava le campagne fuori Londra proprio in quel punto formava un'ampia ansa sabbiosa circondata da una fitta rete di piante, cespugli e rovi che rendeva quello scorcio invisibile per chiunque non fosse a conoscenza della sua esistenza... o non avesse con sé un cane curioso in cerca di refrigerio.
"Brava Mel!" trillò il riccio lasciando una pacca affettuosa alla golden e abbandonando quindi la borsa del pic-nic in mezzo alla spiaggetta, prima di sedersi e levarsi le scarpe.
Con un'esclamazione di beatitudine affondò i piedi nella sabbia tiepida scavando leggermente con le punte alla ricerca del fresco tepore che si nascondeva tra i granelli fini al di sotto della superficie riscaldata dal sole.
Andy, che nel mentre se ne stava ad ammirare gli intorni dopo aver a sua volta lasciato lo zaino da parte, quando vide l'espressione di pace e serenità sul viso del ricciolo, disteso sulla sabbia a pochi metri da lui con i piedi sepolti, le braccia a mo' di cuscino a sostenere la testa e gli occhi chiusi, non poté reprimere un sorriso.
Quella mattinata idilliaca era esattamente ciò di cui aveva bisogno dopo le ultime due settimane condite da ansie, malumori e incertezze che l'avevano preceduta e la carrellata di lavoro che sarebbe seguita fino al giorno del suo compleanno, distante ancora 3 settimane buone.
"Io vado a farmi un bagno, vieni?" il greco interruppe per un attimo la sua pacifica meditazione e si interpose tra il frinire insistente delle cicale e il gorgoglio vellutato dell'acqua.
Sdraiato in maglietta leggera e pantaloncini all'ombra del canneto era troppo in pace con sé stesso e con l'ambiente circostante per anche solo prendere in considerazione l'idea di alzarsi dal suo comodo giaciglio morbido e fare qualsiasi altra cosa che non comprendesse dormicchiare in tranquillità.
"No" biascicò quindi velocemente sperando il suo ragazzo avesse pietà di lui e non insistesse.
"Bradipo!" lo prese infatti in giro solamente il biondo, prima di chiamare a sé Melachi e gettarsi con un urlo nelle acque chete del fiumiciattolo.
Passarono il pomeriggio rilassandosi in quello scorcio tranquillo tra sonnellini, scherzi e risate, in serata chiamarono Nikolas invitandolo a rientrare per cena e dopo un conviviale pasto con l'amico, verso mezzanotte la coppia si avviò verso la stanza.
Mika ciondolò dall'entrata della sua camera a luce spenta, avanzando assonnato verso il letto, spogliando nel tragitto i pantaloncini a mezza gamba che lasciò malamente per terra e la t-shirt che si sfilò senza troppa enfasi e lasciò cadere altrettanto disordinatamente sullo sgabello in velluto ai piedi del letto, usato normalmente da Andy per riporre i vestiti, dovutamente piegati, la sera per la mattina.
Con il fioco bagliore proveniente dal bagno come unica fonte di luce, il riccio raggiunse la sua meta svaccandosi sul letto a pancia in giù, godendo delle lenzuola fresche e della brezza tiepida che entrava dalla finestra socchiusa.
Posò il capo sul cuscino, voltandosi verso il lato dal quale Andy si sarebbe sdraiato a sua volta non appena avesse finito di lavarsi i denti e come chiuse gli occhi, il suo naso avvertì un profumo familiare, una fragranza che aveva sentito giusto quella mattina e che per tutto il giorno aveva profumato il piano terra della casa.
Aprì piano le palpebre e portò una mano a pochi centimetri dal suo viso, percependo qualcosa sotto i polpastrelli, qualcosa che era stato lasciato proprio sul suo cuscino e che per puro caso non aveva schiacciato con la sua finezza innata, un attimo prima.
La sua mano raggiunse quello che aveva davanti, andando ad afferrare ciò che ad una prima impressione gli parve essere un foglietto arrotolato a mo' di pergamena.
Curioso, lo prese meglio tra le mani e cercò di capire, voltandosi verso sinistra per catturare meglio lo spiraglio di tenue luce giallastra. Si portò a sedere scostando appena il cuscino e appoggiando la schiena al legno in mogano retrostante, avvicinando ciò che aveva tra le dita e sfilando il grazioso iris abilmente racchiuso all'interno del cerchiolino formato dal foglio arrotolato su sé stesso.
Con delicatezza lo avvicinò al viso lasciando che i petali vellutati gli solleticassero la punta del naso e inspirò a pieni polmoni, racchiudendo intimamente nella sua memoria la fragranza fresca di quel fiore aromatico.
Poi con lentezza aprì gli occhi andando a scrutare meglio ciò che ancora aveva tra le dita, lasciando per un attimo da parte l'iris sul lenzuolo accanto.
Era un foglietto non troppo grande, racchiuso da un cerchietto di plastica blu. Lo girò tra le mani un paio di volte fino a quando non notò un particolare.
Si sporse velocemente verso l'abat-jour del suo comodino e l'accese.
Finalmente alla luce chiara della lampada, sfilò con gentilezza la piccola pergamena trattenendo tra indice e pollice quello che sembrava un piccolo anello in pietra blu e su cui, ora poteva notarlo, era incisa da un lato su un piccolo cerchio, una minuscola àncora di colore argenteo.
Attento a non perdere il minuscolo oggetto, preso dalla sua solita immensa curiosità srotolò il foglio, trovandosi davanti la calligrafia ordinata di Andy, caratterizzata dalla tipica sfumatura velata sulla destra che spesso contraddistingueva la scrittura dei mancini.
In alto a destra notò la data, era stata scritta il giorno stesso.
Inconsciamente, ancor prima di sapere il contenuto di quella strana lettera, accennò un sorriso, immergendosi poi nella lettura di quelle parole, concentrandosi com'era solito fare.
"Non ho idea di come si inizi una lettera del genere... Non so nemmeno come si scriva una cosa simile..."
L'incipit che il riccio si trovò a leggere lo lasciò per un attimo basito e un attimo dopo gli provocò una piccola risata spontanea.
"Non è facile riuscire a stupire una persona con la quale si vive da 5 anni, eppure tu ci riesci sempre e ci riesci con una maestria che appartiene solo a te."
Continuava. Mika si morse un labbro a quel complimento e si rallegrò immensamente nel sapere che ciò che provava a fare di tanto in tanto, evidentemente gli riusciva.
"Penso che ogni persona sulla faccia della terra pagherebbe oro pur di sentire anche solo per un secondo quello che sei riuscito a farmi provare tu dentro quel locale gremito, con le parole che hai dedicato alla nostra storia e a me."
Confessava descrivendo le emozioni che Mika gli aveva suscitato e che da lontano non era riuscito a cogliere fino in fondo.
"Io non sono capace nemmeno di pensarlo un gesto coraggioso ed eclatante come quello, ma ho l'immensa fortuna di avere accanto una persona che sa apprezzare la meraviglia nascosta nella semplicità." Ammise ringraziando implicitamente il lato emotivo spiccato del libanese, che spesso e volentieri rendeva le cose tra loro di una semplicità quasi banale.
"Ho pensato che un semplice fiore ed un altrettanto semplice anello di pietra blu, potessero parlare una lingua migliore di quella che so parlare io, soprattutto quando portano con loro un significato che sono certo saprai trovare senza bisogno di troppe spiegazioni." Continuò spiegando l'umiltà del suo gesto.
"L'ancora... il legame tra la terra e il mare, i due opposti che si legano, che vivono e convivono l'uno accanto all'altro, amandosi." Diceva poco sotto, spiegando la scelta di quel simbolo e chiedendo un'implicita conferma al suo pensiero.
"Mi hai giurato il tuo amore davanti al mondo con semplicità, e io con semplicità voglio lasciarti questo piccolo ricordo, giurandoti il mio, sperando ti possa ricordare questa tua battaglia, vinta nel miglior modo possibile. Portalo con te in giro per il mondo e quando ne sentirai il bisogno o sentirai la mia mancanza, ricordati di questa àncora."
"Ora... Così come non sapevo iniziarla questa specie di lettera, non so nemmeno come si finisca decentemente..." Aveva scritto di nuovo, ammettendo la sua candida debolezza.
"Non so che altro ancora posso dirti, non sono bravo quanto te Mika, ti dico solo grazie per essere il rompipallle migliore che potessi incontrare sul mio cammino e colui con cui condividerò (e a mio piacere ruberò) pane, marmellata e burro ogniqualvolta ne avrò voglia. Tuo Andy"
Quella strana lettera finiva nello stesso modo spensierato e completamente senza pretese con cui era cominciata, con una punta di ironia dietro alla quale faceva capolino tutto l'amore che Andy aveva espresso a chiare lettere e Mika aveva colto fino all'ultima goccia.
Il libanese rimase per un attimo a fissare il piccolo anello color cobalto in pietra di agata girandoselo tra le dita e guardando per un istante le sue mani. Poi senza esitazione, lo afferrò tra indice e pollice della mano destra, andando a infilarlo con delicatezza sull'unico dito sul quale riusciva a vedere bene quel pensiero tanto semplice quanto importante: l'anulare della mano sinistra.
Dalla porta, Andy aveva osservato silenziosamente tutta la scena, dall'apertura della lettera a quell'ultimo gesto, ritrovandosi con una meravigliosa sensazione di sfarfallio quando Mika aveva posizionato il piccolo anello proprio all'altezza del quarto dito di quella mano.
"È una cosa stupida lo so..." biascicò spegnendo in quel momento la luce della saletta da bagno e avvicinandosi a sua volta verso il letto, cogliendo di sorpresa Mika che si girò con un veloce scatto.
Il riccio non appena incontrò il viso del greco si aprì in un'enorme sorriso spontaneo e innamorato, sporgendosi verso il letto e afferrando il suo braccio, tirandolo a sé sopra le coperte e impedendogli di raggirare il letto per raggiungere il suo lato.
"Non dire fesserie." Lo rimproverò con molta franchezza "È vero...non sei il paroliere migliore che questa Terra abbia mai visto, ma amo come inizi e finisci le lettere..." ammise con un piglio compiaciuto e decisamente sincero, portandoselo sopra di lui.
"Sono promosso allora? Meno male!" esclamò Andy passandosi una mano in fronte, fingendo un sospiro di sollievo.
"Facciamo che ti rimando con un 5 e mezzo..." lo stroncò però il ricciolino con un ghigno saccente e irriverente in viso.
Andy aggrottò le sopracciglia offeso da quel ripensamento quindi si gettò a capofitto sul collo di Mika, iniziando a torturarlo con piccoli morsi e pizzicotti, che fecero ridere il ragazzo a crepapelle, mentre Andy compiaciuto, era sicuro che di lì a poco il moro lo avrebbe implorato non di smettere, ma di continuare ciò che quel gioco avrebbe finito immancabilmente per divenire.
"5 e mezzo eh...?" sussurrò sensualmente andando a lasciare un morsichino appena dietro l'orecchia, facendolo ridacchiare.
Mika si lasciò sovrastare ancora per un breve istante, poi quando Andy si sollevò facendo leva sul letto con le mani e distendendo le braccia, si alzò a sua volta, sforzando gli addominali per allungarsi a baciare quelle labbra che per un frangente erano sfuggite dalle sue, e poi ribaltò le posizioni, facendolo ricadere tra le lenzuola fresche a lato.
"Sì... Hai bisogno di ripetizioni..." sussurrò a sua volta, mettendo in chiaro le sue intenzione, quando si fu sistemato cavalcioni su di lui, andando poi a percorrere con una lenta traccia di baci, la linea che dallo sterno si allungava verso il ventre, mentre Andy socchiudeva gli occhi estasiato.
"Hm... credo la prossima volta mi impegnerò per prendere un bel 4..." ammise sornione, andando ad accarezzare il braccio del compagno, peregrinando dal bicipite teso fino al polso, avvertendo i tendini fare capolino tra i muscoli e andando a fermarsi sulla mano, che percepiva appoggiata delicatamente al suo fianco.
Fece vagare le dita tra le sue, accarezzandone ogni piega, scendendo fino al dorso della mano e incontrando con piacere ed orgoglio la fredda macchiolina di pietra circolare avvolta attorno al suo anulare, andando ad accarezzarla amorevolmente.
Mika percepì il lieve tocco delicato attorno alla sua mano e arrestò per un attimo la minuziosa opera di seduzione, alzando il capo e dedicando al compagno uno sguardo carico d'amore, venerazione e desiderio.
Si appartenevano da 5 anni, era una promessa implicita che forse non si erano mai giurati a parole, ma dopo i gesti scambiatisi in quei due giorni, quel legame invisibile quanto inscindibile, si era fatto concreto e manifesto e loro non potevano andarne più fieri.
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...