Ombre

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Mika prese posto a tavola come se nulla fosse e aspettò che i commenti sulla situazione si sprecassero.
Incrociò un lungo sguardo con le sue sorelle maggiori, compagne fedeli di tutte le sue marachelle d'infanzia parigine, e in loro ci lesse lo stesso immenso affetto che li aveva sempre contraddistinti.

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Il tour mondiale riprese poco dopo la premiazione, portando i ragazzi in giro per tutta Europa nel solito clima di festa e spensieratezza.

Mika in quei mesi aveva iniziato diversi progetti, tra cui uno di scrittore. Sul magazine italiano XL la Repubblica, teneva infatti una colonna tutta sua, dove ogni mese scriveva piccole riflessioni o aneddoti della sua vita d'artista.

Era luglio e finalmente ai ragazzi era stata concesso un periodo di meritata pausa.

Stranamente però, il tranquillo periodo di riposo londinese che entrambi i ragazzi poco più che ventenni avevano sempre trascorso in ottima sintonia, da alcuni giorni a quella parte, era come disturbato.

Il cantante aveva pianificato di prendersi quel mese di tranquillità per entrare in studio e provare ad abbozzare qualche nuova traccia per il suo terzo album, che seguendo la cronologia dei precedenti, avrebbe dovuto essere realizzato e pubblicato entro la fine del 2011.

Andy da parte sua invece, aveva il contratto della Universal in scadenza e aveva iniziato da qualche periodo ormai, a ricevere alcune proposte di lavoro davvero molto allettanti, sia da parte di produttori con sede a Londra sia da alcuni registi e documentaristi greci.

Mika mise piede in casa poco prima delle 7 di sera, sbuffando sonoramente e lanciando in malo modo la borsa sul letto sfatto in fondo al monolocale.

"Ciao!" lo salutò il ragazzo, seduto sul divano intento a guardare un interessante documentario naturalistico sul canale National Geographic. Da quando gli era pervenuta la proposta di lavoro come regista di documentari da parte di un produttore greco che ben conosceva e stimava, il giovane cameraman passava spesso le ore davanti al televisore o al pc, in cerca di spunti o di qualche illuminazione che potesse indicargli la via.

Quello era il lavoro che aveva sempre desiderato fin da bambino, quando passava i pomeriggi a filmare gli uccellini e gli scoiattoli dei parchi cittadini o i gabbiani che volavano in cerchio nel porticciolo di Atene.

Il suo fantasticare allegro e ispirato, venne interrotto da un grugnito che il suo ragazzo gli aveva rivolto come risposta al suo saluto.

Andy sospirò puntando di nuovo gli occhi verso lo schermo piatto, ma lasciando che la sua mente si focalizzasse sulla situazione che stava vivendo all'interno delle 4 mura di casa, al di fuori di quella realtà naturalistica distante spiegata dettagliatamente da un documentario.

"Ma tu hai deciso di passare la vita sul divano a cazzeggiare?!" il riccio tornò dalla cabina armadio dove si era cambiato in abiti casalinghi e sbottò poco gentilmente in direzione del salottino, avviandosi intanto in direzione della cucina.

Andy inspirò profondamente e poi spense la tv, alzandosi e andandogli incontro. Se ne stava davanti al frigorifero aperto con aria corrucciata e pensierosa, una mano su un fianco e l'altra appoggiata allo sportello.

Il biondino lo abbracciò da dietro affettuosamente e sentendo i muscoli rigidi sotto le sue mani capì come il ragazzo fosse tutto fuorché tranquillo.

"Ancora nulla?" gli chiese dolcemente, accarezzandogli il petto con una mano e cercando di infondergli un velo di rilassatezza.

Erano giorni che rientrava dagli studi frustrato e irascibile. Nonostante ci provasse e si isolasse come durante il processo di scrittura del suo secondo disco, le parole non gli venivano e le note abbozzate al pianoforte gli risultavano monotone o poco sensate.

La sua riposta fu un ennesimo grugnito infastidito, corredato dalla porta del frigorifero chiusa poco gentilmente.

"Può capitare di avere momenti di non ispirazione dai..." cercò di farlo riflettere, facendolo voltare per incontrare il suo viso. Le sopracciglia basse e l'espressione accigliata gli fecero però capire come in quel frangente non ci sarebbe stata una buona parola che avrebbe potuto fargli cambiare il suo stato d'animo.

"Certo...! Tu la fai semplice! Ti basta avere una telecamera in mano e riprendere cose a caso e sei a posto!" sbottò improvvisamente il libanese, direzionando lo sguardo verso gli zaffiri blu del suo ragazzo di fronte .

Andy chiuse gli occhi per un paio di secondi, spostando le mani dai fianchi di Mika.
Si convinse che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca a causa della frustrazione e che non le pensasse seriamente.

In mille occasioni il moro gli aveva fatto notare quando amasse il suo modo di lavorare e quanto apprezzasse la sua arte.

Si impose di essere cortese e ricordandosi ciò che provava per lui, gli rispose garbatamente.

"Ascolta, non è dicendomi queste cose che la situazione cambierà..." cercò di iniziare un discorso, venendo però interrotto.

"No, certo che no! Ma tu cosa ne vuoi sapere?!" si infuriò spazientito Mika alzando la voce e puntandogli un dito contro, quasi a voler incolpare il suo ragazzo di quel periodo particolarmente stressante.

Andy assottigliò gli occhi per un breve istante, mordendosi una guancia, trattenendo di nuovo le parole poco garbate che la sua bocca avrebbe prodotto in una situazione di quel tipo.

"No, io non lo posso sapere, hai ragione. Ma ti conosco da qualche anno ormai, e so che sei una persona estremamente caparbia che non si arrende finché non ottiene ciò che vuole; che sia un contratto discografico o il ragazzo per cui ti sei preso una cotta." disse ricordando il primo passo che Mika aveva fatto verso di lui e per la loro relazione che procedeva ormai da 3 anni inoltrati.

"Che cosa vuol dire?! Non posso essere stanco di una situazione?!" continuò il cantante imperterrito, senza cogliere il disperato tentativo di aiuto che Andy gli stava cercando di dare da qualche momento.

"Sì, puoi. Ti sto solo consigliando di non farne una tragedia, perché sono certo che tutto andrà come deve, quando sarà il momento giusto." il tono calmo e pacato con cui gli stava parlando, finalmente sortì i suoi effetti e il riccio rilassò appena i muscoli sotto il tocco di Andy.

"Che ne dici di una serata tra amici in qualche pub stasera?" chiese quindi, proponendo una situazione di svago nella quale avrebbe potuto lasciare da parte i suoi pensieri, mentre gli passava una mano su una guancia.

"Non ho voglia di vederli" rispose però lui, bocciando la proposta immediatamente e incrociando le braccia al petto.

"Serata io e te? Preferisci?" cambiò allora tattica, sorridendogli teneramente e sbattendo le palpebre in una goffa imitazione del gatto di Schrek.

Mika prese un respiro profondo e per la prima volta in quella serata finalmente sorrise lievemente, scatenando in Andy un senso di pace e soddisfazione impagabile.

Gli lasciò un bacio veloce sulle labbra e poi riprese contento: "Scegli tu dove andare" propose lasciandogli libera scelta così che potesse decidere l'atmosfera che più lo aggradava.

"Dobbiamo proprio uscire?" chiese incerto e non molto allettato dall'idea di mettere di nuovo piede fuori casa.

Andy rifletté brevemente ma poi decise che fosse meglio per lui un ambiente diverso e mondano. "Ti preeeegoooo" lo implorò inginocchiandosi teatralmente e assumendo l'espressione da bimbo imbronciato.

"E va beeene" cedette finalmente, per la grande gioia del greco, dando via libera all'uscita.

Anche se iniziata con molta esitazione e scarsa voglia, la serata ebbe il potere di rasserenare almeno un po' l'animo di Mika, che lasciò da parte i suoi crucci artistici per qualche ora.

"Voglio comprare casa..." Mika pronunciò quelle parole sulla soglia del monolocale che ormai da alcuni anni i due ragazzi abitavano al di sotto dell'appartamento ben più grande della famiglia libano-americana.

Andy si voltò immediatamente verso di lui, facendo intanto scattare la serratura della porta che stava aprendo, e lo squadrò meravigliato.

"Perché mi guardi così? Quest'anno faccio 27 anni....E' ora che io mi faccia una vita fuori dal nido."
Parlò con una tale convinzione che Andy quasi si chiese perché in fin dei conti la notizia lo avesse tanto stranito.

"Beh, non vivi più con i tuoi ormai da quasi 3 anni..." gli ricordò rimarcando la situazione, entrando nel mentre in casa e chiudendo la porta.

"Capirai... Viviamo in un buco appena sotto i loro piedi!" disse allargando le braccia a indicare il monolocale che, per quanto tatticamente arredato in modo da ottimizzare gli spazi, rimaneva comunque di dimensioni estremamente ridotte.

Mika si sedette sul divano per togliersi le scarpe e mettersi comodo davanti alla tv per un momento prima di andare a letto, ma un bussare insistente alla porta lo fece voltare e desistere dal suo intento.

Andy che intanto si stava mangiando una fragola appena presa dal frigorifero, si diresse verso la porta, spalancandola e facendo sì che una Zuleika inferocita entrasse in quello che fino ad un attimo prima era un tranquillo e silenzioso monolocale.

"MIKA!" la sorella sbraitò il nome del riccio che si alzò di scatto spaventato, mentre la mora avanzava verso di lui a grandi passi.

"Si può sapere che succ..." cercò di chiedere prima di venire sovrastato dalla voce acuta della giovane libanese, che in quel contesto assomigliava tremendamente alle zie arabe della famiglia.

"Mamma mi impedisce di andare coi miei amici perché secondo lei questa non è l'ora per uscire di casa" disse citando la donna con una voce simulata che fece sorridere Andy.

"Ma ho 18 anni, diamine!" continuò poi, rimarcando la maggiore età come fattore cruciale, a spiegazione anche della sua momentanea alterazione.

"Lo sai che lei certe cose non le concepisce... Dovresti conoscerla ormai. Perché non sei uscita prima?" chiese cercando di calmarla.

"Ma perché, se i miei amici si trovano a quest'ora?! Cosa faccio io?! giro per Londra come una scema ore prima?!" Zuleika era un fiume in piena. Non capiva le motivazioni della madre, ragionando palesemente a senso unico, vedendo le sue motivazioni come importanti ed imprescindibili.

Mika cercò di calmarla, evitando di menzionare le sue scappatelle da 15enne che usciva di casa alle 11 e rientrava dopo le 5 del mattino.

Dopo quasi mezz'ora di discussione, decise che per il bene della pace familiare, l'indomani avrebbe parlato con la madre, cercando di farle cambiare almeno parzialmente le sue direttive rigide e intransigenti.

"Per stasera lascia stare Zuly. Ne parliamo domani ok?" concluse la chiacchierata con le mani sulle spalle della ragazza e uno sguardo il quanto più possibile comprensivo.

La quartogenita di casa sbuffò contrariata ma accettò le condizioni del fratello che, in fin dei conti, le aveva promesso appoggio.

Prima di tornare al piano di sopra, salutò entrambi i ragazzi e gli augurò la buonanotte.

Mika riprese il posto su divano, che aveva abbandonato più di 30 minuti prima e si sdraiò passandosi le mani sul viso.

"Entro la fine dell'anno ci trasferiamo. Deciso." Affermò quindi con un tono serio e conciso, una volta che il silenzio ebbe di nuovo riempito le quattro mura.

Andy lo raggiunse sul piccolo divano e si sedette accanto a lui, sollevandogli le gambe e facendole poi poggiare sulle sue. L'uso del plurale nella frase appena pronunciata, lo aveva fatto sorridere teneramente. Era logico che della nuova soluzione abitativa lui sarebbe stato compreso, ma l'udirlo nelle sue parole, in qualche modo, lo faceva sentire maggiormente parte di quel mondo.

Si perse per un momento in quell'attimo di tranquillità, passando le dita lungo i grandi piedi del suo ragazzo in una sorta di massaggio, lasciando che la sua mente vagasse. L'idea di poter vivere in una casa solamente loro gli stava donando una sensazione di serenità inspiegabile.

Non che quel posto non gli piacesse, ma un nido un po' più confortevole dove non doversi preoccupare di far rumore facendo colazione quando Mika restava a letto più a lungo di lui la mattina, o dove il portare un collaboratore a casa, non doveva significare doverlo avere tutto il tempo tra i piedi, era assai allettante.

Era luglio e di lì a meno di un mese, Mika avrebbe compiuto 27 anni. Come ogni anno, si stava da tempo scervellando per cercare di trovare il migliore regalo per lui, ed in quel momento, l'idea che gli era balzata in mente anni prima, capì potesse avere il significato adatto, in quell'aria di cambiamento imminente.

"Perché sorridi così?" la domanda che gli venne posta da una voce assonnata alla sua sinistra, lo fece tornare sulla terra.

"Così come?" chiese voltandosi e trovando Mika che lo scrutava indagatore, con espressione curiosa.

"Così... sembri... non lo so, ispirato da qualcosa..." disse leggendo alla perfezione i suoi pensieri prestando come sempre, la minima attenzione ad ogni suo minimo movimento o micro espressione del viso.

Quella sua peculiare capacità di leggere le emozioni da un gesto pressoché impercettibile di qualsiasi persona incontrasse, a volte lo faceva quasi sentire nudo ed inerme davanti a lui.

"E' solo un'idea..." ammise il greco, quasi spinto da una forza inspiegabile.

Incuriosito da quella innocente confessione, Mika si portò a sedere, risvegliandosi repentinamente e fissandolo ancora più da vicino, mentre Andy voltò lo sguardo altrove.

"No! Non ti dirò nulla di più. E' un'idea per il tuo compleanno. Se andrà a buon fine, lo scoprirai ad agosto!" disse il greco scuotendo la testa e facendogli capire come non avrebbe detto una sola parola in più sull'argomento.

Il riccio, come Andy si aspettava, mise il broncio e cercò di convincerlo. "Daaaaaiiiiiii" disse cercando di portare il suo viso verso di lui.

"NO! Enne O. E non fare l'espressione da gattino indifeso!" gli disse, ben sapendo come quella sarebbe stata la sua mossa successiva.

Per evitare di cascarci, Andy si alzò di scatto dal divano e si chiuse in bagno per una doccia.

"E non ti azzardare ad aspettarmi fuori dalla porta!" sbraitò una volta dentro.

Mika sbuffò e spostandosi da accanto la porta del bagno, prese la via del letto.

Si sedette sulle coperte e sconsolato ammise: "Io e te ci conosciamo troppo bene!"  

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