Entwined

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Il libricino che ancora teneva tra le mani era poi una delle cose più belle di cui gli fosse mai stato fatto dono in vita sua e doveva dire che Mika ancora una volta aveva superato sé stesso ed era riuscito a stupirlo.

Con un sospiro ripose con cura il quadernetto sul pouf, impostò la sveglia e prima di spegnere la luce si sporse verso il letto, scoprì velocemente il capo di Mika e prima che lui potesse reagire gli lasciò un veloce bacio sui ricci, per poi tornare come nulla fosse tra le coperte e spegnere la luce, augurandogli la buonanotte.

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Fu un attimo, ma il moro percepì ogni cosa perfettamente, senza avere il tempo di dire o fare nemmeno il minimo cenno o la minima mossa. In un attimo il battito impazzito dentro al petto si era impossessato di lui impedendogli di pensare ad ogni più stupida cosa. Non era nemmeno riuscito a rispondere alla buonanotte se non prima di una manciata di attimi.

Andy si addormentò praticamente subito cullato dalla bella giornata ed entusiasta del lavoro che lo attendeva, mentre per Mika la cosa fu decisamente più ostica.

Il suono della sveglia del mattino, forse anche a causa del sonno leggero e prolungato del greco e quello del più pesante di colui che dormiva accanto, bastò a svegliare Andy senza che Mika nemmeno se ne accorgesse.

Il biondino si stiracchiò sorridendo alla giornata come suo solito, ma voltandosi dall'altro lato la sua espressione serena si ampliò.

Nella luce fioca dell'aurora inoltrata che precedeva l'alba Mika appariva disteso a pancia in giù con un braccio proteso al di fuori del materasso, nella sua direzione, così come il suo viso, nascosto per una metà dal cuscino.

Andy non si accorse di quanto tempo restò in sua contemplazione, si rese solamente conto di dover sbrigarsi a far colazione prima di far tardi al lavoro, cosa per lui mai successa in vita sua.

Mika invece si svegliò infastidito dal sole, come spesso gli succedeva in casa Dermanis, dove le tende erano quasi sempre lasciate accostate per permettere alla luce del mattino di fare capolino e svegliare l'abitante della casa per cui quel tipo di risveglio era il massimo che si potesse desiderare.

Mise piede fuori dal letto e chiuse le spesse tende indaco non vedendo l'ora di tornare a chiudere gli occhi e dormire fino a quando ne avesse avuto voglia sotto le coperte.

Nel breve tragitto che lo separava dalla finestra al suo letto, inevitabilmente nella semi-oscurità finì per inciampare nel letto di Andy rischiando di finire a terra e riuscendo a dribblare e tuffarvisi sopra appena in tempo.

Le coperte non erano ancora state sistemate, probabilmente per evitare di far rumore e Mika si ritrovò in un attimo ad affondare il viso tra le lenzuola, inspirando quel profumo tanto famigliare e inebriante.

Si trascinò meglio a tentoni in centro al letto arrivando a trovare il cuscino morbido di piume di cui si appropriò.

Ancora assonnato ma cullato da quella fragranza familiare, strinse il cuscino a sé a mo' di orsacchiotto e allungato sopra le coperte si addormentò nel posto che solo un paio di ore prima era appartenenuto a Andy.

Da quel momento il suo sonno si fece pesante e si ritrovò ad aprire gli occhi finalmente riposato alle due inoltrate di pomeriggio.

Si stiracchiò beandosi di quel letto tanto comodo paragonato a quello del B&B, crogiolandosi nel tepore di quella casa.

Quando diede un occhio all'orologio e notò l'ora tarda quasi schizzò fuori dal letto, Andy sarebbe arrivato di lì a nemmeno un paio d'ore e lui aveva una cosa in sospeso da fare.

Si alzò sgranchendosi braccia e gambe, andò ad aprire le tende per godere del panorama limpido costellato di azzurri a perdita d'occhio, che lo attendeva al di fuori e poi diede uno sguardo alla stanza, pensando bene di sistemare tutto quanto prima che arrivasse.

Per prima cosa iniziò dal letto matrimoniale di Andy, con cura sistemò lenzuola, coperte e cuscini, passando le mani più volte sulla coperta così che tutte le pieghe svanissero come onde in una giornata di calma placida. Nel farlo urtò per sbaglio il puff colorato sopra il quale la sveglia ed il suo libricino erano appoggiati in bilico.

Decise di mettere ordine e spostò la composizione di fogli rilegata, cercando una sistemazione migliore rispetto a quel minuscolo ripiano. Fece una veloce panoramica delle mensole soprastanti e trovato un posticino libero, decise dove posizionarlo.

Nel farlo si soffermò un momento a contemplare i vari oggetti che affollavano i ripiani della camera.

C'erano parecchi libri, alcuni scritti in inglese, la maggior parte in greco. C'era una foto di lui e sua sorella Eleni in una smorfia giocosa con la lingua fuori rivolta l'uno verso l'altra, a cui Mika sorrise. Una serie di monetine di piccolo taglio, impilate in una torretta come quelle che spesso aveva visto anche nel monolocale.

Era una sua strana abitudine quella di infilarsi monetine ricevute come resto in tasca e poi formare quelle piccole sculture una volta arrivato a casa e ritrovatele.

C'era poi un orologio a forma di sveglia con le effigie e le orecchie di topolino, gli occhiali da sole comprati proprio da Mika all'aeroporto di Monaco il giorno della prima partenza di coppia per il paesello greco e un pacchetto di sigarette.

Mika lo prese tra le mani per spostarlo, fuori dal pacchetto sbucava un angolino di carta marroncina, curioso lo aprì e vi trovò alcune cose che non si premurò di estrarre; aveva visto in passato Eleni fumare e era certo quel pacchetto fosse suo.

Non aveva intenzione di toccare cose della cognata. Prima di richiuderlo però si ritrovò ad annusare la fragranza quasi dolce e mielata che aveva percepito e si impresse nella memoria quel particolare profumo, legandolo inconsciamente e definitivamente a quella stanza ed a quel momento.

Rimise il pacchetto al suo posto e accanto vi posizionò il suo libricino, per poi spostarsi verso il suo letto e sistemare anche quello.

Una volta finito, spalancò le finestre arieggiando la stanza e poi corse al piano di sotto armandosi di pc e mettendosi seduto in terrazza al tiepido sole di marzo.

Il suo tempo a disposizione in terra greca era quasi giunto al termine, due giorni prima Greg lo aveva chiamato dicendogli di aver bisogno di lui in studio la settimana successiva e avendo deciso di passare da Londra per farsi vedere dalla famiglia prima di tornare in America, aveva predisposto il volo da Atene il mercoledì mattina ossia di lì a due giorni.

In meno di un paio d'ore finì ciò che doveva e quando Andy rientrò dal lavoro, tutto era pronto così come doveva essere.

"Sono a casa..." trillò il ragazzo stanco dal lavoro ma felice di essere tornato, mettendo piede nel monolocale e notando subito qualcosa di strano davanti a sé.

Sul televisore di fronte a lui vi era un altro di quei post-it che aveva capito Mika adorasse e con una scritta in stampatello vi era una indicazione: "Accendimi".

Si avvicinò titubante guardandosi in giro, il riccio non sembrava essere nei paraggi quindi buttò la giacca e la borsa sulla poltrona e prese posto sul divano, afferrando il telecomando dal mobiletto, accanto al quale vi era una seconda indicazione con un triangolino, posta accanto al lettore DVD.

Capita l'istruzione che gli era stata data, premette il pulsantino "play" dal lettore e curioso si sedette sul divano.

Dopo pochi secondi sullo schermo apparve il primo audio, preceduto poi da un'immagine che piano piano affiorava dal nero, facendosi sempre più nitida:
"Sono le 11:50 di giovedì 31 gennaio 2007 siamo a Londra, fa freddissimo ma il sole è alto nel cielo e Mika e Andy se ne vanno a Richmooooond"

La voce giocosa e raggiante di Mika si sparse per tutto il salotto, così come le battute scherzose che Andy pronunciò subito dopo, inquadrato da una mano malferma che rendeva le riprese mosse e incredibilmente decentrate.

Alle spalle delle teste dei due protagonisti di quel video, un edificio grigiastro con una scritta blu in altro: Universal studios.

Andy ridacchiò sommessamente a quella scena di cui si ricordava quasi ogni dettaglio e si perse in quel mondo raccontato a modo suo.

Intrecciate a quelle immagini, in sottofondo iniziò a comparire una melodia vellutata e gioiosa. Un pianoforte e nulla più. Riconosceva lo stile.

Era una musica nuova, mai sentita prima ma che fin dalle prime note riuscì a trasmettergli un brivido intenso giù per la schiena.

Improvvisamente l'immagine cambiò. "Mika che stai facendoooo?" Un Andy impaurito che si avvicinava alla telecamera ed a colui che la sorreggeva, zumando avanti e indietro senza un criterio, comparve sul grande televisore.

Il biondo riconobbe il backstage disordinato di uno dei numerosi concerti che lui stesso aveva filmato da sotto il palco, quella scena se la ricordava bene, era finita a risate come ogni altra volta che il riccio si metteva a giocare a fare il piccolo regista. Era metà 2007 e loro due ancora stavano vivendo la loro storia segretamente, lontano da tutti.

Ridacchiò di nuovo, ricordando i vari concerti di cui comparivano svariate scene, montate una dietro l'altra in ordine, mentre quella strana melodia continuava a cullare i ricordi.

Con una transizione a stella i concerti lasciarono spazio ad un altro spezzone.
Andy si coprì il volto con le mani, ridendo a crepapelle sul divano.

Davanti alla telecamera, posizionata tatticamente sulla mensola del monolocale di South Kensington apparivano due figure che senza un criterio ballavano per il salotto sulle note di una canzone dance che in quel periodo spopolava per i locali e le radio e che entrambi detestavano. Quella sera avevano bevuto entrambi un paio di birre in più e nel momento in cui quella musica era partita alla radio avevano messo in scena il ballo più truzzo e sconclusionato che si potesse immaginare.

Dopo quella ventata di ilarità, ci fu un altro effetto a scomparsa e il video continuò con delle immagini che Andy riconobbe all'istante. C'erano lui e Mika con due caschetti bianchi in testa, i capelli gocciolanti e una muta da sub, il panorama di una cascata dietro di loro e le grida di un tuffo in sottofondo. Una delle avventura pazze di Mika in cui era stato coinvolto.

Ciò che seguì dopo quegli spezzoni furono una serie di immagini mute sopra alle quali era tornata la stessa musica al pianoforte di poco prima.

I primi fotogrammi della nuova scena erano accompagnati da una didascalia: 31 maggio 2009.

Erano immagini allegre della festa di compleanno improvvisata da Mika a Andy insieme ad alcuni amici nella casa di Los Angeles dove quell'anno il riccio stava registrano il suo secondo disco. Un'altra delle tante occasioni di festa regalategli dal suo eccentrico ragazzo.

E ancora, il video di Mika che nell'appartamento di Los Angeles ballava e cantava l'appena incisa We Are Golden con una scopa a mo' di microfono e altri pezzetti dei video che si erano scambiati durante quelle settimane lontani e subito dopo le immagini del loro gruppetto di musicisti e tecnici che si facevano scherzi sugli slittini in Austria.

Gli spezzoni di film proseguirono per una manciata di minuti ancora, vi era il video esilarante del Sirtaki, filmato da Mika quella sera in cui, presi dal jet-lag, avevano quasi tirato mattina a suon di obbligo o verità, tranche di riprese effettuate in tour, dai numerosi scherzi attuati sul tourbus alle varie scene girate facendo gli stupidi in qualche piazza di una capitale ogni volta diversa.

Vi era un breve filmato di loro due con la piccola Melachi appena portata a casa e alcuni spezzoni di video girati da Mika con il cellulare nella loro casa nuova durante i lavori, il tutto accompagnato da quella melodia al pianoforte che faceva da perfetta colonna sonora a tutti quei momenti spensierati.

In ultima battuta presero forma sullo schermo dei piccoli frammenti di puzzle che si composero formando una panoramica di un paesaggio verdeggiante che non ci mise molto a riconoscere.

Vide Melachi correre gioiosa in mezzo all'erba e poi gettarsi nelle acque calme di un laghetto, poi l'immagine divenne totalmente mossa e fuori fuoco, Mika doveva essersi dimenticato di spegnere la registrazione.

Una voce giocosa e distante si sentì a malapena, sovrapposta al fruscio dell'erba e del venticello, mentre l'obiettivo inquadrava sprazzi di verde a caso, vicino ai quali si intravedevano due piedi incedere tranquillamente.

"Poi non ho bisogno di infradiciarmi, ammalarmi e venire a casa tua per rubarti un bacio, stavolta." sentì pronunciare. Come dimenticare il loro ritorno a Richmond, non troppo distante temporalmente dall'incidente che aveva dato il la a quella escalation di difficoltà tra loro.

"Chi te lo dice?" udì ancora, stavolta pronunciato da sé stesso. Si ricordava perfettamente come Mika avesse cercato di baciarlo a quel punto e come lui avesse invece finto, lasciando cadere quel gesto amoroso a vuoto.

Sorrise mangiucchiandosi un'unghia portando le gambe al petto sul divano.

Tutto quello gli mancava terribilmente.

I minuti trascorsero veloci, mostrando ancora altre scene e poi poco prima che la musica si concludesse apparve in sovraimpressione una frase.

O meglio... Quella che sembrava una strofa di una canzone.


From the air I breathe to the love I need
Only thing I know, you're the origin of love
From the God above to the one I love
Only thing that's true, the origin is you



Rimase impressa sul video per alcuni attimi fino a quando la musica non cessò, poi sparì lasciando un'ultima frase in centro al video scuro:

"I thank God thet you found me" e una piccola scritta in basso a destra:

To be continued...

Andy restò immobile sul divano, fissando quelle lettere bianche su sfondo nero per infiniti attimi mentre senza poterlo evitare, sentì un paio di lacrime lasciare i suoi occhi e percorrere le guance.

Mika era stato dannatamente bravo. Aveva saputo intrecciare i loro due mondi in maniera così sapiente ed artistica da lasciare il biondino senza parole.

In un video di poco più di 5 minuti aveva riassunto i loro anni insieme, ricordandogli quanto meravigliosamente avessero vissuto, lavorato, riso, combattuto, scherzato e amato incondizionatamente.

Restò commosso ed emozionato in quella posizione per alcuni minuti, poi con il telecomando tornò indietro di un paio di secondi e lasciò impresse sul video quelle frasi che non aveva avuto modo di interiorizzare ancora perfettamente.


Dall'aria che respiro, all'amore di cui ho bisogno
C'è una sola cosa che so, tu sei l'origine dell'amore
Dal Dio lassù a colui che amo
L'unica cosa vera è che l'origine sei tu


Mika lo aveva colpito con un fuoco incrociato, usando le parole: l'arma più potente di cui disponeva, e le immagini, parte essenziale e personale di quello che invece era il suo mondo.

E a quel mix Andy non aveva decisamente saputo resistere.

Aveva ottenuto l'effetto sperato dal moro: fargli ricordare quanto vissuto insieme e fargli bramare il seguito di quella avventura ancora da scrivere.

Andy si asciugò le ciglia umide con una mano, poi si ricompose andando verso la televisione per spegnere il lettore DVD. Lì sopra con stupore trovò il libricino dei testi di Mika, lo prese tra le mani perché era quasi certo non si trovasse lì per caso e immediatamente notò quello che somigliava ad un segnalibro, un nastrino rosso che penzolava dalla penultima pagina.

Curioso lo aprì direttamente in quel punto. Ai fogli già presenti era stata aggiunta una pagina bianca sopra la quale appariva una strana illustrazione tutta da interpretare.

Vi erano disegnati dei numeri stilizzati in viola, al di sotto una linea in matita disegnava quello che sembrava essere il tracciato di un elettrocardiogramma, circondato da particelle tondeggianti collegate tra loro a ricordare quelli che, secondo i suoi lontani ricordi di chimica, sembravano atomi; il tutto collegato ad un profilo di un viso stilizzato disegnato in nero, verso il quale numeri, atomi e tracciato convergevano.

Andy interpretò quel disegno rudimentale come la rappresentazione dei pensieri contorti e razionali che la mente di quella sagoma stilizzata, senza dubbio Mika, doveva aver prodotto nel periodo in cui le parole, che si potevano leggere al di sotto, erano state scritte.

Era la rappresentazione visuale del caos di quel periodo, di questo Andy poteva esserne certo.

Dopo aver analizzato per filo e per segno ogni linea dell'illustrazione, il ragazzo passò alle parole, partendo dal titolo, scritto come sempre in caratteri spigolosi e stilizzati a lato della pagina.


Origin of love


Fece un respiro profondo prima di addentrarsi nella lettura di quella poesia. Non sapeva dirsi il motivo, ma aveva come la sensazione che ciò che era stato messo nero su bianco solamente in quel momento, separatamente dal resto delle canzoni, avesse una importanza particolare per Mika.

Descriveva l'amore come una droga, come il cioccolato, le sigarette e non sapeva dirsi come mai, ma sentiva fortemente quelle parole fossero rivolte a lui e a nessun altro.


Voglio il tuo amore, non cercare di fermarmi
Non ne ho mai abbastanza, dipende tutto da me



Quella frase lo colpì e lo fece sorridere. Mika era pronto a tutto pur di riprenderlo con sé, era conscio che ciò dipendesse da sé stesso ma era pronto a correre il rischio e fare quanto necessario per arrivare al suo scopo.


Sei il sole, la luce, sei la libertà che combatto
Dio non farà nulla per fermarci


La libertà che io combatto... Quella era una frase forte. Andy notò sulle braccia comparire una leggera pelle d'oca e capì immediatamente il motivo.


Beh, se Dio è un prete e il diavolo l'inferno
c'è una ragione per qualunque cosa
Come ogni parola che predichi
Come ogni parola che insegni
Con ogni regola che infrangi
Sai che l'origine sei tu



Si fermò. Rilesse quei due versi tre volte e prima di proseguire si prese un attimo per riflettere.

Se il suo istinto non lo ingannava, Mika stava parlando di qualcosa di importante.

Di qualcosa di serio e difficile.

Si stava schierando apertamente, per la prima volta in tutta la sua vita. Non si stava nascondendo dietro ad un pupazzo di pezza o alla figura enigmatica di un uomo sposato che lascia tutto per trovare l'amore di un altro uomo, ma stava raccontando al mondo come con lui al suo fianco ogni sfida sarebbe valsa la pena, anche quella crociata dall'aspetto così apparentemente devastante.


Come gli stupidi Adamo ed Eva, hanno trovato l'amore in un albero
Dio non pensava che lo meritassero
Ha insegnato loro l'odio, ha insegnato loro l'orgoglio
Ha dato loro una foglia, li ha costretti a nascondersi
Mettiamo queste storie da parte
L'origine sei tu



Non si stava solo svelando, ma si stava schierando fortemente puntando il dito contro la politica, contro la chiesa e contro tutti coloro che nella vita avevano osato pronunciare una parola fuori luogo solamente giudicando la persona che il suo cuore aveva riconosciuto come la sua metà.

Per la prima volta sembrava sbilanciarsi e buttarsi a capofitto in un universo forse più grande e sicuramente più feroce di quanto forse avrebbe mai potuto aspettarsi.
Continuò a leggere, divorando quei versi con un famelico desiderio di scovare ogni cenno nascosto, ogni frecciatina ben assestata e ogni goccia di coraggio di cui quella canzone era come impregnata.


Il tuo amore è aria, lo respiro tutt'intorno
Non mi rendo conto che ci sia, ma senza mi sento soffocare.


Andy passò un dito su quelle parole, chiedendosi come fosse possibile che in due frasi fosse riuscito a descrivere così bene il suo stesso sentimento. Quello che in quelle settimane di lontananza aveva provato nell'assenza fisica e spirituale di Mika e che ancora adesso sentiva, nell'averlo accanto ma non poterlo avere con sé.

Poi proseguì leggendo ancora una volta le parole che il filmato gli aveva mostrato, prima di concludersi.

Era la lettera d'amore più bella che avesse mai letto, forse perché conosceva ogni riferimento, ogni puntualizzazione, ogni frecciatina e ogni battaglia sapientemente tessuta tra le sue fitte trame.


Ringrazio Dio che tu mi abbia trovato


Mika non era un cristiano praticante, lo sapeva bene, ma aveva comunque una profonda spiritualità e credeva in qualcosa di grande, al di sopra dei cieli.

Quel Dio tanto tirato in ballo tra quelle righe alla sua percezione era un essere buono e tollerante, non riconosciuto come il Dio invocato e osannato delle chiese di mezzo mondo, che predicava e ostentava l'abominio del mondo dentro il quale Andy, Mika e migliaia di altre persone vivevano la loro serena quotidianità.

Aveva saputo scindere alla perfezione il concetto di chiesa e quello di divinità, imputando alla prima i peccati e le colpe di cui per anni si era macchiata, e ringraziando il secondo per avergli concesso di conoscere l'amore così come appariva ai suoi occhi.

Alzò gli occhi da quella pagina guardandosi attorno. Proprio come aveva scritto Mika tra le linee violacee dei numeri e il tracciato irrequieto del cuore pulsante sul foglio, sentiva un estremo bisogno di quell'amore che lui gli stava offrendo tanto ferventemente, sentiva il bisogno di respirare con lui, accanto a lui.

Ancora con il libricino tra le mani si alzò dal divano e dalla giacca afferrò il cellulare, componendo quel numero che per mesi aveva significato null'altro che angoscia, tristezza e amarezza.

Dopo un paio di squilli la voce tranquilla di Mika si fece spazio nella sua mente tranquillizzandolo all'istante.

"Dove sei?" chiese senza indugi, bramoso di sapere dove si fosse rintanato.

"Sei arrivato a casa?" chiese in risposta invece di assecondare la richiesta di Andy.

"Sì Mika... ho visto!" gli confermò sicuro che quella domanda avrebbe comportato sicuramente quella seconda richiesta.

Ci fu silenzio per un breve attimo, poi il biondo riempì di nuovo quel vuoto.

"Dove sei?" tornò a domandare impazientemente gironzolando per casa.

"Hai letto?" chiese nuovamente, rifiutandosi ancora una volta di dare una risposta alla sua curiosità.

"Mika, ho bisogno di vederti... Dove sei?" continuò imperterrito esternando il suo bisogno viscerale.

"Sono nella chiesetta di fronte al porto" rispose il riccio a quel punto dando finalmente l'informazione che cercava.

"Vieni a casa" chiese a quel punto senza neppure lasciargli il tempo di aggiungere altro, nel caso avesse voluto.

"Vieni qui tu, per favore" rispose invece il libanese prendendo Andy in contropiede.
Ci fu una breve pausa e poi il greco rispose incerto e contrariato. "In chiesa?"

Si udì una piccola risata fanciullesca e poi la conferma del moro. "Sì. Ti aspetto qui..." aggiunse poi, chiudendo inaspettatamente la linea.

Andy restò impalato per un attimo in mezzo al salotto, poi come un fulmine raccattò la giacca, afferrando con essa anche il libricino di Mika appoggiato sopra e in un baleno corse in strada, diretto al paese.

Arrivò in prossimità della chiesa ansimando, si diede un minimo di contegno e poi con una dolce spinta al portone, entrò nella piccola navata, ispirando a pieni polmoni quell'odore di incenso che inevitabilmente gli riportava alla memoria ricordi d'infanzia.

Si incamminò a passi lenti verso i banchi più vicini all'altare scrutando gli intorni in cerca di quella figura che da alcuni minuti a quella parte bramava con tutto sé stesso.

Stava quasi per chiamare il suo nome quando lo scorse sulla destra nei pressi di un minuscolo altare laterale, intento a studiare i particolari di una statua.

Si avvicinò silenziosamente e quando gli fu accanto posò una mano sulla sua spalla, facendolo trasalire.

Ridacchiò brevemente a quella reazione e quando lo vide aprirsi in un luminoso sorriso dovette trattenersi per non appenderglisi al collo.

"Cosa ci fai q..." chiese con curiosità crescente prima di venire zittito da una mano sulla bocca premuta dal riccio e un "Shhh, abbassa la voce!" pronunciato in poco più che un sussurro.

Andy rimase leggermente basito a quella esclamazione ma si limitò a guardarlo stranito.

"Vieni con me" gli disse prendendolo per mano e guidandolo con passo svelto verso il lato opposto della chiesa.

Il biondo lo seguì titubante, fino a quando il ragazzo non si avvicinò a quello che a occhio e croce era una specie di vecchio strumento molto simile ad un pianoforte.

A questo il riccio con tutta tranquillità prese posto, indicando al ragazzo si sedere accanto a lui, sullo sgabello ampio abbastanza per permettere di suonare a quattro mani.

Andy lo squadrò scettico. "Dimmi che non lo stai per fare...!" chiese con una punta di terrore nella voce. Non era sicuro di come sarebbe andata a finire se qualcuno li avesse beccati seduti davanti a quell'antico strumento.

Mika intuì la preoccupazione nel tono del ragazzo e lo tranquillizzò con una mano sul ginocchio.

"Ho il benestare di chi di dovere. Non preoccuparti" gli spiegò con un sorriso di chi sa il fatto suo "Ora se permetti vorrei solo tu chiudessi gli occhi." gli disse in tono affettuoso accompagnato da un cenno del capo.

Andy osservò gli occhi ambrati illuminati dalle fioche luci della chiesetta e poi obbedì a quella strana quanto mistica richiesta, lasciando che ad occhi chiusi gli altri sensi prendessero il sopravvento e lo trasportassero in quella strana dimensione.

Per un istante nella navata vi fu un silenzio surreale poi d'improvviso le note pizzicate delle corde del clavicembalo irruppero accentuate dal riverbero dei grandi spazi vuoti, scuotendo la calma con ritmica magia.

Andy percepì un brivido e una sensazione di calore colpirlo all'altezza dello stomaco mentre la melodia dolce e cadenzata si faceva strada nella sua memoria riconducendolo alle immagini che aveva visto intricate ed annodate proprio a quelle stesse note scandite da un pianoforte sul televisore di casa sua.

Mentre i suoi ricordi ripercorrevano gli spezzoni del video montato ad arte, la voce di Mika si sovrappose a quell'arrangiamento tanto scarno quanto potente, scaricando su Andy un turbinio di emozioni e sensazioni che aveva percepito dormienti per mesi.

Le parole cantate con una dolcezza ed una consapevolezza disarmanti erano le stesse scritte e rappresentate nell'ultima pagina del libricino, svelategli solo una manciata di minuti prima.

La mente di Andy cercava invano di concentrarsi ora sulla musica, così particolare suonata con quell'antico strumento, ora sui poetici versi intonati con palpabile amore, ora su quella voce che più di ogni altra cosa gli era mancata sentire vicina, ma i fotogrammi nitidi e vivaci impressi nella sua memoria e ormai legati indissolubilmente a quella melodia lo distraevano dal suo intento.

Era come se in quell'armonia nuova vi fosse un uncino al quale il suo cuore si era impigliato e che non sembrava essere in grado di lasciare andare.

Veniva trascinato emotivamente verso quel tornado di emozioni e sensazioni che lo riportavano sempre e solamente a rivedere loro due ridere, scherzare, giocare e amarsi come da innumerevoli giorni non facevano.

Non si rese nemmeno conto delle strofe che una dopo l'altra si susseguivano disperse nell'aria, si risvegliò da quello stato di onirica incoscienza solamente nel sentire l'ultimo verso della canzone, ripetuto svariate volte quasi a volerne sottolineare l'importanza.

I thank God that you found me

Quelle parole nel contesto di quella umile chiesetta di paese parevano studiate alla perfezione e quando Andy aprì gli occhi notando il viso di Mika che ad occhi aperti guardava verso il cielo il suo cuore esplose definitivamente.

La musica cessò con un ultimo pizzico tipico dello strumento medievale, mentre le mani di Mika ancora premevano quei 6 tasti, tessitura dell'ultimo accordo.

Il silenzio tornò a calare sulla piccola costruzione in mattoncini mentre due paia di occhi di colore complementare si incatenavano alla perfezione.

Non si scambiarono una singola parola. Erano tornati a non averne bisogno, semplicemente si comunicarono tutto il necessario in una impercettibile linea di connessione solo loro.

Poi Andy lasciò che i suoi continui ed incessanti freni inibitori dettati dal dolore razionalizzato di quell'ultimo periodo scomparissero come le nebbie spazzate dal vento e ascoltando nient'altro che il suo animo intriso di quell'incanto si sporse verso Mika e preso il suo viso tra le mani lo baciò.

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