The words may hurt

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"Hai da fare stasera? Ho bisogno di parlare con te"

Il venditore di panini, nonché il suo più fido consigliere greco gli rispose in tempo zero: "Da me in negozio o a casa. Quando vuoi."

-*-*-*-*-*-*-

Per i giorni successivi, Mika e Doriand rimasero in studio, producendo e creando. Alla fine se ne uscirono con tre canzoni estremamente diverse ma tutte ugualmente geniali.

Dopo aver trascorso alcuni giorni a Parigi e aver incontrato alcuni vecchi amici, saputo di Nick a Stoccolma, Mika prese un aereo e si recò nella capitale svedese per continuare il lavoro.

"Stasera si esce a fare casino!" decretò l'australiano mettendo piede fuori dallo studio alle 11 di sera dopo l'ennesima intensa sessione di lavoro.

"E tu stakanovista non osare fuggire!" continuò prendendo Mika per un braccio e trascinandolo con sé.

Il riccio rise stando agli ordini dell'amico e collega. Di una serata di svago aveva decisamente bisogno.

Si ritrovarono in una discoteca della zona, molto in, piena zeppa di ragazzi e ragazze di tutte le età che già ballavano in centro alla pista tra luci stroboscopiche e musica al limite dei decibel.

Mika, come spesso all'inizio di una serata, se ne stette per una buona mezz'ora al tavolo del bar, abbarbicato su di un alto sgabello in scomoda plastica con una birra in mano. Contemplava la massa di gente che si muoveva più o meno coordinatamente a ritmo di tunz tunz, troppo timido e impacciato per osare prendere parte alla festa.

"Hai intenzione di startene lì tutta sera??" lo canzonò Nick avvicinandosi a lui ondeggiando a tempo, con un cocktail color rosso carmino tra le mani da cui sbucava una fragola intinta in scintillante zucchero, forse l'unica cosa naturale di quell'intruglio.

"Bevi un po' che diventi più simpatico!" gli disse mettendoglielo sotto al naso senza smettere di ballare e muoversi.

Il libanese sorrise finendo la birra con un ultimo sorso, appoggiando la bottiglia al bancone e iniziando a sorseggiare il liquido rosso sgargiante dal bicchiere.

Senza dubbio quel drink aveva una gradazione alcolica non da poco, dato il bruciore intenso che gli provocò giù per la gola, ma seguendo il consiglio dell'amico lo trangugiò quasi d'un fiato per poi ordinarne un altro.

Dopo altri due cocktail simili, la leggera nebbiolina di cui la sua testa era circondata, gli diede la spinta adatta per infischiarsene della gente, e degli occhi che prima avrebbe avuto vergogna di incrociare, e si buttò nella mischia, iniziando a ondeggiare sospinto dalla massa.

Ci mise mezzo minuto a prenderci gusto. L'alcol che gli scorreva nelle vene l'aveva seriamente reso più "simpatico" e certamente sfacciatamente più inibito. Il caldo soffocante della pista aveva già iniziato a imperlargli la camicia di sudore ma lui si sentiva così spensierato da fregarsene bellamente e continuare a ballare come un forsennato su quella canzone che trovava decisamente azzeccata.

Nel giro di 5 minuti lanciò sguardi ammiccanti a più di un paio di bell'imbusti e altri 10 minuti più tardi si ritrovò a muoversi a ritmo con un bel biondo dagli occhi blu che gli parlava in svedese e si strusciava oscenamente contro di lui.

Quel giovanotto, nell'aspetto era il tipico esempio di ragazzo nordico, nei comportamenti espansivi e per nulla chiusi invece, sembrava uno di quei calienti tombeur des femmes mediterranei.

Agli occhi del libanese risultava decisamente affascinante.

La camicia nera dello svedese esaltava il suo fisico scultoreo e quelle ciocche lunghe bionde inumidite dalla serata concitata, gli cadevano sulla fronte coprendo appena quello sguardo glaciale che a Mika stava iniziando a fare un certo effetto.

Il libanese si passò la lingua sulle labbra mordendosi poi il labbro inferiore e scoccandogli un'occhiata che, lo sapeva, sapeva mostrare tutto il suo charm arabo-mediterraneo.

Il giovanotto infatti a quella mossa si avvinghiò al riccio portandogli una mano sul sedere e l'altra al fianco, avvicinando il corpo al suo fino a farlo aderire dal bacino in su.

Mika fu percorso da una sensazione di calore che da tempo gli mancava.

Le loro fini camicie umide a contatto sembravano annullare del tutto la distanza tra loro, facendo chiaramente percepire il caldo della pelle del petto dell'altro.

I due ballarono per alcuni attimi in quella posizione muovendosi in sincrono, poi quando la musica cambiò, lo svedese trascinò Mika a bordo pista.

Si guardarono per un breve istante. Mika notò gli occhi blu dello svedese luccicare di un innaturale quanto seducente color indaco, inglobando le luci violacee della pista.

Allo stesso modo i ricci di Mika riflettevano gli intensi fasci di luce che provenivano dalla sala e luccicavano riproducendo le intermittenti scintille della palla stroboscopica che vorticava lentamente sopra le loro teste.

L'avvenente giovane non ci pensò due volte ad affondarci una mano e usarla per attirarlo verso di sé.

Guidati dalle loro sensazioni e inibiti quel tanto che bastava, i due si lasciarono trasportare. La musica assordante, l'alcol e gli ormoni a mille fecero il resto e un secondo dopo Mika e l'ammaliante svedese si stavano baciano con foga.

Le mani del biondo affondarono sotto la camicia del riccio ad accarezzare la pelle sudata e a sua volta Mika si lasciò trasportare spingendosi contro il giovanotto, accarezzandolo con desiderio.

La musica incalzante di quella canzone di Katy Perry, che lui aveva visto nascere direttamente da lei, lo guidava ad esplorare territori nuovi, senza remore o preoccupazioni, trascinato dalla foga del momento.

Rapito da quelle sensazioni che per troppo tempo non aveva provato, ci mise più del dovuto a capacitarsi delle sue azioni ma quando la consapevolezza si fece spazio nella sua mente offuscata dall'ebrezza con un ultimo bacio umido si staccò dall'avvenente nordeuropeo fiondandosi in bagno.

Il cambiamento di sonorità dalla sala da ballo al bagno semi-silenzioso quasi lo stordì. Ancora con il respiro irregolare si portò davanti ai lavandini osservando il suo riflesso nello specchio. La camicia era semi-sbottonata e intrisa di sudore in più punti. I capelli prima ordinati, ricadevano in alcuni boccoli umidi sulla fronte e gli occhi lievemente arrossati mostravano i chiari segni della sua poca lucidità.

Più in basso non mancò invece di notare una protuberanza provocatagli dalla situazione ad alto contenuto di ormoni di poco prima, che lo fece sbuffare.

Aprì il rubinetto dell'acqua fredda e si sciacquò il viso cercando di ripigliarsi un minimo e riordinare i pensieri. L'orologio del suo cellulare segnava le 2 e mezza di notte. Era ancora decisamente presto ma quella momentanea perdita di controllo non troppo voluta, gli intimò di tornarsene a casa prima di compiere azioni delle quali al mattino si sarebbe potuto pentire.

Uscì dal piccolo locale e la musica lo investì di nuovo, provocandogli un primo accenno di mal di testa.

Si rituffò tra la folla in cerca di Nick, senza però riuscire nell'intento di scovarlo in mezzo a quel marasma di teste danzanti.

In fondo al locale trovò il giovanotto di prima che gli fece l'occhiolino, ma lui si voltò dall'altra parte e senza farsi notare prese la via dell'uscita.

L'ambiente esterno alla discoteca lo travolse con una forza incredibile. Il rumore incessante della musica svanì in un baleno così come il caldo opprimente e soffocante lasciò spazio alla gelida notte svedese.

Si mise a vagare nella strada illuminata che correva proprio davanti al locale, tassellata di auto per quasi un chilometro. L'afa della ressa da cui era uscito era svanita ma i bollori da cui era pervaso, ancora sussistevano, rendendo il gelido febbraio svedese, quasi piacevole.

Camminò per quasi mezz'ora prima di accorgersi di essere finito in una zona più scura che non conosceva. Le temperature rigide della nottata scandinava avevano iniziato a penetrargli nelle ossa attraverso la camicia sudata e si rese conto dei tremori che lo pervadevano solamente quando indossando la giacca pesante, avvertì il tepore risaldarlo a dovere.

Si incamminò con la testa ancora persa nei fumi dell'alcol, verso la piazzola di sosta dei taxi, dove fece segno ad uno di loro di riportarlo all'hotel.

Arrivato in stanza si buttò malamente sotto la doccia e senza veramente darsi una vera e propria lavata, ne uscì dieci minuti più tardi, infilandosi un paio di boxer e lasciandosi cadere a letto.

Il mattino successivo si svegliò a mezzogiorno inoltrato con un gran mal di testa e i ricordi confusi.

Si trascinò in bagno per i suoi bisogni mattutini e incontrando il suo viso nello specchio notò i capelli scompigliati e un lieve segno rosso poco sotto la mascella.

Spalancò gli occhi. Improvvisamente la memoria della serata si fece spazio tra i suoi neuroni doloranti e si ricordò del bel biondino con cui aveva bellamente amoreggiato in mezzo alla pista.

"Cazzo!" esclamò lasciandosi andare ad una manata di sfogo contro il ripiano in marmo rosa del lavello e passandosi poi la mano tra i capelli disordinati.

In quel momento si sentì sporco. Nonostante ciò che era successo tra lui e Andy, i loro litigi e quella specie di pausa, più simile a una rottura che ad una riflessione, si sentiva uno stronzo infedele.

Il greco non sarebbe mai venuto a sapere di quella insignificante scappatella se non per bocca sua e certamente non avrebbe potuto recriminargli molto, data la loro situazione, ma malgrado ciò, Mika sentiva di avere fatto uno sbaglio e di essersi comportato come uno stupido playboy in preda al testosterone.

Benché non fossero andati oltre ciò che era successo in pista, il libanese si sentiva in colpa ugualmente.

Fu proprio in quel momento, ricordando le sensazioni annebbiate della sera appena trascorsa che la sua mente finalmente realizzò.

Due settimane prima o poco più, annebbiato dalla sua bramosa ricerca della felicità, in un impeto di amor proprio e egoistica follia, aveva praticamente lasciato il suo ragazzo per messaggio, rompendo un legame di quasi 4 anni e disgregando la storia d'amore più importante della sua vita.

Un brivido freddo lo percorse da parte a parte e sentì le gambe tremare, dovendosi sedere sul coperchio chiuso del wc per non rischiare di cadere a terra come una marionetta a cui avevano appena tagliato i fili.

Si portò la testa dolorante tra le mani e senza accorgersene si lasciò andare ad un pianto intriso di rimpianti e rimorsi.

Il dragone era rientrato nella sua grotta. La consapevolezza di ciò che aveva fatto era penetrata con forza dentro di lui, lasciandolo inerme e distrutto. La caduta era arrivata alla fine ed ora lo schianto lo stava svegliando dal suo mondo onirico.

Facendosi forza si alzò da quella scomoda posizione e si rigettò tra le coperte, affondandovi il viso e piangendo lacrime amare.

Mezz'oretta più tardi ricevette una chiamata di Nick desideroso di sincerarsi delle sue condizioni, non avendolo visto rientrare la notte precedente. Lasciò che il cellulare smettesse di suonare e qualche attimo dopo gli scrisse un messaggio, annunciandogli che avrebbe trascorso la giornata in hotel a smaltire i postumi della sbornia.

Si mise a sedere tra le coperte e passandosi una mano ad asciugare gli occhi gonfi di pianto alla bell'e meglio, cercò irrazionalmente di chiamare Andy.

Ovviamente la chiamata andò persa, ma Mika lo aveva già previsto.

Se ne stette per un momento a rimuginare su ciò che aveva appena trascorso.
Possibile che gli si fosse reso necessario ubriacarsi per capire l'enorme sbaglio degli ultimi tre mesi della sua vita?

Era veramente messo male.

"Ti amo solo quando sono ubriaco"

Quella frase prodotta dai suoi neuroni ancora semi-disconnessi finì chissà in che modo per essere scritta ed inviata all'unico mittente a cui poteva, ma non doveva essere destinata.

Quando premette invio fu troppo tardi.

Si ritrovò a ridere da solo per la scemenza che aveva appena fatto anche se a dirla tutta era più un ridere per non piangere.

Does that mean that I've cheated on you?
It was amazing and I couldn't stop myself...
Could it be that I really want to?


Stavano ancora insieme? Poteva considerarsi tradimento quello? Se era arrivato a quel punto, forse era perché, nemmeno troppo reconditamente, lo desiderava.

Nonostante l'ebrezza la sensazione di quelle labbra carnose sulle sue ce l'aveva ben presente e gli evocava solo piacere.

Don't get me wrong last night I didn't change my mind
It was the drink that was leading me by


Ammettere che non gli fosse piaciuto avrebbe significato mentire a sé stesso. Era stata certamente colpa di quei cocktail, ma non si poteva dire ubriaco abbastanza da non rendersi conto, almeno in parte, delle sue azioni.

If I can't control all of the things I do
I guess I'd better be leaving


Ed era proprio quello che lo faceva impazzire. Se gli ci era voluto così poco per finire tra le braccia di un altro dopo 4 anni di relazione con Andy, ci doveva essere qualcosa di seriamente sbagliato in lui.

Per lo meno sapere che quell'enorme errore, di cui andava pentendosi ogni minuto di più, gli fosse servito per risvegliarsi da quell'incoscienza perdurata per troppo tempo, lo faceva sentire un po' meglio.

Aveva capito quello che voleva, finalmente. Rivoleva Andy, rivoleva quel pezzo di cuore che aveva lasciato a Londra.

Tra i già numerosi problemi che lo perseguitavano, si rese conto di averne aggiunto un altro.

Se c'era una cosa che era assolutamente incapace di fare, era mentire a Andy. Se avesse voluto la sua vita indietro, avrebbe dovuto prendere coraggio e rischiare le ire del greco, raccontandogli tutto.

I don't wanna be that guy, look you in the face and lie
But someone has to say it first
Even if the words may hurt

I only love you, I only love you, I only love you
Only love you, only love you when I'm drunk
I only love you, I only love you, I only love you
Only love you, only love you when I'm drunk


Quelle parole suonavano come un mantra sadico e terribilmente infame, eppure Mika immaginava non ci fosse nulla di più intelligente che sfruttare tutta quella situazione prendendosi in giro in una canzone.

Dopo quasi un'ora persa a scrivere e riflettere il trillo di un messaggio del suo cellulare lo risvegliò.

.

Andy intento a lavorare con la crew in un incantevole sprazzo di mare di una minuscola isoletta, percepì la vibrazione del cellulare ma continuò imperterrito il suo lavoro e ci diede un occhio solamente quando gli fu possibile prendersi una pausa.

Come lesse il nome di Mika sul display, il suo cuore iniziò a farsi sentire, aumentando l'intensità e la velocità dei battiti.

flashback
Rientrato finalmente a casa dopo una giornata pregna di gratificante lavoro, sistemò le cose per l'indomani e poi uscì sul balcone. Il sole era tramontato da pochi attimi e il cielo era ancora sommerso da una tavolozza di colori tendenti al blu-violaceo che il mare rispecchiava increspati.

Non aveva fame, tutt'altro. Dopo l'interruzione del pranzo insieme ai colleghi, in cui era uscito nel cortiletto a discutere con Mika, non era più riuscito a mettere sotto i denti nemmeno un misero pezzetto di quell'invitante banchetto che gli veniva piazzato sotto il naso.

Non si era mai immaginato le cose si sarebbero potute sgretolare come un castello di sabbia travolto da un'onda un po' più irriverente, solamente con un messaggio come quello che gli aveva inviato.

Notando la data riportata sul ciack delle riprese, gli era venuto spontaneo il ricordo di cosa quel 31 gennaio significasse per lui e Mika.

Ciò che si era ritrovato a scrivergli una volta seduto a tavola in pausa, non voleva di certo essere la scintilla di un enorme incendio, ma solamente una riflessione malinconica di quello che quel giorno gli faceva provare e della nostalgia che lo aveva avvolto inaspettatamente.

La risposta che aveva ricevuto lo aveva spiazzato. Che Mika fosse emotivamente fragile, instabile e ferito dagli eventi dell'ultimo metà anno gli era piuttosto chiaro, ma da colui che aveva chiamato "amore" fino a 2 mesi e mezzo prima e ininterrottamente per 4 anni, una frase così fredda e distaccata non se la sarebbe mai aspettata.

"Le cose cambiano... Le persone cambiano..."

Da lì era nata la sua richiesta di spiegazioni che aveva come intento il ricordargli ciò che avevano passato insieme, ma che aveva portato Mika a fare l'unico errore che in tutta quella faccenda non si sarebbe dovuto permettere: incolpare Andy.

Il degenerare delle cose, a quel punto, era stato inevitabile.

Per il greco addossarsi la colpa di quella lontananza che li aveva separati come mai era successo, per volere del riccio, non era assolutamente pensabile.

La risposta finale che il libanese aveva dato però, era stata per Andy la conferma che la spina dorsale che sosteneva il loro amore si fosse irrimediabilmente spezzata.

Ed in quel momento, in quella tiepida serata di inverno sul balcone di casa, il profilo di quella giornata si delineò chiaramente di fronte ai suoi occhi e lo scosse con l'impeto di un tuono che squarcia una tranquilla notte d'estate.

Era finita. Mika lo aveva definitivamente lasciato e lo aveva fatto nel peggiore dei modi, liquidandolo con una serie di messaggi conditi con una spropositata dose di freddezza, imputando a lui, come se non fosse abbastanza, la colpa di quell'inaspettata decisione.

Una lacrima pesante lasciò gli occhi blu del biondino, percorrendo il suo zigomo e ricadendo dal capo chino sul pavimento in pietra bianca del terrazzino, infrangendosi e scomparendo all'istante.

A questa ne seguirono altre. Il ragazzo si portò le mani al viso, nascondendo quello sfogo doloroso e amaro, piangendo in silenzio davanti alle luci fioche del crepuscolo che avvolgevano di tenebre il piccolo paesino abbarbicato sopra la costa rocciosa, carezzando e avvolgendo l'animo ferito di una persona che di versare quelle lacrime non meritava proprio.


Dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, si sarebbe aspettato di provare rabbia e risentimento a incontrare di nuovo sul suo cammino quelle 4 lettere, ma il suo cuore parlava chiaramente per lui.

Aprì il messaggio sperando di trovare parole di pentimento. Masochisticamente pensò che se gli avesse chiesto di tornare da lui, forse avrebbe potuto dargli una chance.

Quando il suo cervello però processò il significato di quelle parole, strinse i denti e chiuse gli occhi per trattenersi dal prendere il primo volo per qualunque città europea o americana lo stesse ospitando in quel momento e appenderlo al muro fino a quando non avesse confessato quello che gli stava passando per la testa e non avesse capito che razza di testa di cazzo fosse diventato ai suoi occhi.

Ciò che scrisse in risposta al messaggio insensato di Mika fu una semplice riflessione: "Mi fai pena!" 

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