Matite e palline

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"Ammettilo che ti fa comodo che io sia testardo." lo canzonò con un ghigno.

Andy fece finta di pensarci un attimo e poi esordì con un: "A giorni alterni!" che gli fece guadagnare un pugno su una spalla.

Entrambi risero.
Mika era tornato!


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"Andyyy siamo in ritardo!!" quella frase risuonava spesso per le mura del monolocale londinese, l'unica differenza era il nome iniziale che per il 99% dei casi era quello del libanese.

"Non è vero. Smettila!" lo rimproverò il biondo che quella mattina ci stava mettendo più del solito a prepararsi, chissà per quale ragione poi.

"Sì invece!" continuò il riccio, fermo sulla porta d'entrata con due enormi valige ed un borsone.

"No ansia!" lo rimbeccò di nuovo il paziente cameraman sbuffando e sollevando la valigia.

Iniziò così l'avventura che li portò in America.

Avevano ripreso in affitto l'appartamento usato da Mika mesi prima ed erano pronti a fare la "coppietta americana" come aveva fantasticato Andy con un enorme entusiasmo, salvo sentirsi rispondere "Qui l'americano sono io! Tu per mettere piede in USA hai bisogno di un visto!" orgogliosamente pronunciate mostrando il passaporto con la nazionalità statunitense in bella vista.

I primi giorni passarono con Mika chiuso in studio praticamente tutta la giornata e Andy al lavoro con la prima delle band per il loro nuovo videoclip.

Il risultato era che si vedevano a casa solamente dalla sera a cena fino al mattino successivo.

Quando il greco finì il primo videoclip, ebbe una settimana di riposo prima di iniziare il secondo lavoro, così un giorno decise di fare una comparsa in studio.

Parcheggiò l'auto a noleggio nello stesso posto dove lasciava Mika tutte le mattine prima di andare al lavoro ed entrò.

All'inizio si sentì parecchio spaesato, la receptionist lo squadrò con un'occhiata poco gentile e quando gli chiese chi fosse e cosa volesse, temette di rispondere in modo sbagliato.

"Sto cercando Mika." chiese cortesemente alla donna sulla cinquantina.

"Devo chiamartelo?" rispose con fare scocciato sbuffando quasi, togliendosi gli occhiali dalla punta del naso.

"No!" rispose con un po' troppa enfasi, guadagnandosi uno sguardo infuocato dalla strana signora. Voleva vederlo al lavoro e fargli una sorpresa.

"Cioè, mi dica solo dove posso trovarlo." disse sforzandosi di sorridere e sembrare gentile.

"Sei qui per lavoro?" chiese di nuovo senza mettere un filo di enfasi nella voce e osservandolo attentamente dalla testa ai piedi, quasi fosse un alieno.

Andy stava per rispondere negativamente ma poi si rese conto che la receptionist gli aveva appena dato un buon motivo per spianarsi la strada.

"Sì! Sono un cameraman, vede?" disse mostrandole la telecamera che si era portato con sé e ricevendo un cenno di assenso dalla signora.

"Secondo piano, studio 23" pronunciò finalmente quella che nella sua testa Andy aveva soprannominato strega.

"La ringrazio" disse fuggendo via velocemente.

Raggiunse il secondo piano e nel corridoio notò, accanto ad ogni stanza, un enorme numero in arancione. Arrivato alla porta numero 23 si fermò al di fuori. Vi era un enorme oblò che lasciava intravedere l'interno, vi sbirciò.

La stanza era non troppo grande, con un pianoforte a coda nel mezzo, un tavolino, un divanetto e alcune mensole. Era chiaro che l'artista che la occupava l'avesse personalizzata: era piena zeppa di disegni colorati, sembrava quasi l'atelier di un fumettista più che uno studio di musica, sul pianoforte e sulle poche mensole libere da disegni e fogli c'erano alcuni vasi di fiori gialli e viola, per terra alcuni tappeti variopinti ricoprivano il pavimento in linoleum.

Sopra uno di questi Mika era disteso con le gambe piegate, guardando il soffitto con una matita in bocca, sorretta dalla mano destra e una pallina nella sinistra, che veniva lanciata in aria e riacciuffata a ritmo costante.

Attorno a lui c'erano decine di fogli, alcuni stropicciati e appallottolati, altri pieni di parole, altri scarabocchiati, altri ancora completamente colorati.

Andy sorrise. Il suo mondo.

Piano spinse la porta ed entrò. Sentì subito che Mika stava canticchiando una melodia, lasciando intanto che lo sguardo si perdesse tra i colori tenui dei fogli che tappezzavano le pareti insonorizzate.

Non si era accorto di lui, tanto era immerso nella sua dimensione, al che il greco ne approfittò, estrasse la sua videocamera e riprese per alcuni istanti quell'ambiente pacifico che trasudava creatività da ogni angolo.

Quando pensò di avere immagini a sufficienza, spense la videocamera e osservò Mika che faceva vagare gli occhi sulle illustrazioni tutt'attorno, quando arrivò a quelle appese accanto alla porta, sgranò gli occhi e sorridendo si si alzò, lanciando matita e pallina a terra insieme ai fogli.

"Cosa ci fai tu qui?" gli chiese andandogli in contro e lasciandogli un veloce bacio sulle labbra.

"Cercavo di capire come lavora un artista, apparentemente passa le giornate su un tappeto a giocare con una pallina o disegnare..." lo prese in giro il biondo facendogli aggrottare le sopracciglia.

"Stavo creando!" lo rimproverò lui con una piccola spintarella. "Non lo metto indubbio popstar!" continuò il suo sfottò Andy con un ghigno.

"No seriamente, ascolta e dimmi che ne pensi..." gli disse invece Mika prendendo posto intanto al pianoforte.

Si mise immediatamente a suonare una deliziosa canzone che trasudava gioia, dal ritmo spensierato.

Immediatamente ci aggiunse la voce e la magia si compì.

I wanna be your brother, wanna be your father too
Never make you run for cover even if they want us to
I wanna be your sister, wanna be your mother too
I wanna be wanna be
Whatever else that touches you
Whatever else that touches you
Whatever else that touches you


If you're ever losing, losing your way
just stop and listen to the things that they say
To avoid confrontation
You walk away


Cantò anche un pezzo di strofa poi si fermò.

"Il resto devo ancora scriverlo" ammise guardandolo con un timido sorriso in attesa di un giudizio.

Andy annuì soddisfatto poi espresse il suo parere: "Voglio essere tua madre, tua sorella, tuo fratello, tuo padre, voglio essere qualunque cosa ti tocchi" ripeté a grandi linee le parole che aveva appena ascoltato.

"Sembra la canzone di uno stalker!" ammise poi fingendosi serio.

Mika mutò subito espressione, aggrottando le sopracciglia e lanciandogli un'occhiataccia accigliata, poi raccolse una pallina da tennis da terra e gliela lanciò contro.

"Posso sempre contare su di te, grazie!" gli disse in tono grave voltandogli le spalle.

"Ma sto scherzandooo, mamma mia che permaloso!" lo rimproverò il biondino prendendolo da dietro e abbracciandolo.

Mika finse di fare l'arrabbiato ma non riuscì a reprimere un sorriso.

"Resti?" gli chiese rimettendosi quindi al piano e guardandolo.

"Mi vuoi qui?" gli chiese di rimando con espressione da cucciolo.

Mika scosse la testa fingendosi esasperato.

"No guarda, te l'ho chiesto per dirti di andartene." lo canzonò con un mezzo sorriso di scherno.

Andy rise e poi prese posto sul divanetto, recuperando intanto una storia di Edgar Allan Poe dalla mensola.

Mika suonava scarabocchiando qualcosa su un foglio e poi tornava a disegnare, sdraiarsi per terra e pensare.

"Andy?" lo chiamò ad un certo punto, mentre il biondo era immerso nella storia.
"Hm?" chiese senza staccare mai gli occhi dal libro.

"Mi dai una mano?" chiese Mika con vocina implorante osservandolo da terra.
Andy si mise seduto sul divano, abbandonando la comoda posizione supina.
"Certo" rispose con espressione dolce portandosi accanto a lui.

Mika gli diede foglio e penna e decise bene di sfruttarlo come scrivano. C'erano momenti in cui le idee gli venivano a raffica, e lui a scrivere era troppo lento e disordinato per riuscire a metterle per iscritto in maniera chiara e leggibile.

Dopo alcuni attimi Andy lo fermò "Mi fa male la mano, rallenta genio impazzito!" ma Mika continuò a sfornare idee su idee, parole e strofe una dopo l'altra.

Verso sera nella stanza comparve un uomo dalla faccia simpatica e i modi gentili.
"Come procede?" chiese al giovane cantante.

"Bene! Greg ti presento il mio ragazzo, Andy." gli disse non appena iniziarono a parlare.

Il greco si bloccò, stupito della naturalezza con cui aveva pronunciato quella parole, ma poi si avvicinò al signore che gentilmente gli porgeva la mano.

"Piacere, sono Greg il suo produttore." si presentò con un sorriso cordiale.

"Piacere mio." rispose il biondo.

"Dimmi che te ne pare." si intromise poi Mika, passando all'uomo il foglio con il testo di quella nuova canzone dal titolo "Touches You".

Greg gli diede un primo sguardo e osservò Mika stranito. "Chi l'ha scritta?" chiese sventolando il pezzo di carta.

"Io!" subito intervenne il 25enne. Come osava dubitarne?

"No Mika, intendevo chi l'ha scritta su questo foglio" puntualizzò allora l'uomo.
"Ah, lui." disse tranquillo a quel punto indicando Andy.

Greg gli sorrise e con la bocca mimò un "Grazie mille" che a Mika non sfuggì e che sottolineò incrociando le braccia al petto.

Greg si lamentava sempre della scrittura di Mika e spesso lo prendeva amabilmente in giro dicendogli che "nessuno ti ruberà mai le idee perché se fossero scritte con un codice cifrato sarebbero più comprensibili".

"Mi piace. Con la musica che mi hai fatto ascoltare stamattina la vedo benissimo." gli disse ricordando la melodia ascoltata quel giorno.

"Solo una cosa." aggiunse poi. "Queste parole le vedo bene in bocca ad uno stalker" gli disse molto francamente.

Andy scoppiò a ridere senza ritegno mentre Mika stizzito spalancò la bocca per rimproverarli ma poi si zittì facendo l'offeso.

"Mi sono perso qualcosa?" chiese il produttore ad entrambi.

Quando Andy smise di ridere disse "è quello che gli ho detto io quando ha chiesto il mio parere" guardando Mika che li fulminava entrambi con lo sguardo.

"Credo che io e te andremo d'accordo, Andy..." asserì Greg, prima di voltarsi per uscire dalla stanza.

Il greco alzò un pollice in approvazione mentre Mika sempre con sguardo truce li mandò a quel paese.

Entrambi risero. "Bel lavoro comunque Mika, come sempre!" concluse tornando serio per un attimo, prima di uscire dalla stanza con un "A domani".

I due rincasarono circa un'oretta dopo.

"Ho deciso che voglio prendere la patente"

Erano a cena quando Mika sputò questa perla in maniera assolutamente normale.
Andy tossicchiò un paio di volte. "Tu hai deciso cosa?" chiese sperando di aver capito male.

"Che voglio prendere la patente. Ho 25 anni, sarebbe ora!" ripeté con enfasi.

Andy storse il naso. "Sei vissuto benissimo anche senza, non vedo il problema..."

Non ce lo vedeva per niente al volante, anzi no. Ce lo vedeva fin troppo bene e se lo immaginava già a falciare vecchiette e siepi e a sfiorare pali della luce.

"E non fare quella faccia, chi te lo dice che sarò un disastro?!" si lamentò il riccio, prendendo una coscetta di pollo.

Andy alzò le mani in sua difesa. "Io non ho assolutamente detto niente del genere!" disse a sua discolpa ma Mika incalzò: "ma l'hai pensato, ammettilo!" e a quel punto il greco non riuscì a negare, scoppiando a ridere e ricevendo l'ennesimo sguardo di fuoco della giornata.

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