Black holes and revelations

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Assorto nelle sue riflessioni si rese conto dell'orario solo quando il Big Ben batté i 4 rintocchi, accompagnati dal carillon che tante volte aveva scandito le sue giornate.

"Andy ciao! che ci fai qua dietro accucciato?" si sentì pronunciare ad un tratto. Mika si voltò d'istinto.

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Inaspettatamente si ritrovò a sperare di incontrare il ragazzo a cui quel nome apparteneva, nonostante ciò, non vide nessuno. Andy aveva sapientemente preso sua sorella per la sciarpa e l'aveva tirata a sé, facendola finire seduta accanto a lui sull'erba umidiccia.

"Cosa cavolo urli?!" la apostrofò il ragazzo, lanciandole un'occhiataccia furente, mentre ancora accovacciato dietro i cespugli tratteneva la sorella affinché non si alzasse e non urlasse.

"Ma... Si può sapere che stai facendo? Stai spiando qualcuno per caso?!" gli chiese la graziosa ragazza dai lunghi capelli biondo cenere, di 3 anni più grande di lui, squadrandolo curiosa.

"Stavo... pensando che questa è un ottima prospettiva per un'inquadratura di un video che voglio fare" inventò sul momento il ragazzo, sviando il discorso.

"E allora perché non vuoi farti vedere?" continuò lei intelligentemente capendo la strana situazione.

"Beh perché... lo sai che non mi piace che la gente mi guardi..." confessò in una mezza verità. Che fosse timido era un dato di fatto.

Senza troppo pensare tornò a puntare lo sguardo verso il laghetto da dove la figura di Mika era però scomparsa. Si voltò e perlustrò l'area a 360°, intimorito che il moro avesse potuto sentire la sorella gridare il suo nome, ma di lui non vi era traccia.

Sconsolato per aver perso le tracce del cantante, si alzò spolverandosi i pantaloni e disse alla sorella che era pronto per tornare a casa con lei.

Erano le 3 e 40 di pomeriggio, la band era riunita sul palco, intenta ad accordare gli strumenti, Nick e Mark avevano già finito si sistemare l'occorrente per le prove e Jerry e Andy stavano parlando in disparte, accanto alla porta.

Spalancandola, si precipitò nella stanza prove, la figura slanciata di Mika, che ancora una volta a corse, lanciò lo zainetto e la giacca a lato del palco e prese posto davanti al microfono, sistemandosi velocemente.

"Che ore sono?" chiese trafelato, guardandosi in giro con aria colpevole.

"10 minuti di ritardo" lo canzonò l'amica Ida, sorridendogli da dietro il microfono delle coriste. Il vizio del ritardo che aveva a scuola, lo aveva mantenuto. Pensò la giovane cantante lirica.

Anche quel pomeriggio le prove andarono benissimo. Mika era sorridente ed energico, e stava davvero iniziando a diventare sempre più adrenalinico in vista dell'inizio dell'avventura.

Nel giro di un'oretta e mezza, avevano portato a termine ciò che si erano prefissati di fare quel giorno.
Era un ottimo traguardo. Quando le prove finirono, Ian volle convocare velocemente la squadra, per fare il punto della situazione, essendo ormai giunti agli ultimi giorni di prove generali.

"Vi vedo carichi e ben rodati ragazzi! La cosa mi rende orgoglioso e mi fa ben sperare" iniziò parlando anche a nome della casa discografica.

"C'è buona intesa tra voi e lo spettacolo promette molto bene, sia a livello di scenografie e luci, che a livello musicale" vari sguardi di intesa furono scambiati tra i ragazzi, sorridenti e raggianti per i complimenti del manager.

"Andy, Mika, voi siete alla prima esperienza qui dentro ma devo complimentarmi con voi. Andy, ci sai decisamente fare con quella in mano" disse indicando la videocamera che penzolava stretta tra le dita del biondo.

"E tu Mika... la Universal ha trovato un diamante con te! Non oso immaginare dove arriverai."

I sorrisi che comparvero in quel momento sui volti dei due giovani, erano impagabili.

La felicità fatta persona.

Quando il manager si congedò con loro ed i ragazzi si furono salutati, davanti al cancello d'entrata Andy, preso da un impeto di felicità, tirò fuori il coraggio, che da qualche parte teneva nascosto e parlò.

"Che... che ne dici di andare a bere qualcosa, per festeggiare?" propose a Mika alzando gli occhi, in cerca di assenso.

"Dico che è un'idea geniale!" rispose il riccio, fissando pe un attimo le iridi zaffirine del giovane cameraman e sorridendo all'idea di poter finalmente scambiare due parole con lui in tranquillità.

"Conosco io un posto!" continuò poi Mika incamminandosi oltre l'inferriata, tenendo il cancellino aperto affinché Andy passasse.

Pochi attimi dopo che i due furono usciti dalla casa discografica, alcuni goccioloni iniziarono a scendere copiosi dal cielo. Mika alzò gli occhi ai nuvoloni grigi tipici della Londra invernale ed accelerò il passo.

"Aspetta." lo fermò Andy richiamandolo, mentre dal suo borsone estraeva un ombrello a righe nere e grigie.

"Ci stiamo tutti e due." lo invitò mentre si avvicinava a lui, nel tentativo di riparare entrambi, facendo combaciare le proprie spalle.

Si scambiarono un veloce sguardo imbarazzato prima di proseguire l'uno accanto all'altro in silenzio.

La pioggia iniziò a farsi copiosa e le scarpe in tela di Mika finirono ben presto per diventare inutili, tanto erano fradicie, mancavano solo un centinaio di metri al locale per fortuna. Tutt'ad un tratto si udì un cellulare squillare.

Andy iniziò a frugare nella borsa con la mano libera dall'ombrello, con scarsi risultati, la tracolla penzolava a destra ed a sinistra ed il cellulare era sicuramente in fondo a tutto.

Mika vedendolo indaffarato si allungò verso di lui e gli sfilò l'ombrello, cercando di non spostarlo troppo dal centro per evitare che il temporale potesse bagnarli oltre. Nello scambio, le loro mani vennero in contatto e in quel preciso istante i loro sguardi si intrecciarono a metà strada, provocando un leggero rossore sulle guance di entrambi.

Andy imbarazzato riprese subito a cercare l'aggeggio dal trillo insopportabile e proprio quando il mittente stava per riattaccare, accetto la chiamata.

"Ciao papà!" rispose in greco il biondino, parlando con il padre che da diversi giorni era fuori casa per lavoro.

Mika si voltò stranito verso di lui guardandolo curioso.

Andy stava continuando la conversazione con il padre che voleva tra le altre cose, sapere come stesse procedendo il lavoro del figlio.

"Sta andando meravigliosamente, davvero. Ora però ti devo lasciare che sono con un amico e ho da fare. Ci sentiamo domani, buon lavoro" concluse la chiamata, mentre ormai mancavano pochi metri al locale.

Mise velocemente il cellulare in tasca, affinché non si bagnasse e si voltò verso Mika, volendosi scusare per l'interruzione.

"Era mio padre, scusa. Perché mi guardi così? Ho qualcosa in faccia?" chiese Andy notando lo sguardo stranito di Mika e passandosi le mani in viso preoccupato.

"Che lingua stavi parlando?!" indagò curioso ed interessato il ricciolo continuando a tenere l'ombrello ormai inutile, dato il vento che aveva iniziato a soffiare.

"Ehm greco." rispose Andy leggermente imbarazzato portandosi una mano a grattarsi la nuca.

"Figo! Siamo arrivati!" disse Mika, capendo in quel momento da dove provenisse quella lieve inflessione strana che aveva nell'accento inglese e fermandosi davanti al portone nero laccato del pub che ben conosceva.

Velocemente chiuse l'ombrello, lo sistemò nell'apposito spazio e spingendo la porta, entrarono. Vennero accolti da una piacevole ventata di calore ed un odore dolciastro. Immediatamente Mika percorse la lunghezza del locale andando a scegliere un tavolino in disparte, giusto all'angolo più lontano dall'entrata, come era solito fare.

Entrambi si spogliarono giacche e sciarpe umide e le abbandonarono sulla sedia accanto, ordinando poi un thè ed una cioccolata calda con panna.

"Mi piace questo posto" iniziò Andy rimirando gli interni del pub, colorati ma non troppo, illuminati da fioche luci arancioni.

"Anche a me, è molto... intimo" confessò Mika passandosi tra le mani il posacenere in vetro.

La cameriera comparve in quel momento con le loro ordinazioni, posizionando le tazze, le bustine di zucchero e del thè sul tavolino.

"Quindi, questo brindisi?" propose Mika, sollevando la tazza di cioccolata su cui faceva bella mostra di sé, una copiosa nuvola di panna montata.

"Non ho mai fatto un brindisi con thè e cioccolata calda, ma c'è sempre una prima volta" sorrise Andy alzando la tazza dalla quale penzolava una bustina di Earl Grey Tea.

"Alla nuova avventura" iniziò Mika

"Al tour" continuò Andy

"A noi... alla nostra squadra" affermò Mika, aggiungendo il resto della frase per specificare meglio, prima di far scontrare la sua tazza con quella di Andy.

Per qualche istante ci fu silenzio, mentre ognuno si riscaldava con la propria bevanda bollente. Entrambi erano fradici dalle ginocchia in giù e comunque non prettamente asciutti nemmeno per la restante parte del corpo.

"Com'è che parli greco?" iniziò Mika, desideroso di conoscere quel misterioso ragazzo, più a fondo.

Andy arrossì appena "Sono greco per metà, da parte di padre" disse mescolando lo zucchero nel thè.

"Wow. E tua madre invece?" continuò Mika versando la bustina di zucchero sopra la panna.

"Lei è inglese. Io e mia sorella siamo nati ad Atene però per la maggior parte del tempo viviamo a Londra" spiegò togliendo la bustina dal liquido ormai scuro e posandola sul piattino.

Mika lo osservava attentamente, studiando ogni movimento, assaporando con lentezza la sua panna montata.

"Quindi vivi un po' qui e un po' lì." ricapitolò il moro.

"In Grecia ci vado più che altro in estate, altrimenti sono qui, ma immagino saremo in giro un po' per il mondo nei prossimi mesi" rifletté Andy sorseggiando il suo thè grigio.

"Credo proprio di sì..." gli sorrise Mika afferrando una copiosa cucchiaiata di cioccolata.

"Scooootta!" quasi strillò quando il denso liquido marrone venne a contatto con la sua lingua, componendo una smorfia da film.

Andy davanti a quella scenetta rise di gusto, trattenendosi appena.

"Cosa ridi?! Mi sono ustionato la lingua!" sghignazzò a sua volta il libanese farfugliando.

Mika ascoltava divertito la risata giocosa del biondino e non poté che unirsi a lui.

"E tu, com'è che ti chiami Mika?" chiese a bruciapelo Andy, come spesso faceva.

"E' complicato. Diciamo che è il diminutivo di Michael in francese." tagliò corto il moro mangiucchiando un po' di panna per alleviare il bruciore.

"Ma... sei francese?" chiese giustamente Andy cercando di capire cosa significassero le sue parole.

"No, ma ho vissuto in Francia da piccolo" riferì Mika velocemente. Era sempre complicato spiegare il suo miscuglio di razze e provenienze, a volte era stato anche deriso a causa di questo aspetto.

Andy però non sembrava intenzionato a lasciar perdere. Quel giovane spilungone era intrigante, sembrava che tutto ciò che gli girasse attorno, fosse particolare, inconsueto, originale. Inoltre da come poteva iniziare a capire, era frutto anche lui dell'incontro di diverse culture. Questa similarità gli piaceva.

"E sei nato in Francia quindi?" indagò passandosi una mano tra i corti capelli biondi resi umidi dal maltempo.

Mika lo fissò mentre compieva quel gesto che trovò così normale ma allo stesso tempo così perfetto.

"Mio fratello e mia sorella sì, io sono nato a Beirut" spiegò tornando a sorseggiare la cioccolata, stavolta con più cautela.

"In Libano? Che ci facevate la?" Andy sembrava aver perso completamente la sua timidezza. Era partito in quarta con le domande e sembrava che nulla potesse fermarlo.
Mika era assolutamente meravigliato di questo suo aspetto, ma da come stava reagendo alle sue risposte sembrava realmente interessato, quindi decise di vuotare il sacco una volta per tutte.

"Mia madre è libano-siriana, vivevano lì quando sono nato io, poi a causa della guerra civile libanese ci siamo dovuti spostare e abbiamo vissuto a Parigi per 8 anni, lì sono nati mio fratello e mia sorella più piccoli, da lì siamo poi venuti a Londra e qui siamo rimasti." parlò giocherellando con il cucchiaino all'interno della tazza.

Andy lo fissava sempre più intrigato. "E tuo padre è inglese invece?" chiese ancora.

"No, lui è americano anche se è nato a Gerusalemme. La mia famiglia è un gran casino!" spiegò Mika sorridendo imbarazzato sperando che il discorso cambiasse direzione.

"Quando tra amici tocchiamo l'argomento famiglia, di solito sono io quello strano. Ma tu mi batti decisamente!" ironizzò Andy chiudendo finalmente il discorso.

"Ehm sì! Ma io sono strano. In generale..." ammise Mika abbassando appena gli occhi sul tavolo.
Aveva pronunciato quella frase con un sorrisino appena accennato ed un'aria quasi colpevole. Andy si rabbuiò un attimo, pensando di aver toccato un tasto dolente.

"Chi non lo è?" rispose allora il greco, cercando i suoi occhi, sperando di trovarvi un sorriso.

"Già..." pronunciò solamente Mika mantenendo la testa china e lo sguardo basso, giocherellando con le frange della sciarpa.

Tra i due calò un attimo di silenzio imbarazzato.

Andy si diede mentalmente dello stupido. Aveva corso troppo. Si era addentrato in territori sconosciuti. Aveva iniziato a parlare a raffica e porre domande senza troppo riflettere, non conoscendo chi aveva di fronte e ciò che potevano essere i suoi problemi.

Il biondino, nei giorni appena trascorsi, si era soffermato più volte, mentre sistemava le riprese, ad ascoltare le parole dei pezzi cantati durante le prove, e sapendo essere frutto della mente del ragazzo che in quel pomeriggio gli sedeva davanti, con una cioccolata calda tra le mani, aveva cercato di carpirne il più possibile, analizzando quelle che potevano essere le emozioni che lo avevano spinto a scrivere quelle poesie.

Alcuni testi erano davvero malinconici e celavano una profonda irrequietezza d'animo che Andy faticava a trovare nella quotidianità di un ragazzo così giovane.

Forse Mika nascondeva più mostri di quanto desse a vedere, si ritrovò a pensare.

La mente del ricciolino intanto stava compiendo uno sforzo enorme per evitare di far riaffiorare i ricordi del passato, di tutte le volte in cui si era sentito chiamare strano, e di tutte le volte in cui quella parola era stata accostata ai più spregevoli appellativi di ogni tipo, che avevano finito per minare consistentemente la sua autostima di ragazzino.

Sapeva che Andy in quel momento, non aveva utilizzato quella parola con l'intento di farlo sentire diverso, tutt'altro, ma a lui faceva male comunque.

"Forse è meglio se andiamo a casa ora. Si sta facendo buio" sussurrò all'improvviso Mika.

Voleva togliersi da quella situazione. Aveva voglia di continuare a parlare con Andy, ma in quell'istante non se la sentiva di proseguire oltre. Il clima di armonia che c'era fino a pochi minuti prima, si era irrimediabilmente spezzato.

Andy si alzò dal tavolo rattristito dall'accaduto, allungando una mano per prendere la sua giacca dalla sedia. Nel compiere quel gesto, la sua mano incontrò il braccio del libanese, che nel medesimo momento aveva compiuto la stessa azione.

I due si scambiarono una fugace occhiata ed un sorriso forzato, poi si incamminarono verso l'uscita, dopo aver pagato ognuno per sé.

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