Vegliò su di lui per una mezz'oretta inoltrata, poi si concesse di chiudere gli occhi a sua volta.
Non passarono più di tre ore da quando Mika chiuse gli occhi a quando iniziò a muoversi scompostamente nel sonno.
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Andy si destò non appena percepì il respiro affannoso del riccio e cercò di stringerlo a sé per infondergli un po' di calma, sperando che ciò che era certo stesse sognando si dissipasse pian piano.
Nonostante il suo tentativo però, Mika iniziò a voltarsi bruscamente e a sudare freddo, mentre Andy cercava con tutte le sue forze di impedire che cadesse dal divano.
Le braccia salde del biondino, che lo stringevano premurose, nel sogno presero la forma di due immensi macigni che gli impedivano qualsiasi movimento, verso quella che lui vedeva come la sua tanto agognata meta, ossia la scena che quella notte aveva avuto sotto gli occhi per due ore buone.
Il cuore del libanese prese a battere ad un ritmo frenetico ed estremamente accelerato. Si sentiva soffocare e cercava con tutte le sue forze di liberarsi da quell'oppressione che lo stava facendo impazzire.
Non ce la faceva più.
D'un tratto una voce conosciuta e amorevole si fece spazio nella sua angosciante confusione onirica, spezzando quella percezione fin troppo concreta e riportandolo bruscamente alla realtà.
Quelle catene da lui tanto temute nel sogno, si rivelarono per ciò che erano, le braccia di Andy che lo stringevano a sé e lo cullavano, mentre il ragazzo chiamava il suo nome affinché si liberasse da quella prigione di cristallo in cui era finito.
Aprì gli occhi di soprassalto, respirando affannosamente con Andy che gli passava una mano in viso nel tentativo di calmarlo e rassicurarlo.
"Sei sveglio, tranquillo..." gli sussurrò con dolcezza mentre Mika ancora stravolto dal sogno, scuoteva la testa tentando di far dissolvere quelle ultime immagini e spazzarle via dalla sua testa definitivamente.
La figura che Andy aveva tra le braccia in quel momento era scossa da tremori incostanti, la manifestazione fisica dello stress e del terrore appena rivissuto inconsciamente.
Ritornato bruscamente alla realtà, lottava visibilmente con i mostri nascosti, suoi compagni di viaggio in quell'incubo realistico, che nonostante i suoi sforzi avevano ormai fatto capolino, abbattendo le gabbie nelle quali Mika li aveva tenuti rinchiusi dal momento esatto in cui aveva posato gli occhi sulla scena da film horror che era diventata quella precisa via di Londra, quella notte.
Quel sogno gli aveva fatto interiorizzare tutto l'accaduto con una celerità ed una forza inaudite.
Le settimane passate a reprimere il dolore e lo sconforto si erano smaterializzate in quegli istanti, distruggendo la sua muraglia di protezione e lasciandolo per la prima volta, completamente inerme di fronte al mondo.
Era stato forte e razionale a lungo. In quel momento il suo enorme lato emotivo e sensibile, si stava liberando da quella prigione, rivelandosi in superficie con tutto il suo impeto.
Senza nemmeno rendersene conto, Andy percepì i pugni di Mika stringersi alla sua maglia, la testa affondare nel suo petto, e i singhiozzi piano farsi largo tra i tremori di quel corpicino esausto e sgretolato dagli eventi, che stava finalmente trovando la forza di cedere; cadere per dare poi inizio alla lenta ripresa di cui aveva bisogno.
Andy portò un braccio attorno alle sue spalle e una mano alla sua testa, accarezzando la massa di riccioli scuri, inumiditi dal sudore freddo provocatogli dalla paura realistica di quel sogno, racchiudendolo in una morsa protettiva e confortante, dentro la quale Mika lasciò sgorgare le lacrime che non aveva ancora avuto la debolezza di lasciare andare.
Il biondino semi-disteso sul divano, nella quasi totale oscurità del salotto illuminato solamente dalla luce fioca di un lampione, si ritrovò a constatare con mano tutto il dolore che il compagno aveva dovuto sopportare in quelle settimane e non riuscì a reprimere a sua volta, un leggero pianto silenzioso.
Lo amava così intensamente che vederlo in quelle condizioni, finiva per logorare anche lui.
Si sentiva in parte in colpa per quel sogno che aveva provocato al suo ragazzo più sofferenza di quanto già non provasse.
Sapeva che senza il suo aiuto, anche quella notte Mika l'avrebbe passata in bianco e non avrebbe dovuto affrontare tutto quello che stava passando in quel momento.
Era ben lontano dal rendersi conto di quanto invece, di quello sfogo Mika avesse estremamente bisogno.
Persi ognuno del proprio castello mentale a fare i conti con il dolore e la frustrazione di quella situazione estenuante, passarono le ore stretti in quella posizione scomoda, raggomitolati entrambi in un ridotto angolino di quello spazioso divano del loro nuovo nido, che ancora non erano riusciti a godersi appieno.
Andy dopo quell'attimo di debolezza, si asciugò le lacrime e tornò a cullare il moretto con più amore che mai, fino a quando anche quest'ultimo non trovò pace e crollarono di nuovo entrambi addormentati.
Il greco fu il primo a svegliarsi dopo alcune ore, finalmente alla luce fioca del mattino, pervaso da una sensazione di freddo nelle ossa. La temperatura in casa doveva essere calata, constatò.
Con cautela si mosse e scostò Mika, addormentato nella stessa posizione della sera prima addosso a lui, adagiò un cuscino sotto la sua testa, ben attendo a non destare il suo sonno apparentemente tranquillo, recuperò la coperta da in fondo al divano e avvoltolo, si diresse ad alzare il riscaldamento e preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
Avrebbe tanto voluto portargli la colazione a "letto" in salotto, ma non aveva alcuna intenzione di interrompere le uniche ore di sonno non travagliate che stava finalmente riuscendo ad avere, quindi sfamò la cucciola e recuperato un libro, si allungò di nuovo accanto a Mika sul divano.
All'alba delle 11, il riccio diede i primi segni di vita, districandosi dalla posizione raggomitolata e stiracchiandosi.
Quando aprì gli occhi, incontrando la luce del mattino uggioso di fine ottobre, la prima cosa di cui inconsciamente bramò un contatto, fu lo sguardo rassicurante di Andy.
Ancora sdraiato, portò la testa lievemente all'indietro, dove aveva avvertito essere le gambe del compagno e incrociò in un attimo le sue iridi nocciola con quelle azzurre, che notando il suo risveglio, lo stavano osservando da alcuni secondi.
Aprì e richiuse gli occhi un paio di volte mettendo a fuoco l'ambiente circostante e il confortante luccichio zaffirino intrecciato con il suo sguardo.
Per la prima volta in settimane, si aprì in un lieve sorriso spontaneo, non ricercato da Andy con stupide battute, ma arrivato dritto dal cuore.
Il biondo si sporse verso di lui per lasciargli un bacio tenero sulla fronte, ma quando si staccò per tornare a guardarlo negli occhi, Mika inaspettatamente spostò di poco il viso e portò la sua bocca a contatto con le sue labbra in un bacio intenso di quelli che non si erano davvero scambiati da quando il greco aveva rimesso piede in Inghilterra.
Mika si portò poi lentamente a sedere davanti a un Andy ancora stupito da quella reazione tanto distante dai comportamenti che gli aveva visto in quei giorni, e stette in sua contemplazione per un breve attimo, dando forma alla miriade di pensieri che in quel momento la sua mente gli stava propinando.
Veniva da una notte complicata e travagliata, senza dubbio una delle più pesanti della sua vita.
Nonostante non avesse mai chiesto nulla a Andy, né in quelle settimane né tantomeno quella notte, il suo compagno sembrava aver capito esattamente come comportarsi, come prendere le sue insensate ragioni e cambiar loro direzione, come lasciarlo fare in alcuni casi e come invece prenderlo per mano e, a costo di forzarlo, aiutarlo a reagire in altri.
Quella notte sapientemente non aveva cercato di consolare il suo pianto, lenire il suo dolore o spiegargli con calma come tutto sarebbe passato.
Lo aveva lasciato sfogare stretto a sé.
Non lo aveva imbarazzato costringendolo ad incrociare il suo sguardo gonfio di dolore e lacrime al suo, lo aveva accolto nel suo nascondiglio, lasciandolo aggrappare con forza, aspettando che le sue debolezze uscissero e al contempo si dissipassero e rispettando i suoi tempi e la sua inconsapevole volontà, in tutto e per tutto.
Dopo quella dormita e tutto ciò che ne era conseguito, si sentiva decisamente più in forze e guardando gli occhi provati e amorevoli di Andy che lo scrutavano con una dolcezza infinita non poté che lasciarsi andare ad un'immensa riconoscenza verso di lui.
Riflettendo finalmente a mente più lucida si rese conto di come in quelle settimane avesse perso il senno e si fosse rifiutato di badare a chiunque altri se non alla sua famiglia.
La bolla ovattata nel quale si era sentito rinchiuso così a lungo era come scoppiata.
Forse il riposo stava dando modo al suo cervello di tornare a connettere nel giusto modo. Inconsciamente l'acuirsi della sofferenza di quelle ultime ore, gli aveva fatto toccare il fondo e lo stava sospingendo verso una delicata risalita di cui ancora non era consapevole.
Per la prima volta, stava avvertendo un lieve senso di fame, e aveva voglia di mostrare a Andy almeno un po' di quella forza che aveva così ardentemente cercato di infondergli e quindi confidarsi con lui.
Dalla sua bocca infatti da quando il biondo era tornato dalla Grecia in suo aiuto, non erano uscite che poche parole, a lui rivolte.
Non aveva mai nemmeno avuto il coraggio di raccontargli come fossero andate le cose.
Era quasi certo ci avesse pensato Yasmine a metterlo al corrente delle linee principali della faccenda, ma mosso da qualche strano impeto, in quel momento si sentì in dovere di aprirsi con lui.
Raccontargli di quella notte e descrivere a parole tutto ciò che finalmente, seppur dolorosamente, aveva interiorizzato.
La prima cosa che istintivamente fece, fu azzerare le distanze e racchiuderlo in un delicato abbraccio di ringraziamento sincero, di cui Andy si stupì immensamente.
Quando il moro lo lasciò, non riuscì a non emettere una leggera risata di sollievo.
Dopo averlo visto così fragile solo poche ore prima, quel gesto gli dava una forte speranza e lo ripagava di tutto ciò che stava facendo per lui, cancellando anche il lieve senso di colpa di quella notte.
Melachi, vedendo Mika sveglio, balzò a sua volta sul divano, ricevendo le coccole di entrambi.
Quella giornata fu particolarmente strana. Il riccio iniziò piano piano a raccontare a Andy ciò che si ricordava di quella notte del 10 ottobre, con il greco che ancora incredulo lo osservava cercando di non mostrare quanto il racconto dettagliato di alcune scene che aveva vissuto da vicino, gli stesse provocando un'angoscia inenarrabile.
Andy capì appieno le enormi ferite psicologiche che Mika doveva aver subito e si rese conto di come ci sarebbero voluti mesi, forse anni perché potessero rimarginarsi e di come, quasi sicuramente, avrebbero lasciato cicatrici importanti in lui.
Nella sua testa rimuginò parecchio e cercò di capire quali strategie mettere in atto affinché quella risalita, che Mika avrebbe dovuto percorrere per ritornare ad essere lo scherzoso ragazzino creativo di sempre, fosse il più delicata e meno faticosa possibile.
Nel suo percorso mentale, trovò non pochi ostacoli. Primo fra tutti il suo nuovo lavoro.
Thyrsos gli aveva fatto un grande dono, permettendogli di correre a Londra nei giorni successivi all'incidente, ma non per questo avrebbe potuto continuare ad intrattenersi in Inghilterra per tutto il tempo necessario a Mika a rimettersi completamente, sapendo anche quanto la ripresa di Paloma avrebbe dovuto richiedere un'enorme dose di pazienza e speranza.
In secondo luogo prese in considerazione il periodo di blocco creativo che il libanese stava vivendo già da molto tempo prima.
Se la musica era sempre stata la cura per ogni suo male, in quel momento della sua vita probabilmente nemmeno quella sarebbe veramente riuscita a risollevarlo nel giusto modo.
In lui ardeva la viva speranza che l'accaduto potesse essere la scintilla per ritrovare ciò che aveva perso; che la scossa fortissima ricevuta, potesse fare tornare a pulsare la sua vena creativa, sepolta da troppo tempo chissà dove.
Un punto di forza lo vedeva invece nella scodinzolante Mel, una delle poche ragioni dei suoi rari sorrisi, che con la sua irruenza giocosa, era in grado di smuovere qualcosa dentro il suo riccio padrone.
Nei giorni che seguirono, Mika riprese a poco a poco la sua vita quotidiana. Tornò a mangiare e dormire senza costrizioni di sorta, imparò piano piano a convivere con i suoi incubi e a capire come svegliarsi da quelle scene di realtà fittizia.
Si rifiutò ancora di dormire nella sua camera da letto, ma almeno optò per la camera degli ospiti al secondo piano e lasciò definitivamente il divano del salotto, per la somma gioia di Andy.
Era metà novembre quando l'ennesima visita al capezzale della sorella si trasformò in un'enorme festa.
Benché la situazione fosse sempre e costantemente andata migliorando fin dai primi giorni, l'ufficialità della stabilità delle condizioni di Paloma e la tanto agognata dichiarazione di "fuori pericolo", portarono l'intera famiglia Penniman a tirare un enorme sospiro di sollievo.
Era certamente ancora troppo presto per sapere come e se la ripresa completa della normalità avrebbe potuto avere luogo, ma l'essere a conoscenza del fatto che la secondogenita della famiglia avesse vinto la sua battaglia più importante, era la notizia più bella che avessero mai avuto.
Mika quella sera uscì dall'ospedale ridendo. Ridendo come da oltre un mese non faceva.
Andy immancabilmente venne contagiato da quella sincera felicità e poté godersi una mezza giornata molto simile a quelle di un tempo, con un Mika radioso e spensierato.
Quella ritrovata pace non era però evidentemente destinata a durare.
Se i fantasmi di quella notte stavano a poco a poco cominciando a farsi sempre meno presenti nei suoi giorni, e la consapevolezza di poter continuare a scherzare come una volta con sua sorella, ancora per molto, moltissimo tempo, era ormai confermata, vi era il ritorno alla vita di sempre con cui Mika aveva ancora dei conti in sospeso.
Quando Andy fu messo a conoscenza della chiamata del compagno al suo manager in cui gli chiedeva di prenotargli delle sessioni in studio, sperò vivamente che quel cambiamento avvenuto nella sua vita, avesse effettivamente sbloccato quel vuoto creativo per lui tanto destabilizzante.
Quando però capì che l'umore con cui Mika rientrava di nuovo a casa dagli studi, fosse simile a quello che aveva vissuto per mesi prima di ottobre, si rese conto che le sue speranze non avevano avuto fondamento.
Certo il suo comportamento era un po' cambiato. Non si arrabbiava più con Andy, imputando a lui tutte le colpe o rinfacciandogli il suo lavoro, ma se ne stava in disparte: si rintanava nel suo studio, ormai quasi completo, e passava le ore e spesso le notti sui libri.
Andy aveva capito come la sua presenza a Londra non fosse più necessaria e in seguito alle continue richieste di Thyrsos, decise che fosse giunto per lui il momento di tornare in Grecia al lavoro, dopo oltre un mese di permesso.
L'indomani chiamò il suo produttore ad Atene e si accordò circa il suo ritorno. Con Mika invece, aveva intenzione di parlare con calma, una sera che fosse tornato tranquillo dalle sue faccende.
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Two of a kind
FanficLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...