Questions of science

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"Beh questa è la prova che ho fatto centro!" asserì con un ghigno fiero e una linguaccia, ricevendo una risata giocosa in risposta.

Senza più bisogno di dire altro, i due ragazzi tornarono alla loro casa nuova a sorvegliare i lavori in corso, con i vestiti pieni di impronte e i cuori leggeri.

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Dopo un periodo di lavori serrati alla casa nuova, finalmente era tempo per i proprietari di iniziare a pensare all'arredamento. Durante quelle settimane, entrambi i ragazzi erano tornati indaffarati con i rispettivi lavori. Mika in studio cercando l'ispirazione per il suo terzo album e Andy che sempre più convinto valutava le offerte di lavoro arrivategli dai importanti film-maker greci.

Gli ultimi giorni erano stati piuttosto caotici e tirati. Mika aveva sempre la testa impegnata in mille pensieri e spesso scattava per un nonnulla. I due ragazzi si erano ritrovati più volte a battibeccare, a volte anche con toni non propriamente pacati ed era in quei giorni che il più giovane dei due aveva maturato una decisione che da mesi frullava nel suo cervello.

"Settimana prossima vado ad Atene." fu così che una sera a tavola, il greco se ne uscì con quella frase un po' dal nulla.

Anche quel pomeriggio avevano litigato dopo che Mika, rientrato di cattivo umore dallo studio, lo aveva apostrofato in toni non propriamente felici.

Nelle settimane precedenti Andy aveva costantemente cercato di calmarlo e di farlo sfogare durante i suoi momenti di crisi artistica e lavorativa, ma dopo giorni di continui improperi, il ragazzo stava iniziando un po' a perdere quella pazienza che lo contraddistingueva.

Udite quella parole, Mika si fermò per un istante, lasciando la forchetta con il pezzo di carne a metà strada tra il piatto e la bocca e guardandolo stupito.

"Ah sì?" chiese in cerca di motivazioni, tornando a mangiare con meno voglia rispetto a poco prima.

"Sì. Lo sai che ho ricevuto proposte da dei documentaristi greci. Voglio sapere di che cosa si tratta; andare un po' più a fondo e capire i dettagli." affermò il ragazzo, sicuro della sua scelta intraprendente.

Mika non disse una parola per alcuni attimi, puntando gli occhi agli ultimi pezzetti di carne sul piatto e passandoci la forchetta distrattamente.

"Beh?" chiese Andy quindi. Certo non si aspettava una danza di felicità a quella notizia ma nemmeno un totale silenzio quasi indifferente da parte sua.

"Beh cosa?" chiese allora Mika di rimando, alzando gli occhi dal piatto ma restando a capo chino, lievemente accigliato.

Andy sospirò. "Non so... dì qualcosa...!" lo riprese il giovane cameraman sbattendo lievemente la forchetta sulla tovaglia, sperando di provocare una qualche reazione.

Mika a quelle parole alzò il viso verso di lui e con sguardo truce sbottò: "Cosa devo dirti?! Lo sai che ho mille cose da fare tra la casa, lo studio e il resto, ma tu preferisci andartene in Grecia a farti i fatti tuoi. Allora vai!" disse a denti stretti con un tono di voce che a Andy non piacque per niente.

Il biondo chiuse gli occhi per alcuni istanti, cercando di reprimere le brutte parole che stavano per uscirgli di bocca.

"Tanto lo so che non te ne frega nulla!" continuò Mika imperterrito, appoggiando il bicchiere sul tavolo con un sonoro toc. Trovava fuori luogo quel suo progetto di viaggio in un periodo concitato come quello.

Preso dai suoi crucci mentali non si rese conto di star tirando troppo la corda.

Anche una persona tranquilla e pacata come il greco, superato un certo limite finiva per perdere la pazienza.

"Non me ne frega nulla??!" si infuriò a quel punto Andy, alzandosi in piedi e producendo un rumore stridulo con la sedia, che fece stringere gli occhi al riccio.

"La devi smettere con questa storia!!!" continuò il ragazzo ormai pronto a riversargli addosso tutto ciò che in quelle settimane aveva trattenuto, cercando sempre il bene della coppia e calmando le ire, spesso insensate di Mika, dettate dal periodo lavorativo inconcludente che stava passando.

"Ogni volta che ti parlo del mio lavoro e della possibilità di trovare occupazione fuori Londra tutto ciò che mi sai dire è che io me ne frego di te e di quello che fai!" gli ricordò tirando in ballo tutte le frasi simili che si era sentito pronunciare in modo stizzito.

"Sto sopportando i tuoi scleri da quasi un mese ormai e mi sono rotto di dover sempre essere quello tranquillo e pacato che si sforza di mettere pace tra noi, quando tu invece non fai altro che inveire contro di me ogni volta che in studio non riesci a ottenere quello che vuoi!" affermò adirato senza lasciare a Mika nemmeno il tempo di ribattere.

"Non è questo il punto" cercò di intervenire il moro, un attimo prima che Andy riiniziasse a parlare freneticamente.

"Lo sai che il mio sogno nel cassetto è sempre stato lavorare a documentari naturalistici, o forse manco te lo ricordi..." disse mettendo in dubbio il fatto che Mika potesse non rammentare un dettaglio che lui riteneva decisamente importante.

"Adesso che ho questa possibilità tra le mie mani non la accantonerò di certo per stare accanto ad un egocentrico che non fa altro che denigrare il mio lavoro costantemente!!" concluse affranto per tutte le cattiverie dette, ma finalmente più leggero.

Mika se n'era stato per tutto il tempo con lo sguardo puntato a memorizzare tutti i ghirigori del piatto che aveva davanti a sé pur di non incrociare nemmeno per un secondo le saette azzurre che, era certo, lo stessero squadrando con rabbia.

Quel pomeriggio era stato lui a sfogare le sue ire contro Andy e ora che aveva ricevuto lo stesso trattamento si sentiva terribilmente in colpa.

"Non è vero che non mi importa del tuo lavoro..." disse il ragazzo a voce appena udibile, attorcigliando le dita attorno all'angolino della tovaglia.

"Ah no?!" sbottò ancora il biondino ormai incavolato come un furetto. "Dimostramelo allora!!" gli urlò contro con impeto.

Mika stava per scoppiare. La pressione di quel periodo lo stava piano piano logorando. Perdere quel punto d'appoggio certo, rappresentato da Andy, lo stava facendo vacillare.

"Cosa dovrei fare, sentiamo??!" disse anche lui alzando a sua volta i toni e fissando gli occhi azzurri con aria di sfida.

Andy digrignò i denti sempre più infastidito. "Lascia da parte il tuo egoismo per un attimo e mettiti nei miei panni diamine!!" gli disse duramente assottigliando le palpebre e fulminandolo.

Mika chiuse le mani a pugno cercando di sfogare la rabbia crescente. "NO! Tu cerca di metterti nei miei!" gridò contro il quasi ventisettenne.

Erano come due tori scatenati l'uno contro l'altro senza controllo.
La risaputa testardaggine di entrambi si stava abbattendo, imprigionando le proprie egoistiche ragioni in una gabbia di ferro dalle spesse sbarre.

Andy stava per esplodere. Si rese conto che se non si fosse deciso a mettere piede fuori da quella stanza il prima possibile, per la prima volta in tutta la sua vita avrebbe potuto arrivare alle mani.

E il pensiero di mettere al muro Mika lo fece rabbrividire così tanto che decise di girare i tacchi all'istante, prima che quel briciolo di ragione che era apparso a placare i suoi istinti, si dissipasse come le nebbie dopo un temporale.

Senza dire una parola e senza più degnarlo di uno sguardo, il biondo recuperò il suo cellulare e prese la via della porta del monolocale, chiudendosela rumorosamente alle spalle.

Mika non pronunciò una sola parola per cercare di fermare la sua brusca uscita, non ne era in grado al momento. La sua testa era affollata da un turbinio di pensieri che gli impediva di ragionare razionalmente.

Era stanco dai ritmi frenetici della sua vita londinese, era affannato dalla pressione della sua casa discografica che da qualche tempo aveva iniziato a chiedergli informazioni circa un prossimo lavoro da promuovere, era terrorizzato all'idea di non riuscire a scrivere e di deludere tutti quelli che avevano scommesso su di lui ormai 4 anni prima.

Aveva perfino litigato con l'unica persona in grado di sopportare la sua vita complicata. In quel momento non poteva fare altro che sentirsi un perfetto incapace.

Furono pensieri come quelli che lo accompagnarono durante tutta la serata passata da solo a rimuginare su quella che lui percepiva come la sua immensa stupidità.

Andy dal canto suo si era rintanato a casa dei suoi genitori, accampando la scusante di essersi dimenticato le chiavi del monolocale e di sapere che Mika non sarebbe rientrato dagli studi se non a notte fonda.

"Posso?" la voce di Eleni accompagnata da un leggero bussare alla porta gli fece capire di avere ospiti nella sua camera da letto al secondo piano di casa Dermanis.

"Si vieni" disse il ragazzo distogliendo per un attimo l'attenzione dal pc su cui stava facendo alcune ricerche.

La sorella maggiore entrò nella stanza osservando il fratellino attentamente, in cerca di indizi di qualcosa che, ne era certa, andava al di là di una semplice dimenticanza, a giustificare la sua presenza per quella notte in casa loro.

"E' tutto ok?" chiese in un primo tentativo di dialogo con Andy, prendendo posto sul letto accanto a lui.

"Bene, sì" rispose lui vago, tornando a digitare sui tasti del MacBook.

La ragazza buttò un occhio allo schermo. "Ah quindi te ne vai già nei prossimi giorni a casa?" gli chiese alludendo ai biglietti aerei che il venticinquenne stava prenotando sul sito della British Airways.

Andy annuì spostandosi col mouse più in basso cercando il volo più economico.

"Come procedono i lavori nella casa nuova?" chiese poi cambiando discorso e cercando di capirne di più.

"Vanno..." rispose vagamente senza esplicare di più, prenotando il volo previsto di lì a due giorni, il più economico e ravvicinato che aveva trovato.

La sorella mise una mano sulla spalla del ragazzo e lo chiamò dolcemente "Andy..."

Il biondo sbuffò voltandosi verso di lei.

"Eleni ti prego..." le chiese facendole capire di non voler parlare con lei di ciò che fosse effettivamente successo.

La ragazza a quelle parole, decise di lasciarlo in pace, ma avendo intuito quale potesse essere il problema di fondo, uscì dalla camera e compose il numero di Paloma.

La chiamata con la secondogenita di casa Penniman non diede del tutto i frutti sperati. Mika non aveva parlato con nessuna di loro e quindi non erano a conoscenza del litigio avvenuto poco prima; tuttavia la ventinovenne aveva spiegato a Eleni come effettivamente suo fratello stesse vivendo un periodo piuttosto stressante nelle ultime settimane e ciò bastò come spiegazione alla greca, che immaginò senza troppi sforzi i possibili battibecchi tra i due ragazzi a causa di ciò.

Il giorno successivo la prima cosa che fece Mika non appena ne ebbe il tempo, fu chiamare Andy.
Il cellulare squillò a vuoto per mezza mattinata prima che il cameraman si degnasse di rispondergli.

Quando finalmente la linea non venne interrotta dalla segreteria, ma dalla voce del biondo, Mika quasi non ci credette.

"Andy!" pronunciò con enorme sollievo passandosi una mano in fronte stancamente.

"Che c'è?" rispose il ragazzo in tono impassibile camminando per strada sotto il sole caldo di mezzogiorno.

Mika fece velocemente due calcoli. "Tra venti minuti ho finito qui a casa" disse notando come gli operai che stavano concludendo di sistemare i mobili della cucina, avessero non più di una manciata di cose da finire, "ci vieni a pranzo con me?" chiese nel tono più dolce che gli riuscisse, sperando di convincere il ragazzo a fare questo sforzo, dopo la litigata della sera prima e la notte passata in due case separate.

Sentì Andy sbuffare. Il greco stava valutando la situazione. Non voleva cedere così facilmente e dare l'impressione a Mika che quello che si erano detti fossero parole senza peso e senza conseguenze.
Nonostante ciò però, non voleva infrangere una delle regole d'oro che suo padre gli aveva insegnato fin da quando era bambino: "mai litigare con qualcuno a cui tieni e restare senza chiarirsi prima di partire".

Aveva sempre pensato che violare quel principio non scritto, avrebbe potuto davvero significare grossi guai, quindi, spinto da quel buon proposito, anche se un po' di malavoglia, accettò.

"Dove ci troviamo?" chiese quindi assecondando la proposta del maggiore che tirò un enorme sospiro di sollievo e rispose "Passa qui alla casa nuova, ti voglio mostrare un bel posto che ho scoperto oggi!"
Andy salutò, riattaccò e presa la linea gialla della metro si diresse a Chelsea.

Arrivato sul posto entrò direttamente nella villetta dove la porta, lasciata aperta per il via vai degli operai, faceva intravedere i nuovi arredi appena sistemati, alcune persone intente a finire di montare la cucina e Mika che li osservava e di tanto in tanto dava loro qualche indicazione.

"Mi piace come sta venendo" disse il biondo mettendo piede nella spaziosissima cucina nuova di zecca e guardandosi attorno. I mobili in legno bianco sovrastati da lucidi ripiani in marmo, anch'esso bianco dalle leggere venature grigie, le mensole in legno e il professionale fornello a sei fuochi con tanto di enorme forno.

Elegante, funzionale, essenziale. Tipico stile di ogni mondo casalingo di Mika, in netto contrasto con l'aura colorata di cui invece era circondato ogni aspetto del suo lavoro.

Quasi una dicotomia atta a scindere i due contesti in maniera maniacalmente opposta.

A quel commento positivo da parte di Andy, Mika immediatamente si voltò aprendosi in un enorme sorriso quando vide il ragazzo vagare curioso per la stanza.

"Ciao" lo salutò timidamente, con l'aria di chi sa di essere in una posizione di svantaggio, avvicinandosi a lui con passo lento.

"Allora? Questo posto nuovo?" chiese il greco affamato, curioso di sapere dove il riccio lo avrebbe portato e ansioso di mettere pace a quella situazione poco piacevole al più presto.

"Ci andiamo subito!!" rispose immediatamente il cantante, lasciando le ultime direttive agli operai e uscendo di casa insieme al compagno.

Poco oltre l'angolo della loro via, si ritrovarono davanti un grazioso ristorante giapponese che Mika gli indicò fieramente.

Preso posto al tavolo e ordinato da mangiare, i due si guardarono negli occhi per alcuni attimi, prima di parlare.

Fu Andy a rompere il silenzio e cominciare il discorso, sistemandosi intanto il tovagliolo sulle gambe.

"Parto domani" disse sganciando subito il peso più grosso della discussione e cercando la reazione dell'altro per capire come agire di conseguenza.

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