Ouvre tes yeux

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"Abbiamo sangue blu mare nelle vene" scherzò il più giovane.

Anche quella sera tra una chiacchiera e l'altra si era fatta quasi mezzanotte, e i due decisero di rientrare in hotel.

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La mattina dopo, li aspettava un viaggio in auto da Rouen alla capitale, dove si sarebbero fermati qualche giorno.

Giunsero a Parigi sotto una coltre lieve di fiocchi bianchi. Dall'automobile nera, Andy guardava dal finestrino con entrambe le mani appiccicate al vetro con sguardo sognante. Era finalmente a Parigi, la città dell'amore e accanto a lui aveva Mika che ben contento di tornare nella città della sua infanzia, fremeva dalla voglia di rimettere piede in quelle vie.

A mezzogiorno, pranzarono in hotel, i mezzi pubblici erano pieni di turisti e il traffico cittadino, compromesso dalle condizioni del tempo, scorreva con una lentezza disarmante.

Verso l'una, in gruppo uscirono verso il centro. Tutti sapevano che quella fosse "la città di Mika" e vollero sfruttarlo come guida.

"Cosa volete vedere per prima cosa?" chiese a disposizione degli amici.

"Il Louvre" gridò Cherisse per prima.

Mika zittì tutti gli altri e accettò la proposta della batterista.

Si incamminarono, sotto gli ombrelli colorati, sui marciapiedi innevati, Mika, arrivato a poche decine di metri dalla luminosa piramide, fece una piccola deviazione, svoltando in una viuzza che portava dritta sulla sponda ovest del grande fiume che attraversava la città.

"Non è per di qua?" chiese Ida, notando che in quel modo la strada andava allungandosi.

"Anche di qui ci si arriva" confermò incamminandosi per l'ultimo tratto, parallelamente allo scorrere del fiume di cui poteva udire l'infrangersi delle acque contro uno dei numerosi ponti.

Mentre pronunciava quelle ultime parole, si voltò verso Andy, che rimirava con lo sguardo di un fanciullo, la sua amata Senna e, attento a non farsi scorgere dagli occhi dei ragazzi, prese per un instante la mano calda del greco, avvolta nel guanto morbido, e la strinse nella sua.

Ciò provocò immediatamente il voltarsi del ragazzo e l'aprirsi delle sue labbra in un sorriso enorme e smagliante, riservato solo a lui.

Arrivarono al Louvre e la maestosa piramide incantò anche chi, come Martin, Nick, Mark e Jerry l'aveva vista più di una volta.

Entrarono nel museo e si separarono, ognuno a vedere ciò che più gli piaceva.

Mika rimase accanto ad Andy e scoprì nel suo ragazzo una passione immensa per la pittura.

Se ne sarebbe stato per ore a osservare ogni dettaglio di un dipinto.

Si perdeva in particolar modo, nei paesaggi di Rembrandt. Il pittore olandese seicentesco infatti, aveva un modo di utilizzare il chiaroscuro ed i punti luce nei quadri, che Andy trovava ispirante per le riprese dei paesaggi.
Adorava la luce naturale e da anni studiava, per capire come sfruttarla al meglio.

"Guarda qui che meravigliaaa" esclamò ad un tratto, davanti ad una scena di mare in tempesta.

Mika ridacchiò, anche a lui piaceva l'arte, ma Andy ne era veramente rapito.

Passarono qualche ora nel museo dopodiché si traferirono in zona Tour Eiffel.

Inutile dire che per tutta la giornata, il greco si guardò attorno con gli occhi a cuoricino, finalmente stava girando per le vie di Parigi e lo stava facendo con colui che da qualche giorno aveva affettuosamente nominato "il mio francesino".

Ogni volta che Mika apriva bocca per parlare nella lingua di Molière, Andy tendeva l'orecchio, innamorato della sfumatura calda che trovava nella voce del suo ragazzo, solo quando parlava in francese e delle labbra che secondo lui, assumevano una forma a cuore.

"WAAAAAA" gridò ad un tratto il riccio, facendo spaventare tutti quanti, rimirando la grande pista di pattinaggio che si estendeva di fronte a loro a un centinaio di metri.

"DOBBIAMO andare!" impose al gruppo, correndo verso il ring di ghiaccio, ma tutti gli sguardi immobili che i ragazzi gli stavano lanciando, dicevano diversamente.

"Daaaai!" li implorò a bordo pista.

"Tra meno di mezz'ora dobbiamo essere agli studi" gli ricordò Jerry, colui a cui spettava il compito di tenere le redini della situazione, in merito agli impegni.

"Uff" sbuffò Mika deluso, tornando a passo lento verso gli amici e incamminandosi poi con loro, verso l'hotel, dove li aspettava l'auto che li avrebbe portati agli studi televisivi per la registrazione del celebre talk show Taratata.

Quando vi arrivarono furono accolti calorosamente dallo staff, che mostrò subito alla band gli strumenti e gli concesse una prova.
Jerry, insieme a Andy e Nick furono invece fatti accomodare tra il pubblico, che avrebbe assistito alla registrazione della trasmissione.

Mika venne annunciato poco più tardi e si esibì con la sua Grace Kelly, come sempre in maniera impeccabile.

Andy lo osservava muoversi sul palco, sicuro e confidente, sprizzando energia e infondendo nel pubblico una gioia contagiosa che portò ad uno scroscio di applausi non appena la musica fu terminata.

A quel punto, il presentatore gli si avvicinò e gli propose di effettuare l'intervista al pianoforte. Mika molto più impacciato rispetto a poco prima, si sedette davanti allo strumento a coda, guardandosi attorno con lo sguardo di un tigrotto in gabbia.

Andy poteva notare tutta l'ansia che in quel momento pervadeva il ragazzo, dal modo in cui si muoveva e gesticolava.

L'intervista cominciò e Mika iniziò a colloquiare in fluente francese con il presentatore, Andy dalle poche parole che capì, intuì stessero ripercorrendo la sua vita, dalla nascita ai giorni presenti e poco dopo infatti il giovane cantante con un po' di incertezza iniziale, suonò e cantò un'allegra canzone francese, che gli pareva di aver già sentito da qualche parte.

Il greco, sentì nominare Freddie Mercury dal presentatore e vide gli occhi di Mika farsi per un attimo sbarrati, iniziando un momento dopo, incitato dal pubblico, a cantare un pezzo di Killer queen.

Sbagliò parecchi accordi e fece un po' di confusione, ma Andy dovette ammettere che quel paragone, non era affatto sbagliato per Mika.

Si passò poi a parlare di Grace Kelly, Andy non capì bene cosa stesse succedendo quando il riccio iniziò a suonare qualcosa al piano, che somigliava molto alla sua hit, ma aveva un aria d'opera molto marcata.

Mika era in imbarazzo e molto poco a suo agio, e ciò fece sorridere Andy, adorava la sua doppia personalità: grande intrattenitore un attimo prima, timido ragazzo quella successiva.

Dopo aver canticchiato impeccabilmente, qualche secondo di una canzone di Prince, di cui non si ricordava il nome, il presentatore gli richiese Love Today.

In un nano secondo Mika mutò di nuovo, divenendo lo showman che faceva impazzire le folle e producendosi in un'energica versione della sua canzone, in acustico.

Lo show finì in poco tempo, ma nonostante la brevità dell'intervista e dell'esibizione, la giornata tra una cosa e l'altra era già quasi giunta al termine.

Salirono in auto e rimasero intrappolati nel traffico cittadino, in tilt causa neve.

Dopo quasi venti minuti, fermi in coda, in mezzo alla città, Mika buttò uno sguardo fuori dal finestrino, sbuffò e esclamò. "Sentite, io me ne torno a piedi! Chi viene con me?"

Cherisse, Martin, Jerry e Nick gli lanciarono un'occhiata perplessa. E' buio, fuori nevica, fa freddo, l'hotel è distante, non conosciamo la strada.

Queste furono le lamentele che uscirono dalle loro bocche. Mika sbuffò di nuovo, "Chi se ne frega se fa freddo, esistono le giacche. Parigi sotto la neve è un sogno e poi ci ho vissuto 8 anni, la conosco come le mie tasche, faremo prima a piedi. Chi mi segue?" chiese nuovamente.

Il silenzio calò nell'auto, rotto da un'unica voce. "Vengo io!" rispose infatti Andy immediatamente.

"Oh grazie al cielo, uno che capisce qualcosa! À plus tard!" asserì contento, aprendo la portiera ed uscendo in strada, seguito dal biondo.

"Freddo fa freddo, su questo avevan ragione." ammise Andy dopo un attimo che camminavano.

"Io ti porterei volentieri a fare un giro, ma se hai freddo possiamo andare dritti in hotel. Con una scorciatoia, in 10 minuti siamo lì." si offrì Mika comprensivo, lui amava i climi freddi, ma non per forza doveva trascinare Andy in un avventura che non gradiva.

Andy scosse la testa energicamente.

Aveva l'occasione di fare un giro per Parigi da solo con Mika, sotto la neve. Niente al mondo glielo avrebbe impedito.

"Non se ne parla, portami dove vuoi, mio francesino!" gli disse posandogli un braccio sulla spalla e sorridendo entusiasta.

Mika fece una rapida mente locale, visualizzando la cartina della città nella sua testa e poi lo prese per mano e si incamminò in senso opposto rispetto al verso in cui la macchina li stava accompagnando.

Dopo dieci minuti di cammino, Andy scorse davanti a sé, su una collinetta un magnifico edificio chiaro con tre cupole, illuminato da dei grossi fari giallognoli, dal quale partivano due lunghe scalinate, una a destra e una a sinistra. Nel mezzo vi era una candida distesa di neve, a coprire quello che, immaginò, dovesse essere un praticello ben tenuto.

"Adesso mi segui e mi prometti che non ti giri fino a quando non te lo dico io." gli chiese Mika, posandosi davanti a lui con le mani sulle sue spalle e uno sguardo dolce.

"Promesso" asserì solennemente Andy, portandosi la mano destra sul cuore.

Il luogo era completamente deserto, Mika si guardò attorno e prese la mano destra del suo ragazzo, tolse il suo guanto e quello di Andy, mettendoli in tasca, e intrecciò le dita con le sue, condividendo con lui un lungo sguardo di intesa, iniziando poi a salire i numerosi gradini, fianco a fianco.

Il silenzio che si poteva udire era surreale, solo qualche clacson lontano smorzava la tranquillità di quel momento. Era paradisiaco.

Avanzarono piano, senza fretta, mano nella mano fino a raggiungere la parte più alta e ritrovarsi l'imponente e strabiliante basilica del Sacro Cuore sopra le loro teste.

Andy posò gli occhi su Mika, cercando nel suo sguardo, il permesso che bramava ormai da alcuni minuti.

Il ricciolo lesse il desiderio nei suoi occhi, lo aggirò e si mise alle sue spalle, posando delicatamente le mani a coprire la vista del biondino.
Lentamente lo fece girare, lasciano la basilica dietro di loro e delicatamente, spostando piano le mani dal suo viso, gli sussurrò "Ouvre tes yeux"

Quello che vide Andy quando spalancò gli occhi, quasi gli mozzò il fiato.

Da lassù tutta Parigi si apriva sotto di loro, in un oceano di luci scintillanti, rese lievemente fioche dalla neve che scendeva copiosa, smorzando i rumori e rendendo tutto ovattato e soffice.

La tour Eiffel svettava maestosa a chilometri di distanza e da lassù non sembrava che un lumicino minuscolo.
Mika a sua volta osservava quel paesaggio a lui tanto caro, tenendo Andy stretto a sé da dietro, sovrastandolo appena con la sua altezza, con il pom pom della berretta che gli solleticava piacevolmente il naso.

I loro cuori a pochi centimetri l'uno dall'altro, battevano con un ritmo più accelerato del normale, ma quasi sincrono.

La sua mano nuda, era coperta da entrambe quelle di Andy e quella che ancora se ne stava al caldo dentro il guanto, era posata a sigillo di quel groviglio di mani, posate sul petto del biondino.

Andy era senza parole, avrebbe voluto parlare per ore, esprimendo la sua contentezza ma gli sembrava banale e fuori luogo.

Si voltò all'interno di quell'abbraccio caldo e confortevole e si ritrovò lo sguardo amorevole di Mika dritto sul suo viso. La berretta rossa era ricoperta di neve, sui pochi riccioli che sbucavano da sotto, alcuni leggeri fiocchi si erano posati disordinatamente, luccicando riflessi nei fari caldi del Sacro Cuore.

Era una visione celestiale, Andy poteva giurare di non essersi mai sentito così prima d'ora. Stavano insieme da nemmeno due settimane, ma era certo di essere completamente innamorato di quel timidone libanese e ogni giorno quella consapevolezza aumentava a dismisura.

Mika osservava a sua volta le iridi azzurro cielo del suo eccentrico cameraman, rendendosi conto di come lui fosse esattamente ciò che era mancato alla sua vita, che negli ultimi mesi si era trasformata in una reale utopia.

Andy fu il primo a interrompere quel gioco di sguardi, ad intrecciare le mani dietro la testa del ricciolino e racchiuderlo in un bacio liberatorio, che divenne in una frazione di secondo, profondo e passionale.

"Tutto questo è magnifico... Dimmi che non sto sognando..." chiese Andy in un sussurro sulle labbra del libanese.

Mika lo osservò furbetto, intrufolò una mano sotto la pesante giacca e gli assestò un pizzicotto su di un fianco. "Ahia, ma sei scemo?!" si lamentò il biondo ridendo.

"Vedi, non stai sognando!" si giustificò il ragazzo dai capelli castani baciandolo di nuovo con foga.

Le campane della basilica batterono nove rintocchi, Mika alzò gli occhi e fece subito girare Andy, verso la città ai loro piedi.

"Stai a vedere!" gli disse indicando con un braccio teso, in mezzo ai puntini luminosi.

Un secondo più tardi la tour Eiffel iniziò il suo consueto gioco di luci a intermittenza, luccicando magicamente per un lungo momento.

"Se mi avessero detto anni, fa che avrei visto Parigi così... in modo così perfettamente perfetto" disse giocherellando con le parole "li avrei probabilmente mandati a quel paese, dicendogli che non è bene illudere le persone." concluse semplicemente.

"I soogni son deeesiseeeriiii, diii feliiiciitàààà" intonò Mika dolcemente, cullandolo nell'abbraccio.

"Cosa c'entraaaaa?!" si lagnò Andy, facendo ridere il ricciolino di gusto.

"Dai... ci stava..." si difese Mika portando le mani sul suo viso e schioccandogli un veloce bacio a stampo.

"Non ti picchio solo perché amo questo tuo lato demenziale." scherzò Andy passandogli una mano sulla berretta e spazzando via un po' della neve che vi si era accumulata.

"Oh meno male!" esclamò Mika ridacchiando.

"Quindi vedi di non diventare una spocchiosa popstar con la puzza sotto al naso Mika! E' del timido, impacciato e demenziale te che mi sono innamorato." concluse soffiando via un fiocco di neve che si era andato a posare sulle lunghe ciglia del ricciolino.

"Je t'aime!" sussurrò a quel punto Mika, tenendo il viso freddo e dalle guance lievemente arrossate di Andy tra le calde mani.

Quest'ultimo venne pervaso da una scarica di calore potentissima, nel suo stomaco si erano improvvisamente radunate tutte le farfalle di Francia ed era sicuro che i suoi zigomi si fossero appena tinti di una sgargiante sfumatura cremisi.

"Je t'aime" sussurrò a sua volta Andy, con un pronunciato accento greco, che scaldò il cuore a Mika.

Se in quel momento fosse comparso il genio con i tre desideri, i due ragazzi lo avrebbero scansato, come con una mano si scansa una fastidiosa mosca. Era tutto perfetto così com'era.

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