Karen ha 20 anni, sì ma Karen non ha nient'altro e il tempo si defila già tra le sue dita.
Appoggiata al bancone del bar sulla rue des Martyrs al numero 82 Karen fa il bilancio della sua vita.
Vorrebbe una vita migliore di quella dei suoi fratelli e sorelle che hanno abbandonato i loro sogni.
Karen dice che Parigi è grande e che c'è un'altra vita che la attende, dice che non la getterà al vento.
Karen si tinge le labbra di rosso e balla, dice che andrà meglio, Karen se ne frega. E' libera... è libera!-*-*-*-*-*-*-
L'aria fredda e quasi pungente di quella giornata di inizio febbraio sferzava il volto diafano e malinconico smuovendo con impeto i capelli biondi di Andy, per una volta tanto non domati da un taglio a spazzola, ma lasciati lievemente più lunghi.
Il traghetto salpato da una ventina di minuti dal porto del Pireo, quella mattina era diretto verso l'isola del mare Egeo che senza dubbio stava più a cuore al venticinquenne anglo-greco, il fazzoletto di terra che proprio dal mare aveva preso il suo nome: l'isola Egina.
Quel piccolo promontorio verdeggiante era infatti la patria dei suoi nonni paterni, il luogo dove Alexis aveva trascorso la sua infanzia con suo fratello e sua sorella, prima di trasferirsi non distante dalla capitale, nella stessa casetta bianca che Andy abitava in quei mesi.
Quando tempo prima Thyrsos gli aveva comunicato il progetto che prevedeva delle riprese proprio in quel luogo, Andy aveva sgranato gli occhi festante come un fanciullo il giorno del suo compleanno.
Per mesi aveva atteso quel momento. Era fiero e orgoglioso di mostrare ai suoi colleghi ormai divenuti grandi amici, i luoghi dove suo padre era cresciuto tant'è che per settimane li aveva letteralmente sommersi di spiegazioni e storie riguardanti Egina.
Quella mattina di euforia tanto attesa però era cominciata con il sapore amaro che il giorno precedente gli aveva lasciato addosso. I suoi amici ci avevano messo poco meno di 5 minuti a comprendere che qualcosa turbasse il biondino e avevano iniziato a cercare di indagare, nel tentativo di rasserenarlo.
A Andy però non era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione. Quelle rare volte in cui vi si trovava batteva in ritirata alla svelta e quando non poteva, non riusciva ad evitare di mostrare il suo imbarazzo in modo piuttosto palese.
I suoi colleghi avevano intuito il suo umore malinconico e triste all'imbarco dei traghetti e da bravi amici quali erano, avevano iniziato a cercare velatamente di capire i suoi crucci.
Quando alle loro domande però, Andy aveva dato loro risposta con poche telegrafiche parole o addirittura un solo sospiro afflitto, avevano iniziato a tentare di consolarlo con battute e risate in mezzo alle quali lui si era sentito fin da subito di troppo.
Era per quel motivo che in quel momento si trovava sul ponte del traghetto a sorbirsi l'aria fredda del mattino greco.
L'inverno mediterraneo era decisamente diverso dai climi rigidi e umidi a cui aveva fatto l'abitudine durante i lunghi anni trascorsi in Inghilterra, ma in quelle settimane le temperature miti erano scese più solito. Le onde blu increspate dall'incedere della barca creavano una scia morbida e sinuosa lungo la sagoma dell'imbarcazione e Andy riuscì per un attimo a focalizzare la sua attenzione sulla schiuma lattea che a poco a poco di disperdeva nuovamente nell'abisso scuro e statico all'orizzonte.
Il suo meditare estraniato venne interrotto bruscamente da una mano che andò a poggiarsi sulla sua spalla destra in una presa salda ma dolce.
Andy si voltò di scatto, tornando velocemente alla vita reale, riconoscendo accanto a sé la figura imponente di Angelos e i suoi occhi scuri che lo scrutavano pensierosi.
L'amico trentenne lasciò che il suo sguardo vagasse sul viso dalla pelle candida e la barba bionda appena accennata senza dire nulla, si limitò a quel gesto affettuoso, lasciando poi che anche la sua attenzione vagasse e si focalizzasse sulla policromia di azzurri che si intrecciavano senza sosta, mescolati dalle potenti eliche della nave.
I due ragazzi stettero l'uno accanto all'altro in contemplazione del mare con le mani appoggiate distrattamente sul parapetto del ponte, godendo reciprocamente di quel silenzio e della solitudine del momento.
"Thyrsos mi ha detto che oggi lascerà a te il comando della squadra." La quiete venne spezzata dalla voce calda del fonico che sovrastando il ronzio prepotente delle eliche diede la notizia appresa poco prima dal capo.
Andy sbatté le lunghe ciglia per un breve istante prima di voltarsi verso di lui con fare incerto.
"Hm?" chiese confuso, cercando di riportare l'attenzione al presente e lasciare da parte i pensieri che ancora una volta lo avevano trascinato nella loro direzione.
"Thyrsos vuole che sia tu a dirigere le riprese oggi" Angelos ripeté pazientemente al giovane cameraman, sperando che quella volta Andy avrebbe recepito l'informazione e reagito di conseguenza.
Il greco però vide gli occhi azzurri di Andy tornare nella direzione delle onde, da dove la costa stava ormai sparendo ed emettere un sospiro insicuro e nulla più.
Angelos lasciò qualche istante di silenzio al ragazzo poi gli si avvicinò ulteriormente e riportò la mano sulla spalla come aveva fatto al suo arrivo, stavolta facendo leva appena affinché si voltasse verso di lui.
"Andy" pronunciò il suo nome con un tono basso e dolce.
"Non è mia intenzione farmi i fatti tuoi" iniziò incrociando gli sguardi con il giovane "non so cosa sia successo ma parlane con qualcuno. Non importa chi, ma parlane." Gli chiese con affetto, sperando che il suo consiglio non venisse interpretato male dal riservato biondino.
Quest'ultimo per un breve attimo rimase interdetto, senza cogliere immediatamente il significato di quella richiesta, quando capì che cosa l'amico intendesse venne scosso da un brivido improvviso.
Perché doveva essere tutto così palese? Perché era un attore così pessimo, totalmente incapace di fingere?
Per un attimo si odiò profondamente. Non era nemmeno in grado di tenersi gli affari propri senza che il mondo lo venisse a sapere.
Angelos intanto lo osservava con una nota di tristezza nello sguardo. Aveva capito che il ragazzo fosse estremamente riservato e timido dal primo giorno di lavoro insieme. Ci aveva messo alcune settimane ad ottenere con lui lo stesso rapporto scherzoso e disinvolto che accomunava i membri della squadra.
Di lui conoscevano il suo mondo in Grecia ma erano quasi all'oscuro di tutto ciò che esisteva al di fuori.
Sapevano benissimo che Andy avesse l'intera famiglia in Inghilterra e che fosse cresciuto per la maggior parte della sua infanzia nell'isola britannica, ma era raro che il biondo parlasse di quella sua porzione di vita.
La motivazione che aveva spinto Andy a tornare a Londra accanto a Mika dopo l'incidente di Paloma era ignota a tutti. Solo Thyrsos era stato informato della faccenda, ma a lui Andy aveva espressamente detto di non far parola con nessuno.
Era conscio che la sua riservatezza spesso complicasse le cose con chi gli stava attorno, ma per lui quel suo lato chiuso era essenziale per riuscire a preservare la sua identità indenne.
Dopo interminabili istanti di silenzio Andy si risvegliò dalle sue divagazioni mentali e tornò a puntare le iridi azzurre in quelle scure e limpide dell'amico.
"E'... " iniziò, fermandosi immediatamente.
"È solo una sciocchezza" quelle erano le parole che avrebbe voluto che la sua lingua pronunciasse in quel momento.
Perché sì. Non era morto nessuno. Si stava comportando come una madre addolorata per una cosa che la maggior parte delle persone affronta nella vita almeno una volta.
Era solo una sciocchezza in fin dei conti.
Si ripeté quella frase in testa come un mantra per una decina di volte, sperando che così facendo sarebbe arrivato a crederci davvero.
Ma non funzionò. Non funzionò per nulla.
Non era una sciocchezza. Non per lui. Non quella volta!
Quattro anni della sua vita. Come poteva credere anche solo per un secondo che una stupida frase ripetuta senza sosta potesse cancellare tutto quello che aveva vissuto nei quattro anni più belli della sua intera esistenza?
Sentì gli occhi pizzicare e si rese improvvisamente conto di dove quelle divagazioni mentali lo stessero trascinando.
Con un veloce battito di ciglia spazzò via quella briciola di fragilità, imponendosi di tornare alla realtà e lasciare da parte quelle dolorose inquietudini e pensare alla giornata che aveva davanti.
Angelos, attento osservatore, non mancò di notare la comparsa di quello scintillio vitreo negli occhi chiari dell'amico, che come aveva più volte notato, non sapevano nascondere neppure la più insignificante emozione.
E altrettanto prontamente notò la celere compostezza che tornò a farlo da padrone non appena il suo inconscio si dissipò e il suo io si accorse di quanto le sue emozioni anche quella volta stessero comparendo in superficie.
"Quando e se vorrai, io sarò pronto ad ascoltarti"
Ancora una volta fu l'uomo a parlare e lasciare intendere al ragazzo la sua rispettosa vicinanza, mentre quest'ultimo si limitò ad annuire riconoscente del suo aiuto e altrettanto della sua discrezione.
"In arrivo al porto di Egina"
La voce metallica degli altoparlanti annunciò ai passeggeri l'imminente attracco al porto dell'isola, distogliendo del tutto la mente di Andy dai pensieri cupi e tristi di quell'ultima manciata di minuti.
Aveva un team da dirigere, delle riprese da portare a termine in uno degli scorci di terra a cui era più sentimentalmente legato. Il mondo esterno poteva e doveva restarne momentaneamente fuori.
"Andreas a te l'onore. Stupiscici!"
La voce squillante di Thyrsos risuonò tra il frinire lieve delle cicale in cima al promontorio verdeggiante dove erano giunti dopo quasi mezz'ora di auto tra strade polverose e a tratti dissestate.
Il cinquantenne brizzolato a capo di quella squadra di videomaker e fonici sorrise al più giovane del gruppo invitandolo a prendere la parola e spiegare al resto dei colleghi il programma della giornata.
Andy non poté che sorridere a sua volta e essere pervaso da una scarica di adrenalina alla dimostrazione di fiducia che il suo capo gli stava dando davanti a tutti.
Lì dentro lui era l'ultimo arrivato, nonché il più giovane e meno esperto in quel campo.
Per un attimo arrossì appena notando come l'attenzione fosse focalizzata tutta su di lui, ma poi certo delle sue competenze e della sua profonda conoscenza del luogo iniziò a spiegare al resto del gruppo dove e come avesse intenzione di procedere per poter portare avanti al meglio il lavoro della giornata.
La mattina volò concitata ma allo stesso tempo spensierata. Nel suo mondo si trovava da Dio. Durante le varie fasi di preparazione e registrazione ricevette più volte conferme e assensi da parte dei colleghi e del capo, azzerando completamente i suoi pensieri negativi.
Per pranzo Andy portò la squadra in una modesta trattoria a conduzione famigliare non troppo distante dal paese, il titolare era un suo parente alla lontana ed il solo avere un Dermanis nei paraggi lo rendeva la persona più felice della terra.
Durante il pomeriggio il lavoro si fece ancora più serrato e anche se con qualche fatica, dovuta ai numerosi spostamenti, riuscirono a portare a termine gran parte delle riprese.
Durante il tragitto di ritorno dalla zona dell'ultima ripresa verso il porto di Egina, Andy aveva ripreso a sorridere con gli amici che non appena notavano il rabbuiarsi del videomaker iniziavano a scherzare sulle doti da leader dell'anglo-greco.
Angelos rideva da 10 minuti mentre Mathias imitava alcuni errori nella declinazione dei casi che ancora Andy riusciva a cacciare in qualche frase quando era troppo preso dal discorso che stava facendo per ragionare sulla complessa grammatica greca.
Ad un tratto il cellulare del venticinquenne emise un trillo e il ragazzo subito lo estrasse dalla tasca per leggere il messaggio appena arrivato.
"Ho bisogno di un consiglio, da uomo a uomo. (mio fratello in questo caso non rientra nella categoria) Quando hai voglia chiamami!"
Il messaggio del cognato immediatamente disegnò un sorrisino compiaciuto sulle labbra fini del biondo leggendo l'ennesima presa in giro bella e buona verso Mika tipica del diciassettenne, ma non appena fece mente locale il suo animo e il suo umore si rabbuiarono di colpo.
Fortuné sapeva?
Chissà se Mika aveva fatto parola con qualcuno di ciò che era successo in quegli ultimi giorni.
Andy sentì un brivido freddo trafiggerlo da parte a parte. Quella che per anni era divenuta una sorta di seconda famiglia per lui ora era un qualcosa che non gli apparteneva più.
Dopo la discussione del giorno precedente era dolorosamente chiaro e sfacciatamente vero.
Lui e Mika non si appartenevano più.
E questo sanciva di fatto anche la rottura inevitabile con tutto ciò che era così strettamente legato a lui ed in quegli ultimi anni anche parte della sua vita.
Le risate spensierate degli amici si fecero d'un tratto distanti e ovattate. Il suo inconscio era tornato a riprendersi l'io gaio di Andy, pronto a trascinarlo nelle sue viscere scure e a sommergerlo con prepotenza.
Era bastato un messaggio giocoso e spensierato da parte di Fortuné a farlo precipitare di nuovo nella malinconia e nell'afflizione.
Fortuné il suo "cognatino" come adorava chiamarlo per farlo arrabbiare. Il bambino che aveva visto crescere e diventare un suo grande amico e compagno di prese in giro negli ultimi tempi.
L'uomo della famiglia Penniman con cui amava coalizzarsi contro lo squadrone di donne da cui erano circondati e a cui si aggiungeva spesso anche Mika con le sue idee strampalate e "da pupa con le sue cose" come spesso lo scherniva il quintogenito di casa.
Tornare a Londra per lui significava far rientro dalla sua famiglia che in quegli anni si era allargata e oltre a comprendere i suoi genitori e sua sorella, comprendeva altre 7 meravigliose persone.
Coloro che durante uno dei suoi periodi più difficili, durante il quale la sua stessa madre lo aveva praticamente ripudiato, lo avevano accolto e trattato come uno dei loro 5 figli, senza differenza.
Sentì le lacrime premere contro le sue palpebre chiuse gridando con forza di poter trovare il loro cammino e sfogare tutta la loro irriverenza. Aprì gli occhi un nanosecondo e ringraziò tutti i santi del paradiso o chi per loro nel notare come l'auto fosse ormai giunta nel porticciolo e si stesse fermando per lasciarli dove dovevano.
Non appena le ruote furono completamente ferme, senza dire una parola aprì la portiera e velocemente schizzò fuori dall'auto, prendendo a camminare velocemente nella direzione opposta all'imbarco dei traghetti, verso i moli deserti, ai quali ormeggi erano legate solo piccole imbarcazioni dei pescatori locali.
Gli amici chiamarono più volte il suo nome prima che Angelos dicesse loro di lasciarlo per i fatti suoi.
Il trentenne seduto esattamente di fronte a Andy, nella spaziosa auto a 7 posti che li aveva portati fin lì, aveva notato chiaramente i segni di cedimento del ragazzo e non appena lo aveva visto correre via dal gruppo aveva capito tutto.
Andy prese a correre a perdifiato fino alla fine del ciondolante molo di legno, cercando di sfogare la sua opprimente sensazione di soffocamento e non scoppiare a pianti come il più fragile dei fanciulli a cui hanno rubato il suo gioco preferito.
La verità era che tutta quella situazione lo stava destabilizzando più di quanto avrebbe mai osato credere.
A poco a poco stava interiorizzando ognuna delle implicazioni che le recenti vicissitudini avrebbero portato nella sua vita e poteva affermarlo con certezza: non era assolutamente pronto ad affrontarle.
Si ritrovò assalito da un immenso e spropositato moto di rabbia.
Cosa aveva fatto di sbagliato per meritarsi tutto questo?
Si chiese più volte cosa avesse mancato di vedere o capire nella sua relazione con Mika per ritrovarsi a leggere le parole taglienti e dure che gli aveva rivolto la mattina del giorno precedente.
Cercò di darsi una risposta meditando sui cambiamenti degli ultimi mesi.
Cercò di capire se la sua presenza durante il periodo immediatamente successivo all'incidente di Paloma fosse stata per Mika motivo di oppressione o forzatura ma non vi trovò nessun segno tangibile nei comportamenti che il suo ormai-ex-ragazzo aveva tenuto con lui.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Mika, la rabbia nei suoi confronti e l'egoismo con cui lo aveva trattato.
Semplicemente andava al di là della sua comprensione.
Ma la cosa che più gli faceva perdere la testa e lo faceva imbestialire, era l'essere conscio del legame e dell'amore così viscerale che provava ancora per quello stronzo e che lo portava a sperare con ogni fibra del suo essere che quella decisione presa tanto insensatamente, fosse solo una scelta momentanea e che prima o poi Mika sarebbe tornato sui suoi passi.
E lo faceva imbestialire in maniera così forte perché sapeva che non sarebbe mai stato capace di negargli un sì nel caso in cui fosse tornato da lui con la coda tra le gambe e il suo sguardo da cucciolo.
La verità era che la sua mente davvero non riusciva a contemplare l'idea che Mika avrebbe potuto restare fermo delle sue convinzioni e che la loro storia potesse essere davvero giunta al capolinea per sempre.
Non ce la faceva a pensarla in quei termini. C'era troppo della sua vita e dei suoi legami in gioco.
Diede un calcio infuriato ad un pacchetto di sigarette vuoto lasciato come ineducata decorazione del molo, facendolo finire sul pianoro di una barchetta di legno verde ormeggiata lì accanto e trasse un respiro tremolante, cercando di ingoiare l'enorme groppo che gli opprimeva la gola.
Una lacrima trovò il suo cammino sulla guancia ispida del giovane, andando a scomparire nella barba bionda appena accennata, mentre un'altra già premeva per rincorrerla.
In quel momento il traghetto fermo a un centinaio di metri da quel luogo deserto emise un richiamo. Aveva meno di 5 minuti per giungere all'entrata degli imbarchi o avrebbe perso l'ultima corsa della giornata verso Atene.
Meditò per un attimo di lasciare che la squadra rientrasse senza di lui e trascorrere la notte nella vecchia casa malmessa dei nonni ma il freddo che sapeva sarebbe sopraggiunto nella notte e la mancanza di finestre adeguate a proteggerlo dal vento notturno lo fecero desistere.
Una mera frazione di secondo più tardi stava infatti correndo a perdifiato verso il porto, lasciando che il vento cancellasse le scie umide dalle sue guance.
Arrivò all'imbarco giusto un minuto prima che il portellone si chiudesse prima della partenza e senza pensarci troppo salì le scale verso il ponte, intenzionato a trascorrere il viaggio senza gli occhi curiosi e scrutatori dei suoi amici, accomodati nelle poltroncine al caldo della saletta interna, anche a costo di arrivare a casa con un raffreddore.
Il traghetto salpò dal porto con un ultimo suono di sirena e una volta che si fu allontanato dalla costa Andy si accucciò non distante dalla porta, cercando di portare la mente altrove.
Nonostante i suoi tentativi però, i suoi pensieri continuavano inesorabilmente a convergere lì e così prese una decisione, estrasse il cellulare e ascoltando il consiglio di Angelos mandò un veloce messaggio a Nikolas.
"Hai da fare stasera? Ho bisogno di parlare con te"
Il venditore di panini, nonché il suo più fido consigliere greco gli rispose in tempo zero: "Da me in negozio o a casa. Quando vuoi."
![](https://img.wattpad.com/cover/106662094-288-k992581.jpg)
STAI LEGGENDO
Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...