Montagne russe

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Mika aggrottò le sopracciglia e assottigliò le labbra fingendosi offeso. Questo provocò le risa ancora più gioiose del ragazzo sotto di lui che in un attimo lo contagiarono e finirono per disegnare sul suo viso, la sua stessa espressione divertita.

Fu così, scherzando come non facevano da tempo, che si addormentarono per la prima volta nella casa dove stavano progettando il loro futuro.

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Quando Andy mise piede in casa sua fuori Atene, ormai alle cinque di pomeriggio, era accaldato, sudato ma estremamente entusiasta di essere dov'era.

Il primo incontro con coloro che gli avevano offerto il lavoro che tanto sperava di ottenere, non sarebbe stato prima del giorno successivo, il biondo decise quindi di approfittare dell'aria calda che ancora soffiava dalla costa, per un primo bagno estivo nelle acque blu della sua terra.

Mika invece a Londra quel giorno, dopo aver accompagnato il suo compagno all'aeroporto, trascorse le calde ore pomeridiane nel giardino della sua nuova casa, cercando con i giardinieri di dare una parvenza ordinata a quel groviglio di piante e fogliame cresciuto incontrollato per anni, che invadeva il suo personale spazio verde.

Quando tornò nel monolocale di South Kensington ormai a sera inoltrata, decise che l'indomani avrebbe trascorso mattina e pomeriggio al lavoro in studio. I lavori per i giorni successivi erano stati concordati con gli operai e lui non aveva bisogno di star loro appresso per tuta la giornata.

Sperava vivamente che dopo gli ultimi giorni spesi fuori dal suo mondo artistico, avrebbe potuto in qualche modo recuperare quell'ispirazione che sembrava essere svanita nell'etere da troppo tempo.

Odiava l'idea di non riuscire a scrivere. Era molto semplicemente troppo distante da lui, dal suo modo di essere, da quello che era sempre stato e da quello che, da quattro anni a quella parte, la musica mondiale si aspettava lui fosse.

Più volte, durante le sue inconcludenti sessioni di studio, si era soffermato a riflettere su cosa potesse essere cambiato nella sua vita, tanto da farlo arrivare a quel punto.

Nei due anni trascorsi tra il suo ultimo album, scritto senza alcuna difficoltà, e quel periodo, tutto era rimasto pressoché invariato. La sua fama era proseguita quasi agli stessi livelli del boom che lo aveva travolto con l'uscita del suo primo disco, con conseguenti tour, concerti, apparizioni, interviste, promozioni e tutto il resto. Abitava sempre nella stessa città e, ancora per qualche tempo, anche nella stessa casa. Aveva accanto a sé la stessa persona e teneva ugualmente nascosta al mondo la sua vita privata.

Non era cambiato poi molto.

A quella riflessione i suoi ragionamenti si bloccarono improvvisamente.

Nell'ultimo biennio era successo ben poco di eclatante.

Si perse a ricordare i periodi precedenti alla scrittura dei suoi due dischi e cerco di raccapezzarsi e di capire quale segreto vi fosse dietro quei due successi mondiali.

Il suo Life in Cartoon Motion era nato tra i banchi di scuola e successivamente del college, come forma di protesta ai lati della vita che non vedeva di buon occhio.

The Boy Who Knew Too Much era invece il prodotto di quei primi due anni di successi inattesi, di sconvolgimenti e cambiamenti radicali avvenuti nella sua vita.

Che il problema risiedesse in quella recente immutevolezza di eventi?

Il suo inconscio iperattivo in quegli istanti, interiorizzò quell'astruso assunto senza che Mika lo realizzasse davvero e quando lo squillo del suo cellulare lo risvegliò dai suoi contorti pensieri, dimenticò tutto quello che per la precedente mezz'ora aveva occupato il suo cervello.

Andy dalla Grecia, gli raccontò la giornata trascorsa e di come avesse appena fatto rientro nella bella casa dei genitori dopo un lungo bagno rilassante ed una serata passata sulla spiaggia a contemplare il sole morire tra le onde del mare appena visibili all'orizzonte.

Mika si sentì pervadere da una leggera e sfuggevole sensazione di invidia che venne però lasciata da parte quando il ragazzo lo salutò teneramente, augurandogli una buona notte, che a Londra sarebbe arrivata con due ore di ritardo rispetto alle terre greche di ponente.

Da quella chiamata, i due ragazzi si sentirono costantemente ogni giorno alla stessa ora.

Anche quella sera Andy euforico chiamò il suo ragazzo alle 10 in punto ora greca. Erano come sempre di rientro entrambi da due giornate lavorativamente pesanti ma dai risvolti contrapposti.

Mika a Londra, rispose mentre dal divano mangiucchiava svogliatamente da un sacchetto ormai semivuoto di patatine, che aveva costituito la sua cena.

Il tono con cui il più giovane parlava, trasudava gioia, soddisfazione, orgoglio. Quel pomeriggio lo aveva trascorso con la troupe per cui Thyrsos, il produttore di documentari che lo aveva voluto in terra ellenica, lavorava. Inutile dire che la prima vera esperienza era andata meravigliosamente.

"Mi hanno chiesto di fare mezz'ora di riprese libere in un posto a picco sul mare, vicino un bosco e quando hanno visto il risultato mi hanno detto che ho occhio e molto talento e che le mie capacità sono senza dubbio quello che stanno cercando." gli disse il greco, che mentre raccontava alla sua metà di quella strepitosa giornata, passeggiava sorridendo su e giù lungo la veranda di casa.

Mika a quel racconto rispose con un "Non avevo dubbi" che lasciò tuttavia trasparire la mancanza di enfasi che quelle tre parole portavano con loro.

L'irrequietezza d'animo del più grande era evidente anche per telefono e nonostante Andy non potesse cercare nei suoi occhi quello che avrebbe voluto sapere, lo intuì senza troppi sforzi anche tramite la voce metallica trasmessa da due cellulari.

Il greco avrebbe tanto voluto indagare e chiedere a Mika di raccontargli la sua giornata ma c'era qualcosa che lo frenava. Lui aveva appena finito di parlargli di quanto il suo talento lavorativo lo stesse portando in alto e lo stesse facendo sembrare un vero professionista agli occhi esperti di chi in quel settore lavorava da decenni, mentre Mika, come aveva potuto capire dai toni abbattuti, aveva trascorso un'altra sessione in studio, senza raccogliere i tanto agognati frutti.

Non sapeva come comportarsi.

Al di là di quella cornetta c'era la sua metà. La persona a cui negli ultimi 3 anni e mezzo della sua vita aveva raccontato ogni minima preoccupazione, ogni più piccola gioia e ogni singolo attimo di incertezza.

Ma in quel momento non sapeva cosa fare. Nella sua testa c'era l'immensa felicità di quello che la vita gli stava ponendo davanti, ma allo stesso tempo, avrebbe dovuto mettere da parte quel sentimento per cercare di spendere una buona parola di conforto per il suo compagno.

Il silenzio assordante che si stava venendo a creare, mentre nelle loro teste si affollavano pensieri diversi, sembrava surreale e in qualche modo sbagliato.

Mika stava rimuginando sulla sua corrente situazione, restio a raccontargli di quelle ennesime ore passate a fissare il soffitto.

Quello che gli faceva più male, forse era che sentiva in cuor suo di non essere felice come avrebbe dovuto, per i successi che la persona più importante della sua vita stava raccogliendo.

Le sue emozioni positive gli parevano rinchiuse in una gabbia di cristallo momentaneamente infrangibile, dentro la quale poteva sbirciare, senza di fatto riuscire ad avere accesso.

Era forse l'egoismo intrinseco di ogni essere vivente che scalciava per farsi largo tra le pieghe della sua anima? Non avrebbe saputo dirlo.

O forse era troppo concentrato ad occupare tutte le sue energie nel cercare una soluzione ad un problema evidente ma non identificato che gli stava complicando l'esistenza.

Era il Mika artista dall'animo tormentato che stava prendendo il sopravvento sul performer spensierato.

Sì perché come anche Andy ben sapeva, in Mika convivevano due personalità ben distinte e contrapposte.

Una era quella dell'euforico performer in grado di infiammare folle di decine di migliaia di persone, intrattenere giornalisti con la sua esuberante personalità ed il suo mondo di variopinta gioia e far sognare con le sue musiche spensierate. Nella vita privata quel suo lato si proiettava in un carattere scherzoso, fanciullesco, frizzante e strabordante.

L'altra era invece la parte di quel ragazzo che in pochi avevano l'onere e l'onore di conoscere: la personalità multi faccettata di un artista con i suoi crucci e le sue incertezze, il poeta ed il musicista che in sfuggevoli attimi di vorticosa ispirazione creava magie dai contorni lisci e sinuosi ma dal nucleo pungente e talvolta oscuro. Era il suo lato timido, chiuso e protettivo, dietro al quale celava le sue paure e i suoi timori di tutti i giorni.

Le sue canzoni erano da sempre state il connubio perfetto di questi due mondi distanti in cui le parole spesso criptiche cupe e malinconiche incontravano melodie luminose rasserenanti e spensierate.

Erano l'anello di congiunzione tra i suoi due sé.

Ed era forse proprio la mancanza di questo elemento fondamentale in grado di unire le due metà di una stessa anima a scatenare il turbinio di emozioni piatte e stagnanti che lo circondavano in quell'ultimo periodo.

Gli mancavano nuove canzoni dentro le quali far convergere le emozioni che la vita gli presentava alla porta ogni giorno. Aveva perso la bacchetta magica che gli dava modo di compiere quell'incantesimo.
Per questo motivo non riusciva ad essere sé stesso fino in fondo. Per questo non riusciva a mettere da parte la sua frustrazione e gioire con Andy.

Si sentiva incompleto.

Era troppo impegnato a cercare la parte mancante di sé per essere anche in grado di entrare in empatia con il mondo esterno.

"Mia madre mi aspetta al piano di sopra a cena, ci sentiamo domani." quelle furono le parole che uscirono dalla sua bocca dopo attimi di pesante ed interminabile silenzio. Erano il risultato della chiusura mentale ed emotiva che lo affliggeva e che aveva finito per amplificarsi esponenzialmente da quanto il suo ragazzo se n'era andato in Grecia.

Andy a sua volta quelle parole le assecondò in modo sfacciatamente semplice, fingendo di non aver percepito la menzogna dietro quella scusa, inventata per porre fine alla situazione di fastidio.
Si salutarono con una cordialità quasi di circostanza che scivolò addosso ai due senza che troppo se ne accorgessero.

Quello stesso strano mood si protrasse per quasi tutto il periodo in cui i due rimasero separati.
Per telefono si sentirono costantemente, si parlarono poco, ma non litigarono mai.

La settimana di permanenza prevista nelle terre greche, venne raddoppiata dalla richiesta di Thyrsos, e Andy trascorse i giorni lavorando assiduamente al suo fianco.

Mika in quel lasso di tempo invece partì per l'ultimo spezzone del suo tour che contava le due settimane conclusive della tournée acustica che lo aveva visto calcare i palchi di mezzo globo nell'ultimo anno.

Ritornare per strada coi i suoi amici della crew ebbe un potere ricostituente sulla sua fragilità emotiva. Il Mika performer prese ancora una volta il posto del Mika artista, seppellendo le sue paure sotto uno strato di spensieratezza che lo stare su di un palco gli provocava.

Le telefonate con Andy, da quando lui era in giro per l'Europa occupato nei concerti, si erano trasformate ed erano tornate le solite chiacchierate intrise di battute e battibecchi giocosi.

La sua mancanza in tour si faceva sentire, specialmente giù dal palco, ma il potere persuasivo dei suoi musicisti lo portava a scordarsene sempre più spesso.

A metà agosto il greco concluse finalmente il suo lavoro con il produttore documentarista e invece di imbarcarsi su un volo con destinazione Regno Unito, dopo un'occhiata alle date del suo ragazzo prenotò un biglietto Atene-Madrid.


"Quindici minuti"

Jerry passò nel backstage informando il ragazzo e i musicisti del tempo a loro disposizione prima dell'inizio del loro penultimo show.

Mika annuì seduto sul divano scuro, trafficando con le stringhe delle sue sneakers rosse e blu firmate Louboutin e piazzandosi quindi davanti allo specchio per un 'ultima ritoccata ai ricci.

"Come te li acconcio io, nessuno lo fa!"

Il moro non appena udì quella voce che non sentiva di persona da quasi un mese si voltò di scatto, trovandosi davanti a pochi metri un abbronzatissimo e sorridente Andy che lo guardava come sempre con ammirazione e che lo invitava spalancando le braccia a salutarlo degnamente.

Mika non esitò, quattro passi più tardi se ne stava abbracciato a lui nel suo camerino, sorridendo contento e sorpreso.

"Sei tornato!" asserì il moro stupito da quella sorpresa che Andy gli aveva voluto fare, appoggiando la testa alla spalla giusto un pelo più bassa della sua e chiudendo gli occhi per un istante.

"Oh yes!" rispose lui passandogli una mano sulla schiena e poi, una volta sciolto l'abbraccio, tuffandosi negli occhi ambrati di cui tanto aveva sentito la mancanza.

Andy riconobbe immediatamente colui che gli stava davanti in quel momento, con un enorme sorriso ad adornare i tratti fini del suo viso; quello era il Mika performer. E non lo aveva capito dai vestiti variopinti di scena che indossava.

La sua aura gioiosa e spensierata brillava anche a metri di distanza.

"Avevo perso le speranze ormai..." gli disse Mika con un velo di nostalgia e un sorriso timido.

Andy gli rivolse una espressione tenera, passandogli una mano in volto in una delicata carezza. "Non mi sarei perso il tuo compleanno per nulla al mondo." affermò sicuro di sé, sapendo quando ci tenesse a passare quella giornata con lui.

In quel momento in camerino fece la sua comparsa Jerry, con l'intento di annunciare a Mika l'imminente inizio di serata. Come vide il ragazzo biondo accanto a Mika, rimase di stucco e corse a sua volta a dargli il benvenuto.

"Finalmente! Pensavo avessi abbandonato la nave definitivamente!" gli disse lasciandogli una pacca sulla spalla, "So che il lavoro in Grecia sta andando alla grande..." si complimentò Jerry.

Andy annuì fieramente, "Sì, decisamente e beh concluso il contratto con voi penso che..." disse iniziando a spiegare la questione, ma quando incontrò lo sguardo di Mika che lo osservava con una nota di smarrimento, glissò e continuò diversamente "...ma comunque fino alla conclusione di questo tour vi starò tra i piedi ancora, per la vostra gioia!" finì con una risatina scherzosa.

Jerry rise con lui e poi controllando l'orologio si voltò verso il cantante e gli fece cenno di seguirlo.
Mika si avviò quindi verso il palco per l'ennesimo concerto, e Andy lo seguì portando con sé la telecamera piccola che si portava sempre appresso.

Dopo svariate settimane di lavoro in mezzo alla natura non gli sembrava quasi vero di tornare nel caotico mondo dei concerti, riprendendo Mika scorrazzare per il palco saltando e cantando.

Quella sera a Andy parve persino che il suo ragazzo fosse ancora più adrenalinico del solito, sembrava scherzare con gioia con la folla; anche se non capiva una parola di quello che diceva in spagnolo, dagli sghignazzii del pubblico poteva intuire avesse raccontato qualche cosa di divertente.

Si perse a contemplare i movimenti delle sue labbra mentre parlava quell'ennesima lingua per lui incomprensibile. Si soffermò sul suo viso e sui riccioli umidi che gli incorniciavano il viso, muovendosi a tempo con lui. Era dannatamente affascinante.

Si ritrovò a pensare a quanto gli fosse mancato in quelle settimane di distanza. Il Mika con cui aveva dialogato al telefono, soprattutto nei primi giorni in cui non era ancora partito per quell'ultimo spezzone di tour, sembrava l'alter ego freddo e distaccato di quel fuoco ardente che bruciava invece sul palco, infiammando la folla e facendola entrare in un mondo parallelo dove tutto il nero rimaneva al di fuori.
Durante l'esibizione di Happy Ending, chissà come, la sua mente lo portò a pensare a ciò che sarebbe venuto dopo, nel loro futuro.

In Grecia con Thyrsos in quelle settimane aveva ottenuto grandissime soddisfazioni. Quel lavoro gli piaceva da impazzire, era da sempre ciò che aveva sperato di fare nella vita.

Ancora non l'aveva detto a nessuno, ma il regista dopo quel periodo di lavoro congiunto, gli aveva proposto un contratto coi fiocchi che lui aveva senza dubbio intenzione di accettare.

Il motivo per cui quella notizia era rimasta racchiusa dentro di lui fino a quel momento era che la prima persona a venire a conoscenza di quell'importante sviluppo, sarebbe dovuta essere Mika, e di una cosa così importante, voleva assolutamente parlargliene a tu per tu.

Da quando aveva messo piede in Spagna, aveva aspettato con trepidazione il momento per potersi aprire con lui, e dargli la notizia.

Però, quello sguardo appena accennato che aveva intravisto in lui nei camerini, all'accenno fatto a Jerry riguardo la possibilità di lasciare il lavoro di cameraman della crew definitivamente, gli stava facendo pensare di posticipare l'annuncio a dopo il suo compleanno.

Non voleva che una possibile discussione potesse intaccare la spensieratezza del suo giorno speciale.

Happy Ending finì e i suoi ragionamenti vennero interrotti dal clima di festa portato da Love Today, che gli fece dimenticare i suoi progetti futuri e lo riportò a sorridere e godere di quell'attimo di festa insieme al resto della piazza.

Poche canzoni più tardi, anche quel concerto si concluse e poté fare ritorno nel backstage con Mika e la band, proprio come aveva sempre fatto.

Quella serata la trascorsero in un pub tutti insieme, i musicisti avevano insistito per festeggiare in compagnia del loro cameraman e nonostante Mika lo volesse tutto per sé, fu costretto suo malgrado ad attendere di rientrare in hotel per poter trascorrere i primi momenti in tranquillità solo loro due, da svariate settimane a quella parte.

"Mi sei mancato da matti!" fu la prima cosa che Mika gli disse quando i due chiusero la porta della camera da letto, circondati dal silenzio della notte spagnola, ormai inoltrata.

Il moro si appese al collo del più giovane, perdendosi tra le sue labbra e potendo finalmente godere di un indisturbato bacio intenso. Andy sentì i battiti del suo cuore farsi più accelerati. Non aveva bisogno di cercare razionalmente una risposta all'affermazione del suo compagno, ci aveva già pensato istintivamente il suo corpo.

Si separarono sorridendo con gli occhi incatenati gli uni negli altri come da tempo non facevano.
In una frazione di secondo la curvatura delle labbra di Mika si fece birichina e suadente ed il suo sguardo saettò verso il letto, tornando poi sul biondo una frazione di secondo più tardi.

Andy si morse un labbro accettando implicitamente quella silenziosa quanto esplicita richiesta avanzatagli dal suo amato e in risposta lo prese per mano e lo trascinò sul letto con lui.

"Te l'ho mai detto che quando stai in Grecia prendi un accento che mi fa impazzire?" gli disse il ragazzo da sotto di lui, tracciando con un dito la linea della barba biondo-rossiccia appena accennata che portava in viso.

Andy rise e controbatté: "Mai quanto tu che parli spagnolo! Dio mio Mika!" confessò il greco, esprimendo le sensazioni provate sotto al palco e avventandosi sul suo collo.

Si erano mancati. Tutto quello gli era mancato pesantemente. Il potersi, toccare, sfiorare, percepire. Il profumo dell'altro che nessuna tecnologia all'avanguardia poteva riprodurre, la delicatezza delle carezze e l'irruenza di certi gesti solo loro.

Se c'erano delle emozioni non condivise, delle cose non dette, passarono in secondo piano, e quando quasi all'alba stanchi si addormentarono, nell'aria non c'era altro che serenità e amore.     

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