Le due facce della medaglia

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"Sì" rispose Andy, poi aggiunse "ma mi spieghi che differenza fa?!" chiese iniziando a perdere la pazienza. "Che io stia con Mika, con Nick o con Mark, e che io ci stia da 2, 4 mesi o un anno, a te cosa cambia?! Piuttosto abbi il coraggio di dirmi che non accetti che tuo figlio sia gay, ma smettila di girarci in torno!" sbottò in fine, sentendosi preso in giro dal comportamento della madre.

"Non è vero che non lo accetto!" lo contraddisse Amanda "Ma perché non puoi avere una fidanzata come ogni ragazzo della tua età? Sarebbe meglio per tutti." ammise lei con fare ovvio, alzando le braccia al cielo.

"No mamma, sarebbe meglio per te! Io sono la persona più felice di questo mondo da 4 mesi a questa parte, ma a te vedo che questo non interessa!" concluse Andy con un tono di voce troppo alto rispetto ai suoi standard, alzandosi dal divano e prendendo la giacca dall'attaccapanni, uscendo poi di casa incavolato come mai prima lo era stato, sbattendo la porta dietro di sé.

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Uscì nelle strade della capitale britannica, dove un vento tiepido spazzava le vie e prese a camminare verso sud. Dopo più di mezz'ora di marcia, si fermò in un parchetto dove spesso restava in meditazione, attendendo paziente di vedere qualche scoiattolo salire e scendere dagli arbusti, e magari passare a fargli un saluto.

Vide uno stormo di anatre volare in cielo e subito gli venne in mente la scena del ricciolino che sfamava i grandi uccelli e un sorriso non poté che sorgere sul viso, segnato dall'inquietudine e dalla rabbia per l'incomprensione della madre, verso la sua storia con Mika ed il suo modo di essere.

Sembrava quasi che il moro avesse una sorta di connessione a distanza con lui, perché proprio mentre Andy pensava a lui, sul suo telefono comparve una sua chiamata in arrivo.

"Hey ciao!" rispose Andy dando un piccolo calcio ad un sassolino e facendolo finire in una pozzanghera.

"Buonasera!" trillò Mika con aria contenta, "cosa fai di bello?" gli chiese subito dopo.

"Nulla di che, sono in un parco a fare una passeggiata." gli rispose il biondino, appoggiandosi ad uno steccato in legno che separava la stradina da un sentiero più basso.

"Sei in giro con la tua fedele amica?" domandò il libanese, riferendosi alla videocamera che, Andy gli aveva confidato, aveva spesso con sé quando si perdeva nel verde dei giardini cittadini.

"No..." ammise ricordandosi in quell'istante che per la fretta di uscire, non era nemmeno passato in casa a prenderla.

"Andy cosa c'è?" indagò a quel punto Mika, avendo interpretato il tono di voce diverso dell'ultima risposta.

Il greco sta volta non cercò nemmeno di tergiversare, sapeva che se Mika gli aveva posto quella domanda, aveva già capito che qualcosa lo turbava e negare avrebbe solo allungato di poco i tempi, e reso tutto più estenuante.

"Ho parlato coi miei" confessò quindi con tono grave, appoggiando un piede alla parte più bassa della staccionata.

"Vieni a casa mia" fu ciò che udì immediatamente dopo, dall'altro capo del telefono. "Vieni da me Andy"

Ci pensò un attimo, sollevando le braccia dal legno umido, poi capì che non c'era nulla di meglio che in quel momento potesse fare e quindi ancora con il telefono in mano, si avviò verso l'uscita del parco.

"10 minuti e sono da te." gli rispose prima di chiudere la chiamata.

Percorse l'ultimo tratto di strada, che lo separava dalla casa dei Penniman, a perdifiato, un po' per sfogare la rabbia, un po' perché sentiva il bisogno di arrivare prima possibile dal suo ragazzo.

Come giunse davanti alla porta, batté i pugni con più veemenza di quanto non intendesse fare davvero.

"Hey hey, siamo nervosi vedo." Esclamò Mika quando gli aprì l'uscio di casa per farlo entrare.

"Solo.... un.... po'" ammise Andy ansimando e chiedendo poi il permesso di entrare.

"Ciao Andy!" si intromise Joannie, accogliendo il giovane e offrendosi di appendergli la giacca leggera che indossava.

"Ti vedo accaldato, vuoi qualcosa da bere?" chiese cordialmente con un sorriso, mentre il ragazzo le porgeva l'indumento.

"Un bicchier d'acqua se non è di disturbo" rispose il biondo educatamente, prendendo fiato.

I due ragazzi attesero che la donna gli portasse da bere e poi scusandosi con lei si rintanarono in camera del moro, dove poco finemente Mika chiese a Fortuné di lasciargli campo libero.

Dopo essersi lagnato col maggiore per averlo disturbato mentre faceva i compiti, il piccolo di casa raccattò libri e quaderni e scese in salotto.

"Pensavo avresti aspettato me a raccontare tutto ai tuoi." iniziò Mika, prendendo le mani del compagno tra le sue, dopo che entrambi si furono messi seduti sul letto del riccio.

"No, ho voluto far da solo ed è stato meglio così, credimi" gli spiegò Andy, raccontandogli poi tutta la vicenda, dall'accettazione di suo padre, evitando scrupolosamente di riportargli le preoccupazioni che il greco gli aveva fatto presente, passando poi a riferirgli le parole amare che la madre gli aveva rivolto.

"A volte può essere dura, soprattutto all'inizio, dalle tempo..." gli consigliò Mika, sorridendogli amorevolmente.

"Se vuoi una mamma in prestito, la mia ti ha già accolto più che gioiosamente." ridacchiò il ricciolino, cercando di smorzare un po' la tensione che quella discussione aveva portato.

Andy si bloccò e lo guardò timoroso. "Lei sa?" chiese timidamente.

Mika si aprì in un sorriso tra il fiero e l'imbarazzato e rispose "Oh sì, ha capito tutto da prima che partissimo, ha letto il biglietto azzurro che mi hai lasciato quella sera." confessò arrossendo appena.

"Cosa??!" chiese Andy, trattenendosi dall'urlare, imbarazzato all'inverosimile.
Mika scoppiò a ridere vedendo la sua reazione. "Sì, tutte le donne di casa mia sono delle infide impiccione." asserì convinto.

Il biondino rise a sua volta, nascondendo il viso con fare impacciato. Sapere che qualcuno aveva letto quelle parole, lo aveva preso alla sprovvista.

Parlarono un'oretta buona, cercando di non pensare a quella situazione, fino a quando Joannie non si introdusse in camera chiedendo a Andy di fermarsi a cena. Il biondo, dapprima reticente, all'insistenza della donna cedette, pensando che forse restando fuori, poteva dare a sua madre il tempo di ragionare.

Cenarono tutti insieme, con la famiglia Penniman al gran completo, Fortuné e Zuleika erano già stati messi al corrente della storia tra il loro fratello maggiore e Andy e entrambi ne erano ben contenti, considerando il greco un ragazzo bravo e simpatico. Il biondo passò una serata stupenda.

In una parte dell'intervista per il documentario che stavano preparando, Mika aveva parlato della sua infanzia e aveva detto che l'affetto e l'atmosfera di unità che si respirava in famiglia, era ciò che lo aveva fatto sempre sentire al sicuro anche in tutti quei momenti della sua vita, nei quali si furono ritrovati senza soldi o nei quali Mika aveva trovato degli ostacoli enormi sul suo cammino, come la dislessia, il bullismo, il sentirsi isolato a scuola e le varie incomprensioni che aveva avuto con il mondo esterno.

Andy si stava sempre più rendendo conto di quanto queste sue parole avessero un senso profondo. Non c'era una singola persona seduta a quel tavolo, che non avesse il proprio momento per raccontare i propri pensieri, le proprie vittorie o le proprie preoccupazioni. Dal più piccolo di casa, alla sorella maggiore, ognuno veniva ascoltato allo stesso modo, ricevendo critiche o consigli da tutti gli altri.

A volte si parlavano l'uno sopra l'altro, producendo una sovrapposizione di voci quasi fastidiosa ma comunque serena.

"Andy, allora come ti trovi a lavorare con Mika? Si sta montando la testa?" chiese il capofamiglia dopo aver sorseggiato un goccio di vino bianco.

"Mi trovo molto bene, grazie!" rispose cordialmente. "A meno che non avesse la testa montata già quando l'ho conosciuto, direi che non è cambiato di una virgola" aggiunse poi, buttando un occhio al riccio seduto accanto a lui.

"Bene. In caso vedi qualche cambiamento sei autorizzato da me a punirlo." asserì Mike, facendo l'occhiolino al greco, il quale sorrise grato di sentirsi già parte di quella famiglia con cui da pochissimo era entrato in confidenza.

"Papààà!" lo rimproverò Mika con uno sguardo contrariato, sbuffando e rivolgendosi verso il suo ragazzo.

"Ricorda sempre che io sono un vendicatore." disse infatti nella sua direzione, con espressione seria di avvertimento.

La serata proseguì tra una risata e l'altra, Andy si sentiva davvero parte di quel clan multietnico e particolare, e non riuscì a togliersi di dosso nemmeno per un istante il sorriso sereno che quell'atmosfera gli provocava.

Conclusasi la cena, i due ragazzi uscirono per una passeggiata in cui Mika incontrò alcuni amici della sua compagnia, a cui presentò Andy, e che approfittò per invitarli ai concerti londinesi.

I ragazzi passarono alcuni giorni di riposo nella capitale fino a quando si ritrovarono per il concerto nella loro città.

"Mi piace svegliarmi la mattina a casa mia, fare il soundcheck, tornare a casa a pranzo e poi suonare." sentenziò Mike, seduto nel backstage con un paio di amici.

"Dopo così tanti concerti in giro è strano... E' vero..." ammise anche Cherisse.
"Mika mi sembra più agitato del solito o è una mia impressione?" chiese Nick prendendo una patatina dal sacchetto che la batterista gli stava porgendo.

"No, sembra anche a me." disse Ida notando il ragazzo che in fondo alla sala continuava a camminare avanti e indietro con le cuffie nelle orecchie.

"C'è qui tutta la sua famiglia, zie comprese. E' in ansia da prestazione." spiegò Andy che ben conosceva le preoccupazioni che lo tormentavano quella sera.

Fortunatamente Jerry comunicò che il concerto stava per avere inizio e Mika poté finalmente percorrere gli ultimi metri di cammino frenetici, prima di esplodere con tutta l'energia di sempre sul palco e prodursi in una performance più strabiliante del solito finita la quale, tutta la famiglia lo accolse nel backstage riempiendolo di complimenti.

Andy se ne stette in disparte, lasciando che Mika si prendesse le meritate lodi, quando Joannie si accorse di lui e gli fece segno di raggiungerli.

"Sono curiosa di rivedere questo concerto dal tuo punto di vista. Non appena lo avrai scaricato passa da noi e mostracelo!" gli chiese la donna cortese, stringendo anche lui in un abbraccio.

Senza rendersene conto, i giorni trascorsero veloci a casa, Andy dal canto suo, cercava di evitare quanto più possibile di incrociare la madre, rientrando quando sapeva la donna fosse al lavoro e restando fuori durante il resto della giornata, sfruttando il clima tiepido che l'estate inoltrata infondeva a Londra.

Quella mattina, reduci dal ritorno in tarda notte da Birmingham, dove avevano tenuto un concerto la sera precedente, Andy ne approfittò per dormire fino a tardi, alzandosi quindi quando ormai la madre era già rientrata.

Il biondo appena mise i piedi fuori dal letto, udendo i rumori provenienti dal piano di sotto sbuffò. Non aveva proprio voglia di incontrare colei che da quasi due settimane a quella parte, non faceva altro che fingere pace e tranquillità in casa, salvo poi disprezzare il suo modo di essere in silenzio.

Inaspettatamente il cellulare squillò poco dopo essersi finito di cambiare. Come lesse il nome sullo schermo, sorrise e rispose.

"Buongiorno!" salutò con voce ancora assonnata.

"Non ci credo! Mi sono svegliato prima di te stamattina!" trillò la voce gioiosa di Mika che aveva già intuito tutto.

"Ebbene sì, segnati questo giorno sul calendario." scherzò il greco, tornando a sedersi sul letto.

"Sei a casa?" chiese poi Mika d'un tratto. Andy rispose affermativamente.

"Perfetto." disse solo il moro prima di chiudere la chiamata.

Andy osservò il cellulare stranito, sentendo poi il campanello di casa suonare.
Improvvisamente capì. La sua mente ancora assonnata, si chiarì come d'incanto e corse a tuffarsi giù per le scale.

Quando raggiunse la fine dei gradini si bloccò di colpo.

Amanda aveva aperto la porta e si trovava in quel momento faccia a faccia con Mika, che lievemente rosso in viso, la guardava con sguardo impassibile.

"Buongiorno signora Dermanis" salutò il riccio cortese, sfoderando un sorriso che Andy capì essere molto imbarazzato, e allungando una mano elegantemente.

La signora sulla cinquantina se ne stette in silenzio, di fronte alla figura slanciata, senza pronunciare parola.

Mika a quel punto, portò gli occhi oltre la donna, incontrando l'espressione preoccupata di Andy, che osservava la scena in piedi sull'ultimo gradino della scala, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo impaurito.

Il libanese accentuò il suo sorriso, e lo rivolse totalmente a lui, provocando in Andy la stessa reazione involontaria.

"E così tu saresti Mika..." esclamò a quel punto la donna, facendo tornare bruscamente con i piedi per terra i due ventenni.

"Sì, sono io." confermò cercando di sembrare più disinvolto possibile, quando invece stava pregando tutti i santi del paradiso affinché quella situazione si concludesse il prima possibile.

"Tu sei il motivo per cui mio figlio non ha una ragazza." sentenziò la donna, squadrandolo da capo a piedi con sguardo duro. Andy si irrigidì sentendo quelle parole che con tono acido erano appena uscite dalla bocca della donna che l'aveva messo al mondo.

Mosse un passo, pronto ad intervenire in sua difesa, quando Mika con voce tranquilla e con espressione dolce intervenne: "O forse sono uno dei motivi per cui suo figlio è felice... dipende dai punti di vista".

Amanda aprì la bocca per controbattere ma non emise alcun suono. Mika l'aveva zittita nella maniera più elegante ed intelligente possibile.

Andy a quel punto avanzò verso di lui e gli si mise accanto, passandogli un braccio attorno alla vita con fare possessivo e sorridendogli amorevolmente, cambiando poi lievemente espressione quando i suoi occhi incrociarono quelli dal colore simile, di sua madre.

"Quello che ha detto è esattamente quello che penso." riferì il biondo con una leggera agitazione in corpo ma con la certezza di ciò che stava dicendo.

"A volte bisogna correggere leggermente la prospettiva che si ha della vita, può non essere semplice ma, se si vuole bene o si ama qualcuno, allora non dovrebbe essere così difficile." disse Mika con tono pacato, cercando di farle campire tra le righe, che l'amore di una madre dovrebbe andare oltre lo shock iniziale e pensare a ciò che rende felice il proprio figlio, rispetto a ciò che renderebbe felice lei.

Amanda incrociò le braccia al petto osservando Andy con sguardo impassibile.
Il biondo stava iniziando a perdere la pazienza, si staccò da Mika per avvicinarsi ed affrontare la madre, ma quest'ultimo lo fermò, prendendogli una mano nella sua e stringendola, facendo in modo che il biondo portasse la sua attenzione su di lui per un attimo. Quando ci riuscì, gli fece capire con un semplice sguardo, di non fare gesti azzardati, dettati dalla foga del momento, ma di lasciar correre.

"Sulla mia strada non potevo incontrare persona migliore" disse Andy, indicando il giovanotto che gli stava accanto, appena mezzo passo indietro. "Dovresti imparare un po' della sua saggezza e della sua eleganza, mamma, chiunque altro ti avrebbe già mandato a quel paese!" concluse poi voltandosi, prendendo Mika per mano e uscendo dalla porta di casa insieme a lui, lasciando la madre allibita e senza parole, davanti all'uscio chiuso.     

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