Rette incidenti

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Mika si deliziò con la gioia di vivere che lo aveva travolto, godendosi la ventata di emozioni che quella sera lo stavano cullando sempre con maggior tenerezza. Si era ritrovato inaspettatamente circondato dall'affetto più concreto e caldo che avesse mai avuto il piacere di sentirsi addosso, festeggiando i suoi 30 anni con le persone a lui più care in assoluto, che per un intero anno aveva avuto ben poco tempo per godersi. L'idea di trascorrere la metà delle sue vacanze in quell'atmosfera di incredibile armonia e calore, gli provocava una sferzata di benessere rinvigorente e assolutamente a lui vitale.

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"Ci siamo quaaaasi!" il cinguettio soddisfatto di Mika, provocò una divertita risata anche a Andy, che con la sua valigia tra le mani, si apprestava a varcare la soglia di casa auspicabilmente per l'ultima volta.

Aprendo la portiera della spaziosa Range Rover, non poté esimersi però dal comunicare al mondo la sua frustrazione con uno sbuffo, nel vedere come oltre al baule, anche il sedile posteriore, fosse stato irrimediabilmente conquistato dagli innumerevoli, e a parere suo assolutamente inutili, bagagli del compagno.

"Seriamente?" chiese quando vide con la coda dell'occhio Mika passagli a fianco, intento a sistemare ancora qualcosa.

"Seriamente cosa?" chiese innocentemente il riccio in tono sereno, abbassandosi a livello di Andy, per scrutare a sua volta all'interno della loro vettura.

"Secondo te Mel dove la mettiamo? Sul tetto?" Chiese alzando entrambe le sopracciglia con fare risoluto, indicando il casino che Mika aveva sparso ovunque.

"Ah già!" La consapevolezza tardiva del libanese, fece sospirare di nuovo Andy, che però scosse la testa rassegnato con un mezzo sorriso di chi ancora si stupisce, nonostante anni di convivenza.

"Sei un disastro! Stiamo via tre settimane e hai 4 valigie! Adesso mi fai il favore: ne lasci a casa due." Indicò il biondino perentorio, certo che comunque le avesse spostate, non sarebbe riuscito a fare entrare comodamente anche la loro golden, senza lasciare a Londra almeno la metà di ciò che Mika si stava accingendo a portarsi appresso.

"Ma come faccio?? E se finisco i vestiti?" Chiese puntualizzando con fare ovvio il motivo di tutti quei bagagli, per nulla dell'idea di privarsi della metà delle cose che aveva scelto con cura per il viaggio.

Andy portò gli occhi al cielo e gli si avvicinò abbassando discretamente la voce "Il tal caso, il tuo ragazzo che veste quasi esattamente la tua stessa taglia, si offrirà di prestarti qualcosa; ma adesso per favore, vai e lascia due di quelle enormità che hai nel baule, a casa. Fiiila!" affermò puntando un dito prima verso il cofano e subito dopo verso la porta d'entrata con lo stesso tono che avrebbe usato per chiedere a Mel di lasciargli la pallina.

Mika sbuffò appena, poi sempre in un sussurro dedicò al compagno un sorriso furbo e un "L'hai detto eh!" dal suono divertito ma reconditamente minaccioso, prima di scegliere due delle sue valigie e riportarle faticosamente dentro casa.
Il viaggio dei sogni di Mika, iniziò quindi con un battibecco quotidiano di quelli che, ne erano certi entrambi, avrebbero costellato le settimane a venire.

"Alla fine di questo viaggio o ci ameremo il doppio o ci saremo lasciati..." constatò Andy una volta che Mika gli ebbe fatto notare come quello che stavano intraprendendo sarebbe stato qualcosa di estremamente coinvolgente, intimo a tratti, qualcosa che aveva per loro quasi un retrogusto di luna di miele. Era dai tempi del loro lavoro congiunto in tour che non passavano così tanto tempo fianco a fianco ininterrottamente in giro per il globo.

"Probabile!" commentò il riccio con una risata, andando a stuzzicare Andy fermo al volante in coda in attesa di sbarcare dal traghetto a Calais, pungolandolo con un dito.

"Ammesso e non concesso che io non ti anneghi prima da qualche parte..." ghignò voltandosi nel tentativo di mordergli il dito che gli stava ininterrottamente torturando il lato sinistro del viso e lanciandogli uno sguardo maliziosamente minaccioso, mentre la risata giocherellona di Mika gli inebriava lo spirito.

"Non vivresti senza di me..." gli ricordò altezzosamente, voltandosi verso il finestrino.

Andy finse di trattenere una risata "Ho vissuto 21 anni senza di te... Posso sopravvivere per i restanti 70" lo rimbeccò, accelerando appena, ormai quasi ufficialmente in suolo francese.

Mika si lasciò andare ad un sorriso e poi colse quella piccola deviazione linguistica involontaria e quasi certamente inconscia della sua metà: "L'hai detto... sopravvivere..."

Andy raccolse le parole del suo ragazzo, cogliendo la sottile implicazione filosofica che gli aveva saputo trovare, soffermandosi e stupendosi non poco di quanto alle sue orecchie gli fosse risultata terribilmente veritiera e concreta.

Non sentì la necessità di esporre la sua riflessione, delegando al silenzio il suo tacito assentire.

La spigliata parlantina francese dell'assistente portuale, rubò l'attenzione di Mika, che abbassato il finestrino, tradusse simultaneamente a Andy le sue istruzioni, lasciando definitivamente sul molo il loro ennesimo battibecco dai reconditi risvolti.

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Il fragore delle onde dell'oceano Atlantico risvegliò il greco dalla stanchezza del viaggio, non appena mise piede sulle verdeggianti falesie, e scrutò le spiagge bianche, che la luce traslucida del tramonto dipingeva come in un tenue acquerello impressionista ai piedi dei muraglioni rocciosi.

Non perse tempo, aprendo il baule e facendo scendere Mel, mentre Mika a sua volta metteva piede fuori dalla Range Rover, pronto a godersi il primo giorno di quel meritato viaggio.

Senza nulla proferire, presero posto lungo la scogliera, lasciandosi un attimo di semplice silenzioso rimirare.

"Andiamo al faro?"

"Andiamo in spiaggia?"

Le due domande si sovrapposero sincrone, avvolgendo in un sorriso i due sguardi, abbracciati a metà strada.

La banalità di una semplice richiesta, posta sovrappensiero nel medesimo istante a smascherare e denudare ancora una volta tutta la loro estrosa antitesi, la loro individuale complementarietà.

Mika rise, amalgamando la sua anima fanciulla al riverbero incessante della risacca, facendo di un gesto istintivo il suo posare il capo sulla spalla di colui che sedutogli accanto rimirava l'orizzonte.

"Ovest, est..."

Il dito del biondo tracciò in una retta la linea di congiunzione tra terra e cielo, nascendo laddove le onde lambivano la sabbia rosata, innalzandosi in una sinuosa parabola a levante, andando a sfiorare il profilo del faro, dormiente sulla verdeggiante sommità.

Due occhi nocciola seguirono il cammino immaginario nell'aria della sera, tornando poi a rimirare la bicromia di quell'incontro di elementi naturali, quasi in un magnetismo obbligato, verso quel nord che stava tra il principio e la fine della linea astratta appena tracciata, a metà strada esatta tra levante e ponente.

"E lì, cosa c'è?" Una richiesta ingenua, all'apparenza quasi fuori luogo, insensata a tratti, e un dito che si posa lì, esattamente dove due sguardi ora convergono.

"Lì c'è il nord..." Una risposta, dalla voce di chi il mare ce l'ha dentro, che riverbera quella stessa leggerezza di cui quella curiosità era figlia.

"Lì ci siamo noi..." La testa riccioluta che lievemente danza da destra a sinistra, assume i tratti di un bambino sognante e sognatore che disconosce e scaccia la legittima risposta del maestro, cercando qualcosa che vada oltre.

Oltre quell'orizzonte.

Oltre un faro e una spiaggia.

Oltre le convenzioni di quattro punti cardinali che segnano la via.

Oltre...

La bicromia, anch'essa complementare, di una terra e un mare racchiusi in due sguardi e un sorriso che rivela senza timore, reciproca connessione, sintonia, affezione. Due mani che accarezzano l'erba umida condividendo la medesima latitudine, compensando la ricercata mancanza di spazio con un discreto intreccio di dita.

Perché lo spirito, il temperamento, l'individualità, la distanza di opinioni talvolta danno alla luce anime lontane, che trovano però la forza di convergere in uno sguardo comune verso un comune orizzonte.

"Andiamo al faro a goderci il tramonto, lasciamo che se ne vadano e raggiungiamo la spiaggia"

Perché alla fine bastava un compromesso per allargare gli orizzonti e godere di quel ventaglio di colori e sfumature, che insieme trovavano spazio sulla medesima tela, in un trionfo di magia.

"Assolutamente!"

Perché la danza degli albatros finisse e potessero volare insieme verso la stessa meta, incuranti dei loro porti natali.

Insieme, avevano posato gli sguardi radenti su infiniti orizzonti di vette aguzze e innevate, su placide nuvole addormentate sotto i loro piedi in volo, tra lo scintillio di metropoli in perenne stato di veglia, su folle sterminate di piazze gremite in un tripudio di musica e arte, su tavolozze blu di oceani maestosi e tramonti dorati come quello che baciava i loro occhi in quella quieta serata d'agosto.

E non si potevano immaginare a vagare tra sperdute vie, infinite per definizione, senza contemplare in fondo all'animo, la prospettiva di un ennesimo incrociarsi; che fosse vicino o lontano, poco importava.

Perché dietro la lingua talvolta tagliente di qualche loro scontro, conoscevano quel confine scavato nella terra, oltre il quale non era saggio errare. Perché il conoscersi andava ben oltre il ricordare a memoria ogni singola macchiolina sulla pelle, ogni cicatrice celata; significava accettare quella via che non si avrebbe percorso, a cui si avrebbe preferito quell'altro sentiero, per poi scoprire invece che nascoste tra ciottoli polverosi si nascondevano pepite d'oro.

Riconoscere che un lento incontrarsi di labbra e una delicata carezza complice dall'alto di un faro avevano tutto un altro sapore; che su quella spiaggia dove lui avrebbe voluto passeggiare non avrebbero potuto nemmeno indugiare uno sfiorarsi di mani, non prima che il carro di Apollo avesse trascinato la palla di fuoco a riscaldare l'altro emisfero.

E riscaldare il cuore di chi aveva saputo prenderlo per mano e portarlo lassù era quasi d'obbligo, nonostante il non detto avesse espresso ogni cosa.

"Non avevo mai visto il tramonto da un faro" Una semplice confessione che valeva più di un grazie.

"Un uomo di mare come te? Ma pensa...!" Ma tramite cui trapelava ben di più.
E ancora una volta lo scontato lasciava il posto a quel giocare che era da sempre il loro doppio nodo.

"Vedi, senza di me te lo saresti perso!" e i due occhi blu mare che incontrarono la terra di nuovo e non poterono che curvarsi in un sorriso, perché non lo ammise ma lo sapeva, Mika aveva ragione.

Per questo lo strinse a sé e lasciò che le sue mani gli incorniciassero il viso sereno e sorridente, prima di perdersi in quelle iridi cioccolato, ossimoro di sé stesso e tuffarsi su quelle labbra che erano da anni l'approdo delle sue.

Mel, forse sentendosi esclusa azzardò una zampata al più vicino dei suoi padroni, ricevendo uno sguardo dolce e una buona dose di carezze da entrambi.
E quella vacanza era appena iniziata.

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Ecco qui!
Scusate il ritardo mi sono data alla pasticceria oggi pomeriggio!
Il viaggio ha inizio!
Fuggo e vi lascio un augurio di un Buon Natale!
A prestoooooo!
Vv  

Two of a kindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora