Mika immediatamente scattò in piedi e salutando raggiante, raccattò la giacca, uscì dalla porta impaziente e prendendo Andy per un braccio, iniziò a correre per i corridoi, giù per le scale, finendo per uscire dal cancello, senza mai fermarsi.
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"Ti prego frena!" si impuntò Andy non appena furono fuori dalla sede della major, tirandolo lui per un braccio.
"Oddio non sai quanto sono contento!!!" disse eccitato Mika, saltellando e passandosi una mano tra i riccioli, con fare raggiante e ancora leggermente incredulo.
"Non si nota..." lo sfotté il biondino sorridendo ed armeggiando con la valigetta, estraendone la videocamera.
"Che fai?" chiese Mika, vedendolo trafficare con la cinepresa nera ed argentata.
"Sei troppo bello perché io non ti riprenda in questo momento. Sprizzi gioia da tutti i pori" commentò onestamente il ragazzo, avviando la telecamera tramite il piccolo tasto tondo, e puntandola dritta in faccia a Mika, sicuro che il ricciolino se la sarebbe data a gambe, o avrebbe ostacolato le riprese con una mano, come il giorno prima, sotto casa sua.
Inaspettatamente invece, talmente preso dall'eccitazione di quegli ultimi istanti si avvicinò all'obiettivo e iniziò a produrre facce buffissime, arricciando il naso prima, spalancando la bocca con le mani e facendo una linguaccia dopo, mettendosi una mano nei riccioli e scompigliandoseli, riducendoli ad un palla enorme, simile ad una quercia.
Andy iniziò a ridere, non credendo ai suoi occhi. Finalmente non si stava nascondendo dal suo occhio scrutatore, ma stava giocando, si stava divertendo con lui, svelando come la sera prima, quel suo lato esuberante e pazzoide, che restava spesso nascosto dietro un imponente muro di timidezza.
"Ecco a voi un esemplare di 'Mika contentus e felicissimus'" narrò Andy con voce profonda da commentatore di documentari naturalistici, continuando a ridere insieme al moro.
In quell'istante il viso raggiante del riccio si avvicinò all'obiettivo e prima che Andy se ne rendesse conto, gli sfilò la telecamera di mano, poggiandola in modo vagamente precario sulla spalla e puntandola dritta sul suo viso.
"Ed ecco un esemplare di 'Cameraman grecus, timidus ma dannatamente simpaticus' " commentò Mika, imitando il tono di voce grave del ragazzo e zoomando velocemente, andando ad occupare le riprese interamente con il naso e gli occhi celesti del biondino.
"E questo è il posto magico, dove tutte le meraviglie accadono!" asserì poi, spostando bruscamente la videocamera ad inquadrare l'imponente edificio grigio-bluastro di cemento e vetro che faceva da sede alla Universal, dove il suo sogno aveva avuto inizio.
"E adesso ci incamminiamo..." disse facendo una pausa e cambiando un'altra volta inquadratura, puntandola sulla strada semi-deserta di fronte a sé. "Dove andiamo adesso, Andy?" chiese al biondino, girando di nuovo l'obiettivo verso di lui. Andy sorrise e lo guardò. Era carino nei suoi panni, gli faceva strano, ma allo stesso tempo gli piaceva.
Gli occhi nocciola, che poteva scorgere a malapena, nascosti dietro alla telecamera sorridevano festanti.
"Che ne dici di andare a farci un giro a Richmond?" chiese il più giovane, seguito attentamente dall'obiettivo della sua stessa telecamera. "In questo periodo, con i colori invernali, è uno spettacolo" puntualizzò pensando all'enorme parco del quartiere a sud-ovest di Londra, lambito dal Tamigi.
"Mi piace! Un sacco! Andiamo!" accettò immediatamente il cantante avvicinandosi poi a Andy, avvolgendogli un braccio intorno alle spalle, facendo scontrare il capo riccioluto con la testolina dai corti capelli color del grano, e girando la telecamera verso di loro, affinché venissero ripresi entrambi e puntando lo sguardo dritto in camera.
"Sono le ore" si fermò un attimo e voltatosi sorridendo con aria stravagante verso Andy chiese "Che ore sono?" "Le 11:50" rispose lui, guardando l'orologio e scrutando intensamente gli occhi nocciola a pochi centimetri dai suoi.
"Sono le 11:50 di giovedì 31 gennaio 2007 siamo a Londra, fa freddissimo ma il sole è alto nel cielo e Mika e Andy se ne vanno a Richmooooond" urlò in direzione della telecamera, provocando la risata sommessa di Andy il quale aggiunse con finta aria sconsolata:
"E Mika qui accanto a me si è fumato un paio di canneeee" provocando la risata fanciullesca che contraddistingueva lo spilungone alla sua destra.
"Shhh! Non si dicono queste cose!!" lo zittì poi Mika, portandosi un dito davanti alle labbra e scoppiando di nuovo a ridere una frazione di secondo dopo.
"Passo e chiudo!!" parlò poi un'ultima volta alla telecamera, prima di schiacciare il tastino quadrato del fine registrazione e tornarla nelle mani più sicure di Andy.
"Tu sei completamente pazzo!" diede voce ai suoi pensieri Andy, guardandolo affascinato da quella personalità così peculiare e controversa.
"Te lo dissi io!" gli fece eco Mika prendendo a camminare saltellando verso la fermata più vicina della metropolitana.
Il viaggio in metropolitana e treno di superficie che li portò nel ricco quartiere a pochi passi dal più grande parco reale della città, durò circa 40 minuti durante i quali i due ragazzi continuarono imperterriti a ridere e scherzare.
Quando finalmente giunsero sulle rive del Tamigi, affamati, acquistarono un paio di panini e poi si incamminarono tra i numerosi ettari del parco, prendendo posto nei pressi del lago, dove alcuni cervi in lontananza si abbeveravano in uno dei pochi punti in cui l'acqua non era completamente ghiacciata.
Mika seduto con le braccia attorno alle gambe, strette al petto, e il viso appoggiato sulle ginocchia, si perse nella contemplazione dei tenui colori pastello di cui l'intera atmosfera invernale era dipinta. La brina che imperlava i lunghi steli d'erba e i sottili rami spogli degli alberi, risplendeva baciata dalla fioca luce del sole che filtrava delineando chiaramente i propri raggi, tra bianche nuvole color panna.
Una coppia di corvi svolazzava in cerchio sopra i rami più alti di un'imponente quercia, in una danza armonica e giocosa.
Alcuni daini correvano in lontananza, alzando con i loro zoccoli piccoli scintillii di ghiaccio e neve che si perdevano e ricadevano sul freddo terreno gelato.
Andy invece, diversamente da come era solito fare, non stava osservando i dettagli che la stagione invernale apportava alla natura del tranquillo parco, sgombro di turisti, ma si trovava fermo, seduto a un paio di metri dall'amico in contemplazione del suo profilo.
I lineamenti erano rilassati, la bocca accennava un lieve sorriso tanto naturale quanto dolce, le gote rossicce, rese tali dal freddo donavano un tocco di colore alla pelle candida e gli occhi dalle lunghe ciglia, illuminati dalle luce del sole pomeridiano, che già risplendeva a metà strada tra il cielo e l'orizzonte, tingevano di arancio le sfumature nocciola e smeraldine delle iridi, che viste di profilo, parevano due specchi d'acqua baciati dai colori dell'autunno.
I riccioli castani sparati in mille direzioni e resi chiari dalla luce del primo pomeriggio incorniciavano perfettamente quel viso delicato e sinuoso.
Ad un tratto gli occhioni nocciola si voltarono verso di lui e combaciarono per un attimo con i le sue iridi zaffirine, eredità della madre, in cui Mika finì a sua volta per perdersi.
"I colori qui sono incantevoli" sussurrò Mika tornando a guardare il grande bacino naturale e lanciandovi un sassolino, che di poco scalfì la spessa coltre di ghiaccio che come un telo naturale, ricopriva e proteggeva gli abitanti delle acque fredde del lago, donando un po' di tepore al di sotto di esso.
Dall'altro lato del lago, un gruppo di cervi dalle intricate corna, passeggiava lentamente accanto alla riva, un cerbiatto sgattaiolò fulmineo tra le zampe della madre, giocando con il fratellino e si avvicinò al bordo del lago per bere, scivolandovi dentro e cercando di risalire prima che l'acqua fredda potesse trasformarsi in una trappola pericolosa.
Sfortunatamente le zampette fragili non riuscivano ad aggrapparsi sufficientemente alla riva scoscesa, ed il cucciolo continuava a scivolare di nuovo in acqua.
Mika con lo sguardo fisso a quella scena, si alzò di scatto dalla riva e prima che Andy potesse chiedergli cosa gli fosse saltato in mente, prese a correre a grandi falcate verso l'altra sponda del lago.
Il biondo lo inseguì, avendo intuito ciò che il riccio aveva probabilmente intenzione di fare. Come giunsero in riva al lago, il resto della famiglia di cervi si scostò impaurita, lasciando via libera ai due ragazzi.
Il cucciolo stava lottando con tutte le sue forze per cercare di emergere dalla fanghiglia e dalle acque gelide. Mika senza pensarci troppo, si avvicinò alla sponda scoscesa e scivolosa e si allungò verso il piccolo.
"Mika, è meglio se chiamiamo qualcuno." lo riprese Andy osservandolo mentre con fatica scendeva il pendio, capendo che non sarebbe stato semplice recuperare la bestiola senza rischiare di fare la sua stessa fine.
"Non possiamo, rischia di morire!" tagliò corto Mika, preoccupato per la sorte dell'animale. Allungò un altro passo verso il laghetto trovando però una lastra di ghiaccio, che gli fece perdere aderenza e lo fece scivolare rovinosamente in basso, arrivando a fermarsi nel lago, dove ormai l'acqua gelida e semi ghiacciata, gli arrivava poco sotto le ginocchia.
"MIKA!" Urlò Andy spaventato, avendo visto l'amico scomparire improvvisamente, e sporgendosi per capire dove fosse.
Lievemente stordito dalla caduta e dalla temperatura proibitiva dell'acqua nel quale era immerso ci tenne un paio di secondi a connettere ed a rispondere all'amico.
"Cazzo se è fredda! Sto bene Andy"
Immediatamente, si alzò e allungando un passo nella fanghiglia melmosa, afferrò il cerbiatto con entrambe le braccia e lo tirò verso di sé, inzuppandosi la giacca.
Come il piccolo posò gli zoccoli sulla terra ferma, Mika lo sospinse verso l'alto, dandogli le forze per risalire il pendio, quando arrivò in cima, schizzò via barcollando appena, verso la famigliola.
Mika tirò un sospiro di sollievo e sorrise contento, prima di venire scosso da un brivido di freddo.
Andy aveva osservato la scena incredulo e ora si stava chiedendo come aiutare il riccio a risalire quel pendio alquanto scivoloso, senza finire nella sua stessa situazione.
Poi gli venne un'idea. Si sfilò la sciarpa, la srotolò e la lanciò a Mika.
"Afferra questa, aggrappati che ti tiro su" gli urlò. Mika infreddolito e bagnato, afferrò l'altro capo della sciarpa arancione e grigia e la strinse con forza.
"Tira!" gridò poi in direzione dell'amico il quale si fece forza e aiutò Mika a non scivolare, mentre lentamente rimetteva i piedi sulla terraferma e risaliva il pendio.
Poco prima di arrivare in cima, rischiò nuovamente di scivolare ma a quel punto, Andy fu più svelto di lui, lo afferrò per un braccio e con un ultimo strattone lo tirò a sé con tutta la forza che aveva nelle braccia.
Mika indebolito dalla temperatura dell'acqua e dalla fatica della risalita cadde rovinosamente a terra, dove il colpo fu attutito dal corpo di Andy che finì sull'erba umidiccia dietro di loro, schiacciato dal peso del moro.
"Mika, ti prego alzati" rantolò Andy a quel punto, il giovane cantante, seppur mingherlino, non aveva esattamente il peso di una piuma, e il colpo che li aveva sbalzati a terra, non era stato dei più dolci.
"Oddio scusa!" disse velocemente il moro, scostandosi e rotolando alla sua destra, sull'erba accanto a lui, riprendendo fiato.
Andy intanto si era messo seduto e osservava in lontananza il cerbiatto che felice correva attorno alla madre, con il fratellino, tra gli alberi ricoperti da una lieve coltre scintillante.
Non poté trattenere un sorriso nel notare quella scena e non poté esimersi dal voltarsi verso la figura sdraiata sull'erba, grazie alla quale quel grazioso quadretto familiare poteva ancora avere luogo.
Era sdraiato a terra, schizzi di fanghiglia e acqua erano sparsi un po' dappertutto sulla giacca e sulla felpa bagnaticcia, le converse, una volta bianche, ed i pantaloni di jeans blu chiaro, da metà coscia in giù, erano completamente fradici e infangati.
Venne improvvisamente scosso da un brivido di freddo che lo costrinse a mettersi seduto.
"Meglio se andiamo a casa, prima che ti si congelino gambe e piedi" propose Andy alzandosi e porgendo una mano al libanese il quale accettò alzandosi a sua volta.
"Oddio! Quando mia madre mi vede così, mi ammazza." rifletté Mika, portandosi una mano in fronte pensieroso, mentre con aria preoccupata osservava il disastro che aveva addosso.
"Non avrebbe tutti i torti" ammise ridacchiando Andy. Mika lo fulminò con lo sguardo assottigliando gli occhi e portando le mani sui fianchi. "Grazie dell'appoggio, bell'amico che sei!"
"Hahaha, dato che sono un 'bell'amico', ti propongo di venire da me a cambiarti, casa mia è vuota, nessuna donna ti rincorrerà con la scopa vedendoti entrare così. L'unico problema è che per arrivare da me, da dove siamo ora, abbiamo quasi un'ora di treno."
"Meglio un'ora di treno così, che una madre libanese incazzata, te lo assicuro." puntualizzò Mika, accettando l'invito.
"Bene, andiamo allora" sentenziò Andy incamminandosi in direzione dell'uscita del parco, davanti dal moro che a piccoli passi lo seguiva.
Dopo un quarto d'ora di cammino Mika si fermò esausto. "Quando manca? Non mi sento più i piedi" chiese notando come i risvolti dei pantaloni si fossero induriti, ghiacciati dall'aria gelida della sera che si faceva sempre più vicina.
"Ancora 10 minuti buoni, ci siamo allontanati parecchio dall'entrata" lo informò Andy, che ben conosceva il parco, notando l'espressione dolorante di Mika, scosso da brividi di freddo. Non doveva essere la cosa più confortevole del mondo, camminare in un parco con delle converse completamente fradicie e ghiacciate, immaginò.
Allora si accucciò davanti a Mika e gli disse semplicemente: "Sali sulle spalle, ti porto io"
Mika lo fissò stranito, non voleva essergli d'impiccio. "Ma no, finiresti per bagnarti anche tu, e poi sono pesante" ammise iniziando di nuovo a camminare verso l'uscita.
"La mia giacca è impermeabile. Come vuoi tu comunque" gli rispose Andy rialzandosi e proseguendo accanto a lui. Nemmeno una manciata di minuti dopo Andy si fermò di colpo, prese Mika per un braccio e lo squadrò dritto negli occhi.
"Adesso tu sali sulle mie spalle, non accetto un no come risposta." gli disse serio, avendo notato le smorfie di dolore silenziose dell'amico.
Il ragazzo, stupito dalla sua risolutezza, accettò il passaggio, grato di poter far riposare i piedi che da alcuni minuti gli gridavano tregua. Cercando di bagnarlo il meno possibile, si aggrappò alla vita del biondino con le gambe e gli avvolse le spalle con le braccia, godendosi il caldo del piumino di Andy contro il suo petto.
Andy sorrise percependo la piacevole stretta delle sue braccia attorno alle spalle e immediatamente portò le sue a sorreggere le lunghe gambe fredde che gli lambivano i fianchi, per poi alzarsi in piedi e proseguire il cammino.
"Stai comodo?" gli chiese Andy continuando la marcia, a poche centinaia di metri dal cancello, quando sentì la testa di Mika appoggiarsi sulla spalla destra tra il braccio che lo stringeva ed il suo collo.
"Hmm" fu ciò che Mika mugolò in risposta. Andy venne avvolto da una piacevole sensazione di calore. Nonostante la temperatura rigida della serata inglese, e a parte le braccia che iniziavano a indolenzirsi, sarebbe rimasto in quella posizione in eterno, con i riccioli morbidi di Mika che gli solleticavano piacevolmente la guancia.
Superato il cancello di Richmond Park, Andy proseguì con lo spilungone sulle spalle fino all'entrata della stazione della linea verde della metropolitana, provocando sguardi curiosi e straniti da parte di molti londinesi.
"Siamo arrivati." sussurrò a pochi centimetri dal viso di Mika, il quale sollevò la testa dal suo confortevole giaciglio e sganciando braccia e gambe si riportò in posizione eretta, rabbrividendo per il contatto della sua felpa bagnata, che fino ad un attimo prima era rimasta appiccicata alla calda schiena di Andy, con l'aria proveniente dalla stazione della metro. Inserirono i loro biglietti, superarono i tornelli e si diressero verso la banchina, direzione Embarkment, dove avrebbero cambiato per la Bakerloo line che li avrebbe portati fino al grazioso quartiere dove Andy risiedeva.
Fortunatamente il loro treno non ci mise molto ad arrivare e i due poterono finalmente sedersi al caldo ed al morbido sui confortevoli sedili verdi.
Nonostante il riscaldamento dei vagoni della metro, Andy poteva vedere Mika rabbrividire, dapprima raramente, poi sempre più spesso, finché decise di liberarsi della sua giacca e passarla all'amico che dopo un attimo di reticenza, accettò di buon grado, stringendosi nel caldo abbraccio del piumino e segretamente annusando il profumo fruttato di Andy.
Arrivarono dopo quasi 50 minuti, alla stazione di Marylebone, Mika ripercorse a mente la strada che quella sera aveva fatto con sua sorella Paloma, accompagnando il greco a casa, notando con piacere che la memoria lo assisteva e che sarebbe riuscito ad arrivare a casa sua anche da solo.
Si fermarono di fronte al grande edificio bianco panna, composto da numerose case a schiera, e circondate da una piccola siepe, ricoperta appena da una leggera coltre di brina.
Andy inserì la chiave nel cancellino e lo spalancò, facendovi entrare l'amico. Così fece con la porta d'entrata subito dopo, accogliendo Mika nella modesta dimora, dove viveva con la sorella Eleni ed i genitori, che ancora erano in Grecia per qualche giorno.
"Prego, entra pure" lo invitò il giovanotto chiudendo poi la porta con un lieve calcio.
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Two of a kind
Fiksi PenggemarLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...