Goldfish memory

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Trent'anni prima era bastato uno sfuggevole attimo, un fugace sguardo tra una giovane newyorkese libano-siriana ed un americano cresciuto in Medioriente per dare alla luce il frutto di quell'amore nato e sbocciato in una collisione di sguardi, lo stesso frutto che si trovava nel medesimo angolino di pianeta in quel preciso istante in contemplazione dello scorrere veloce della vita.

Mike e Joannie, Mika e Yasmine.

-*-*-*-*-

Dopo la breve parentesi statunitense in cui i ragazzi avevano trascorso del tempo insieme, gli impegni di entrambi li separarono di nuovo.

Andy era a Londra a lavorare sui suoi progetti per la BBC, mentre Mika era ormai in costante spostamento tra l'Italia, la Francia, l'Asia, dove stava portando avanti il tour e gli Stati Uniti, dove si trovava per lavorare con Yasmine su alcuni progetti che li vedevano ideare e creare fianco a fianco.

Gli sviluppi dei suoi progetti però avevano avuto un brusco rallentamento dovuto ad alcune problematiche tecniche che stavano avendo con i prototipi degli orologi in creazione con Swatch, a cui lui e sua sorella stavano ormai lavorando da tempo.
I due fratelli si erano momentaneamente trasferiti a Parigi per lavorare con degli scultori francesi che ammiravano e trovavano perfetti per una collaborazione del genere.

"Di questo passo non saremo mai pronti per la presentazione alla biennale" si lamentò Yamsine, facendo il punto della situazione e sbuffando sonoramente.

"Sì lo so, e io sono anche indietro con il lavoro per gli occhiali della Lozza, domani mattina ho lezione di italiano con Isabella e anche per quello non sono messo bene." Si lamentò il riccio, portandosi una mano tra i capelli con aria pensierosa, percependo l'ansia farsi spazio nella sua frenetica giornata.

"Se ci sbrighiamo e finiamo almeno la maschera entro stasera, poi il resto possiamo posticiparlo a maggio" ipotizzò la ragazza, notando lo studio parigino, dove avevano lavorato con alcuni scultori francesi e che era ormai pieno di materiali e forme di sculture di ogni tipo.

Mika si guardò attorno a sua volta; se si fossero dati una mossa, avrebbero potuto finire entro la nottata e lui avrebbe potuto raggiungere Londra con il treno in partenza da Parigi alle 5 del mattino.

Sarebbe stata una levataccia ma avrebbe potuto portare a termine tutto ed arrivare puntuale per la lezione con l'italiana nella capitale inglese.

Senza più perdere un ulteriore minuto, annuì con forza e si spostò dall'altro lato del tavolo con la sorella, brandendo un pennello e intingendolo nella tinta nera, iniziando il lavoro sulla maschera di legno intagliato con le sembianze del totem raffigurato su quelli che sarebbero stati i suoi orologi.

"Ma toglimi una curiosità..." prese la parola Yasmine dialogando, senza rendersene conto in francese, passando le setole morbide del pennello sulla porzione di legno già verniciata di bianco, andando a definire i contorni con un rosso cremisi.

Mika alzò la testa giusto un secondo per osservare la sorella, senza smettere di dipingere l'altro lato della maschera con il blu "Cosa?" chiese curioso nella stessa lingua.

"Hai in ballo gli occhiali della Lozza, la linea di vestiti con i belgi, gli orologi, la casa a Miami, Xfactor, quindi l'imparare l'italiano, il tour, e come se non fosse abbastanza, stai pensando di prendere in considerazione The Voice qui in Francia..." disse facendo l'elenco della miriade di impegni con cui il fratello si era impegnato i mesi a venire, per quell'anno "Non ti pare un filino troppo?" chiese ponendo l'accento sulla penultima parola e squadrandolo con fare da sorella maggiore che sa il fatto suo.

Mika continuò a dare lente pennellate sulla superficie ruvida e sospirò "Lo sai che mi sono promesso di provare cose nuove" gli ricordò per l'ennesima volta, vagliando gli impegni a cui aveva detto sì quasi immediatamente.

Yasmine annuì, sapendo fin troppo bene cosa fosse successo l'ultima volta che l'iper-creativo fratello era rimasto senza ispirazione o lavoro per un periodo. "Sì ok, e ci sta." Concordò la mora "Solo pensaci bene prima di accettare un'altra cosa..." lo ammonì pienamente consapevole dell'impulsività che muoveva le sue decisioni.

"Ooook mammminaaaa" la sbeffeggiò il più piccolo con tono da bambino troppo cresciuto passando il pennello sul braccio della sorella e lasciando una lunga riga bluastra dal gomito fino al polso.

"Mika!!" lo riprese la ragazza fingendo uno sguardo truce che si tramutò in risata pochi secondi dopo. Ci fosse stata la loro madre li avrebbe guardati allo stesso modo, fingendo un rimprovero e lasciandosi poi andare ad una risata di chi sa di non aver ormai più bisogno di mantenere il punto per farsi obbedire dai suoi bambini.

Continuarono il loro lavoro per alcuni minuti quando a Mika venne in mente uno dei progetti per la loro casa statunitense "A proposito di Miami..." avanzò quindi cogliendo subito l'attenzione della sorella "Ormai Fort è al secondo anno di college, che ne dici di far disegnare il salone e la zona giorno a lui?" chiese euforico, ponendo grandi aspettative nel quinto Penniman che da due anni frequentava la rinomata AA School of Architecture con ottimi risultati.

Yasmine sollevò la testa e guardò il fratello con un mega sorrisone. "Caspita sai che non ci avevo pensato?!" ammise già pronta però a prendere in considerazione l'idea e comunicarla al diretto interessato non appena avrebbe visto Fortuné.

"Tra tre giorni salgo a Londra, se è a casa glielo possiamo chiedere..." fece mente locale la ragazza finendo con un ultimo ritocco la parte esterna del contorno.

Mika annuì tutto contento all'idea di rendere partecipe il fratellino, che tanto adorava prendere in giro, ma a cui voleva un bene immenso.

"Io ho voglia di quiche Lorraine, se stasera andassimo al Chez Marcel?" propose poi la ragazza che iniziava ormai a sentire un certo languorino.

Mika fece per annuire già pronto a strafogarsi con le prelibatezze di quel ristorantino chic quando ad un tratto un recondito ricordo si fece spazio tra i progetti.

"Cazzo!" esclamò portandosi una mano alla bocca e sgranando gli occhi, in cerca di un orologio che potesse dirgli se la situazione di cui si era magicamente ricordato, fosse ancora rimediabile.

Yasmine lo osservò con un sopracciglio alzato, riordinando e pulendo i pennelli, cercando di capire a cosa fosse dovuta l'esclamazione colorita del fratello, poi provò a indovinare.

"Cosa ti sei dimenticato?" chiese quasi certa di azzeccare la supposizione.
Mika sbuffò con fare avvilito, andando a digitare forsennatamente sul tablet che aveva velocemente recuperato da in fondo al tavolo.

Controllò per prima cosa sul sito dell'alta velocità francese, e successivamente su skyscanner in cerca di qualche volo, nonostante già sapesse che per l'ultimo aereo non avrebbe mai fatto in tempo ad arrivare ai gate all'orario stabilito. Terminata la ricerca bloccò il tablet e si portò la testa tra le mani sorrette dai gomiti puntellati sul tavolo.

"La cena con Sam e Aron!" bofonchiò con fare sconsolato, conscio ormai che a quell'ora non c'erano mezzi prenotabili all'ultimo minuto abbastanza veloci che gli permettessero di arrivare a Londra per le 8 di sera, ossia di lì a due ore.

La prima soluzione fattibile gli avrebbe infatti permesso di mettere piede nella capitale non prima di mezzanotte, decisamente troppo tardi per la cena.

"Ah ok, pensavo fosse qualcosa di importante..." si tranquillizzò Yasmine una volta compreso come il suo appuntamento irrinunciabile fosse una semplice cena tra amici.

Ma Mika dissentì. "E invece lo è! Questa cena è in programma da più di un mese. È il compleanno di Sam, Aron domani parte per l'Australia e sta via 6 mesi. C'è tutta la compagnia al completo e sono tutti a casa nostra." Spiegò con un tono quasi piagnucolante di chi sa di aver fatto una cosa stupida.

"Oh...Allora la cosa si complica..." ammise la ragazza valutando gli elementi che gli stava a poco a poco fornendo.

"Ho promesso a Andy che ci sarei stato..." aggiunse quindi quasi in un bisbiglio, sapendo che quella più di tutte, era la cosa che rendeva quella sua dimenticanza per lui imperdonabile.

"...si complica eccome..." affermò con più enfasi la libanese mimando con il pollice da parte a parte sulla gola, la fine che avrebbe fatto il fratello.

Andy gli aveva chiesto innumerevoli volte, prima di accettare, se fosse certo di avere la serata libera. Era un'occasione unica, l'avere tutti i componenti della loro compagnia riuniti. Il fatto che fosse poi il compleanno di uno di loro e che un altro stesse per partire per parecchi mesi, andando a stabilirsi dall'altra parte del globo, rendeva quella cena assolutamente irrinunciabile.

La scelta della location per il ritrovo era stata piuttosto scontata, date le dimensioni del salone della villetta Penniman-Dermanis, in confronto ai modesti, e talvolta minuscoli, appartamenti degli amici.

Per questo, fin da subito, Andy aveva chiesto a Mika di ritagliarsi almeno quella giornata libera, per poter imbastire gli ambienti e cucinare insieme il dolce, piatto che nell'organizzazione della cena, divisa per coppie o trio, era spettata a loro.

Inutile dire come il greco non fosse stato per nulla contento, quando alcuni giorni prima aveva ricevuto la chiamata del compagno in cui gli comunicava dell'impegno con gli scultori francesi della mattinata, che gli avrebbe impedito di essere a casa prima del pomeriggio.

La sua risposta era stata uno sbuffo sonoro e una "Alla cena ci sei però, vero?" condito da un tono che non ammetteva una risposta diversa da un'affermazione e che Mika aveva colto in pieno rispondendo con un "Assolutamente, stai tranquillo."

Ed era proprio per quella promessa esplicita che in quel momento il riccio si stava disperando.

La vita di coppia che viveva non era delle più semplici; per questo lui e Andy avevano stabilito una manciata di regole non scritte che entrambi si erano sempre impegnati a rispettare. Tra queste vi era il concetto di promessa che entrambi avevano da sempre preso in modo estremamente serio.

Se non erano certi di poter tener fede ad una richiesta, semplicemente non promettevano; mettevano in chiaro come ci fosse la possibilità di non riuscire a prender parte a ciò che avevano prefissato, e sapevano di non aggrapparsi a false speranze.

Certo, era già capitato che vi fossero degli intoppi: aerei in ritardo, treni cancellati, vulcani in eruzione come l'anno prima, ma quando la cosa non dipendeva direttamente da loro, entrambi sapevano essere indulgenti e passar sopra.

In quel caso però, Mika non aveva una scusante valida, se non quella di essersene completamente dimenticato, troppo preso dal suo lavoro.

Prese tra le mani il cellulare e notò, tra le altre cose, un paio di chiamate senza risposta proprio di Andy, una risalente ad un'ora prima, la seconda non più vecchia di una decina di minuti.

Era definitivamente un uomo morto.

Posò delicatamente un dito sul nome del compagno, lasciando che la chiamata venisse inoltrata e respirando profondamente, pronto alla lavata di capo.

"Eehyyy! Alleulia! Dove sei?" chiese gioioso il greco, recuperando dalla cucina una manciata di coltelli da portare in tavola.

Mika rimase in silenzio per un paio di secondi poi senza tirarla per le lunghe ammise la verità, senza girarci inutilmente attorno.

"A Parigi" rispose a voce appena udibile, attendendo la reazione del ragazzo.
"Ancora?" disse senza lasciar cadere il suo fare rilassato "E tra quanto parte il treno?" chiese lanciando uno sguardo al pendolo, sistemando le posate alla sinistra e alla destra dei tovaglioli.

Mika inspirò con il cuore in accelerazione "Non... ho appena finito di lavorare... mi sono..." disse cercando le parole per evitare di confessare apertamente come la loro serata gli fosse completamente sfuggita di mente.

Andy posò l'ultima forchetta, quindi rimase in ascolto attento di ciò che Mika gli stava dicendo. Quando sentì la voce diminuire e le parole smorzarsi in quel modo, ebbe tutto perfettamente chiaro.

"Ti sei dimenticato" completò per lui, sicuro la parola mancante fosse esattamente quella, poggiando la mano sul tavolo già quasi imbastito e stringendola attorno al vaso di fiori che sarebbe servito da centrotavola, inspirando es espirando a fondo, irritato.

Dall'altro lato del telefono non si percepì una risposta, solamente un distante fruscio.

Mika colse quelle poche parole, ascoltando con attenzione il tono del biondo.
Non si percepiva rabbia, nel suo tono, si percepiva delusione.

"Non ho scuse, sono stupido..." si lasciò andare il riccio, ammettendo apertamente la sua mancanza, mentre Yasmine lo guardava cercando di intuire la conversazione per intero.

Andy chiuse gli occhi, percependo la rabbia invaderlo. Quando Mika se ne usciva con certe frasi l'avrebbe volentieri mandato a quel paese senza troppo pensarci.

"No Mika, è proprio il fatto che tu sia tutto fuorché stupido che mi fa incazzare!" si lasciò andare, scaricandogli addosso esattamente i suoi pensieri, senza filtri addolcenti di mezzo.

Mika ancora una volta tacque, evitando di peggiorare la situazione, lanciando uno sguardo veloce a Yasmine che semplicemente stava andando avanti a sistemare il tavolo di lavoro.

"Il fatto è che in questo periodo te ne frega solamente del tuo lavoro, tutto il resto è un optional!" inveì ancora il greco, che a quanto pareva, aveva deciso di sfogare i suoi pensieri dimenticandosi la pacatezza che lo contraddistingueva.

Il libanese non seppe come replicare. Era effettivamente stato estremamente preso dal lavoro nelle ultime settimane, e doveva ammettere che di tempo con Andy, a parte quello passato in tour insieme, ne aveva trascorso davvero poco.

"Hai ragione..." rispose quindi abbassando il capo e cercando i termini più adatti da pronunciare.

Ma Andy sentendo quelle parole si infervorò ancor di più e partì in quarta: "Ho ragione...! Bene! Mi fa piacere sapere che per te sono solo un'inutile presenza con cui occupare i ritagli di tempo." Ringhiò mantenendo comunque un tono di voce basso, respirando affannosamente, cercando di non sbottargli addosso strillando.

Mika si portò una mano alla testa frastornato.

Aveva fatto passare esattamente il messaggio opposto.

"Non intendevo quest..." cercò di rimediare, ma Andy non glielo concesse. "No certo che non lo intendevi! Ma ti senti?!" alzo a quel punto la voce, sbattendo la mano sinistra sul tavolo, facendo tintinnare le postate.

Mika si arrese, ben conscio che quando il greco si lasciava prendere dalla rabbia, non aveva nessuna chance di tranquillizzarlo a parole, tanto più per telefono.

"Andy dai scusami" provò perciò, scusandosi apertamente, poggiandosi una mano in fronte, cercando di lenire il fastidio che iniziava a sentire.

"Si certo... scusami... Senti, ho ancora un mucchio di cose da finire, e indovina? Se non le faccio io non c'è nessuno qui a darmi una mano. Quindi facciamo che la smetto di perdere tempo inutile e mi metto al lavoro." Sbottò definitivamente. "Ti saluterò Aron. Anzi... perché dovrei, scommetto che manco ti importa. Ci sentiamo!" concluse quindi definitivamente, chiudendo la chiamata e sbattendo il cellulare sulla tovaglia beige che addobbava la tavolata, chiudendo gli occhi e buttando la testa all'indietro, tentando di calmare la collera che l'aveva avvolto.

Erano settimane che con Mika non si vedevano e si sentivano solo per brevi telefonate, spesso in orari assurdi.

Aveva passato l'intera settimana ad attendere quella serata, felice come un bambino all'idea di avere finalmente di nuovo il compagno a Londra e di poter ricevere tutta la compagnia di amici a casa loro e passare del tempo spensierato tra risate e vecchi aneddoti. Ma ora che si ritrovava a dover far tutto da solo, in una casa vuota e con un'arrabbiatura da manuale che lo sconquassava, l'unico pensiero fisso che aveva era quanto quello sgarbo fosse stato irrispettoso ed egoista da parte di Mika.

.

"Si è arrabbiato..." dedusse Yasmine quando il fratello poggiò il cellulare sulla sedia di fronte a sé e lasciò uscire uno sbuffo tremolante dalle labbra tese.

Annuì, alzando lo sguardo sulla sorella "Ha ragione" ammise con fare remissivo e sconsolato alzandosi dalla sedia e gironzolando per la stanza, mettendo in ordine i pensieri e decidendo il da farsi.

Mentalmente fece due calcoli, calcolando le possibilità.

Erano le 7 di sera, a quell'ora della giornata un aereo era fuori portata tempisticamente parlando, gli rimaneva quindi solo la possibilità di prendere un Eurostar, il cui primo disponibile partiva dalla capitale francese alle 22:00, arrivando a Londra verso mezzanotte e mezza, o meglio, verso le 23:30, calcolando il fuso orario a suo favore.

Sarebbe arrivato tardi, ma forse avrebbe potuto comunque salutare Aron, mangiare un pezzetto di torta con Sam, scambiare due chiacchiere con gli amici e poi aiutare Andy a sistemare casa, una volta andati.

In un attimo decise che quel tentativo fosse la cosa giusta da fare, perciò si precipitò ad afferrare il tablet dal tavolo e cliccare sul sito per prenotare l'ultimo treno disponibile. Sarebbe dovuto comunque essere a Londra la mattina successiva per la lezione con la sua insegnante di italiano, tanto valeva anticipare la partenza, sperando almeno di poter godere dell'ultimo sprazzo di serata con gli amici e di poter un attimo mitigare il mood giustamente irritato del compagno.

In pochi click portò a termine la prenotazione e poi distese le braccia al cielo, cercando di rilassarsi e godersi le ultime ore che gli restavano nella capitale francese, accettando la proposta di cena della sorella, che per altro avrebbe accorciato la distanza con la Gare du Nord, che non si trovava lontano dal ristorante. 


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Ho finalmente pubblicato tutta questa storia anche su Wattpad, dopo due anni di pubblicazioni solo su EFP. Aggionerò ogni domenica sia qui che là. Vi aspetto per sapere i vostri pareri! 

Vv

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