I quattro consuoceri avevano legato fin dai primi istanti e si ritrovavano spesso a ridacchiare alle spalle dei figli o a perdersi in discorsi più o meno seri.
Ognuno di loro aveva aneddoti d'infanzia da raccontare, e il fatto che tutti e quattro provenissero da nazioni e etnie diverse, rendeva il tutto ancor più interessante.
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Dopo una cena abbondante dalla cima del monte Licabetto, sovrastante la sconfinata Atene la famiglia decise di rientrare per una doccia e ritrovarsi a casa Dermanis per una chiacchierata.
Il giorno successivo la sveglia buttò tutti quanti giù dalle brande alle 7 di mattina. La gita a Egina li aspettava e Alexis aveva intenzione di far girare alla combriccola tutta la sua isoletta.
Dopo aver visitato il piccolo abitato di Kipseli, il capofamiglia greco portò tuti alla vecchia casetta di suo padre, che in quei mesi aveva iniziato a restaurare e riportare al vecchio splendore.
Il vecchio tavolino decadente in cortile all'ombra della nuova veranda era stato sostituito da un tavolo in legno massiccio, che Alexis aveva intenzione di inaugurare tutti insieme proprio quel giorno.
Entrambe le famiglie erano impegnate tra cucina e cortile, chi ad apparecchiare il tavolo, chi a cucinare, chi come Andy a fare fotografie e video a tutto spiano.
"Lascia giù quella cosa e vieni ad aiutare, fannullone!" lo riprese Amanda, puntando un dito contro il figlio, facendolo ridere "Mamma, hai una dozzina di aiutanti... io non ti servo!" le sfuggì però il biondino, continuando a puntare l'obiettivo della sua fotocamera, un po' sul viso di tutti.
"Impara dal tuo ragazzo, guarda com'è servizievole lui!" lo redarguì di nuovo la donna, lodando il ricciolino che proprio in quel momento era comparso nel cortiletto con una pila di piatti in mano.
"Servizievole solo quando gli pare..." la voce di Joannie smontò però in un istante le lodi della donna inglese, facendo presente come suo figlio a casa sua, fosse esattamente come Andy in quel momento, se non peggio.
"Grazie mamma..." finse di risentirsi Mika con un sospiro, iniziando a disporre i piatti ad una distanza più o meno simile tra loro, sul tavolo, cercando di sfuggire alle inquadrature del suo compagno.
"Non c'è di che caro... dico solo la verità..." lo rimbeccò la madre, ridacchiando con Amanda.
"Andreas, giuro che se non metti giù quella macchina fotografica adesso... sei l'unico nullafacente qui dentro!" ripeté la signora inglese in una vera e propria minaccia, ma venne interrotta dal marito che ridacchiando uscì da casa e andò incontro al figlio iniziando a fare smorfie davanti all'obiettivo.
"Dai tesoro, lascia stare il nostro fotoreporter" chiese dolcemente alla moglie, prima di avvicinarsi a lei e chiederle di mettersi in posa e sorridere al figlio.
Dopo un paio di fotografie con Amanda in posa da donna autoritaria, Alexis riuscì nell'intento di farla ridere e strapparle un bacio, doviziosamente documentato con uno scatto dal figlioletto.
"Vedi mamma, così sembri perfino più simpatica!" le disse, lasciandole una linguaccia e un sorriso birichino.
"Joannie, Mike: venite un attimo?" chiese poi l'uomo, chiamando a gran voce i coniugi Penniman.
"Andy ci fai una foto?" interpellò di nuovo il figlio, trattenendo a sé la moglie con un braccio attorno alle spalle, quando i due li ebbero raggiunti.
Il biondino sorrise di quei sorrisi sinceri e spontanei, alla bellezza di quel semplice quadretto familiare.
"Un americano, una libanese un'inglese e un greco. Sembrate usciti da un film" commentò Andy con un sorriso, accucciandosi a terra per prendere la prospettiva migliore, spostandosi indietro e poi in avanti per stringere l'inquadratura e fare anche un primo piano.
"Dite cheeeeeeeeeeese" trillò in un acuto alquanto ridicolo, provocando un sorriso genuino sul volto di ognuno, scattando più fotografie.
Finita la posa, Amanda tornò subito alle sue faccende, correndo a controllare la cottura delle melanzane al forno, seguito da Andy, che onde evitare ulteriori battibecchi con lei, lasciò la fotocamera tra le mani di Mika, che accolse di buon grado il nuovo compito.
Nel giro di 10 minuti, il libanese aveva infatti riempito la schedina di memoria con una quantità esorbitante di foto di qualunque cosa, prima di sentire il suo nome pronunciato lontano da un Alexis sul retro della casa.
"Ho una cosa per te!" trillò gioioso avanzando verso di lui con un librone marroncino dall'aspetto alquanto antico, consegnandoglielo e facendogli cenno di aprirlo.
Scostando con cautela la copertina di cartoncino rigido, il 30enne si trovò a sorridere di fronte ad una fotografia di rara tenerezza di un fanciullo paffutello di nemmeno un anno, che con sguardo curioso osservava davanti a sé con la bocca spalancata e gli occhioni chiari catturati dall'obiettivo di quella macchina fotografica che aveva immortalato esattamente quel momento di fanciullesco stupore.
"Qui era la prima volta che vedeva una macchina fotografica. Dimmi se secondo te è cambiato qualcosa in questi 28 anni scarsi..." asserì spiegandogli la natura di quello scatto e sghignazzando ricordando con dolcezza quell'istante e pensando all'indole del figlioletto, rimasta pressoché invariata a distanza di più di due decenni.
Mika rimase come stregato da quel frammento di un Andy totalmente inedito, perdendosi in quegli occhi azzurri in primo piano, che brillavano di quella stessa gioia che lui stesso aveva conosciuto innumerevoli volte in quegli anni.
"No, direi che non è cambiato di una virgola" sorrise poi al suocero, alzando lo sguardo su di lui, trovando nelle sue iridi scure, la stessa vivacità e gioia di vivere del compagno, intuendo perfettamente da dove Andy avesse ereditato quel guizzo di letizia.
"Ha sempre avuto un debole per questo genere di cose, esattamente come me, ma lui ha saputo essere testardo abbastanza da arrivare a farne un mestiere." Gli narrò, raccontandogli di quella passione condivisa, riconosciuta dall'uomo nel suo bimbo fin dalla più tenera età e coltivata insieme, negli anni a seguire.
"Quando aveva 5 anni, gli ho regalato la sua prima macchina fotografica. Amanda non voleva. Diceva che era piccolo e l'avrebbe rotta dopo mezza giornata."
Raccontò, lasciandosi cullare dalle memorie di tempi passati "e invece..." asserì orgoglioso con un piglio compiaciuto, recuperando un fagottino, aprendo con cautela lo straccetto e rivelando una piccola fotocamera con giusto qualche graffietto e ammaccatura.
"Funziona ancora sai..." disse facendo girare un paio di ghiere, soffiando via la polvere.
Mika osservò quasi stregato, immerso nei suoi pensieri quel piccolo oggetto che era stato per Andy l'inizio di tutto quanto. Una passione condivisa con il proprio padre per innumerevoli anni, cresciuta e coltivata insieme, mano nella mano.
Andando a ritroso, il motivo per cui in quel momento lui stesso era partecipe di quell'istante di ricordi, su una minuscola isola greca.
"Non dirglielo che ti ho fatto vedere quella foto. Potrebbe uccidermi!" Alexis interruppe il suo flusso di coscienza con una risata. Sistemando il librone di nuovo tra gli scaffali di quella stanza in disuso e la fotocamera accanto ad esso.
Mika gli sorrise con affezione. Riconosceva in Alexis un Andy solo un po' cresciuto. In lui spiccava a stessa goliardia e la stessa leggerezza, lo stesso sguardo furbo e allo stesso tempo, la medesima sensibilità e la medesima dolcezza a tratti nascosta.
"Grazie" si limitò a proferire, sperando di veicolare con quella semplice parola, molto di quello che non aveva il coraggio di confessargli a parole.
"Sai che sta per cominciare un documentario su Egina?" gli chiese orgoglioso chiudendo la porticina e uscendo sul retro della casa con il ragazzo.
Mika annuì "Sì, ne va fierissimo" affermò ricordando come non riuscisse a stare fermo la sera che glielo aveva comunicato.
"E tutto questo è un po' anche merito tuo..." azzardò Mika con un sorriso dolce nei suoi confronti.
Alexis si voltò inarcando entrambe le sopracciglia, esattamente come faceva il figlio, squadrandolo come se avesse appena detto qualcosa di meraviglioso ma completamente insensato.
"Ti ringrazio, ma io non so fare nemmeno un quarto delle cose che sa fare lui! Non ho fatto altro che regalargli una piccola fotocamera e un po' di tempo insieme, il resto l'ha messo lui." Affermò sicuro di sé, lasciando spudoratamente i meriti del successo del figlio nelle sue sole mani, facendo un passo indietro rispetto alle lusinghe del genero, che sentiva non appartenergli.
"È in gamba vero?" chiese poi continuando a incedere con passo lento, quasi volesse protrarre quella conversazione privata, più a lungo.
Mika abbassò lo sguardo trattenendo un labbro tra i denti per non lasciarsi andare ad un sorriso decisamente sincero, che avrebbe svelato troppo. "Io ci capisco poco di quello che fa e poi sono decisamente di parte, ma secondo me ha davvero talento e si vede che non è solo un lavoro per lui." Rispose alzando gli occhi sul suocero che lo guardava senza perdersi una sua espressione.
"Non l'ho mai visto così felice come quando è partito con voi in tour" si lasciò andare il greco, ricordando l'euforia negli occhi di suo figlio.
"Solo poi ho scoperto che era contento anche per altre ragioni..." continuò l'uomo con una pacca sulla spalla del ragazzo e un occhiolino.
Mika a quell'allusione si sentì avvampare, nascondendo l'imbarazzo, cercando di guardare altrove, provocando a Alexis una risata sincera.
"Non vergognarti, Mika. Quello che c'è tra voi è una delle cose più belle per cui valga la pena vivere. Non lasciate che nulla lo rovini. Soffrireste entrambi per niente." Gli disse facendosi improvvisamente serio, riportando alla visione del libanese, lo stesso sguardo risoluto che Andy sapeva sfoderare durante i suoi discorsi più profondi.
"E adesso andiamo che tra poco mia moglie e il tuo ragazzo ci vengono a cercare coi cani!" concluse con un'affettuosa pacca sulla spalla, incamminandosi svelto verso la famigliola riunita.
"Papàààà alla buon'ora! Dove vi eravate cacciati??" chiese infatti Andy, non appena vide i due comparire.
"Mamma, dopo dici a me che sono un fannullone e mi imbosco! A loro non dici niente però!" si lamentò il biondino indicando i due uomini. La tavolata si lasciò andare ad una risata collettiva.
"Andy, io non so più che fare con te..." lo rimbeccò la donna con un mezzo sorrisino che non riuscì a nascondere.
Il pranzo iniziato ormai quasi a ora di merenda, fu l'occasione per lasciarsi andare tutti quanti, nella rusticità e nella familiarità di una tavola imbandita in un contesto tanto inusuale quando romantico.
"Peccato restiate con noi per altri soli due giorni..." ammise Amanda ad un certo punto, facendo annuire tutta la tavolata.
"Credo che un paio qui dentro la pensino in maniera leggermente diversa. Gli abbiamo invaso le ferie per due settimane!" ammise Paloma senza girarci molto intorno, passando lo sguardo da suo fratello al biondino sedutogli a fianco.
"In effetti..." ammise quest'ultimo schiarendosi la voce, fingendo quindi indifferenza, addentando un pezzo di pane con le olive, mentre Mika si tratteneva dallo sghignazzare.
"Dove avete intenzione di andare dopo che ce ne saremo andati tutti?" chiese Yasmine curiosa, facendo voltare tutti verso la coppia, in attesa di scoprire i loro piani.
"Mamma mia che impiccioni che siete..." si lasciò andare Mika, guadagnandosi una smorfia dalla sorella maggiore e uno sguardo di redarguimento da Joannie.
Andy rise invece, senza accontentarli comunque, ma spiegando loro la motivazione.
"Lui non sa nulla. Non gli ho detto dove lo porto nei prossimi giorni" confessò a tutti quanti, prima che continuassero a indagare ulteriormente.
Un coro di "aaaah" si elevò dal tavolo, poi Fortuné si intromise.
"C'è una remota possibilità che noi due ci si possa unire?" chiese indicando sé stesso e la fidanzatina, con un sorrisone a trentadue denti e sguardo da bravo bambino.
I due ragazzi si scambiarono un velocissimo sguardo, prima di proferire un sincronizzato "No!" seguito da un conciso e irremovibile "Scordatelo proprio!" aggiunto dal fratello maggiore.
"Ma povero Fortuné!" prese le difese Joannie, con una dolce risata, prima di venire fulminata allegramente dal terzogenito con un "Ma povero Mika se proprio! Ok che lui è il tuo coccolino ma potrò avere un po' di tranquillità col mio fidanzato senza il resto della mia famiglia tra i piedi, dopo due settimane che vi sopporto tutti!" reagì il riccio con un mezzo sorrisetto, lasciando però che la verità uscisse senza tanti giri di parole dalla sua bocca una volta per tutte e trovandosi ad arrossire un secondo dopo, rendendosi conto di quanto esplicita fosse risultata quella frase, mentre la tavolata cadde in un inaspettato silenzio.
"Eeeeh bravo Mika! Quando ci vuole, ci vuole!" prese le sue difese Alexis, improvvisamente battendogli un paio di volte le mani, mentre Fortuné metteva un broncio teatrale.
Quando si furono alzati da tavola ed ebbero sparecchiato, Alexis andò nel retro e tirò fuori il piccolo motorino di suo padre, tirato a lucido giusto un paio di settimane prima, chiamando a sé il figlioletto, togliendolo dalle grinfie di sua madre, che quel giorno pareva volerlo mettere ai lavori forzati al suo fianco.
"Oh pa' grazie! Dimmi!" gli disse correndogli incontro, lasciandosi andare alla sua seconda lingua madre, dopo che per tutto il giorno si erano parlati solo inglese, di fronte a tutti.
"Vai a farti un giretto con Mika..." gli disse indicando il vecchio mezzo con un occhiolino. Andy gli sorrise raggiante alla fuga che gli stava così palesemente concedendo.
"Quanti metri ci faccio con questo, prima di restare a piedi?" chiese ridacchiando furbescamente, battendo una mano sulla sella sgualcita della moto.
"Ancora a insultarla 'sta povera motoretta..." la difese il padre, ricordandogli le sue parole molti simili a quelle, di qualche mese addietro, carezzando il manubrio con affezione.
"Perché non lo porti all'uliveto del nonno?" gli consigliò, invitandolo a tornare in quel posto a lui tanto caro, così da legare a sua volta il passato al presente, come anche lui da giovane aveva fatto con Amanda e poi con Andy e Eleni, intersecando i suoi passi alle impronte che suo padre aveva lasciato nella terra arida e rossa di quelle terre greche isolane.
"Hai sempre delle idee geniali..." riconobbe il ventottenne, lasciandosi andare ad un sorriso, mentre il padre spalancò le braccia per avvolgerlo in un abbraccio carico di affetto e orgoglio. "...dopotutto sei mio papà!" concluse quindi la frase Andy, lasciando dietro di sé lo strascico di leggerezza e ironia che aveva ereditato proprio da lui.
Mika sorrise, fermando il suo lento incedere verso i due uomini di casa Dermanis, aguzzando le orecchie per non perdersi nemmeno un suono di quell'armoniosa parlata che intercorreva tra padre e figlio e sciogliendosi all'abbraccio nel quale i due si strinsero.
Il rapporto che aveva Andy con suo padre, si accorse essere davvero molto simile a quello che Andy stesso aveva con lui. Un affetto e un amore che camminavano sul filo della costante presa in giro giocosa, attraverso la quale veicolare messaggi di una profondità ed una pesantezza rare, intrecciati a risate e gioia.
"Mika! Vi presto questa per farvi un giro! Se non ti fidi di come guida, fai pure..." trillò l'uomo cambiando lingua, vedendo arrivare il ragazzo, lanciandogli direttamente le chiavi del veicolo, lasciando il riccio visibilmente perplesso.
"No! Guido io! Pa' sei fuori? Hai idea di come guida??" lo redarguì il figlio, andando a riprendersi le chiavi, rubate direttamente dalla mano del suo compagno.
"Ricordi ancora come mandarlo a quel paese in greco?" sussurrò l'uomo avvicinandosi al moro, che annuì con fare scaltro.
"Ecco usala pure!" lo invitò l'uomo, prima di salutarli e lasciarli soli con la motoretta, evitando gli insulti scherzosi del suo pargolo.
Andy salì in sella e fece segno a Mika di accomodarsi dietro di lui.
"Vai piano ti prego!!" gli chiese stringendosi a lui fino a combaciare perfettamente con la sua schiena.
Andy ridacchiò e con un "Zitto fifone!" diede gas, accendendo e partendo con una piccola sgommata che gli fece incollare Mika se possibile ancora più addosso.
Stradicciole polverose si susseguivano intersecandosi sinuose, tra alberi di ulivo e di pistacchio e cespugli spinosi sparsi tra le rocce ocra disseminate come pepite lungo il cammino.
La desolazione regnava sovrana, appena lasciate le poche case del borgo natale del padre della sua metà, ma invece di provare fastidio e solitudine, in quelle vie spoglie ci vide incanto e libertà.
Non aveva la più pallida idea di dove stessero marciando, ma Andy pareva conoscere perfettamente quelle vie sterrate per lui tutte identiche. Non un cartello a segnare la direzione. Se fosse rimasto a piedi da solo in mezzo a quel nulla, Mika sapeva sarebbe impazzito all'istante.
Come se la stradina non fosse stretta abbastanza, il biondino accelerando al massimo della potenza, imboccò un minuscolo sentiero ripido alla sinistra del versante sassoso, che gli fece chiudere gli occhi all'istante, certo che di lì a poco avrebbero finito per restare a piedi e farsela al ritorno sotto il sole cocente del pomeriggio.
Prima che i suoi timori potessero però prendere il largo, Andy scollinò e dopo aver percorso alcuni metri in piano, frenò e lasciò che la moto trovasse riposo all'ombra di un'enorme ulivo secolare.
"Puoi aprirli gli occhi adesso..." lo esortò con una velata presa in giro, che gli fece chiedere come avesse potuto scoprirlo così spudoratamente.
"Wow!" fu tutto ciò che riuscì ad esclamare il moro, una volta lasciata la presa dal compagno e messi i piedi a terra.
Davanti a lui un uliveto secolare si estendeva per alcuni metri, al di là dei quali un versante scosceso di rocce e cespugli, dava il benvenuto alla chiazza blu del mar Egeo.
Con cautela si avvicinò a uno degli alberi che aveva difronte, crogiolandosi nella sua ombra e lasciando che la sua mano vagasse nei solchi concentrici e rugosi di quegli alberi di pietra.
Andy lo lasciò fare, restandogli a distanza, affinché quel suo luogo, respirasse con lui e ne divenisse parte.
Mika non ne seppe la ragione, ma si figurò davanti un vivace bimbo dai corti capelli biondi e due occhi grandi color del mare, correre spensierato tra gli alberi, giocando a nascondino con l'ombra di un cane alle calcagna e lo sguardo vigile di un uomo dalla voce profonda e gli occhi espressivi color della notte.
Perché Andy avesse scelto tra tutti, proprio quel luogo non gli era chiaro; nonostante ciò, percepiva una atmosfera e un'aura di familiarità, che lo avvolse calorosamente e lo fece sentire al posto giusto ed al sicuro.
Il greco nel frattempo aveva percorso il ciglio di quell'altura, portandosi al di sotto del più mastodontico tra gli ulivi di cui quel terreno arido era costellato, fermandosi in sua contemplazione con le mani in tasca ed il naso all'insù, rivolto alle verdi fronde cangianti, respirando quel profumo di legno antico e frutti maturi, ad occhi chiusi, perso nelle sensazioni di quei ricordi.
La liquidità, l'evanescenza dei confini tracciati tra infanzia e tempo presente, tra odierno e nebuloso futuro.
Mika gli si avvicinò con cautela, addolcendo i passi e i crepitii sabbiosi che accompagnavano il suo cammino.
Andy lasciò che le sfumature verdeggianti delle foglie traslucide gli inebriassero la vista, prima di voltarsi verso chi con discrezione si stava facendo avanti, concretizzando e polverizzando nello stesso istante le sovrapposizioni di ricordi.
Presero posto insieme, ombreggiati dal sole cocente sotto i rami protettivi di quell'albero, uno accanto all'altro, uno di fronte all'altro.
Andy gli si fece vicino, stringendolo a sé e lasciandogli un bacio a fior di labbra, che Mika approfondì, sfiorandogli il viso in una lieve carezza.
Per lunghi attimi nessuno proferì parola, assaporando il silenzio della natura, infranto solo dal vento che faceva risuonare le foglie in un fruscio cangiante ma costante, quasi entrambi sentissero il bisogno di lasciar da parte le parole e il vociare delle loro famiglie, che per lunghi giorni li aveva accompagnati, cullandosi solo della rispettiva presenza, che per loro era condizione più che sufficiente, in quell'ambiente dove tutto era silenzio, atarassia, contemplazione.
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Buooooongiorno!
Un capitolo che secondo me ha in sé molto, questo. Per tante ragioni.
Non ho molto tempo, quindi vi saluto e vi aspetto qui sotto.
Vi ringrazio e sono curiosa di sapere cosa ne pensiate di questa situazione nuova!
Grazie mille!
Vv
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...