Nikolas scosse piano il capo con un mezzo sorriso, "L'ho visto meno di mezz'ora fa. E' tornato presto oggi." disse appiccando il lui un fuoco divampante dalla scintilla di speranza che si era accesa poco prima.
A quelle parole alla velocità della luce addentò l'ultimo boccone, ringraziò e lasciò sul tavolo una banconota da 10 euro, fregandosene del resto. Fuggì fuori a corse prima ancora che il greco ebbe il tempo di lasciargli l'ombrello per ripararsi da quell'acquazzone che oramai nel pieno della sua forza, imperversava fuori.
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Mika non era di certo un maratoneta. E in quel periodo il suo allenamento da concerti era anche del tutto cessato. Ciononostante la velocità con cui percorse la strada ripida che portava dalla piazza del porto alla casupola rialzata di Andy, impressionò perfino lui.
Il rumore della pioggia scrosciante e delle onde che con impeto si abbattevano sugli scogli e sulle barche del molo, ritirandosi e tornando a riva con più forza di prima, lo accompagnarono fino davanti alla porta di quell'abitazione che aveva vissuto come "casa" più di una volta.
Si fermò per alcuni istanti riprendendo fiato sfinito e osservando l'orizzonte sfocato dalle nubi, prendendo coraggio per avvicinare il pugno alla porta e bussare.
Alzò la mano in aria respirando a fondo, la avvicinò al legno della porta prendendo un lungo rispiro ma all'ultimo si bloccò.
Con che faccia tosta si stava presentando da colui che aveva praticamente lasciato malamente con una serie di messaggi acidi e infantili dopo 4 anni di amore ininterrotto.
Si sentiva un codardo di dimensioni enormi.
Si voltò verso il vialetto, mordendosi un labbro incerto poi prese posto sullo scalino fuori dalla sua porta di casa, al riparo, almeno in parte, dalla pioggia battente e si prese la testa tra le mani, ripensando ai quasi 4 mesi trascorsi per conto suo in egoistica solitudine.
Ammesso e non concesso che Andy fosse davvero in casa, quali parole avrebbe dovuto usare per presentarsi a lui una volta che il biondo gli avesse aperto la porta?
Pensò a lungo a cosa fare, a cosa dire, e solo dopo una mezz'oretta inoltrata, incoraggiato dal freddo pungente che iniziava ad avvertire addosso, prese di nuovo il coraggio di alzarsi e fare quei due passi che gli servivano verso la porta.
Prima di cambiare idea di nuovo, si sbrigò a portare la mano verso quel pannello di spesso legno che li separava e, con un sospiro profondo, picchiettò un paio di colpi.
Un secondo dopo iniziò a percepire i battiti farsi più ravvicinati e forti e una opprimente morsa allo stomaco farsi spazio in lui ad ogni attimo che passava.
Dopo quasi una quindicina di secondi, la porta si spalancò di colpo davanti a lui.
Andy gli apparve davanti in tutto il suo splendore, vestito con una semplice tutta blu e bianca, la barba appena accennata ed un'espressione curiosa che si tramutò nel giro di mezzo secondo in una maschera di incredulità e freddezza quando gli occhi azzurri si posarono sulla figura che aveva davanti.
Il greco si prese un attimo per rinsavire dallo sbigottimento, non potendo credere ai suoi occhi.
In un primo istante quasi non lo riconobbe conciato com'era anche perché a dirla tutta si sarebbe aspettato chiunque davanti al suo uscio, tranne lui.
Lo osservò attentamente, facendo vagare gli occhi su tutta la sua figura.
Quel ragazzo fradicio dalla testa ai piedi che si trovava davanti era la stessa persona che aveva amato con tutto sé stesso per anni e che lo aveva scaricato nel peggiore dei modi.
Solo pochi mesi prima, vederlo apparire di punto in bianco davanti alla sua porta di casa, sarebbe stata la sua fonte massima di felicità e gioia. Lo avrebbe accolto calorosamente, stretto in un abbraccio fortissimo, andando a tuffarsi sulle sue labbra un nanosecondo più tardi, con un sorriso enorme che ci avrebbe messo un bel momento a scomparire.
In quel momento non aveva idea quali fossero le emozioni che lo stessero pervadendo.
"Ciao" lo salutò d'un tratto, interrompendo i pensieri del greco.
Non poté fare a meno di tornare con l'attenzione al suo viso. Era sempre magro e smilzo come lo ricordava prima della sua partenza, i ricci più corti erano ancora più scuri e incollati alla fronte dalla pioggia di cui era fradicio. Le sue labbra erano schiuse in un timido sorriso e gli occhi lo osservavano dal basso verso l'alto colpevolmente.
Andy ci mise più del voluto ad aprire bocca e spiccicare una sillaba ma la cosa che gli venne spontaneo dire una volta ritrovata la parola fu un semplice "Cosa ci fai qui?" corredata da un'occhiata gelida ed inquisitoria che si rese conto essere decisamente tagliente.
Mika puntò immediatamente gli occhi nei suoi, sentendo tutto il peso di quelle parole e quello sguardo sulle spalle, quindi cercò di proseguire.
"Sono..." tutte le parole e i discorsi che si era cercato di preparare ovviamente si erano dissipati dalla sua mente in una frazione di secondo e quindi dovette ripiegare su ciò che la sua mente gli dettava in quell'istante.
"Io... Lo sai perché sono tornato. Mi conosci meglio di chiunque altro e sei abbastanza intelligente da sapere fare due più due." gli disse dolcemente facendosi coraggio ed evitando così ogni inutile giro di parole che avrebbe solamente portato ad una conversazione che sapevano entrambi dove sarebbe andata a finire.
Andy lo guardò stupito per un istante notando come non avesse perso la schiettezza innata che lo caratterizzava.
Con un sospiro si mise le mani sui fianchi, assumendo una posizione intimidatoria allungandosi in tutto il suo metro e 85 e, grazie allo scalino su cui era posizionato all'interno della soglia della casa, squadrando Mika per una volta tanto dall'alto in basso.
"Anche tu mi conosci bene e dimmi, credi io ne sia felice?" chiese diretto, con quella franchezza che lui invece aveva acquisito direttamente dall'individuo che gli stava di fronte.
Mika rifletté per qualche secondo prima di tornare ad intrecciare gli occhi con gli zaffiri che lo scrutavano duramente.
"Non ne sono molto sicuro" abbozzò. "So solo che io sono felicissimo di rivederti" aggiunse poi con un sorriso forzato, cercando di sdrammatizzare flebilmente, facendogli capire come il sentimento che provava per lui, fosse tornato esattamente dove stava fino a pochi mesi prima.
Andy assottigliò gli occhi, aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto con fare di chiusura.
"Ti ho chiesto se IO secondo te ne sono felice" ripeté marcando fortemente l'accento sul pronome personale di prima persona e squadrandolo alla ricerca di quella risposta che voleva sentirgli pronunciare.
Mika rifletté un attimo e poi ribatté di nuovo "Io vorrei tu lo fossi tanto quanto lo sono io" guardandosi la punta delle scarpe strusciare l'una contro l'altra.
Andy a quel punto tornò a portare le mani sui fianchi, stavolta strette a pungo, sporgendosi verso di lui con fare intimidatorio e sguardo glaciale.
"Lo vedi Mika qual è il problema?? Io ti chiedo se IO ne sono felice e tu pensi solo ed esclusivamente a quello che provi TU!" sbottò alzando di poco il tono della voce e puntandogli un dito al petto per esprimere meglio il concetto.
Mika indietreggiò di un passo colto di sorpresa da quel tono duro che addosso a Andy faceva davvero un effetto strano, ritrovandosi per un attimo di nuovo sotto la pioggia.
"Non intendevo metterla su questo piano." ammise colpevolmente scusandosi "Vorrei ne fossi felice, ma non ne sono tanto sicuro..." spiegò quindi concentrando nient'altro che verità in quelle poche parole pronunciate di fretta e con una morsa al cuore decisamente opprimente.
Andy però sembrava essere dello stesso identico umore del tempo che lo aveva accolto in Grecia quella mattina e continuò imperterrito.
"E dimmi: cosa ti fa dubitare?" chiese guardandolo con fare inquisitorio.
Mika si sentì messo al muro da quella domanda. Di certo non si aspettava un'accoglienza a braccia aperte, ma un tono così duro da lui non era sicuro di essere pronto a riceverlo.
Si concentrò imponendosi empatia e sincerità.
"Il fatto che io sia stato un egoista di dimensioni cosmiche e ti abbia trattato come nemmeno il mio peggior nemico meriterebbe di essere trattato." pronunciò a bassa voce, mordendosi un labbro.
Andy annuì vigorosamente. Era quello che voleva sentirgli dire.
"Te ne rendi conto allora. Bene" disse accennando un sorrisino compiaciuto, che lo fece rabbrividire.
"Mi ci è voluto un po' ma... sì, me ne sono reso conto..." ammise abbassando di nuovo lo sguardo verso terra.
"Bene. Quando mi dimostrerai che sei di nuovo in grado di pensare anche a chi ti sta intorno e non solo a te stesso, magari potrò tornare a vederti come ti vedevo fino a qualche mese fa." gli intimò, facendogli intendere perfettamente ciò che voleva da lui. "Sempre se non sarà troppo tardi..." continuò poi con un ultimo accento amaro su tutta quella faccenda.
Mika venne scosso dall'ennesimo brivido, forse provocatogli dalle parole, forse dal vento che aveva preso a spirare più forte.
"Hai dove andare a stare stanotte?" chiese poi Andy ammorbidendo appena i toni.
Il libanese scosse la testa, spargendo goccioline ai suoi piedi e sperando quella risposta potesse tramutarsi in un invito a stare da lui.
"Chiamo una signora che conosco. Ti metterà a disposizione la stanza." aggiunse invece spegnendo la sua speranza.
Mika annuì piano, rassegnato a quella decisione e quando poco dopo Andy tornò con un bigliettino con un nome, la via ed un breve messaggio scritto in greco indirizzato alla signora, non poté fare altro che ringraziare e salutare Andy, recuperare la valigia e tornare sui suoi passi verso il minuscolo B&B che gli era stato indicato.
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La signora era simpatica. Non parlava che poche sgangherate parole di inglese ma si faceva capire quanto bastava.
Arrivato in stanza si cambiò e asciugò velocemente per poi sedersi sul letto, lasciando vagare la sua mente.
Iniziò quel processo di autoesame delle proprie azioni, come da tempo non faceva e capì che le parole che Andy gli aveva rivolto avevano perfettamente senso.
In quattro mesi non aveva fatto altro che pensare a sé stesso e fregarsene di tutto il resto, come un vero egoista. Sua madre, che dalla sua partenza per Montreal non aveva più visto, lo avrebbe rimproverato alla grande per quello, anzi: era sicuro lo avrebbe fatto, a tempo debito.
Doveva tornare a ragionare a doppio senso, includendo il mondo attorno a sé nella propria vita, esattamente come una volta, quando scrivere canzoni gli veniva semplice come respirare, e aveva felicemente accanto colui che considerava come la sua metà.
Aveva dovuto arrivare al punto di buttare tutto all'aria e sconvolgere la sua vita reale ed affettiva per capirlo, ma si rese conto di essere finalmente venuto a patti con ciò che aveva fatto.
Erano le 8 di sera quando si allungò sopra le coperte, continuando a pensare e rimuginare alle parole di Andy.
"credi io ne sia felice?" gli aveva chiesto, cercando di farlo ragionare su quello che stava provando. La risposta che lui gli aveva dato, era stata ancora una volta egoistica e a senso unico e Andy gli aveva giustamente voltato le spalle.
"Tutto ciò che voglio è farti felice" pronunciò piano con gli occhi che gli pizzicavano e il freddo che tornava ad impossessarsi delle sue ossa. Quella stanza era fredda, forse a causa della sua percezione distorta.
"Tutto ciò che voglio è farti felice" tornò a dire con più enfasi. Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento. Lo rivoleva indietro, era pronto a tutto, ci sarebbe riuscito. Lo avrebbe fatto felice.
Si alzò velocemente venendo colto da un capogiro, ma senza desistere afferrò un foglio dal quadernino che si portava appresso e scrisse ciò che pensava in quel momento.
Maybe you can't hear me
But I feel like screaming when you're near me
Save me from your theories
At the very least just let me cry on you
I'll show you what I'm made of
They can't cover up for me
Because there's nothing I'm afraid of
Era pronto a tutto. Non temeva più nulla come ogniqualvolta aveva un obiettivo fisso in testa. E questa volta il suo obiettivo aveva due occhi magnetici, un sorriso stupendo e rispondeva a nome Andy.
All I wanna do is make you happy
All I wanna do is make you happy
Non riuscì a capire il motivo ma pochi istanti dopo si ritrovò rannicchiato a piangere come un bambino sul letto scomodo di quella stanza piccolissima.
La Grecia non gli era mai sembrata così fredda, inospitale ed estranea prima d'allora.
Prese tra le mani il cellulare e mandò un messaggio, prima di addormentarsi stremato, infreddolito e fragile.
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Andy se ne stava sul letto di camera sua a fissare il soffitto da quando aveva letteralmente spedito il suo ex-ragazzo a dormire dalla signora Zyrakis vecchia amica di suo padre.
Quell'incontro era stato tanto inaspettato quando destabilizzante.
Si ritrovò a pensare al pomeriggio al porto.
Quella visione che aveva avuto e che lo aveva portato a credere di avere qualche problema mentale, per vedere Mika in un qualsiasi ragazzo alto e magrolino, era risultata vera. Ne aveva avuto la conferma dall'abbigliamento.
Certo non aveva ancora capito il motivo per cui il libanese fosse stato intento a parlare con Christos, e nemmeno riusciva a capire come ciò fosse possibile.
Decise che il giorno dopo avrebbe chiesto al vecchio pescatore, più per curiosità che per altro.
Un messaggio ricevuto lo riportò alla realtà.
Lesse il mittente: Mika.
"Tutto ciò che voglio è farti felice"
Con il cellulare in mano e la mente altrove, rilesse quanto scritto almeno una decina di volte e si accorse di non riuscir proprio a reprimere un sorriso davanti a quella semplice frase scritta nero su grigio.
Lui aveva un debole per le parole, forse nel corso degli anni lo aveva anche confessato a Mika più di una volta. Provava una forte ammirazione per chi riusciva ad esprimere con eleganza, efficacia e giustezza le emozioni che provava, o i pensieri che sentiva di dover esternare.
Dopo le immagini, che amava rincorrere con la sua telecamera, le parole erano quella cosa che riuscivano a sconquassarlo, facendolo sentire tremendamente bene o terribilmente male.
Non a caso probabilmente si era innamorato di un poeta.
Quello stesso poeta che per anni era riuscito a farlo sciogliere in modo semplice e incredibile, che in egual modo era riuscito a ferirlo con quella stessa arma, e che sarebbe probabilmente finito, con la stessa efficacia, ad attirarlo a sé nuovamente.
Una lieve sensazione di calore infatti pervase il suo stomaco e quasi inconsciamente capì di essere di nuovo in procinto di cadere nella sua rete. Si ritrovò a domandarsi se davvero gli bastava così poco...
Si maledisse da solo ritrovandosi a pensare a quanto gli mancasse tutto ciò che avevano vissuto per 4 anni.
Gli sembrava di essere tornato agli inizi, ai primi messaggi carini di Mika che lo facevano gongolare di gioia ogni singola volta.
Il problema più grosso era che anni prima vi era come un velo di incertezza che pervadeva quella sensazione piacevole.
Allora non era sicuro quel ragazzo sarebbe potuto essere qualcosa di speciale per lui. Si era preso una cotta ma non conosceva a fondo la persona che gli stava rubando il cuore e serbava interiormente il timore che una volta conosciuto meglio, avrebbe potuto dimostrarsi non così speciale come lo dipingeva nella sua incoscienza, nell'immaginazione fantastica con cui ogni amore cominciava sempre.
In quel momento invece, dopo tutti quei mesi trascorsi insieme, era conscio pienamente della persona che Mika sapeva essere.
Sapeva perfettamente tutti i momenti meravigliosi che gli aveva saputo donare, tutte le battaglie che gli aveva insegnato a vincere e aveva combattuto al suo fianco.
Sapeva che non aveva solo una bella faccia, una voce incantevole e un talento spregiudicato quando si parlava di musica, ma che fosse anche una delle persone più belle interiormente che avesse mai avuto la fortuna di conoscere.
L'arrabbiatura che aveva serbato per settimane nei suoi confronti, era come sparita quando si era ritrovato davanti la figura impregnata di pioggia e lo sguardo colpevole di Mika.
Era conscio che sarebbe finito per perdonarlo, lo aveva capito fin da quando aveva richiuso la porta alle sue spalle, dopo avergli consegnato il biglietto con le indicazioni del B&B.
Solo aveva deciso che prima di concedergli di rientrare nella sua vita, avrebbe dovuto provargli di essere tornato la persona che conosceva e di cui si poteva fidare.
Sbuffò sonoramente a quel groviglio di sensazioni discordanti e in un nanosecondo prese il cellulare e rovistando nella rubrica, premette la cornetta verde.
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...