Handhold

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"B...buongiorno" pronunciò flebilmente, inghiottendo il groppo a metà strada tra i polmoni e la voce. "Buongiorno papà" scandì quindi più distintamente, alzando le iridi zaffirine verso il sole, lasciandole brillare di luce propria, accarezzando a sua volta la fonte della sua nuova luce, come al suo fianco Mika aveva fatto appena prima.


Di fianco a lui, Mika si lasciò andare ad un pianto silenzioso che fino a quel momento aveva trattenuto, abbracciando Andy e lasciandogli un bacio umido e salato sulla guancia.

-*-*-*-*-*-Mika alzò gli occhi al cielo all'ennesima chiamata in entrata del suo manager italiano. Sapeva benissimo quali e quanti impegni lo stessero attendendo a Milano, e sapeva anche quanto il suo ritardo di 4 giorni sulla tabella di marcia stesse infastidendo il suo collaboratore, che non conosceva il motivo della sua dipartita nei dettagli, avendo ricevuto da lui un solo messaggio conciso: "Sono in Grecia, motivi strettamente familiari. Non mi cercare"


Negli ultimi giorni si era dedicato anima e corpo a Andy, cercando di ricucire gli strappi della sua anima.

Aveva toccato con mano la sua fragilità interiore, quasi invisibile ad un occhio esterno e senza alcun dubbio poteva dire di sentirsi irrequieto all'idea di lasciarlo da solo nella remota casa isolana, per volare a migliaia di chilometri.

Rispettoso del suo dolore, non aveva mai avuto né il coraggio né l'ardire di proporgli di lasciare Egina per seguirlo, ma davanti ai suoi impegni impellenti e improrogabili non aveva altra scelta che abbandonarlo a sé stesso dove si trovavano, o convincerlo a seguirlo nella autunnale Milano.
Sospirò alzandosi dal divano dove era accomodato con lui da tempo e uscendo nel cortiletto accettò la chiamata.

I toni dall'altro lato del ricevitore furono piuttosto sbrigativi e perentori, ma mutarono in un istante non appena Mika ebbe la cortezza di metterlo al corrente delle ragioni dietro la sua fuga.

Il manager comprese gli ultimi giorni della popstar e si scusò per l'insistenza, ma gli precisò i suoi obblighi di giudice che lo volevano presente nel capoluogo lombardo al più tardi l'indomani sera.

Mika a malincuore cedette, dandogli il via per prenotare il biglietto Atene-Milano della mattina successiva, chiedendogli di comprarne un secondo a nome del compagno, che sperava con tutto il cuore sarebbe riuscito a convincere.

Chiuse la chiamata con un enorme peso sul cuore, che aveva fretta e paura al contempo di togliersi di dosso.

Avanzò in casa a passi lenti e silenziosi, avvicinandosi poco a poco al divano, sempre più irrequieto, sempre più colpevole ad ogni mossa.

"...devi tornare a Milano..."

Ancor prima che potesse prendere posto accanto a lui, Andy gli fece capire di aver intuito perfettamente la ragione della sua uscita e del suo rientro in punta di piedi.

Mika gli si accomodò accanto, prendendo la mano nella sua, annuendo e donandogli al contempo uno sguardo ricco d'affezione.

"Sì, amore..." confermò le sue supposizioni cercando di calibrare le parole che avrebbe dovuto pronunciare di lì a poco.

"...Gapi..." iniziò mordendosi un labbro "non vorrei chiedertelo, credimi... ma avrei piacere tu non restassi qui da solo" domandò a bruciapelo, scrutandolo a fondo gli occhi azzurro cielo, ancora più cerulei in quei giorni.

Andy sospirò, abbassando lo sguardo, torturandosi le mani, chiaramente assorto nei suoi pensieri.

Poi alzò gli occhi nuovamente sul compagno "Preferirei restare... ma papà mi direbbe di non fare il pirla e di seguirti. Non lavoreresti a cuor leggero con me qui, lo sappiamo entrambi..." confessò entrando nella testa del compagno come solo lui sapeva fare in quel modo.

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