"E non ti azzardare ad aspettarmi fuori dalla porta!" sbraitò una volta dentro.
Mika sbuffò e spostandosi da accanto la porta del bagno, prese la via del letto.Si sedette sulle coperte e sconsolato ammise: "Io e te ci conosciamo troppo bene!"
-*-*-*-*-*-*-
Già il giorno successivo Mika approfittò di alcune ore libere dal lavoro in studio, che comunque non stava da tempo dando i frutti sperati, per recarsi da un conoscente in un agenzia immobiliare.
Inutile dire che le possibilità di scelta erano talmente vaste che il libanese non concluse nulla, se non tornarsene a casa con una quantità enorme di locandine e brochure.
La settimana che seguì, i due ragazzi la passarono a visionare varie abitazioni in svariati quartieri della città.
"Questa non era male" disse Andy scendendo i gradini in pietra, tornando a voltarsi verso la casa in stile vagamente vittoriano da cui erano appena usciti.
"Concordo... Non era male... Era proprio orribile!" sentenziò immediatamente Mika, portandoglisi accanto e appallottolando il foglio che teneva tra le mani, su cui comparivano i dettagli di quell'ennesimo immobile scartato, e gettandolo nel primo cestino a portata di mano.
Andy scosse la testa sconsolato alla vista della sorte di quell'ulteriore foglietto. Di tutte le case che avevano visitato in quella settimana, solo una era riuscita a sopravvivere all'immediata centinatura. E il greco non era nemmeno certo che la sua locandina sarebbe rimasta nella cartellina blu del riccio ancora per molto.
"Di questo passo compirai i tuoi 30 anni dove abitiamo adesso..." lo rimbeccò il biondino, passeggiando dietro a Mika, intento a cercare la via della loro prossima visita.
"Non sto comprando un libro in un negozio, sto comprando casa!" gli ricordò il moretto con una punta di sarcasmo, alzando gli occhi sul cartello verde della via, "Finché non trovo quella che mi fa uscire con un mega sorriso e la voglia di tornarci al più presto, non se ne parla." continuò, girando la cartina su cui avevano insieme segnato le possibili proposte interessanti di quel quartiere.
Il quel momento un tuono squarciò la tranquillità di quel pomeriggio. Da alcune ore il cielo sopra Londra si era fatto scuro e plumbeo, minacciando di riversare sulla città, tutta la pioggia che quei torridi mesi di estate non avevano ancora visto.
"Forse è meglio se per oggi concludiamo qui" propose Andy, ricordandosi di non avere con sé ombrelli e di essere anche piuttosto lontani dalla fermata più vicina della metro.
Mika aggrottò per un attimo le sopracciglia non molto incline a lasciare perdere, ma quando una goccia piuttosto grossa lo colpi sul naso, desistette dai suoi propositi e seguì il consiglio del giovanotto accanto a lui.
Chiuse la cartina che teneva ancora in mano e la ripose nella cartellina sottobraccio, poi dando uno sguardo alla zona, insieme si avviarono verso la fermata di Gloucester Road, aumentando il passo all'aumentare delle gocce che cadevano a ritmo sempre più incalzante sulle loro teste.
A ormai un centinaio di metri dalla stazione, i due si fermarono ad un attraversamento pedonale, attendendo che il semaforo rosso mutasse colore e sperando lo facesse in fretta così da doversene restare sotto la pioggia, ormai sempre più scrosciante, il meno possibile.
Andy si perse ad osservare le macchine correre veloci davanti a lui mentre Mika puntò gli occhi su qualcosa di diverso, al di là della strada.
Quando la luce del semaforo diede il via al piccolo gruppetto radunato davanti alle zebrature dell'asfalto, i due si affrettarono ad attraversare, ma una volta arrivati sul lato opposto, Mika si incamminò a grandi passi nella direzione opposta alla fermata alla quale erano diretti.
Andy si accorse dopo alcuni attimi di non averlo al suo fianco e quando fece un veloce giro a 360° cercandolo, lo trovò fermò impalato davanti ad un cancellino nero di una bella villetta bianca, dall'aria vagamente antica.
Sopra la porta, anch'essa in legno chiaro, campeggiava in bella mostra il cartello arancione con la scritta a lettere cubitali: VENDESI.
Andy si portò accanto a lui, riparandosi gli occhi dalla pioggia con una mano e scrutò prima il foglio e successivamente Mika, immobile in contemplazione.
Si spostò appena più in là al coperto dal maltempo, trascinando anche Mika con sé.
Senza pensarci due volte, estrasse dalla tasca il cellulare e senza che il riccio se ne accorgesse, digitò le 10 cifre sotto riportate.
"Sì pronto, ho trovato questo numero su un cartello di vendita esposto su una casa, mi chiedevo se fosse possibile potervi dare un occhiata." Udendo quelle parole, Mika si voltò velocemente verso Andy con occhi increduli ed espressione speranzosa.
"Sì, siamo qui davanti proprio adesso." continuò il biondo. Il libanese si avvicinò all'apparecchio appoggiato accanto all'orecchio del suo ragazzo, ma il rumore del traffico gli impediva di capire cosa dall'altro lato provenisse.
"Perfetto, allora attendiamo qui. Grazie". Come concluse la chiamata Andy si ritrovò Mika che lo scrutava impaziente ed estremamente irrequieto.
"Allora???" chiese velocemente prendendolo per un braccio e esortandolo a riassumergli quella conversazione.
Andy sorrise a quel volto raggiante e fiero della sua opera asserì: "Allora 10 minuti e sarà qui."
"Uuuh" trillò gioioso il ragazzo saltellando sul posto.
In quel momento un grosso furgone delle consegne passò vicino al ciglio della strada, prendendo il pieno la pozzanghera appena formatasi e schizzando i due ragazzi che si ritrovarono con i pantaloni a mezza gamba, chiazzati di acqua e fanghiglia.
"Ottimo!" sentenziò il greco, guardandosi riflesso nella vetrina del pub, il cui tetto stava offrendo loro riparo e notando il piccolo disastro.
Mika invece rise fanciullescamente, ricevendo un'occhiata perplessa.
"Giusto... Quando tu sei felice può anche investirti un camion che continuerai a ridere!" lo apostrofò giocosamente Andy che dopo anni di convivenza aveva notato quella sua particolarità fin troppo bene.
Dopo un piccolo scambio di battute, Andy fece notare a Mika un distinto signore che con un impermeabile nero, un ombrello dello stesso colore ed un cappello scuro in testa, si guardava intorno all'apparente ricerca di qualcuno, proprio di fronte alla porta della casa su cui campeggiava l'avviso.
Senza pensarci, Mika lasciò il suo riparo e si avvicinò velocemente verso il gentleman inglese, seguito da Andy.
Quando il signore si voltò e notò quei due ragazzini sorridenti davanti a lui, osservò di sfuggita la loro mise malconcia e si girò dall'altra parte con aria di superiorità, tornando a cercare chi lo aveva chiamato solo una decina di minuti prima.
"Signor Dempey?" Andy pronunciò il nome scritto sulla locandina e il signore si girò di scatto verso di loro, riconoscendo la voce che aveva udito al telefono.
Con aria corrucciata e diffidente analizzò di nuovo le due figure alte e ormai gocciolanti di pioggia che si trovava davanti e con tipico accento da classe borghese londinese pronunciò: "Non mi dite che siete voi due che avete chiamato pochi minuti fa."
Andy e Mika si scambiarono un veloce sguardo e poi Mika prese la parola.
"Sì signore, siamo noi. Io sarei interessato a..." sorridente e con tono sicuro, il riccio iniziò.
"Stupidi ragazzini e i vostri scherzi!" Il distinto gentleman, che di cavalleresco aveva ben poco, inveì contro di loro. Altre volte aveva ricevuto chiamate da ragazzini in cerca di quattro risate e ne aveva oggettivamente abbastanza.
"Scusi? Io sono veramente interessato alla casa." Chiese però Mika, mantenendo un tono garbato ed esponendo le sue intenzioni, sicuro che avesse mal interpretato.
"Mi vuole prendere in giro?! Questa è una villa da molte centinaia di migliaia di sterline, non un monolocale da 500 spiccioli al mese, da affittare a ragazzini viziati!" puntualizzò il proprietario, che alla vista di quei due giovani, era certo di star perdendo il suo tempo prezioso.
Mika a quelle parole reagì contenendo la sua irritazione. Certo non aveva l'aspetto di un grande imprenditore così conciato e di certo non aveva l'età che il signor Dempey si sarebbe aspettato da un possibile acquirente, ma trattarlo in quel modo, senza nemmeno conoscerlo, era oltremodo irrispettoso.
"Non è necessario presentarsi agghindati da damerini inglesi per avere più di 500 sterline in banca Signore. Le assicuro che se la sua proprietà è tanto bella all'interno, quanto la immagino vedendola da fuori, non avrà perso il suo tempo questo pomeriggio."
Le parole educate che il giovane cantante aveva usato non avevano celato un leggero disappunto, ma avevano fatto finalmente tacere l'uomo di nero vestito, che accogliendo la descrizione positiva fattagli dal ragazzino riguardo la sua casa, aveva addolcito appena la sua evidente espressione irritata.
Mika lo osservava intanto con sguardo fiero di una persona che sa quello che vuole e non è disposta a cedere a stupidi pregiudizi, mentre Andy stava faticando non poco a non ridere in faccia all'uomo e allo stesso tempo a complimentarsi con il libanese per l'elegante ma piccata risposta.
Con un ultimo sguardo nella loro direzione, finalmente il signor Dempey si voltò verso la proprietà e aperto il cancellino nero salì i tre scalini in pietra, inserendo le chiavi nella porta e facendo segno ai due di seguirlo.
Come misero piede nello spazioso ingresso spoglio, Mika si fermò immediatamente e indicò raggiante a Andy di dare un'occhiata alla loro sinistra.
Quando il greco notò cosa gli aveva provocato quella reazione di gioia, non si stupì per nulla. Un caminetto in pietra infatti stava perfettamente incastonato nel muro alla loro sinistra. Lo sapeva benissimo. Mika aveva letteralmente un'ossessione per i caminetti a legna. Quante volte si era ritrovato a casa il fuoco acceso anche a maggio solo perché lui trovava "creasse una bellissima atmosfera" ...
Con un incrocio di sguardi si sorrisero, poi seguirono l'uomo che intanto stava proseguendo verso la seconda stanza: la cucina.
Anche questa ugualmente spoglia a Mika piacque immensamente. Era enorme, aveva una porta finestra in quel momento chiusa e una finestra che davano sul retro e il pavimento era ricoperto di un antico cotto rossiccio.
"Hai presente cucinare qui cosa vorrebbe dire?" chiese Mika facendo un giro su sé stesso e rimirando l'ampiezza di quella stanza, grande quasi quanto il loro monolocale.
Andy annuì sostenendo pienamente la sua idea, una cucina spaziosa per due come loro che amavano cucinare era d'obbligo.
Quella casa aveva già due dei requisiti che Mika aveva riconosciuto come "indispensabili" per la sua futura abitazione. Ne mancavano solo altri due.
"Questa è la stanza da pranzo" il distinto signore guidava i ragazzi per la casa, lasciando loro il tempo di visionare gli spazi e consultarsi, tenendosi a distanza e osservando i commenti spesso sussurrati tra i due, senza troppo farsi notare, ancora incerto sulla capacità finanziaria di quei peculiari acquirenti.
Ancora al piano terra gli fu mostrato quello che sarebbe dovuto essere il salotto e l'inglese spiegò come fosse possibile invertire le stanze a piacimento. L'ultima stanza su quel piano infine, fu un bagno alquanto spazioso e decisamente più funzionale del primo.
"Seguitemi su per le scale" i tre visitatori imboccarono quindi le scale in legno che dal salotto portavano al piano superiore, curiosi di vedere quello che il secondo piano aveva da offrire.
Lì un lungo corridoio si apriva su quattro stanze vuote, perfette per diventare studi o camere da letto, ed un piccolo bagno comunicante con due di esse.
"Studio mio e studio tuo" indicò Mika una volta uscito da una delle porte che dava sul corridoio e sorridendo contento a Andy che commentò con un "E siamo a 3" evidenziando come il terzo requisito di Mika fosse stato soddisfatto.
"In fine c'è l'ultimo piano." Dempey indicò di nuovo ai ragazzi le scale, che infatti proseguivano ulteriormente, all'imbocco del corridoio, certi che portassero ad una soffitta non abitabile di cui molte case londinesi erano provviste.
Quando raggiunsero gli ultimi scalini e si trovarono di fronte una polverosa ma ampia stanza con una gran bella vista sulla strada e sul parco poco distante, a Mika si illuminarono gli occhi.
"Ho cambiato idea! Questo sarà il mio studio!" asserì scrutando il parquet rovinato che ricopriva il pavimento e che con una dovuta levigatura si figurava già splendere alla luce del mattino.
"Questa stanza era usata da ripostiglio. Per questo motivo è così malmessa." spiegò l'uomo, quando notò come il moro stesse osservando il pavimento rigato e il biondo la parete scrostata in vari punti.
Mika si voltò verso di lui incredulo. "Mi sta dicendo che la stanza più bella di tutta casa era usata come sgabuzzino?!"
Dempey assottigliò appena gli occhi a quell'affermazione con cui lui non si trovava per nulla d'accordo.
"La stanza più bella? Questa? Avete veramente dei gusti strani voialtri!" impose la sua idea quasi a volerla elevare a verità assoluta.
Mika alzò un sopracciglio e fece una smorfia di incomprensione, avvicinandosi di più alla grande finestra e facendo vagare lo sguardo.
Andy gli si avvicinò e contemplò l'orizzonte nella sua stessa posizione, scambiando poi con lui uno sguardo di intesa.
"Che ne pensi?" chiese il biondo quando i loro occhi si incrociarono.
Mika tornò a far vagare l'attenzione per quella stanza a cui si era già affezionato molto "E' stupenda. Solo..." disse lasciando la frase in sospeso mentre con una mano si torturava il labbro.
"Solo ci vorrebbe il giardino." concluse Andy, portando alla luce il quarto punto fermo di Mika.
A quelle parole il gentiluomo intervenne tra i due. "Oh il giardino c'è. Non ve l'ho mostrato perché è un po' malmesso dall'incuria degli ultimi anni..." disse abbassando le difese per un breve istante.
"Davvero?" chiese il riccio quindi, speranzoso di poter finalmente avere tra le mani una casa che rispondesse ai suoi criteri di valutazione e soddisfacesse anche i suoi 4 desideri.
"Si, seguitemi." li incitò l'uomo tornando verso i piani inferiori. Al piano terra, la porta finestra chiusa venne spalancata, rivelando un piccolo scorcio verdeggiante che con un po' di cura si sarebbe potuto trasformare in un grazioso giardino ricco di fiori e piante.
"Fantastico!" Ammise Andy, colui che in una della prime discussioni aveva ricordato a Mika che avere un fazzoletto di terra dove poter coltivare alcune pianticelle sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Mika sorrise finalmente contento. "Caminetto, cucina enorme, due studi e il giardino!" ricapitolò velocemente la sua lista dei desideri tornando a passeggiare tra le stanze di quella che, per due persone abituate ad un monolocale di nemmeno una cinquantina di metri quadrati, aveva l'aspetto di una vera reggia.
"Intorno a quanto si aggira la sua offerta?" quella domanda improvvisa rivolta all'uomo di nero vestito, spiazzò entrambi.
Andy fu colto dallo stupore nell'udire quel tono già così deciso e sicuro nella sua voce, mentre l'inglese scrutò il riccio cercando di capire se quella domanda fosse effettivamente fatta con cognizione e con la giusta consapevolezza.
"Posso sapere la sua età, se non è chiedere troppo?" indagò Dempey in modo estremamente diretto, cercando di sondare il terreno.
"Compio 27 anni tra piò più di un mese." ammise Mika candidamente con un sorriso fiero e un'espressione compiaciuta nel notare lo sbigottimento sui lineamenti del sessantenne.
"Cos'è? Figlio di un qualche imprenditore di successo? Unico ereditiere di un ricco padre?" chiese cercando di indagare sulla provenienza di quello che, calcolando il valore dell'immobile in questione, sarebbe dovuto essere un cospicuo gruzzoletto.
Mika quel punto emise un risolino divertito.
"Le sue supposizioni non trovano fondamento signore. La mia è una famiglia modesta e quello che ho, l'ho ottenuto con le mie forze. Benché possa sembrare strano, ci sono ancora ragazzi capaci di realizzare i loro sogni e trovare un riscontro nel farlo." spiegò pacatamente.
A quelle parole, il signore ridusse notevolmente il suo comportamento altezzoso e abbassando il capo estrasse dalla sua ventiquattrore alcuni fogli che porse al ragazzo di fronte a lui.
"Qui ci sono tutti i dettagli e la mia offerta." comunicò il proprietario. "Attendo un suo riscontro nei giorni a venire." concluse con un mezzo sorriso di circostanza.
"Non mancherò." rispose il giovane allungando una mano verso il sessantenne e congedandosi da lui in maniera altrettanto formale.
Andy immediatamente dopo fece lo stesso e con un ultimo sguardo alla casa, uscirono per strada.
La pioggia battente era lievemente diminuita, i vestiti estivi dei due ragazzi erano un po' più asciutti, ma ciò che era davvero cambiato notevolmente dalla mezz'ora precedente al loro ingresso nella casa alle loro spalle, era l'espressione di Mika il quale si mise al riparo dal maltempo sotto il tettuccio del pub di poco prima, estrasse tutti i fogli che la cartellina blu conteneva e li gettò senza nemmeno appallottolarli, dentro il bidone poco lontano, prendendo poi l'unico foglio sopravvissuto e infilandocelo, chiudendola sorridente.
Andy lo osservò sorridere raggiante e sorrise di riflesso. "Come'era? Finché non trovo quella che mi fa uscire con un mega sorriso e la voglia di tornarci al più presto..." esclamò Andy citando la frase del suo compagno, detta giusto poco meno di un'ora prima.
"Dalla faccia che hai e dalla fine che hai fatto fare a tutte le altre proposte direi che hai trovato quello che volevi..." continuò contento di respirare un'atmosfera finalmente serena, in quel periodo per Mika piuttosto stressante.
Il riccio in tutta risposta rise. Una risata di quelle cristalline e infantili che denotavano da sempre la sua felicità più grande.
"Direi che ora possiamo andare a casa..." disse poi con sguardo eloquente, prendendo Andy a braccetto e trotterellando verso la fermata, non curandosi della pioggia che ancora una volta tornava ad inzuppare i loro vestiti.
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...