A long way home

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  "No Nik grazie, ha ceduto al mio irresistibile fascino..." rispose Andy con espressione fiera e sorniona, mentre al giovane accanto non restò che sospirare volgendo gli occhi al cielo.

"Dio li fa e poi li accoppia..." commentò solamente il pescivendolo "dai, venite di sotto e datemi una mano a cucinare, giovincelli complicati..." li spronò tornando a scendere le scale verso la cucina dove nel mentre aveva sfilettato e pulito i pesci.

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Tre giorni, tre isole e il mestiere di pescatori che per i due ragazzi di città oramai non aveva più segreti.

"Pronto?" chiese Andy con uno sguardo complice iniziando a girare la manovella per issare le reti "Vai!" lo rassicurò Mika con un sorriso convinto, pronto a sistemare le maglie le boe affinché non si intrecciassero e tirando a bordo il bottino in meno di 2 minuti, sotto l'occhio vigile e decisamente fiero del loro capitano di ventura.

"Quando e se mai vi stancherete della vostra vita da artisti, venite in Grecia che un posto da pescatori per voi ci sarà sempre." Li invitò Nikolas, non troppo gioioso all'idea di rimettere piede al porticciolo del suo paese e salutare i due ragazzi, di lì a poche ore.

"Vero che un'ultima Pita ripiena prima di lasciare Atene ce la offri?" chiese Mika dopo averlo aiutato a sistemare il bottino di pesce fresco nel tino, pronto a sbarcare ed a consegnare il pescato del giorno ai rivenditori del paese.

"Tutte quelle che vuoi Mika!" lo rassicurò lui con un occhiolino.

"Dovremmo fare scorta per il viaggio di ritorno..." rifletté pragmaticamente Andy, sospirando non troppo felice all'idea di guidare per più di 3000km in tre soli giorni, gli ultimi che gli rimanevano di ferie.

"Non vi invidio..." confessò sinceramente Nikolas, buttando un'occhiata a entrambi.

"Neanche noi!" gli rispose Mika con una mezza risatina.

Tornati al porto, finito di scaricare il pesce e gustatisi la Pita, i due decisero, dopo aver salutato e immensamente ringraziato Nikolas, di tornare dritti a casa per una doccia di cui entrambi avevano un enorme bisogno, prima di prepararsi all'ultima notte in casa Dermanis e poi salutare tutti e partire.

Melachi quasi saltò al collo dei suoi padroncini quando li vide rientrare e il sorriso di Amanda e Alexis che accompagnò i loro ingresso in casa, provocarono a Mika una scarica di calore indescrivibile.

"Vai tu a fare la doccia per primo, se no mia mamma mi cazzia!" gli concesse con una smorfia di finto risentimento, concedendo il bagno all'ospite di turno. Nonostante sotto la doccia ci sarebbe voluto stare ore intere, decise di fare le cose velocemente.

Aveva intenzione di fare una cosa prima di lasciare quella casa e aveva intenzione di non avere Andy intorno, nel mentre.

"Speedy Gonzales stasera, non credo ai miei occhi!" esultò Andy quando lo vide comparire in camera già vestito con un paio di pantaloncini ed una maglietta, sua.

"Non rompere!" lo insultò amorevolmente, prima di vederlo sparire oltre la porticina del bagno.

Doveva ancora asciugarsi i capelli, ma sinceramente quello non ricadeva sulla lista delle sue priorità. Ciò che fece invece, fu rovistare nel comò del compagno, appropriarsi di un foglio di carta e di una matita e lasciare che i suoi pensieri prendessero forma come meglio potevano.

Si sentì in imbarazzo all'inizio, terribilmente, ma cercò di non pensarci.


Ci sono sguardi che parlano, sguardi che feriscono, sguardi che riscaldano.
Ci sono parole, parole che celano, parole che raccontano.
Ci sono sensazioni, emozioni e ricordi, che si reprimono, che si condividono.
Ci sono persone che si scoprono e poi si riscoprono.
Ci sono legami che si respingono, legami che si attraggono.
Ci son pensieri che nascono e muoiono immutati.
Ci sono poi pensieri che si evolvono, sbocciano, fioriscono e creano... creano nuovi sguardi, creano nuove parole, nuove emozioni, sensazioni, ricordi, creano legami e fanno scoprire e a volte riscoprire sé stessi e chi ci sta intorno.
Ci vuole forza, impegno e convinzione per sovvertire il nostro modo di pensare, di percepire, di vedere la realtà.
Ma soprattutto, ci vuole amore.
Un amore che traspare, avvolge e respira in questa casa.
L'amore nel raccontarsi e raccontare, l'amore nell'accogliere, nel trattenere, nel lasciar andare.
Un amore di grande valore per me, che in questa casa sono entrato in punta di piedi.
Un amore indispensabile, invece, per chi in questa casa ha imparato a muovere i suoi primi passi.
Una forma di amore che se assente, non può essere rimpiazzata, colmata da altri che non siano coloro che ti hanno messo al mondo e cresciuto.
Un amore che il mio può solo completare.
Grazie di aver permesso a questo sentimento di sbocciare, da parte mia, e grazie, soprattutto, da parte sua.
M.

"Che fai?" Mika quasi bucò il foglio, tracciando il puntino finale alla sua iniziale, sorpreso dalla voce della sua metà, comparsa alle sue spalle senza che se ne rendesse minimamente conto.

"Niente!" si premurò di rispondere, alzandosi di scatto dal letto e arrotolando il foglietto, pronto a fuggire dalle sue grinfie. Ma lui fu più veloce. Con entrambe le braccia lo afferrò per la vita, sedendosi sul letto e facendolo ricadere sopra di lui, esattamente in braccio.

Mika arrossì violentemente al sol pensiero che la sua lettera potesse finire nelle mani dell'unica persona che non avrebbe mai voluto ne venisse a conoscenza.

"Se prima ero curioso, adesso muoio dalla voglia di sapere cosa hai scritto di così compromettente da farti arrossire in questo modo!" lo sbugiardò in un secondo, abbracciandoselo stretto, percependo con una delle sue mani all'altezza del cuore un ritmo decisamente accelerato.

Mika si portò immediatamente le mani al viso, nel disperato tentativo di celare anche solo una parte di quell'imbarazzo che era stato così sapientemente smascherato senza la minima difficoltà.

"No Andy ti prego" chiese in un lamento, supplicandolo di non insistere in quella piccola battaglia a cui lui non aveva idea di come potersi difendere.
"È per me?" chiese con fare dolce sondando il terreno blandamente, passando dolcemente la mano sopra la maglia sul suo petto, in un moto lieve e delicato, che sperava poterlo tranquillizzare un minimo.

Scosse la testa in risposta, sperando non lo intrappolasse a parole, costringendolo ad una verità che non aveva alcun desiderio di condividere con lui.

"È una canzone?" tentò nuovamente, anche se dall'impostazione delle righe che aveva intravisto non gli sembrava nulla di simile.

Mika scosse di nuovo la testa, poi trovò la forza di alzare gli occhi su di lui e intrecciarli ai suoi. "Per favore..." sussurrò solo, portando la mano libera dal fardello di carta sul suo petto, esattamente dove la sua giaceva, cullata dai ritmi frenetici dei suoi battiti, ora lievemente meno impetuosi.

Andy lesse ogni sfumatura di quella richiesta, per lui essenziale, e lo lasciò libero, non prima di averlo stretto a sé un'ultima volta e avergli lasciato un lungo bacio in fronte.


Il mattino successivo i due si svegliarono con l'aroma invitante del caffè come sveglia e un dolce profumo di biscotti alla cannella che aleggiava nell'aria.

"Oddio, senti che profuuuumooo" sussurrò a Mika in un orecchio per svegliarlo del tutto, ricevendo un abbraccio che lo stese senza troppa finezza su di lui.

"Non voglio tornare a casa" piagnucolò nascondendosi nell'essenza fruttata sprigionata dalla maglietta leggera e dalla pelle abbronzata del suo ragazzo.

Andy gli passò una mano a scompigliargli i ricci "E tu che manco ci volevi dormire qui..." gli ricordò prima di chiamare Mel e mandarla a svegliarlo definitivamente con una leccata delle sue.

"Andiamo a far colazione!" trillò contento tirandolo per un braccio, senza curarsi di vestirsi e sistemarsi per scendere a colazione, esattamente come aveva sempre fatto fin da piccolo.

"Devo vestir..." fece forza Mika ma Andy non mollò la presa "Vieni così! Dai chettefrega?" lo esortò, per nulla paziente con quel profumino che continuava a torturagli le narici.

"Non se ne parla!" si impuntò però il libanese, che aveva ormai superato la paranoia di dormire con lui a pochi metri dai suoceri, ma non aveva la minima intenzione di farsi vedere scorrazzare per la cucina in boxer e maglietta sgualcita da notte.

"Ti do 3 minuti, fila!" ordinò a quel punto, lasciandogli una pacca sul sedere e spedendolo verso il bagno.

Scesero a far colazione insieme. Loro due, con Amanda e Alexis.

"Sicuri di non voler restare qualche altro giorno?" chiese l'uomo immergendo uno dei biscotti cucinati dalla moglie nel caffelatte.

"Ci piacerebbe molto, davvero, ma il lavoro chiama" rispose educatamente Mika, esprimendo con uno sguardo tutta la profonda verità dietro quelle parole.

"Eh pa', non siamo mica in pensione come te, noi eh..." gli ricordò, guadagnandosi una risata ed una smorfia di sbeffeggio. "E comunque io tra meno di una settimana sono ancora qua, quindi..." gli fece presente.

"Ah giusto! Per quanto mi tocca convivere con te sull'isola?" gli chiese fingendo per lui fosse una costrizione, quando in realtà aveva saltato dalla gioia dal primo istante che aveva ricevuto la notizia che il figlio avrebbe girato un documentario proprio sulla sua Egina. "Tre mesi pieni pa'!" Puntualizzò con un sorrisone da approfittatore di prima categoria.

"E tu Mika, verrai a trovarlo ogni tanto?" chiese l'uomo con espressione di sincera affezione.

"Sarà dura, con tutto quello che mi aspetta da qui a dicembre, ma se mi si presentasse l'occasione, verrei al volo!" dovette ammettere.

La colazione si protrasse più a lungo del previsto e i ragazzi dovettero sforzarsi di alzarsi da quel tavolo e costringersi a mettersi in marcia verso il loro lungo ritorno.

"Prendo l'ultimo sorso d'acqua e sono pronto" annunciò Mika, svincolando veloce verso la cucina, tornando mezzo minuto più tardi pronto ai saluti.

"Grazie mille per tutto, spero di riuscire a tornare presto" sorrise ai suoceri con sincera e incomparabile nostalgia, abbracciando entrambi con trasporto, mentre Andy si lasciò andare ad un più frettoloso "Ci vediamo tra una settimana"

Misero piede nella Range Rover già bollente di prima mattina, spalancando i finestrini e mettendosi in marcia, già in ritardo sulla tabella di marcia.

Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria, Germania, Olanda, Belgio, Francia e Inghilterra.

Andy aveva sbirciato la cartina stradale sul suo cellulare prima di partire, ma aveva chiuso prima di finire di leggere l'elenco di nazioni che avrebbero dovuto attraversare in tre giorni scarsi. E pensare che nel loro tragitto di andata, di stati ne avevano percorsi solo 4 in totale.

Il primo giorno filò liscio, si concessero 4 pause ogni 300km scarsi per sgranchirsi le gambe, far sgambare Mel e rifocillarsi.

"Quindi la lettera di ieri era per i miei..." Andy sganciò la bomba mentre in un autogrill si stavano concedendo una cena a base di una strana quiche alquanto invitante e Mika quasi si strozzò con la coca cola che aveva appena sorseggiato.

Andy notò la sua reazione e ghignò lasciandosi andare ad un "Bingo!" compiaciuto.

Aveva preso la scusa di un ultimo sorso d'acqua prima di partire, ma Andy ci aveva messo meno di un secondo a interpretare il guizzo strano nel suo sguardo e a seguirlo con gli occhi, notandolo lasciare il foglietto arrotolato con nonchalance sul ripiano della cucina.

"Non ho chance di sapere cosa ci fosse scritto, vero?" chiese già intuendo la risposta dagli occhi quasi inorriditi che si sgranarono al sol pensiero.

"No!" mise in chiaro senza alcuna possibilità di fraintendimento, continuando a mangiare con fin troppo interesse la sua cena.

Dopo un'altra manciata di ore di viaggio, approdarono a Saerajevo per concedersi una dormita.

Andy si impuntò a voler ripartire all'alba, per sfruttare più tempo possibile, dietro protesta di un Mika che di lasciare quel letto comodo d'albergo non aveva la minima voglia.

"Abbiamo 15 ore di viaggio, scommetto che il tempo per dormire lo trovi!" disse però convincendolo a scollare il suo "culo pesante" dalle coperte morbide nelle quali era sepolto.

Mika aveva occupato il suo tempo da copilota nullafacente, nel cercare un albergo a dir poco lussuoso nel luogo che Andy aveva delineato come loro meta del giorno, la cittadina tedesca di Heidelberg.

"Suite con sauna, bagno di vapore e cromoterapia in camera! Preeeenota!" annunciò soddisfatto, cliccando sul tastino verde di conferma prenotazione.

"Poi mi spiegherai cosa ce ne facciamo di tutte queste cose fighe quando se andiamo avanti di questo passo, avremo giusto il tempo di metterci piede, buttarci sul letto e svegliarci prima di aver nemmeno dormito a sufficienza." Sbuffò al traffico consistente che da oltre 3 ore ingorgava l'autostrada bavarese costringendoli a pause continue come quella in cui erano fermi da quasi 10 minuti, lasciandosi andare ad un enorme sbadiglio, a cui ne seguì un altro.

"Sei stanco?" chiese il libanese, passandogli una mano tra i capelli, sorridendogli comprensivo.

"No... 'sto traffico è davvero noioso" borbottò, appoggiando la testa alla mano con fare sconsolato.

Dopo altre due ore passate a ritmo di una cinquecento anni 30, finalmente il traffico sfumò, lasciando la Range Rover finalmente libera di correre ad una velocità consona.

Si era quasi fatto buio sulla Germania, le 15 ore di viaggio iniziarono a pesare decisamente sulle spalle del biondino che da un'ora buona aveva preso a sbadigliare sempre più.

"Vuoi che guidi un po' io?" si fece avanti Mika, dopo averlo visto trattenersi dallo sbadigliare altre volte, in meno di un minuto.

"No, non manca molto..." disse passandosi una mano su un occhio, massaggiandolo appena.

"No... solo altre tre ore......" lo informò puntando il dito al navigatore, che segnava come orario di arrivo mezzanotte e mezza. "dai accosta" gli disse, indicando il cartello dell'area di servizio non distante.

"Non sono stanco. Meno ci fermiamo, prima arriviamo..." declinò l'idea, puntualizzando come sarebbe stata solo una perdita di tempo e un rallentamento sulla tabella di marcia.

Mika sbuffò, ma all'ennesimo attacco di sbadigli si impuntò con un severo "Andy, entra qua, subito!" adocchiando la corsia di decelerazione che portava all'imbocco dell'area vista prima.

Il greco, che non aveva le forze mentali per discutere con lui, lo assecondò parcheggiando e scendendo a sgranchirsi le ossa, sentendo la schiena protestare. Il compagno ne approfittò per far scendere un attimo Mel e poi la fece montare in auto di nuovo, prodigandosi a salire subito sul lato di guida, prima che a Andy venisse in mente di tornare al suo posto.

Il più piccolo però non osò commentare in alcun modo la sua azione, limitandosi a sbragarsi sul sedile del passeggero, allungando i piedi scalzi sul cruscotto.

Mika lo osservò con un mezzo sorriso di vittoria, "Dormi un pochino dai, non arriveremo prima di mezzanotte e mezza, sei stato alla guida dalle sei di stamattina" gli disse dolcemente.

"Mi piace guidare" ricevette però in risposta, seguita da un'altra infinita raffica di sbadigli "e poi devo controllare dove vai, prima di ritrovarci a Praga" gli ricordò con sguardo saccente.

Mika si voltò verso di lui per un istante "I cartelli Stoccarda li so leggere grazie, non mi occorri tu" affermò con una linguaccia.

"Non devi limitarti a leggerli però... devi anche a seguirli..." ridacchiò, venendo interrotto dall'ennesimo sbadiglio.

"Grazie della fiducia!" mormorò Mika prima di zittirsi e concentrarsi sulla strada una volta per tutte.

"Forse forse sulla questione camera lussuosa però hai ragione..." commentò dopo una decina di minuti, considerando che tutto il ben di dio che avevano in stanza non sarebbe servito loro davvero a nulla, stanchi come sarebbero arrivati, dopo che le 15 ore di viaggio erano diventate 18.

Il silenzio che ricevette in risposta, lo fece voltare verso la sua sinistra, dove trovò un Andy placidamente addormentato, allungato completamente sul sedile reclinato, con una mano a sorreggersi il capo.

"Non sono stanco, no no" commentò facendogli il verso, sospirando pesantemente, continuando la marcia, anche lui piuttosto provato dal viaggio, ma mai quanto colui che aveva guidato per i primi 2000km di strada.

Arrivati a Heidelberg a mezzanotte inoltrata, Andy si svegliò solamente quando sentì il confortante borbottio del motore venir meno.

Si guardò attorno con aria stralunata, cercando di orientarsi, senza troppi risultati.

"Carina Dresda, sai?" asserì la voce alle sue spalle, seguita dallo sportello del baule che si chiuse dopo aver fatto scendere Melachi.

Andy si risvegliò completamente nel giro di due secondi, una volta che nella sua testa si fu materializzata la cartina della Germania e la localizzazione della città appena nominata dal fidanzato, praticamente dall'altro lato della nazione, rispetto a Heidelberg.

"Che??" chiese sbarrando gli occhi e portandosi una mano sul viso per darsi una parvenza di lucidità.

"Dai amore, ti sto prendendo in giro. Siamo arrivati in hotel, andiamo" gli rivelò senza protrarre oltre lo scherno, intenerito dalla mancanza di capacità cognitive di chi aveva guidato per 15 ore e trovato riposo scomodamente per un sonnellino in auto, per le restanti 3.

Uscì dall'auto, stiracchiandosi emettendo uno sbadiglio decisamente poco dedito alle regole del galateo per poi proferire un "Con te non mi stupirei di finire a Copenaghen, figuriamoci..." lo sbeffeggiò però, seguendolo con fare assonnato.

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