La giornata trascorse tranquilla, Andy si recò a pranzo con il resto dei compagni, ridendo e scherzando come niente fosse e lasciando Mika al suo sonno letargico.
Il riccio comparve al cospetto della squadra alle 2 inoltrate di pomeriggio, ricevendo commenti di ogni tipo, su quanto fosse impossibile per un essere umano, riuscire a dormire così tanto, e a cui lui rispose per le rime.
Decisero poi di farsi un giro per la capitale finlandese, prima di ripartire di nuovo per la Francia e fare successivamente tappa a Berlino.
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Atterrarono in Francia, dopo un volo di un paio d'ore, questa volta non per concerti sold-out ma per l'enorme promozione che in management aveva programmato.
Appena misero piede in hotel, Jerry si appartò per rispondere ad una chiamata di Ian e prima che i ragazzi si dirigessero nelle loro stanze, il tour manager gli corse in contro e li fermò.
"Ragazzi, fermi!" li chiamò a gran voce.
Tutti quanti si voltarono verso di lui.
"Lasciate le valigie ai facchini, Mika deve pagare da bere un'altra volta!" li informò raggiante.
Il riccio immediatamente rizzò le antenne a quella frase. Nella squadra vi era un tacito accordo che era stato preso al primo disco d'oro vinto dal ragazzo, in tour.
Ogni volta che al cantante veniva riconosciuto un premio, pagava da bere a tutta la squadra.
Sul viso di Mika si aprì un sorriso smagliante. Lasciò le valigie per terra e andò in contro a Jerry, con aria festante.
"Cosa ho vinto stavolta??!" chiese euforico saltellando.
"Tutti al bar!" annunciò Jerry, senza rispondere al libanese che lo seguì come un cagnolino fino al lussuoso bar dell'hotel. Presero posto in un tavolino e ordinarono da bere.
Quando il cameriere portò loro lo spumante, Jerry si alzò in piedi e schiarendosi la voce con orgoglio annunciò:
"L'album Life in Cartoon Motion, in Francia, per le oltre 100.000 copie vendute ottiene il DISCO DI PLATINOOO" finì alzando il calice in aria.
Mika non trattenne una risata di pura contentezza urlando con il viso nascosto tra le mani, incredulo.
Non era un singolo stavolta, ad ottenere una certificazione importante, era l'intero album, l'intero progetto a cui aveva tanto lavorato per quasi un anno e mezzo.
Tutta la squadra lo abbracciò festante, fiera del nuovo astro nascente della scena pop, che stava raccogliendo successi e riconoscimenti un po' ovunque.
"Discorso, discorso!" lo incitarono gli amici, tutti gioiosi con la loro flûte in mano.
Mika arrossì, essere al centro dell'attenzione, giù da un palco aveva sempre quell'effetto su di lui.
"Cosa devo dire?" chiese timidamente con un sorriso sereno in viso.
"Fatemi ubriacare e poi posso parlare!" confessò ridacchiando e facendo scoppiare tutti quanti in una sonora risata.
I ragazzi festeggiarono fino all'ora in cui il giovane dovette separarsi dal gruppo per una serie di interviste, in programma per quel pomeriggio.
Come sempre quel tipo di attività lo vedevano poco a suo agio, se poi le interviste erano anche in francese, si sentiva ancora più esposto. Nonostante lo parlasse molto fluentemente infatti, era conscio di commettere degli errori, ed aveva paura di non sembrare credibile, in ciò che diceva.
Inutile dire che al contrario i francesi, trovavano queste sue imperfezioni simpatiche e tenere, al punto da farglielo presente più volte.
La giornata gli sembrò interminabile e arrivò a fine serata stanco e con la voglia di rinchiudersi in camera in silenzio.
"Ehilà, il mio francesino di ritorno!" lo salutò Andy con finto accento francese, quando mise piede nella stanza che da quando erano usciti allo scoperto, condividevano insieme.
"Basta francese! Parlami greco piuttosto!" gli rispose stanco migrando verso il bagno dopo aver lasciato un veloce bacio sulla guancia al ragazzo seduto sul letto al pc.
"Sarà fatto" gli rispose nella sua lingua madre sorridendo.
"Spero tu non mi abbia mandato a quel paese" gli rispose Mika dall'altra stanza.
"Vado a farmi una doccia." lo avvertì poi.
Da quando avevano iniziato a condividere la stanza, erano sempre stati troppo stanchi per riuscire a passare più di qualche minuto tra le braccia dell'altro senza che uno dei due, se non entrambi, cadessero addormentati nel giro di pochissimo tempo.
Quel giorno però Andy l'aveva passato quasi interamente al pc, montando spezzoni di video e sistemando alcune cose, mentre Mika l'aveva trascorso tra uno studio televisivo ed un altro.
Era stanco di parlare, e stare in mezzo alla gente ma con Andy avrebbe potuto trascorrere l'intera notte sveglio senza problemi.
Dopo una ventina di minuti Mika infatti tornò vestito solo in un paio di boxer.
Andy alzò lo sguardo dal pc e si ritrovò a fissare la figura che gli stava davanti, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso ed emettendo un fischio di apprezzamento.
Mika arrossì appena e poi rise, buttandosi a pancia in già sul letto.
"Hai intenzione di dormire così?" gli chiese Andy chiudendo il computer e posandolo per terra delicatamente, portando l'attenzione su di lui.
"Ti dispiacerebbe?" rispose con una domanda il moro, avvicinandosi al biondo che in t-shirt bianca e pantaloncini se ne stava rivolto verso di lui in ammirazione.
"Assolutamente no." asserì convinto il ragazzo portandosi a sua volta vicino a Mika.
"Pensa che oggi in un'intervista, un tipo ha detto che secondo lui assomiglio al David di Michelangelo" gli raccontò di quell'opinionista che gli aveva chiesto se non fosse anche un po' italiano, trovando in lui le fattezze dell'opera dello scultore cinquecentesco.
Andy spalancò gli occhi, lievemente geloso e quel comportamento fece sorridere il libanese.
"Saranno i ricci" buttò lì Andy, cercando di dare poca importanza alle parole di quello sconosciuto.
"Non vedo come possa conoscere altro di te, per avere altri termini di paragone." continuò passandogli una mano sui pettorali appena accennati.
"Chi te lo dice?!" scherzò Mika, mantenendo però un tono serio e avvicinandosi al biondo con fare felino, fino a portarsi a pochi centimetri dal suo viso.
"AAH SII?!" lo rimproverò Andy balzando su di lui e atterrandolo sul materasso, di pancia, sedendosi poi su di lui, e afferrandogli entrambe le mani dietro la schiena, impedendogli qualsiasi movimento.
"Sì!" pigolò il riccio, che non voleva saperne di dargliela vinta.
"Ancora parli?!" gli disse Andy ridacchiando e stringendo la presa attorno ai polsi, attento a non fargli troppo male.
"Parlo quando e quanto voglio!" continuò sfidandolo, con un ghigno in viso.
"Assaggerai la mia vendetta!" gli sussurrò il greco con voce profonda in un orecchio, facendolo rabbrividire.
"Pauuuuura!" pronunciò con enfasi il moro, ancora intrappolato sotto il peso del compagno.
Andy si abbassò verso la sua schiena e gli lasciò un morso sulla spalla destra.
Mika non si scompose e fece finta di nulla, impassibile. Andy si portò allora verso il suo collo, lasciando piccoli morsi un po' ovunque. Il libanese sopportava il dolore piuttosto bene, si ritrovò a pensare.
Allora cambiò tattica: mantenendo la presa sulle braccia di Mika con una sola mano iniziò con la sinistra a solleticargli la schiena lungo tutta la spina dorsale. A quel punto il riccio cercò di trattenersi inutilmente, iniziando però poco dopo a contorcersi cercando di scrollarsi di dosso Andy.
"Bastardo!" farfugliò a denti stretti, mentre il greco sghignazzava fiero di sé stesso.
In un attimo di distrazione, Mika riuscì a liberare le mani dalla presa ormai debole del biondino e si voltò di scatto, invertendo le posizioni e spalmandosi lungo e disteso sul suo corpo, intrappolandolo del tutto.
Ansimando appena per lo sforzo Mika lo guardò trionfale e gli sussurrò a pochi centimetri dalle labbra:
"Ricordi quando a Rouen parlando della guerra dei cent'anni, tu mi dicesti che io ero il francese e tu l'inglese?" gli chiese con un sorriso beffardo in volto.
Andy annuì appena. "Per tua informazione, sappi che venne vinta dai francesi, mon amour!" finì poi con un ghigno furbo ed un'espressione sorniona, avventandosi sulle sue labbra, con fare possessivo.
Tra un bacio e l'altro, lasciato su ogni centimetro di pelle, e carezze sempre più audaci iniziarono una lenta esplorazione del corpo dell'altro, senza dubbio curiosi e desiderosi di scoprirsi a vicenda.
Non c'era timidezza, non c'era vergogna né imbarazzo. Si sentivano nel posto giusto.
Non c'era bisogno di chiedere, non avevano bisogno di parole, gli bastava uno sguardo, un accenno, un semplice tocco per farsi capire dalla propria metà.
Accadde lentamente, sfiorandosi, toccandosi, percependosi, scoprendosi, tracciando i profili dell'altro in maniera quasi bramosa ma mai affrettata.
Un conoscersi reciproco, tanto giusto da sembrare normale, pur senza mai cadere nell'ordinario o nel banale.
Fu un intrecciarsi di corpi, dapprima delicato, poi sempre più passionale, il coronamento di mesi di amore, tenuti nascosti al mondo per paura del giudizio becero e tagliente, che spesso circondava sentimenti puri e sinceri come i loro.
Non erano più due ragazzi, erano una sola entità, unita, compatta, inscindibile.
Era amore, quell'amore leale ed autentico che il mondo là fuori prima o poi avrebbe riconosciuto come tale.
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...