Calore di casa

319 13 0
                                    

Entrambi cercarono con gli occhi una figura conosciuta, il primo a notare chi fosse la persona che era arrivata fino a Heathrow per loro fu il moro, il quale notando il cartello bianco "Andy e Mika", si fermò di colpo, portando il greco ad andare quasi a sbattere contro di lui.

"Hey ma cosa ti fermi... oh!" quasi lo rimproverò infatti, fermandosi appena prima della sua schiena, ma le parole tacquero quando incontrò i due occhi che li osservavano sorridenti.

-*-*-*-*-*-

Due zaffiri del medesimo colore dei suoi, incontrarono gli occhi di Andy, mentre sul volto di Mika compariva un timido sorriso appena accennato.

"Ciao ragazzi, bentornati!" li salutò la donna, abbassando il cartello e avvicinandosi ai due ventenni con un bel sorriso a incorniciarle i lineamenti inglesi.

Andy allargò le braccia e la accolse in un abbraccio. "Mamma che ci fai tu qui??" chiese quando Amanda si staccò da lui per guardarlo negli occhi.

La madre sorrise e rispose con una naturalezza che spiazzò tutti e due: "Ho detto che avrei fatto un passo alla volta, e questo è il mio primo passo verso di voi" annunciò sempre mantenendo il sorriso e lo sguardo alto verso di loro.

Poi si avvicinò a Mika.

Il libanese se n'era rimasto fermo impalato ad osservare la scena. Forse per colpa delle sue condizioni di salute, il suo cervello lavorava un po' più lentamente, ma era certo che quella situazione lo facesse sentire sia estremamente felice, che tremendamente a disagio.

La donna in confronto a lui era decisamente più bassa, ma in qualche modo riusciva a incutere in lui un velo di paura che lo rendeva irrequieto.

Sapeva della riappacificazione avvenuta tra lei e suo figlio poco prima della partenza per il nord America, ma aveva ancora impresso nella mente il ricordo di come quella mattina Amanda l'avesse guardato con disprezzo, mentre tra lei e Andy, volavano sguardi d'odio e risentimento.

"Ciao Mika" iniziò ponendosi davanti a lui e alzando lo sguardo per incontrare gli occhi nocciola.

Lui osservò quelle iridi azzurre, così simili a quelle che ben conosceva e vi trovò la stessa sincerità che contraddistingueva Andy. Sembrava che dietro a quelle pennellate color del cielo l'anima che le abitava fosse davanti a lui allo scoperto, come un libro scritto a caratteri chiari e intellegibili.

Così profondamente aveva sofferto nel leggervi la disapprovazione e la rabbia, quella tiepida mattina di maggio, così serenamente poteva constatare come non vi fosse più traccia di quei sentimenti in quel preciso istante.

Quelle emozioni dure e talvolta incomprensibili, avevano lasciato spazio ad un velo di senso di colpa, dietro al quale si poteva chiaramente scorgere la sincerità delle parole che in quell'istante, nel bel mezzo di un aeroporto gremito di gente, Amanda gli stava rivolgendo.

"Io vorrei iniziare col dirti che mi dispia..." la donna non fece a tempo a finire la frase che il ricciolo la prese alla sprovvista, abbassandosi di poco verso di lei e racchiudendola in un abbraccio.

Andy, solo mezzo metro più in là, spalancò la bocca incredulo, lasciando cadere a terra la sua valigia.

Sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di capire se quella scena fosse frutto della sua immaginazione, ma poi non poté che sorridere di pura gioia vedendo come fosse reale, quello che stava accadendo.

Mika lasciò la donna, sotto lo sguardo esterrefatto del suo ragazzo e le sussurrò un "Grazie", sorridendo affettuosamente, sempre mantenendo gli occhi puntati nei suoi.

Lei finalmente per la prima volta, in quegli occhioni nocciola dalle pennellate smeraldine vide ciò che da oltre un anno suo figlio aveva saputo scorgere. Ci lesse la bontà d'animo e la capacità di amare, incondizionatamente. Ci lesse la gioia per quelle parole che lui non gli aveva permesso di pronunciare a pieno, perché aveva già capito senza che ce ne fosse bisogno.

Quelle iridi dorate le stavano penetrando l'anima come non avrebbe mai potuto immaginare, avrebbero saputo fare.

Tutti quei mesi passati a cercare la forza interiore per riuscire a essere lì quel giorno, in aeroporto con suo figlio ed il suo ragazzo, li vedeva pienamente ricompensati nei soli loro sguardi.

Ci aveva messo del tempo, forse troppo, si ritrovò a pensare, ma era certa che alla fine, nonostante quella scelta le fosse costata, ne era valsa la pena.

Il perdono incondizionato di entrambi i ragazzi, nei confronti del suo comportamento, l'aveva stupita a tal punto da farla sentire in colpa tremendamente. Si lasciò sfuggire una lacrima che prontamente provvide a cancellare, e rimirò i due ragazzi che per un attimo avevano intrecciato i loro sguardi, increduli e raggianti.

Un impeto di tosse di Mika, ruppe quell'atmosfera particolare, e ricordò a tutti e tre, che fosse meglio avviarsi verso l'automobile, parcheggiata poco distante dall'entrata.

Caricati i bagagli, il riccio si lasciò cadere stanco sul sedile retrostante il guidatore, emettendo un sospiro che lo portò a dover sopprimere senza troppo successo, l'ennesimo attacco di tosse.

Andy chiese con uno sguardo, il tacito consenso alla madre per potersi sedere a sua volta accanto al suo ragazzo, che già con il capo riverso sul poggiatesta, aveva chiuso gli occhi.

Il viaggio lo passarono scambiandosi poche parole. Mika era esausto e rispose un paio di volte ad Amanda per mera cortesia, prima di tornare ad appisolarsi come sull'aereo, sulla spalla di Andy.

Ad un semaforo rosso, la donna portò lo sguardo fugacemente sullo specchietto retrovisore.

La scena che intravide tramite il piccolo vetro riflettente la lasciò piacevolmente sorpresa.

Mika dormiva appoggiato al figlio che aveva la mano sulla sua guancia, purpurea a causa della febbre che era tornata a rifarsi viva.

Sorrise.

Lesse in quell'istante l'amore tangibile tra i due, e si diede della stupida, per aver anteposto la sua aspettativa insensata di una tradizionale storia d'amore per il suo secondogenito, all'amore che si respirava in quel momento.

Era evidente che ad aver torto, in quella storia, non fossero i due ventenni.

Quando il verde del semaforo tornò a far scorrere il traffico, riportò l'attenzione alla strada, mentre l'immagine degli occhi puri e riconoscenti che Mika gli aveva mostrato all'aeroporto, era impressa a fuoco nella sua testa.

Arrivata nel bel quartiere di South Kensington, si fece guidare dal figlio e arrivò sotto casa Penniman.

Scese dall'auto e li aiutò a recuperare le valigie.

"Vuole scendere a vedere la casa?" chiese cortesemente Mika, mentre la donna chiudeva lo sportello del baule.

Amanda apprezzò molto l'offerta del bel ragazzo, ma leggendo la stanchezza palese nei suoi occhi febbricitanti, declinò la proposta con un "Sarò più che felice di farmi ospitare per un pranzo o una cena nei prossimi giorni quando starai meglio. Adesso riposatevi." disse sorridendo loro.

Il libanese la ringraziò e poi iniziò a dirigersi verso casa valigie alla mano.
Andy si voltò per un attimo verso sua madre e la abbracciò. "Grazie! Non sai quanto tutto questo conti per me e per noi." le dichiarò sincero.

"Non ringraziarmi! Piuttosto accetta ancora le mie scuse." ribadì la bionda signora.

"Accettate!" confermò Andy con uno sguardo di affetto.

"Ora vai che Mika credo proprio abbia bisogno di te" gli disse alzando gli occhi sulla figura che stava in quel momento oltrepassando il portone della casa faticando con i bagagli.

"Prenditi cura di lui, quando starà meglio sarò lieta di ospitarvi a casa per un pranzo tutti insieme."

Concluse la donna, salutandolo con una carezza.

Andy sorrise un'ultima volta in direzione della mamma e poi seguì Mika all'interno della casa, chiudendosi la porta alle spalle.

Scesero le scale, misero piede nel monolocale già riscaldato in vista del loro arrivo dalla famiglia di Mika, in quel momento al lavoro o a scuola. Mika abbandonò le sue valigie all'ingresso e raggiunto il letto, vi si buttò sopra a peso morto, ancora con giubbotto, berretta e sciarpa addosso.

Andy spostò tutti i bagagli nella stanza armadio, chiudendo la porta. A disfarli ci avrebbero pensato poi.

Tutta la stanchezza del viaggio e del fuso orario, cancellata per un attimo dall'inaspettata sorpresa che sua madre gli aveva voluto fare, tornò a farsi sentire, e nel tragitto dall'armadio al letto, si ritrovò a sbadigliare senza sosta.

Sorrise nel vedere Mika sotto forma di palla di vestiti raggomitolata sul letto e ricevendo qualche brontolio di protesta lo convinse ad abbandonare i cappotti e i vestiti pesanti, a cambiarsi in una calda tuta casalinga e a infilarsi sotto le coperte.

Lo stesso fece lui e alla inconsueta ora delle 8 e mezzo del mattino, si coricarono esausti nel loro letto.

Mika fu il primo a svegliarsi dopo che l'ennesima crisi di tosse l'aveva colto nel sonno, costringendolo a svegliarsi per l'ennesima volta, approfittandone si trascinò in bagno per espletare i suoi bisogni e bersi un bicchier d'acqua dentro al quale sciolse una pastiglia effervescente che sperava potesse almeno in parte migliorare la situazione.

Tornò verso il letto rabbrividendo e quando si distese nuovamente, si rannicchiò addosso a Andy in cerca di un po' di calore.

Il greco in stato di dormiveglia lo avvolse tra le braccia, permettendogli di accoccolarsi meglio addosso a lui.

All'alba delle cinque del pomeriggio, un lieve bussare alla porta si insinuò tra il sonno ormai leggero dei ragazzi che dopo quasi 9 ore ininterrotte a letto, iniziavano ad avvertire una certa fame.

"Avanti" bofonchiò Mika stiracchiandosi e tossendo, mentre allo stesso modo Andy si metteva a sedere.

"Posso?" chiese Paloma, socchiudendo la porta e sbirciando dentro l'appartamento del fratello minore.

Un cenno di assenso da parte di entrambi arrivò dal loro letto. La ventiseienne fece il suo ingresso nel salotto con un vassoio in mano con una capiente teiera da cui penzolava il quadratino rosso dalla bustina di tè immersa nell'acqua calda.

"Hey! Ben svegliati" gli disse osservando le facce ancora assonnate del fratello e del cognato, seduti sul letto in fondo alla stanza.

"Ho pensato che poteste gradire del buon tè inglese." proseguì posando il tutto sul tavolino in vetro del salotto.

"Pal cosa hai fumato?" gli chiese il riccio stupito dal tono quasi formale della sorella maggiore, stropicciandosi gli occhi e alzandosi dal letto, infilandosi le ciabatte e ciondolando verso il divano.

Stava decisamente meglio dopo la dormita anche se sentiva di non essere in forma.

Andy li raggiunse con un sorriso smagliante che si allargò ancor di più quando vide la fettine di torta poggiate accanto alla teiera.

Paloma intanto aveva provveduto a reperire tre tazzine e le aveva posate accanto al vassoio, sedendosi poi sul divano accanto a Mika.

"Bentornati comunque! Com'è andato il tour?" chiese versando il liquido scuro nelle tazzine e osservando i due ragazzi con la coda dell'occhio.

"Benissimo" rispose il fratello prendendo una tazzina piena dal vassoio. Andy annuì in segno di assenso prima di addentare un pezzo di torta e mettere a tacere il suo stomaco.

Una mezz'oretta di chiacchierate più tardi, i componenti della famiglia Penniman si erano sempre più moltiplicati di numero, seduti accanto al divanetto del monolocale nel seminterrato della grande casa. Man mano che rientravano dal lavoro o dalle loro occupazioni facevano tappa dal terzogenito di famiglia e compagno, volendo trascorrere con loro del tempo, come non facevano da mesi.

Erano ormai le sei e mezzo di sera quando i vari fratelli iniziarono a prendere la via delle scale, rintanandosi nel loro spazioso appartamento a due piani, situato sopra le loro teste, e finalmente Mika poté figurarsi di ritrovare la pace e la tranquillità che bramava da quanto aveva riaperto gli occhi un'ora e mezza prima.

Purtroppo però, non aveva previsto di dover prima fare i conti con sua madre, che non sembrava del suo stesso avviso. Dopo aver notato il malanno che si era portato a casa dall'America, per prima cosa lo invitò quasi con tono minaccioso a fare tappa dal medico di famiglia per una visita e successivamente lo invitò a cena da loro insieme a Andy, che riconoscente ringraziò sorridente accettando di buon grado la cucina sfiziosa della suocera.

Non appena la donna scomparve oltre la porta dopo un ultimo minaccioso avvertimento "Fila dal medico che tra mezz'ora chiude!", il ragazzo sbuffò, mentre il biondo ridacchiava alle sue spalle.

"Bentornato a casa!" lo prese in giro avvicinandosi a lui e lasciandogli un bacio sul capo. "Ti accompagno che ne approfitto anche per fare un po' di spesa" gli annunciò poi il giovane, passandogli la sua giacca e la sciarpa che aveva preso dall'armadio, insieme alle sue.

Tornarono quasi un'oretta più tardi quando ormai il buio era calato su Londra, Andy con le buste della spesa tra le mani e Mika con il sacchettino della farmacia contenente antibiotici e altre cose non ben identificate che il medico dopo averlo visitato ed avergli trovato una bronchite coi fiocchi, gli aveva prescritto, insieme a una settimana di riposo.

"Dimmi una scusa per evitare la cena al piano di sopra" chiese Mika quasi in tono di supplica al ragazzo al volante, mentre svoltavano nella loro via.

Il greco rise e poi incalzò "Ma perché? Tua mamma cucina da Dio..."

Mika si voltò verso di lui scoccandogli un'occhiataccia. "Cosa vorresti insinuare...?" chiese incrociando le braccia al petto e sopprimendo un attacco di tosse.

"Insinuo che la tua cucina non è male, ma tua mamma non la batti di certo!" si espresse in maniera sincera, ben sapendo di provocare l'irritazione di Mika, che ferito nell'orgoglio mise il broncio.

"Bell'alleato che ho! E comunque questa me la lego al dito!" rispose corrucciato puntando gli occhi fuori dal finestrino mentre l'auto si fermava davanti casa.

Nonostante la svogliatezza di Mika, che avrebbe preferito godersi la serata da solo con il suo ragazzo ora che finalmente non avevano tutta la squadra alle calcagna, si sedettero a tavola insieme alla famiglia al gran completo.

Andy si sentiva a casa con loro, poteva ridere e scherzare, prendere amabilmente in giro Mika e gioire con loro liberamente.

Osservando i volti sorridenti dei coniugi Penniman, cercò di figurarsi nella testa, la stessa situazione qualche decina di chilometri più a nord. Sua madre quella mattina li aveva ufficialmente invitati a pranzo da loro.
Si chiedeva se i suoi genitori sarebbero stati in grado di far respirare a Mika, la stessa atmosfera accogliente e spensierata che si aveva in qualsiasi contesto familiare in quella casa.

Ora che ci pensava, la cosa lo spaventava un po'.

Sua madre gli aveva dimostrato di essere pentita, ma suo padre, nonostante avesse accettato la situazione, non aveva nascosto un certo scetticismo nei confronti di colui che vedeva come una popstar pronta a cambiare prerogative di vita di lì a breve.

Lui, Mika non lo aveva mai nemmeno incrociato per sbaglio e sperava che quella sera gli potesse fare un'impressione abbastanza buona da fargli cambiare idea definitivamente.

Venne distolto dai suoi pensieri da una mano di Mika che si posò sulla sua gamba da sotto il tavolo, attirando la sua attenzione.

"A che pensi?" gli chiese a voce bassa, appena percepibile da lui cercando il suo sguardo, mentre i Penniman discutevano di un film recente che aveva scosso l'opinione pubblica.

Andy incrociò gli occhi suoi e scosse la testa. "A nulla di che" si limitò a rispondergli prima di rivolgergli un sorrisino.

Mika fece una faccia perplessa, ma capendo che non volesse parlarne, lasciò cadere la questione, tornando a portare l'attenzione alle sue sorelle che quasi litigavano sulla questione.

Quando il momento conviviale finì, i ragazzi poterono ritornare al piano di sotto, finalmente liberi.

Erano quasi le 10 di sera, ma i due, complice il jet lag, avevano tutto fuorché sonno.

"Che facciamo?" chiese Andy lanciandosi sul divano e tirando a sé anche Mika.

"Hmm non saprei..." rispose il ragazzo allungandosi e piazzando un piede in faccia al greco, il quale con un pizzicotto lo fece spostare. Mika rise ma si fermò quando Andy lo squadrò con sguardo furbo, mettendosi velocemente a sedere.

"Oddio! Che cosa ti è venuto in mente ora?!" gli chiese conoscendo fin troppo bene quell'espressione birichina.

Il biondo assottigliò gli occhi azzurri e con un ghigno sputò "Obbligo o verità"

Mika sbarrò gli occhi. Non ci pensava minimamente!

Andy lo guardò, pronto a ricattarlo con qualsiasi mezzo pur di farlo cedere, ma non ce ne fu bisogno. L'espressione del riccio infatti, divenne molto simile a quella del biondo di poco prima. Riflettendoci, poteva sfruttare la cosa a suo vantaggio e costringere Andy a raccontargli cose che da tempo voleva sapere.

"Ci sto!" asserì quindi con un ghigno, mettendosi a sedere e rispecchiando perfettamente la posizione da indiano del compagno.

Entrambi sorrisero malignamente, pregustando già la cosa.  

Two of a kindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora