Aστέρι

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"Abbiamo feeling!" ammise assumendo un'espressione fiera e orgogliosa immergendo poi il cornetto nella tazza, facendo straripare la schiuma, che colò lungo il fianco della tazza.

"O forse avete entrambi la stessa età mentale!" lo sfotté Zuleika lanciando sul tavolo la spugna dal lavello, perché potesse pulire il tavolo.

Mika ancora con un pezzo di brioche in bocca rispose "Può effere!!" facendo ridere metà tavolata.

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Svegliarsi presto per incontrarsi con Isabella era diventata la prassi negli ultimi 10 giorni milanesi. Accortosi di come il suo livello di italiano si fosse inabissato dopo gli ultimi 8 mesi trascorsi tra Francia, Stati Uniti e Inghilterra, non ci aveva messo che un minuto a contattare la dolce siciliana, che disponibilissima lo aveva raggiunto a Milano l'indomani.

In una settimana e mezza di lezioni serrate e conversazioni, a parere di Isabella aveva riacquistato la sua fluenza e migliorato la grammatica anche notevolmente rispetto all'anno precedente.

Di lì ad una settimana il ritmo serrato dei live di XFactor avrebbe ufficialmente iniziato ad impegnargli la mente e le giornate fino a Natale, partendo con la conferenza, seguita dal primo show in diretta due giorni più tardi. Lui, come fisiologico che fosse, da un paio di incontri aveva cominciato a lamentarsi con Isabella, appellandosi al suo italiano come "di merda" e inviperendosi con sé stesso ogniqualvolta commettesse un errore "stupido che io so benissimo!!".

"La smetti?? Mamma mia Mika!" sbottò ad un certo punto la siciliana, stanca di sentire il suo alunno autodenigrarsi gratuitamente ogni frase e mezza. "L'anno scorso eri molto meno in ansia, che ti succede...?"addolcì il tono un secondo più tardi, cercando di scavare un po' di più nella sua mente, per capire quale fosse il motivo di cotanta agitazione e preoccupazione, al di là della sua proverbiale pignoleria.

"C'è che non so un cavolo!!!" si animò il moro in inglese, sbuffando sonoramente.

Isabella inarcò un sopracciglio osservandolo intensamente. "...non sai un cavolo...? Mika parli molto meglio rispetto all'anno scorso. E l'anno scorso è andata alla grande!" cercò di farlo ragionare, facendo emergere la valanga di complimenti che erano piovuti da ogni dove durante l'intera stagione 2013.

Ma Mika, fermo nelle sue convinzioni, si premurò di sostenere il suo punto di vista irremovibile, sostenendolo anche scientificamente "L'anno scorso non mi rendevo conto delle cagate che dicevo, come tutti i principianti di questo mondo! E' l'effetto Dunning-Kruger! Quando sei un principiante credi di sapere tutto, ti senti figo, poi studi di più e ti rendi conto che non sai un'emerita cippa!!!"

Isabella si portò una mano alla testa, scuotendo appena il capo, attonita.

"Come caspita conosci l'effetto Dunning-Kruger??" Chiese continuando inconsciamente a sua volta con l'inglese, andando a ravanare nei suoi studi di didattica per ricordare quella nozione che aveva studiato anni prima "Domanda stupida, sei peggio di un'enciclopedia! In ogni caso, dato che lo conosci, sai benissimo che la fase in cui credi di non sapere un'emerita cippa, viene quando cominci davvero a capirci qualcosa, perché ti rendi conto delle tue capacità. Tu ora ti incavoli perché gli errori li vedi, mentre prima no, ma va bene così. Proprio perché li vedi e di volta in volta ti correggi, stai migliorando a vista d'occhio, capisci tutto e ti esprimi benissimo quindi relax and take it easy" si sentì in dovere di specificare, sfruttando lo stesso concetto che lui aveva tirato in ballo, prendendolo quindi bonariamente in giro con la strofa più ripresa delle sue canzoni, che sapeva tanto odiasse sentirsi dire in situazione simili.

Lo sguardo inceneritore che il libanese le rivolse la fece ridere di gusto. "Tu sei veramente una insegnante cativa e stronza!" ribatté con una manata giocosa sulla spalla.

"E tu sei un gran masochista se nonostante questo continui a volermi tra i piedi" replicò lei con una linguaccia.

Mika finse un'espressione accigliata che durò meno di due secondi, dopodiché si sporse verso la ventiseienne stritolandola in un abbraccio giocoso ma carico di affetto che lei ricambiò ridendo di gusto, ormai abituata ai suoi consueti 5 minuti di collera con sé stesso e con l'italiano, seguiti da esternazioni d'affetto verso di lei degne di un amichetto del cuore delle elementari.

"Che poi quest'anno sei pure avvantaggiato! Hai una mezza inglese in giuria e una scozzese in squadra! Finirai per parlare inglese tutto il tempo tu!" lo prese in giro con una spintarella.

"No no no!! Io parlerò italiano tuuuuto il tempo!!" la rassicurò copiando la stessa espressione, come molte volte Isabella gli aveva visto fare per memorizzare frasi idiomatiche.

Lei rise "Lo voglio sperare!"

Lui sorrise furbo poi si fece più serio "Devo andare a Londra per fare una cosa in studio domani, tu vieni con me?" chiese sperando di poterla avere al suo fianco anche nella capitale inglese per continuare il loro ripasso e non restare indietro.

Isabella lo squadrò con affetto "Mika... conosco le tue sessioni in studio. Entri alle 10 di mattina ed esci alle 12 del giorno successivo coi neuroni completamente fritti e una voglia viscerale di buttarti a letto ed entrare in letargo. Non è l'anno scorso. Questa volta non ne hai bisogno, quindi grazie per l'invito ma ci vediamo quando torni a Milano" lo rassicurò ricordandogli peraltro quanto finisse per odiarla dopo giornate intense come quelle che lo aspettavano.

Mika si mordicchiò un labbro, senza riuscire a negare le ragioni della biondina. "Hm..." commentò solamente, chiudendo il suo fedele quadernetto su cui appuntava ogni genere di cose, dichiarando così conclusa la lezione.

"Posso...comprarti un gelato?" chiese alzandosi dal solito prato dove durante le belle giornate si sedevano a studiare, indicando il chioschetto dei gelati non distante.

"Un italiano direbbe posso offrirti un gelato?" lo corresse dolcemente la ragazza, alzandosi a sua volta. "Si capisce anche come l'hai tradotto, ma noi italiani diremmo così" specificò doverosamente, mettendo in chiaro come il messaggio fosse passato in ogni caso.

"Ok! Alora posso offrirti un gelato Isabela?" domandò gentile copiando nuovamente la sua espressione.

Lei sorrise affettuosamente seguendolo in direzione del chiosco "Volentieri Mika!"

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Esattamente come Isabella aveva previsto, le sessioni studio di Mika iniziarono un giorno e si conclusero il pomeriggio inoltrato di quello successivo. Testardamente l'aveva avvisata che non appena ne avesse avuto il tempo, ne avrebbe approfittato per chiamarla e farsi un'oretta di conversazione telefonica in italiano, giusto per non perdere l'abitudine, ma a distanza di quasi tre giorni dalla sua partenza, il nome del libanese non era ancora comparso sul cellulare della giovane siciliana.

Mika se ne stava sul divano di casa, assopito da quasi un'ora dopo essersi abbuffato alla grande a casa della madre, che gli aveva cucinato uno tra i suoi piatti per eccellenza.

Appena arrivato a casa, la tentazione del suo morbido sofà scuro accanto al caminetto acceso era stata troppo forte e i suoi piani di passare da Fortuné erano ben presto sfumati, a favore di una sana dormita di cui aveva ogni bisogno.

Il quinto Penniman però, grande conoscitore del fratello maggiore, dopo la mezz'ora di ritardo fisiologico, aveva deciso di uscire di casa e far tappa personalmente da lui.

Il trillò prolungato e insistente del campanello svegliò Mika facendolo brontolare sonoramente e accorrere alla porta alla velocità della luce.
"Vuoi staccare quel cazzo di dito dal campanello????" fulminò Fortuné non appena la porta fu abbastanza aperta per permettergli di vedere chi vi fosse al di là.

"Ciao Mika! Se Maometto non va alla montagna...." Lo squadrò salendo l'ultimo gradino prima della porta, forzando il suo ingresso all'interno della villetta del fratello, senza aspettare un suo cenno.

Mika bofonchiò qualche parolaccia in direzione del divano su cui Fortuné si era appena seduto senza troppe cerimonie, poi vi si accomodò a sua volta.
"Domani sei in studio di nuovo e poi riparti per Milano. O ti intercetto ora, o tanti saluti fino a Natale!" si giustificò aprendo il pc immediatamente con fare autoritario.

Il maggiore sospirò, ammettendo a sé stesso le ragioni del suo personale neo-architetto prossimo alla laurea, lasciandolo quindi fare senza brontolare ulteriormente.

Vedeva il lui la fiamma creativa dei suoi inizi, con la stessa recondita paura di sbagliare qualcosa ma la voglia sfrenata di mostrare al mondo ciò che si è in grado di fare, per iniziare a costruirsi una reputazione professionale, partendo dal basso, ma nemmeno troppo.

La ristrutturazione della casa di Miami era per lui il suo primo vero incarico professionale e dire che si sentisse esaltato, era quasi un eufemismo.

Mika restò in ascolto attento di tutto ciò che il fratello gli mostrò, non esimendosi da fargli i complimenti su un paio di intuizioni che aveva avuto, che gli piacevano da impazzire.

"In questo modo abbiamo la camera di ma' e pa', due camere per gli ospiti e una camera ciascuno noi 5, abbastanza spaziose per ospitare almeno un terzo letto a scomparsa a testa." Gli mostrò fiero. "Andy non ha una camera dedicata, quindi volendo una di quelle degli ospiti potrebbe diventare sua..." si preoccupò di puntualizzare, includendo il cognato come un quinto fratello senza pensarci troppo.

Mika annuì e sorrise alla proposta finale "E' un bel pensiero Fort, ma io e Andy la condividiamo, anche perché è bella spaziosa, ci sta sia il mio casino che il suo ordine, in due parti separate"

Fortuné rise "Speravo di potergli risparmiare il tuo caos almeno là ma..." lo sfotté fingendosi professionale.

"Oh senti... è abituato, ormai non vive più senza il mio casino!" rise a sua volta "E la piscina?? Hai pensato cosa metterci intorno??" chiese euforico cambiando discorso e indicando la piantina del giardino.

"Oh yes!" rispose prontamente, ingrandendo il file e mostrandogli nel dettaglio ciò che aveva pensato.

La discussione andò avanti parecchio. Mika ebbe un paio di idee che Fortuné reputò interessanti e finirono col passare la cena a discutere produttivamente.

"Posso venire a Milano con Sarah tra due o tre settimane?" domandò quando ormai ebbero affinato ogni dettaglio.

"Porti la fidanzatina in giiiitaaaaa?" ammiccò il riccio picchiettandolo con un paio di gomitate.

Fortuné alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a trattenere un sorrisino " Già... e mi chiedevo se mio fratello avesse una camera da prestarmi...!" chiese fingendo di non rivolgerglisi direttamente.

"Tuo fratello potrebbe avere una camera da affittarti..." giocò Mika, sganciandogli la risposta affermativa senza essere troppo esplicito.
"2€ al giorno! Affare fatto!" autopropose la quotazione allungando una mano verso il padrone di casa, che quest'ultimo strinse ridendo.

"Meno male che col tuo affitto non ci devo campare perché sennò..." scherzò sistemando i piatti nella lavastoviglie.

Il trillò del cellulare di Mika interruppe il battibecco tra i due, il maggiore si asciugò le mani prima di rispondere indicando con un dito al fratello di finire di sistemare le ultime cose rimaste.

"Ciao Andyy!" rispose con la sua solita gioia, spostandosi in salotto per concedersi un po' di privacy dal fratello curiosone.

Dall'altro capo del telefono la consueta replica sullo stesso tono tardò ad arrivare e Mika restò in attesa, percependo ad un certo punto un fruscio distante e appena percettibile.

"...Andy...?" domandò cauto, avvertendo istintivamente e inconsciamente il battito accelerare senza saperne razionalmente il motivo.

Mika percepì un flebile singulto. Rimase in ascolto sperando che ciò che credeva di aver intuito non corrispondesse a verità "...papà...non...c'è più" udì poi mormorare flebilmente.

Restò in silenzio, cercando di trovare una spiegazione alternativa a ciò che di primo acchito suonava palese ed inesorabile nel breve scambio di battute che stava intercorrendo tra l'isola britannica e l'isolotto greco. Cercò di elaborare le poche parole che erano appena giunte alle sue orecchie, insieme a tutto ciò che Andy aveva invece mancato di pronunciare, ma che gli aveva trasmesso in quel quasi totale silenzio.

Cercò di convincersi che si fosse sbagliato, che non l'aveva sentito articolare quelle parole, o che magari vi fosse un significato che non aveva colto. Il silenzio pesante e il respiro rumoroso che seguirono però, gli fecero capire che ciò che aveva interpretato, non potesse essere altro che la verità.

"...amore...prendo il primo volo disponibile" fu la prima cosa che gli riuscì di enunciare.

Cos'altro avrebbe mai potuto dirgli? Un retorico Mi dispiace gli suonava visceralmente distaccato, freddo, impersonale. Lo avrebbe forse potuto rivolgere ad una persona qualunque, non di certo alla sua altra metà di anima.

Chiedere come si sentisse era per lui smisuratamente fuori luogo a migliaia di chilometri di distanza. Poteva immaginarsi senza troppi sforzi l'annichilente devastazione, scaturita dalla repentinità e dall'imprevedibilità dell'accaduto. Infierire forzandolo ad enunciarla ad alta voce, l'avrebbe solo concretizzata più violentemente di quanto la realtà non avesse già provveduto a fare.

Un so come ti senti aveva nel suo caso il gusto amaro di una menzogna. Mai la sua vita l'aveva messo di fronte ad una situazione simile. La notte di quell'ormai lontano ottobre di 4 anni prima poteva dirsi paragonabile solo lontanamente all'ottobre presente della sua metà. Paloma era ancora accanto a lui. Quella notte era per tutti solo un ricordo vivido ma chiuso in qualche meandro della memoria. Non avrebbe mai mentito a Andy. Non in maniera così intima e profonda.

"...c'è qualcosa di cui hai bisogno, che posso fare da qui intanto?" chiese invece molto dolcemente, rendendosi immediatamente disponibile a fare da tramite per qualunque cosa avesse necessitato. "Vuoi che avvisi io qualcuno? Che trovi il volo per tua mamma e tua sorella magari...?" domandò cercando di pensare a ciò di cui avrebbe potuto aver necessità, per liberarlo il più possibile dalle mille cose a cui si stava inesorabilmente trovando a far fronte da solo.

Andy rimase alcuni secondi a riflettere, smarrito nella foschia fitta che gli annebbiava la ragione "...grazie...sì...avvisa magari i tuoi... non so..." biascicò appena, sapendo inconsciamente che Mika avrebbe saputo il fatto suo senza ulteriori dettagli.

"Va bene tesoro mio. Do un occhio ai voli poi ti richiamo, va bene?" propose saturando la voce con tutta la dolcezza e la delicatezza di cui era capace.

"sì... grazie" rispose solamente lui, mormorando un flebile "a dopo" e riagganciando senza attendere oltre.

Mika udì la linea cadere e si lasciò istantaneamente cadere sul divano del salotto, portandosi le mani alla testa e chiudendo gli occhi un breve attimo per fare mentalmente il punto della situazione e cercare di placare il nodo in gola che sentiva opprimerlo sempre più visceralmente.

Fortuné udendo seppur fievolmente la concisa conversazione tra fratello e compagno, si presentò sulla soglia del salotto, certo che qualcosa di non troppo gaio fosse accaduto.

"...Mika...?" esitò appena a chiedere, notato il fratello trarre profondi respiri tremolanti e quando lo sguardo nocciola si posò su di lui, ebbe la conferma delle sue supposizioni.

"Alexis..." pronunciò non senza difficoltà, mordendosi con forza il labbro e lasciando che il resto della frase passasse al fratello tramite i suoi occhi.

Fortuné rimase in silenzio, incapace di elaborare immediatamente l'informazione così insensata alle sue orecchie, da sembrare irreale.

"...cos...? Come è successo??" osò chiedere, cercando di capacitarsi di come una cosa simile potesse essere accaduta ad una persona che aveva visto solo pochi mesi prima nel pieno delle sue attività, sforzandosi di non pensare alla stessa situazione traslata alla sua stessa realtà.

Scosse la testa polverizzando all'istante quell'immagine.

"Non lo so Fort. Non... se lo aspettava nessuno... non oso immaginare come stia Andy..." spiegò mettendolo al corrente della sua totale estraneità ad ogni genere di dettaglio, che non aveva volutamente approfondito.

"Devo prendere il primo volo" asserì alzandosi dal divano e recuperano il pc del fratello che lo lasciò fare sena interferire.

Imprecò per cinque minuti buoni davanti ad ogni compagnia aerea e senza perdere altro tempo prenotò il volo che prima lo avrebbe portato al cospetto del suo compagno, fregandosene se un paio d'ore di anticipo sull'orario d'arrivo avrebbero significato sei ore di volo con tanto di scalo invece delle tre e mezza canoniche. In momenti come quelli era certo che due ore avrebbero fatto senz'altro la differenza.

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Buongiorno di pioggia.
Per una volta il clima ben si conforma con la storia.
Siamo arrivati ad uno dei punti che tutti forse stavate aspettando con ansia.
Vi chiedo un commento perchè come sempre, quando un evento tanto atteso ha luogo, ci sono sempre interpretazioni diverse e contrastanti.

- L'orologio di legno d'ulivo, appeso al muro da decenni, segnava le sei e trenta in punto. Il candore monotono delle nubi all'orizzonte iniziò a far capolino, nascondendo l'aurora sgargiante che spesso colorava quelle latitudini, togliendo a Andy anche quella recondita e sottile speranza riposta nel nuovo giorno.-

- Mika percepì le sue emozioni forti e prepotenti insinuarglisi sottopelle. Dovette sforzarsi con determinazione per sfuggire al lato più devastante dell'empatia che già premeva per trascinarlo nello stesso limbo doloroso e nefasto nel quale Andy era imprigionato.-

- Allo stesso modo non si ricordava l'ultima volta che avesse corso così a perdifiato, dimezzando il tempo di percorrenza e arrivando in collina che l'aurora stava iniziando a colorare di cobalto il cielo scuro nel mattino. -

- Gli occhi castani vagarono per un lungo istante all'orizzonte, alla ricerca delle stesse sfumature variopinte, poi presero coraggio e accarezzarono il volto diafano di Andy, impassibile, serio, apparentemente rilassato, nonostante le tracce di pianto che riusciva a intravedere. -

- "Kalimera" Mika pronunciò il buongiorno greco delicatamente, allungando una mano verso il sole, quasi a sfiorarlo con l'immaginazione, lasciandogli una lontana carezza che in cuor suo era certo sarebbe arrivata a destinazione, proprio come i suoi baci nell'etere tra i tetti di Parigi.-

- Andy deglutì con forza, imponendosi di sciogliere il nodo che gli bloccava la gola e diede ascolto al consiglio, alla verità che il compagno gli aveva sussurrato con amore.-

Eccovi snocciolate le 6 caramelline.
Credo siano pià succulente quelle del capitolo.
A domenica!
Un saluto a tutti e un grazie.
Ps. Il titolo significa stella in greco.
Vv  

Two of a kindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora