Bittersweet Beirut

273 10 0
                                    

"Senti smettila di parlarmi in 'sta lingua che non capisco e andiamo a prenderci una cioccolata." gli disse porgendogli una mano per rialzarsi.

Si riunirono agli altri per una cioccolata e poi tornarono in hotel.

-*-*-*-*-*-*-

Pochi giorni più tardi la squadra si spostò in un luogo decisamente più caldo rispetto a quello.

"Allora che effetto ti fa ritornare dove sei nato?" chiese Andy a Mika non appena ebbero messo piede sulla pista di atterraggio dell'aeroporto di Beirut.

Il riccio, nato proprio in quella città sorrise timidamente.

"Dopo che ce ne siamo andati ormai più di 23 anni fa, ho passato qui si e no due settimane in tutto" disse con tono quasi colpevole.

Andy gli passò una mano sulla schiena. Mika gli aveva annunciato come ad assistere al suo primo concerto in terra libanese si fosse riunita tutta la famiglia da parte di mamma e forse era uno dei motivi per cui nel suo sguardo contento poteva notare una certa ansia.

Arrivarono in hotel e subito dopo lasciate le valigie, il libanese con il compagno e le sorelle maggiori, unitesi a loro per quel concerto, si recarono nella zona alta nella città. La madre aveva deciso di trascorrere invece un po' di tempo con la madre e le sorelle che, abitando loro negli Stati Uniti, non vedeva da tempo.

Mika arrivato sulle Corniche, le alte scogliere, prese posto su un muretto e si mise a fissare il profilo della capitale che si allargava fiero e maestoso sotto di lui.

I due faraglioni di Raouché che lambivano la città a pochi chilometri dal lungomare brillavano baciati dalla luce del sole, con i loro contorni frastagliati resi candidi dalla risacca delle onde blu che vi si infrangevano.

La lunga costa era caratterizzata da enormi palazzi di svariati piani che ricordavano una moderna metropoli occidentale, facendo dimenticare a un occhio inesperto di trovarsi tra le meraviglie mediorientali per molti anni distrutte da guerre e bombardamenti.

Andy osservava quel paesaggio nuovo ma a tratti familiare. Quella città ed Atene avevano molto in comune. Alla loro destra erano ben visibili quelli che sembravano degli antichi resti di insediamenti greci.

Mika scrutava il paesaggio rapito. Non aveva nessuno ricordo di quella città che lo riportasse ai tempi in cui ci aveva vissuto.

"Sai, mi ricordo una mattina in cui, pochi mesi prima di fuggire per la guerra, la mamma ci portò in spiaggia a vedere l'alba." ricordò invece Yasmine che in quella terra ci aveva vissuto quasi tre anni, fino ai 6.

"C'eravate tutti e due, ma non credo proprio ve lo ricordiate" continuò alludendo alla sorella e al fratello minori.

Paloma scosse la testa e Mika fece un sorrisino dispiaciuto, senza staccare mai gli occhi dal mare.

"Come vorrei potermene ricordare" disse malinconicamente osservando minuziosamente ogni sfumatura di quel blu che il mare invernale gli offriva.

Dei 5 fratelli, lui era l'unico nato in terra libanese nei 3 anni che i genitori vi avevano trascorso.

Avrebbe tanto voluto poter riconoscere dei tratti familiari e poter dire di ricordare, ma la verità era che l'aver abbandonato Beirut a solo un anno di vita, rendeva la cosa pressoché impossibile.

"Dovresti portarci Andy laggiù" disse ad un tratto Paloma, indicando a Mika i templi greci che il biondo aveva già notato poco prima.

Entrambi i ragazzi sorrisero osservando il punto indicato dalla ragazza.

"Il Libano è stato terra di insediamenti Fenici e Greci per parecchi anni." ricordò Yasmine.

Andy e Mika si voltarono l'uno verso l'altro in contemporanea, incrociando gli sguardi e scambiandosi un cenno di intesa.

Le ragazze si spostarono poco più in là per fare qualche fotografia e i due ragazzi restarono soli a rimirare quello splendido panorama.

"Chissà che qualche millennio fa i nostri antenati non stessero condividendo la stessa terra, proprio qui."

Fu Andy a parlare, ma Mika avrebbe detto la stessa identica cosa se lui non l'avesse preceduto.

Il pensiero che in un remoto passato un ragazzo greco, magari dagli occhi blu, avesse potuto incrociare sul suo cammino un bel libanese dai tratti dolci e gli occhi ambrati, fece battere il cuore a entrambi leggermente più forte.

"Le nostre sono terre di grande storia e cultura. Dobbiamo andarne fieri." continuò il greco intrecciando una mano a quella del libanese, appoggiata sulla roccia chiara della scogliera.

Mika lasciò che il suo sguardo migrasse dal mare blu alle loro mani intrecciate, finendo poi sul volto del greco, perdendosi nelle pennellate di un azzurro più chiaro delle iridi del ragazzo che amava.

Andy portò delicatamente una mano a tracciare il profilo del moro, per finire poi tra i riccioli mossi dal venticello tiepido di novembre.

Lentamente si avvicinarono in un bacio a fior di labbra che durò qualche secondo di meraviglioso idillio.

Erano in paradiso.

Le sorelle del moro tornarono poco dopo, invitandoli a seguirle in un posto che avevano scoperto poco più in là.

Vagarono per la città ancora per un po', poi si ritrovarono a cena insieme alla crew.
Il giorno dopo fu pieno di lavoro per Mika che tra promozione e preparativi del concerto, sparì praticamente dalla mattina alle prime ore della sera.

Andy entrò in camerino una ventina di minuti prima del concerto. Mika vagava per la stanza camminando in cerchio.

"Sei nervoso" disse il greco constatando la sua andatura frenetica e ripetitiva, appoggiandosi al muro e guardandolo.

"No" rispose Mika senza fermarsi e iniziando a mordicchiarsi un'unghia.

"Non è una domanda." precisò Andy avvicinandosi a lui e facendogli capire di non mentirgli.

"Cosa c'è che non va?" chiese stavolta prendendolo per le spalle, fermano la sua marcia.

"Niente" mentì il riccio, senza alzare gli occhi su di lui.

"Miiikaaaaa" lo richiamò in tono di rimprovero facendogli capire di smetterla.

"Ne parliamo dopo, ok?" chiese il moro, cercando di posticipare la discussione.

Non era ansia da prestazione quella.

Andy un po' deluso accettò suo malgrado la decisione di procrastinare la spiegazione del suo problema e lasciandogli un bacio, uscì dal camerino.

Il concerto iniziò puntuale sulle note di Relax. Il palco, decorato con la facciona del pagliaccio, versione ridotta della scenografia del Parc des Princes, era sistemato in fondo alla grande piazza, ai piedi della Moschea, antistante la Chiesa.

Quel posto rappresentava l'unione di due culture tanto antiche quanto diverse che convivevano lo stesso spazio in maniera pacifica rispettandosi a vicenda.

Era un contesto altamente ispirante per Mika e Andy questo lo aveva intuito senza bisogno di spiegazioni.

Il cantante saltava e ballava sul palco con la naturalezza di sempre. Era in quella che reputava casa sua e quello era il suo pubblico.

Aveva deciso che aiutato da sua madre, si sarebbe rivolto alla folla in arabo libanese.

Benché qualche rudimento ce l'avesse, volle accertarsi di non sbagliare e prima di salire sul palco, dopo il cambio d'abito, si fece ripetere da Joanie le frasi che doveva dire.

Andy osservava madre e figlio. La bella donna dai tratti arabi pronunciava quell'insieme di parole per lui altamente incomprensibili e Mika ripeteva per filo e per segno. Era una bella scena, si ritrovò a pensare il greco, accendendo la telecamera e inquadrandoli.

"Se sbaglio qualcosa?!" chiese in inglese all'adorata mamma, prima di tornare in scena.

"Non sbaglierai, e anche se dovessi, apprezzeranno lo sforzo. Ora vai!" lo incoraggiò la donna con un sorriso affettuoso.

Il riccio la abbracciò lasciandole un bacio sulla guancia e poi la salutò con una parola che Andy non comprese ma che era sicuro fosse un ringraziamento.

Salì sul palco come sempre con sfacciata confidenza e quando pronunciò le prime parole, la folla dinnanzi al palco esplose in un'ovazione.

Andy si rallegrò compiaciuto e fiero, filmando tutto quanto.

La scaletta andò veloce. Arrivò il momento di Billy Brown e Mika fece un respiro profondo prima di iniziare.

Cantare di un uomo sposato con figli che si separa dalla moglie perché innamorato di un uomo, era un passo importante in una terra come quella.

Fu piacevolmente sorpreso dal notare come tutti cantassero il ritornello a squarciagola e passò l'intera canzone a sorridere come un bambino. Vista la partecipazione osò addirittura, e alla fine fece pronunciare l'ultima parola della canzone alla folla che al suo "theeen Billy Brown fell in looove with anoootheeer"
Risposero chiaro e forte con un "maaaaan" urlato e cantato a pieni polmoni.

Non poteva essere più contento.

Il concerto si concluse sulle note di Lollipop, chiudendo tra salti e danze quella serata di festa.

Una volta terminato tutto, la madre si appostò nel backstage, aspettando che Mika finisse di docciarsi e cambiarsi.

"Ti ricordi della cena in famiglia vero?" Chiese la donna quando incontrò la figura slanciata del terzogenito nel corridoio. Si erano riuniti zii, zie, cugini e nonna, era un evento che non capitava così spesso.

"Sì mamma" rispose. Eccome se la ricordava.

Quel pensiero gli aveva dato il tormento tutto il giorno da che lo aveva saputo.
"Aspetto Andy e arrivo" le rispose con un filo di voce.

La libanese si voltò verso di lui.

"Andy?" gli chiese con le sopracciglia alzate e scetticismo ben comprensibile nella voce.

Il riccio annuì. "Viene a cena con noi" spiegò, come se ce ne fosse bisogno.

Joanie lo guardò negli occhi e capì.

"Sei sicuro?" gli chiese. Non voleva fargli cambiare idea, voleva essere sicura che sapesse ciò che stava per fare.

"Sicurissimo" ribatté il 25enne con uno sguardo fiero e deciso.

La madre annuì gli lasciò una veloce carezza e poi gli diede appuntamento fuori.

"Dove sono gli altri?" chiese Andy all'unico presente, quando uscì dal camerino zaino in spalla.

"In albergo" rispose Mika iniziando a camminare verso l'uscita.

"E non vengono a cena con noi?" chiese quindi il biondino portandosi accanto a lui.
"No" rispose solo senza aggiungere una parola.

Andy aggrottò le sopracciglia e lo osservò meglio.

"Stai bene? Sembri pallido.." gli chiese portando una mano alla fronte, notando quel colorito inconsueto.

"Tutto bene, non preoccuparti." gli rispose velocemente.

Poco dopo erano tutti seduti a tavola con la famiglia libanese da parte di madre al gran completo.

"Grande spettacolo Mika!" i complimenti giunsero dalla bocca di ognuno. Erano tutti fieri della star della famiglia.

Il riccio arrossì più volte ringraziando.

Andy gustò la cena con voracità. Era tutto squisito. Notò invece che Mika non aveva fatto altro che spizzicare le pietanze senza assaporarle a gran bocconi come suo solito. E sì che era certo che il cibo libanese lo amasse.

"Come mai non mangi, non ti piace?" chiese anche la nonna a cui la cosa non era sfuggita.

Mika sorrise al tono quasi minaccioso dell'anziana signora. "E' tutto ottimo ma dopo i concerti non ho molta fame nonna." si scusò spiegando.

Andy lo osservò preoccupato. Era una menzogna bella e buona. Il suo ragazzo dopo i concerti mangiava come se non ci fosse un domani, sempre.

"Devo recuperare energie" diceva ogniqualvolta gli veniva recriminata l'enorme quantità di cibo che si ritrovava a ingerire.

"Ma com'è che tutti i tuoi amici non sono venuti stasera e lui sì?" chiese ad un tratto una delle zie, la primogenita della grande famiglia, indicando Andy che ancora osservava Mika che invece non alzava gli occhi dal piatto.

Il cuore di Mika perse un battito o forse due, per poi cominciare a battere all'impazzata.

Lo doveva fare, ora o mai più.

Aveva tutti gli occhi puntati su di lui e lo sapeva benissimo anche senza fare una veloce ricognizione della tavolata.

Si pulì la bocca con il tovagliolo, si alzò in piedi, si schiarì la voce e puntando le iridi dorate in quelle della zia che aveva posto la domanda, parlò.

"Perché... Perché gli altri sono miei amici..." iniziò titubante, acquistando fiducia a poco a poco, poi chiuse gli occhi per un nanosecondo infondendosi coraggio e preso un bel respiro lo disse: "...ma lui è il mio ragazzo."

Era stato chiaro e conciso, come nel suo stile.

La zia spalancò la bocca incredula e così fece l'intera tavolata. Solo Joanie si passò la lingua sulle labbra cercando di restare calma, osservando il figlio con fierezza ma allo stesso tempo timore.

Conosceva la sua famiglia.

"Sta scherzando..." buttò lì una delle zie più giovani, cercando di far ridere tutti quanti, ma Mika non ci stette.

"No zia. Non sto scherzando. Io e Andy stiamo insieme." ribadì di nuovo con parole non fraintendibili e un leggero tremolio nella voce.

Andy che fino a quel momento era rimasto seduto impassibile e scioccato, si alzò in piedi appoggiando una mano sulla spalla del compagno, mostrandogli pieno appoggio.

Gli sguardi che si levarono dalla tavolata furono di incredulità e molti di loro non nascondevano una certa dose di disapprovazione e fastidio.

"Ma che stiamo scherzando??!" il tono stizzito di un'altra delle zie si levò a gran voce da in fondo alla tavola.

"Mika ma sei impazzito??!" gli chiese una sua cugina, senza specificare se quell'epiteto fosse riferito all'audacia di aver confessato il tutto in modo così brusco o per il contenuto delle parole che aveva udito dal cugino.

"Ma qualcosa di normale c'è in te?" chiese con il suo solito tono tagliente la nonna che già trovava che il nipote cantante fosse alquanto strano, gesticolando con foga verso di lui che ora la osservava con sguardo incerto.

Mika abbassò la testa, ferito da quelle parole e a quel punto Joanie intervenne alzandosi dalla sedia, seguita da Yasmine e Paloma.

"Non è insultandolo che gli farete cambiare idea, quindi fareste meglio a tacere se quello che uscirebbe dalla vostra bocca altrimenti, fosse qualcosa di diverso da una parola di comprensione." disse la donna difendendo il figlio a spada tratta.

Sapeva che quel passo a Mika era costato tanto e non avrebbe di certo permesso che la sua famiglia lo insultasse.

"Non siete costretti ad ammettere di accettare questa cosa, ma vi prego di evitare di esternare i vostri pensieri intolleranti a questo tavolo o comunque in modo diretto a Mika o a Andy." continuò la donna zittendo tutti, compresa l'anziana madre.

"Se lo amate davvero, allora quello che ha detto non cambierà il vostro modo di vederlo." Si espresse anche Yasmine.

Mika si stava concentrando a respirare in maniera tranquilla, combattendo contro il senso di oppressione che lo attanagliava. Aveva trovato un muro davanti a sé, da parte di molti di loro.

Era andata esattamente come si aspettava, i suoi timori erano fondati.

Andy se ne stava muto, con l'attenzione esclusivamente su Mika. Non gli importava degli sguardi truci o inorriditi che potevano ricadere anche su di lui in quel momento, vedere il suo compagno solitamente sicuro di sé stesso, a capo chino e con sguardo ferito, stava lacerando anche lui.

L'unica cosa che voleva in quel momento era incontrare il suo sguardo e rassicurarlo, ma il riccio era troppo impegnato a restare tranquillo e non lasciarsi andare allo sconforto per notarlo.

"Sappi che per me non cambia nulla. Rimani sempre il mio cuginetto fuori di testa!" improvvisamente una voce fuori dal coro si alzò. Era quella di sua cugina Evelyn.

Era quasi di 8 anni più grande di lui, ma tra i due c'era sempre stato un bellissimo rapporto, pur a chilometri di distanza.

Quella piccola nota di speranza fece alzare per la prima volta gli occhi dalla punta delle scarpe al libanese.

Insieme a Evelyn c'erano altre persone che lo osservavano con lo stesso sguardo di comprensione, la maggior parte di loro erano suoi cugini, tra i 20 e i 30 anni, alcuni di loro anche zii ultracinquantenni.

Un flebile sorrise si aprì sul suo volto, aveva anche degli alleati tra i suoi cari. Questo lo faceva sentire decisamente un po' meglio.

Jonnie sorrise fiera, passando i suoi occhi scuri e incrociandoli con tutti coloro che stavano dimostrando appoggio al suo ragazzo.

Si era creato un clima estremamente teso nella tavolata libano-americana. Gli sguardi scocciati e inorriditi di chi non comprendeva, vagavano tra il biondino accanto a Mika, Mika stesso, e tutti coloro che sembravano dare ragione a quella coppia che loro consideravano innaturale ed immorale.

Quello fu il motivo per cui alcuni attimi dopo, Mika prese per l'ultima volta la parola, per poi dirigersi con Andy fuori da quella stanza.

"Io sono chi sono. Spero che chi di voi mi trova sbagliato, possa ricredersi." disse voltandosi verso i più reticenti, "A chi mi supporta, un grazie non basta." disse poi con un timido sorriso ai restanti.

"E ora vi chiedo scusa, ma preferisco salutarvi per stasera." concluse poi, dirigendosi con un ultimo sguardo alle sue spalle, verso la porta, preceduto dal greco. 

Two of a kindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora