Un Mika felice era un Mika bambino, dai comportamenti esilaranti.
"Dai la manina al papino che andiamo insieme a fare la spesa!" gli disse con una strana vocina, allungando la mano verso di lui, come avrebbe fatto con un bimbo di 4 anni.
Mika per tutta risposta recuperò un cuscino dal letto e lo scaraventò in faccia al biondo, che se la rideva sotto i baffi. "Fino a prova contraria qui, il maggiore sono io. Di ben due anni!" puntualizzò ricordandogli come fosse di fatto più grande di lui. "Un anno e nove mesi!" lo corresse Andy con fare da maestrino.
"Resti comunque più piccolo! Fila di sotto, che ho fame!" ribadì Mika con fare autoritario, indicandogli le scale, trattenendo intanto una risata.
Andy rise di nuovo, scendendo i gradini. 10 giorni così... Ne sarebbero usciti completamente impazziti!
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Insieme andarono al supermercato e cenarono con una veloce insalata greca, sparecchiarono, sistemarono la cucina e si stesero sulle sdraio in veranda a chiacchierare. Ad un certo punto Mika se ne venne fuori con un'idea.
"Andiamo al mare?" chiese, mentre disteso, con le gambe sulla ringhiera in legno, osservava il cielo completamente blu stellato.
Andy lo guardò perplesso. "Alle 2 di pomeriggio vuoi dormire, alle 11 di sera andare al mare?" chiese stranito, voltandosi verso di lui.
"Alle due c'è pieno di gente, a quest'ora son tutti a dormire..." affermò Mika con fare ovvio.
"Appunto... fatti qualche domanda..." puntualizzò il greco con un risolino, cercando di capire cosa frullasse in quella testolina.
"Bene" disse quindi alzandosi dalla sdraio pimpante, prendendo quella risposta come un'affermazione. "Andiamo allora?" chiese felicemente, facendo cenno a Andy di seguirlo.
Il biondo sbuffò e per l'ennesima volta in quella giornata, accontentò il suo ragazzo.
Scesero verso la spiaggia, nel paesello deserto. Non c'era anima viva, era inizio settembre, la maggior parte dei turisti era ormai rientrata nelle città e gli abitanti erano già alle loro case, pronti a coricarsi in vista dell'imminente giornata lavorativa.
Quando i due arrivarono in spiaggia, Mika si tolse i sandali e si mise a correre sulla sabbia morbida e fresca della sera, appena al limite del bagnasciuga.
Andy invece si cercò un posticino di suo gradimento e si sedette in contemplazione del suo mare, che tanto gli era mancato.
Dopo alcuni minuti di solitudine e silenzio, udì il lieve fruscio del passo felpato di Mika sulla sabbia e vide la figura alta e slanciata, camminare tranquillamente verso di lui, con lo sguardo perso verso l'orizzonte. Sentì le braccia del moro cingergli le spalle, prendendo posto dietro di lui, appoggiando il suo petto contro la sua schiena e il mento sulla sua spalla destra, dopo avergli lasciato una dolce traccia di baci leggeri sul collo e sulla guancia.
Andy a quel tocco chiuse gli occhi ed inclinò la testa di lato, godendosi quel momento paradisiaco, in cui le onde del mare facevano loro da sottofondo.
Quando Mika, terminò l'esplorazione della sua pelle, e tornò a fissare il mare di fronte a loro, sempre tenendo le braccia attorno ai fianchi di Andy e le loro dita intrecciate, piano gli sussurrò: "Trovi ancora che la mia fosse una brutta idea?"
Il greco sorrise, portando la mano sinistra a perdersi tra i ricci morbidi e mossi appena dalla brezza fresca che risaliva dal mare.
"Non ho mai pensato fosse una brutta idea... Solo che fosse particolare..." precisò attorcigliando le dita attorno ad uno sei boccoli più lunghi e pensando a come quel momento paradisiaco, di pomeriggio con la spiaggia gremita, sarebbe stato solamente un lontano miraggio.
Dopo più di mezz'oretta in quella posizione, Andy rabbrividì appena. La brezza settembrina, iniziava a farsi piuttosto fresca. Mika lo notò e gli circondò le braccia con le sue in un abbraccio protettivo.
"Sai... erano anni che sognavo un momento come questo." gli confessò Andy senza mai staccare gli occhi dal mare ora lievemente increspato.
"La mia fantasia invece non si era spinta a immaginare tutto questo, è ancora più di quanto desiderassi" ammise invece Mika.
In soli 7 mesi Andy era diventato per lui uno dei suoi punti di riferimento più grandi. Avevano praticamente vissuto in simbiosi da una settimana dopo l'inizio della loro storia, ininterrottamente, in hotel, nel tourbus, a casa di Mika, ora lì in Grecia. Gli sembrava di conoscerlo da sempre e di non potersi immaginare un periodo senza di lui.
"Credo di avere un problema." disse ad un tratto il moro, rompendo il quiete fruscio del ritmo costante e continuo delle onde.
Andy si stacco quel tanto che bastava da lui, per poterlo guardare negli occhi, attento a ciò che stava per dirgli.
"Credo di essere in dipendenza da te!" gli confidò candidamente con un sorrisino timido.
Andy si aprì a sua volta in una bel sorrisone. "Mi stavi facendo preoccupare!" ammise prima di tutto il biondo, credendo si trattasse di qualcosa di serio.
"Eh beh... La cosa è reciproca quindi non hai nulla da temere..." chiarì facendogli capire che non gli avrebbe permesso si separarsi da lui così facilmente.
Entrambi si sorrisero, per poi baciarsi lentamente e con trasporto.
Quando il piccolo campanile della chiesetta batté l'una di notte, decisero di far ritorno a casa.
Il giorno dopo lo trascorsero di nuovo nel piccolo paesello, stavolta godendosi il caldo del sole, sdraiati sulla spiaggia, il risultato di quella giornata fu un Andy dal colorito rosso aragosta che la sera si lamentava imprecando in greco per la sua stupida disattenzione.
"Vieni qui che ti metto la crema." lo chiamò per l'ennesima volta Mika, dal salotto, brandendo il tubetto di crema dopo sole, che avrebbe lenito almeno in parte il bruciore.
"Non se ne parla!" ripeté di nuovo Andy. Il solo tentativo di indossare una maglietta, si era trasformato in una tragedia, non aveva intenzione di farsi mettere le mani addosso da Mika.
Quest'ultimo sbuffò, alzandosi dal divano e avvicinandosi al tavolo della cucina, dietro al quale vi era il biondino, la cui pelle lattea era ormai di tutt'altro colore.
Addormentarsi al sole non era stata una buona idea.
"Non è colpa mia se sembri un finlandese dopo una settimana sotto il sole di mezzogiorno." gli ricordò Mika cercando di farlo ragionare, ma sempre con una punta di ironia.
Andy gli lanciò un'occhiataccia.
"Per conto mio puoi anche girare a torso nudo per la restante settimana, io lo faccio per te." spiegò di nuovo il libanese, la cui carnagione olivastra era invece appena arrossata.
"Mika sparisci!" gli intimò, vedendolo avvicinarsi con il tubetto tra le mani, aggirando il tavolo.
Il moro in quel modo sarebbe riuscito ad afferrarlo da dietro, con uno scatto, il rischio era però di fargli seriamente male, date le sue condizioni. Quindi desistette e gliela diede vinta.
"Va bene, mi arrendo!" asserì Mika, alzando le mani in segno di resa e appoggiando la crema sul tavolo.
Si sedettero sul divano, chiacchierando dei progetti per l'indomani e nel giro di poco tempo, si ritrovarono assonnati.
Quando si coricarono, Andy si stese a pancia in giù sul letto, non potendo minimamente pensare di appoggiare le spalle e la schiena sulle coperte, Mika a quel punto entrò in azione.
Senza che il biondo se ne accorgesse, aprì il tubetto e velocemente fece ricadere una buona quantità di crema sulla sua schiena, Andy accortosi, strabuzzò gli occhi e fece per alzarsi ma Mika si sedette poco gentilmente all'altezza dei suoi fianchi, dove il costume aveva protetto dalle bruciature, e lo immobilizzò.
"Sei un infido stronzo!" tuonò il greco voltando la testa verso di lui, lanciandogli un'occhiataccia con la coda dell'occhio.
"Shhh. Rilassati!" gli sussurrò il riccio, appoggiando molto delicatamente le mani fresche sulla parte di pelle ricoperta di crema e iniziando a formare un lento movimento circolare. All'inizio Andy se ne stava totalmente rigido, sicuro che avrebbe patito le pene dell'inferno, ma dopo nemmeno un minuto, si rilassò, percependo il sollievo che quella sensazione di freschezza stava creando alla sua schiena. Mika passava con gentilezza i palmi delle mani su ogni angolo di pelle arrossata, producendo un massaggio lieve ma piacevole.
"Non mi insulti più eh? Come mai?" chiese Mika, sussurrando quelle parole a pochi centimetri dal suo orecchio.
Andy mugugnò qualcosa di non troppo comprensibile, impegnato com'era a godere di quel tocco delicato e amorevole che pochi attimi dopo, lo fece scivolare in un sonno profondo.
Finito il suo lavoro, Mika ripose la crema e si coricò accanto a lui, dopo avergli lasciato un tenero bacio sui corti capelli color del grano.
Il giorno successivo per loro grande fortuna, il cielo era meno terso del solito ed il sole faceva capolino dalle nuvole, non così spesso.
Quella giornata la passarono tra i templi e le rovine dell'antica Atene, in un'immersione totale di storia, che Andy spiegò dettagliatamente a Mika, mostrandogli ciò che più e più volte suo padre gli aveva spiegato, nelle loro numerose visite.
Il libanese si stava sempre più innamorando di quella terra ricca di storia e arte e Andy si trovava nel suo elemento, nel guidare il suo ragazzo negli angoli meno conosciuti e più affascinanti della nazione che aveva visto i suoi Natali.
Nei giorni successivi visitarono alcune delle isole che componevano la corolla della costa greca. Piccoli scorci di terra disseminati come perle su un manto di velluto blu.
Mancavano tre giorni alla fine della loro vacanza, quel giorno per la prima volta in una settimana pioveva a dirotto, e un vento irrequieto soffiava dal mare, rendendolo impetuoso e oltremodo rumoroso.
Verso le 7 Mika si stropicciò gli occhi svegliandosi, disturbato dalla potenza delle onde che infrangendosi sugli scogli provocavano un rimbombo costante e fastidioso, a cui lui, che aveva sempre vissuto in città, non era abituato.
Si alzò dal letto, percependo gli scrosci di pioggia tormentare il tetto che si trovava a meno di un due metri dalle loro teste, e si diresse verso la finestra, scostando le tende e rimirando i colori grigio azzurrognoli del mare in tempesta, e il bianco sporco delle nubi che riversavano sul paesino, cospicue quantità d'acqua.
Sospirò.
Avrebbero passato quella giornata in casa. Un po' gli dispiaceva, avrebbe visto volentieri un altro di quei posti che da una settimana a quella parte, il greco gli stava mostrando con fierezza, ma allo stesso tempo, non avevano mai avuto l'opportunità di passare tutto il tempo che desideravano a letto, senza che lavoro o amici li disturbassero.
Tornò a stendersi sul letto, rivolto verso il biondo, che una volta tanto stava dormendo più a lungo di lui.
Era un evento raro.
Sembrava che Andy fosse tarato in modo tale da svegliarsi senza il minimo sforzo, non appena il sole sorgeva fuori dalla finestra, a differenza sua, che avrebbe potuto dormire senza problemi anche con quella luce fastidiosa puntata dritta in faccia.
Sdraiato con la testa sul cuscino, osservava il viso del suo compagno di vita, a pochi centimetri di distanza.
Respirava lentamente, a ritmo costante, le labbra erano chiuse e piegate appena a formare un lieve sorriso, gli occhi dalle lunghe ciglia bionde celavano i due zaffiri che brillavano come l'acqua del mare baciata dal sole, ogni volta che qualcosa lo rendeva felice.
I capelli biondo rossicci, tenuti costantemente corti, erano in disordine, sparati un po' ovunque, e la barba della medesima sfumatura, appena accennata, gli donava quel tocco di mascolinità che lo faceva impazzire. Era dannatamente bello.
In un attimo, la sua mente vagò nei ricordi lontani di inizio anno.
Come sua sorella Paloma aveva notato, ben prima ancora che lui stesso se ne rendesse conto, Mika era sempre stato stregato da quel fascino mediterraneo dai tratti anglosassoni.
Si ricordava ancora le volte in cui si era perso a contemplarlo da lontano, in stanza prove, dietro alla sua fedele amica, senza nemmeno accorgersene.
Si ricordava di quando aveva iniziato a percepire qualcosa che andava oltre la semplice ammirazione dei tratti di un bel viso, ed aveva capito che stava iniziando a provare qualcosa per lui, ma si era sentito troppo impacciato per fare qualche passo in più ed andare a parlargli.
Aveva sperato che si girasse e fosse lui ad andargli incontro, a parlargli, a dirgli che anche lui in realtà stava morendo dalla voglia di fare la stessa identica cosa, ma che a sua volta non ne aveva il coraggio.
Quei pensieri si trasformarono in una sorta di dialogo a senso unico nella sua testa, ricordando perfettamente quella sensazione di inadeguatezza provata in quegli istanti.
I'm sitting across from you
I'm dreaming of the things I do
I don't speak, you don't know me at allFor fear of what you might do
I say nothing but stare at you
And I'm dreaming
I'm trippin' over you
Conversations
Not me at all
I'm hesitating
Only to fall
And I'm weighted,
I'm hating everyone
Tornato con la mente a quegli istanti, stava inconsciamente parlandogli con le parole che allora affollavano la sua mente, in un turbinio di paura ed incertezza.
Si alzò dal letto senza far rumore, rubò dalla piccola scrivania un foglio ed una penna blu, tornando poi accanto al suo ragazzo dormiente, e mettendo per iscritto quelle riflessioni.
Truth be told,
my problems solved
You mean the world to me
But you'll never know
You could be cruel to me
While we're risking the way
That I see you
But I see you
Come sempre buttò giù il tutto velocemente, cancellando e riscrivendo alcuni versi, sistemando alcune parole e sperando di non aver fatto troppi errori, fregandosene bellamente della calligrafia disordinata e al limite del comprensibile e scrivendo, scrivendo, scrivendo.
Rilesse lentamente, c'erano cose da sistemare, c'erano strofe da invertire, ma prima che la sua razionalità potesse riordinare il tutto, la sua attenzione venne rubata da una frase scritta appena prima.
You mean the world to me...
Di quel tuffo nel passato, quella frase rappresentava il legame col presente, la costante che nonostante tutto quello che quei mesi avevano portato, rimaneva ancora ben salda, in tutta quella meravigliosa ed inaspettata evoluzione di eventi.
Da quel momento molte cose erano successe, il coraggio mancante era stato trovato, le parole erano state dette, e gli sguardi e i gesti avevano colmato le lacune che le parole talvolta si erano lasciate dietro.
E in tutto questo, Andy rappresentava ancora il suo mondo.
Sottolineo e cerchiò quella frase più di una volta, producendo un solco e fregandosene altamente quando la biro disegnò un tratto blu sulla gamba alla quale il foglio era appoggiato.
Ancora con la penna in una mano ed il pezzo di carta nell'altra, si voltò contemplando la sua metà, mentre fuori il vento impetuoso aveva un po' attenuato la sua corsa e la pioggia aveva diminuito sensibilmente il rumore costante.
Non si accorse nemmeno di morfeo che tornò ad accoglierlo tra le sue braccia e nel giro di alcuni minuti, ricadde in un sonno pesante.
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...