Il riccio in tutta risposta rise. Una risata di quelle cristalline e infantili che denotavano da sempre la sua felicità più grande.
"Direi che ora possiamo andare a casa..." disse poi con sguardo eloquente, prendendo Andy a braccetto e trotterellando verso la fermata, non curandosi della pioggia che ancora una volta tornava ad inzuppare i loro vestiti.
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Alcuni giorni dopo quella giornata caotica ma decisamente produttiva, Mika salì di buona mattina al piano superiore autoinvitandosi a colazione insieme a Andy.
"A cosa devo l'onore?" chiese Joanie in tono scherzoso al figlio e al compagno, servendo loro una torta alle albicocche dall'aspetto delizioso.
"Non posso aver il piacere di fare colazione con la mia famiglia di tanto in tanto?" ribatté Mika, cercando di sviare la supposizione della madre che implicava un secondo fine per quella situazione conviviale insolita.
"Sputa il rospo!" intervenne Paloma da in fondo al tavolo, mentre Zuleika dava il buongiorno alla allegra combriccola già seduta.
Andy ridacchiò divertito a quella scenetta mentre Mika sbugiardato dalla madre che ben lo conosceva abbassò lo sguardo brevemente e poi sorrise a trentadue denti.
"Ho trovato casa. Oggi pomeriggio vado a firmare il contratto." confessò velocemente, passando una mano attorno alle spalle di Andy.
Le facce sbigottite di Paloma, Joanie e Zuleika sarebbero state da fotografare tanto erano belle.
"Ti trasferisci dall'oggi al domani e ce lo dici così?" chiese la madre lievemente in apprensione per la dipartita di quello che sarebbe stato il primo dei suoi 5 figli a lasciare definitivamente il tetto dell'abitazione di South Kensington.
"No mamma, oggi la compro ma prima di trasferirmi la devo arredare e devo sistemare alcune stanze... Prima dell'autunno ho qualche dubbio me ne andrò da qui." spiegò il ragazzo facendo tirare un sospiro di sollievo alla donna.
"Aspetta un attimo...." intervenne Zuleika interrompendo la conversazione tra madre e figlio e sventolando le mani concitata.
"Te ne vai! Il monolocale è libero!!!" strillò la diciottenne euforicamente sgranando gli occhi scuri e facendo oscillare la lunga coda di capelli corvini.
"Le mie sorelle mi vogliono bene veh. Me ne vado e loro gioiscono." disse sarcasticamente rivolgendosi a Andy e facendolo ridere di gusto.
"Temo dovrai litigartela con Fort" asserì Paloma ricordando come il fratellino avesse rivendicato il diritto di successione per primo, il giorno stesso in cui Mika aveva deciso di sistemare il piano interrato.
"Dovrà passare sul mio cadavere!" rispose Zuleika con sguardo di fuoco "E poi manco è maggiorenne ancora... Non può lasciare il tetto familiare" aggiunse invocando chissà quale legge immaginaria.
"In teoria il tetto sarebbe lo stesso..." Fu Andy a smorzare la felicità della ragazza, puntualizzando la situazione con un sorriso scherzoso.
Mika si voltò verso di lui alzando una mano dove il greco congiunse la sua in un 5 vittorioso, mentre la moretta li guardava corrucciata.
"Andy sei diventato stronzo come mio fratello!" riconobbe la ragazza, facendo scoppiare tutti a ridere.
Dopo la colazione al piano superiore, i ragazzi uscirono per andare entrambi al lavoro, Mika in studio e Andy da una band a cui servivano delle riprese di backstage.
Verso sera si riunirono per passare finalmente dal signor Dempey e realizzare materialmente il sogno di una vita di Mika.
Completamente contro le loro aspettative, il sessante si presentò dai ragazzi un po' più sorridente e cordiale. Il loro pensiero comune fu che nonostante non li sopportasse, l'idea di portare a termine la vendita l'avesse reso di buon umore.
Le carte per il passaggio di proprietà erano già compilate, mancava solo la firma delle due controparti e l'affare si sarebbe dichiarato concluso.
"Sa giovanotto... Ho capito finalmente." disse l'uomo dopo aver tracciato elegantemente il suo nome sulla riga nera, alzando lo sguardo su di lui e girando il foglio nella sua direzione.
Mika ricevuta la penna dalla mano destra dell'inglese, prima di firmare, scettico domandò. "Ha capito...?" lasciando intuire di non avere afferrato completamente il significato di quella espressione.
"Ho visto un manifesto in camera di mia nipote. Lei è un cantante piuttosto conosciuto." ammise Dempey ricevendo un'occhiata stupefatta dal riccio, che tutto si aspettava fuorché che avesse capito chi lui fosse.
"Oh..." si lasciò sfuggire quindi, appoggiando la biro al foglio e scribacchiando più leggibilmente possibile quel nome tanto lungo quanto poco percepito come suo, consegnando quindi la sua copia del contratto di cessione al venditore.
Il ragazzo estrasse poi dalla cartellina blu, che lo aveva accompagnato durante i lunghi giorni trascorsi in giro per Londra, l'assegno compilato in tutte le sue parti e lo consegnò al signore con una vigorosa stretta di mano.
Poi sorridendo recuperò uno dei fogli ormai inutili presenti tra le scartoffie della cartellina e rivoltosi all'uomo chiese "Quale 'è il nome della sua nipotina?".
A quelle parole sul volto dell'uomo si delineò un'espressione curiosa e innamorata al pronunciare il nome della sua piccola Ashley.
Mika sorrise e cercando sempre di mantenere una buona calligrafia, scrisse una dedica personalizzata alla bambina con tanto di un bel disegno e la sua firma.
Quando porse il pezzo di carta al signor Dempey, per la prima volta da quando lo aveva incontrato, ricevette un sorriso sincero di gratitudine e un ringraziamento tutt'altro che di circostanza.
"E' stato un piacere" disse quindi il distinto inglese, consegnandogli finalmente le chiavi di quella che ormai era a tutti gli effetti la sua prima vera casa.
Con un'ultima stretta di mano, condivisa anche con Andy, il signore lasciò quindi la villetta, chiudendosi la porta alle spalle per l'ultima volta.
Finalmente soli per la prima volta tra quelle quattro immense mura i due ragazzi stettero per alcuni minuti in silenzio passeggiando qua e là per le stanze deserte, ascoltando attentamente l'eco dei loro passi risuonare armoniosamente.
Era estate e faceva caldo ma all'interno di quella grande abitazione vi era un fresco ristoratore che i due ragazzi si stavano decisamente godendo.
Mika arrivò in una delle stanze centrali, possibile salotto o sala da pranzo e si sdraiò sul pavimento in mattonelle sospirando felice, facendo vagare lo sguardo e i pensieri tra gli intonaci e i muri bianchi su cui in parte erano ancora visibili le tracce dei mobili che avevano occupato quella casa in precedenza e che erano decisamente da rinfrescare con una buona dose di pittura.
Andy entrò a sua volta nella stanza e il silenzio mantenuto fino a poco prima venne spezzato dalla sua risata.
"Cosa ci fai per terra, sdraiato sul pavimento polveroso?" gli chiese il ragazzo avvicinandosi a lui con sguardo perplesso ma gioioso.
Mika dal canto suo si voltò verso di lui e battendo una mano per terra, gli fece segno di raggiungerlo, alzando con quel movimento una piccola quantità di granelli di polvere che luccicarono alla luce del sole che faceva capolino da una delle finestre.
Andy si accucciò accanto a lui senza però sedersi osservando ora la stanza luminosa, ora lui.
"Mi rilasso nella nostra casa nuova!" gli rispose intanto il riccio portando le mani al di sotto della sua testa e chiudendo gli occhi.
Andy emise un risolino e scosse la testa chiudendo anche lui gli occhi per un attimo inspirando quell'odore strano, un intreccio tra l'odore agrodolce di chiuso e quello proveniente dall'aria calda di Londra che entrava dalla finestra della stanza accanto, affacciata sul retro e aperta.
"Devo portare qui il mio maialino di porcellana." disse Mika riflettendo ad alta voce e tossicchiando appena dopo aver alzato di nuovo una buona quantità di polvere con una mano.
Andy alzò un sopracciglio e lo osservò stranito. "Non c'è nulla in questa casa se non uno sgangherato tavolo e tu la prima cosa che pensi di portare è il porcellino?"
chiese con un ghigno di presa in giro, avvicinandosi a tirargli un ricciolo che ricadeva per terra ripulendo un po' il pavimento dallo sporco accumulato.
Mika incrociò le braccia al petto come offeso. Andy conosceva la storia del porcellino bianco e blu che nel loro monolocale aveva da sempre occupato una delle mensole in salotto.
flashback
Gli scatoloni da svuotare nel monolocale erano ancora parecchi. Nonostante lo avesse arredato essenzialmente prima di andarvi ad abitare con Andy, non aveva mai avuto davvero il tempo per finire di sistemare tutti gli oggetti che aveva deciso di trasferire dal piano si sopra.
"Ma davvero hai intenzione di trovare posto per tutte queste cose? Sono un sacco!" capì immediatamente il greco aprendo uno dei 4 scatoloni pieni zeppi di soprammobili e oggetti di vario tipo di cui spesso non capiva il senso e intuendo come sulle mensole del locale non avrebbero mai trovato spazio per sistemarle tutte quante.
"Effettivamente sai che potresti aver ragione..." lo assecondò il maggiore, notando come avrebbero davvero finito per non riuscire più a muoversi tra tutta quella roba.
"Tipo questa ti serve proprio?" chiese prendendo tra le mani una statuetta con una strana forma in terracotta simile ad una maschera voodoo.
"Era uno dei primi abbozzi di sculture di Yasmine. Me lo ha regalato al mio ottavo compleanno." si ricordò il ragazzo, restio a lasciare che quel ricordo finisse in cantina.
Andy lo girò tra le dita e si compose in una smorfia non molto convinta. "Meno male che è migliorata col tempo..." affermò con un velo di ironia.
Mika lo rimproverò ma allo stesso tempo rise per quell'uscita. "E va bene. Lo riporterò al piano di sopra." cedette quindi.
Andy vittorioso lo tornò a riporre dove lo aveva preso e afferrò un secondo oggetto.A poco a poco convinse il libanese a scartare molte tra le cose più ingombranti o a suo parere di cattivo gusto, arrivando ad avere più scatoloni da accatastare in cantina di quelli da svuotare.
"Questo anche, va dritto in cantina!" pronunciò il ragazzo brandendo tra le mani l'ennesimo oggetto stravagante, questa volta un porcellino di porcellana dal musetto blu, con dei fantasiosi disegnini dello stesso colore su sfondo bianco, un salvadanaio, a giudicare dal taglio che aveva sulla schiena.
Lo scosse per capire se vi fosse qualcosa e il rumore che emise fu un lieve tintinnio, prodotto probabilmente da un'unica monetina al suo interno.
Mika riconobbe al volo quel suono. Immediatamente si voltò capendo ciò di cui il ragazzo stesse parlando e schizzando verso di lui, glielo rubò dalle mani stringendolo al petto come fosse con un cucciolo indifeso.
Andy stupito inarcò un sopracciglio e lo guardò come si guarda una persona poco sana di mente, in cerca di una spiegazione plausibile a cui, era certo, sarebbe seguita l'ennesima storia stravagante.
"Questo è sacro. Non si tocca!" pronunciò con lo sguardo di un bambino capriccioso al quale hanno cercato di rubare il suo giocattolo preferito.
Andy sospirò e assunse un'espressione di superiorità. "Sentiamo... Te l'ha regalato la bisnonna di ritorno da Damasco un lontano Natale del secolo scorso?" chiese prendendolo palesemente per i fondelli.
Mika assunse un'espressione sfacciatamente offesa e lo fulminò con lo sguardo, facendolo scoppiare a ridere.
"No!" disse secco. "Questo l'ho comprato subito dopo aver firmato il contratto con la Universal." disse il giovanotto, accarezzando il porcellino con fare protettivo.
Andy ridacchiò "Già allora avevi dei gusti discutibili..." gli disse con un ghigno strafottente.
Mika gli fece una linguaccia e poi continuò la storiella. "Avevo appena firmato, era la svolta della mia vita. Con mia sorella e un amico, decisi che per festeggiare invece di andare a bere una birra in un bar, avrei comprato qualcosa di durevole che mi avrebbe ricordato quel momento per tutta la vita." ricordò con un'espressione di gioiosa nostalgia.
"In tasca avevo 12 sterline. Sono entrato nel primo negozio che ho trovato, vicino Portobello. Ho visto questo porcellino. Costava esattamente 11 sterline e 99. Ho deciso che avrei speso tutto quello che avevo come segno di nuovo inizio. Così ho fatto." disse quindi scuotendo appena il suo amato maialino, facendo risuonare la monetina e aprendosi in un lieve sorriso.
"Quella che senti è una moneta da un penny. Il venditore nel vedermi così contento mi aveva chiesto il motivo e io gli avevo detto di aver appena realizzato il sogno della mia vita. Sorridendomi aveva quindi preso il resto e lo aveva inserito nella fessura scuotendolo e dicendomi "ascolta attentamente. Quando sentirai questo suono, ti ricorderai di questo momento felice e sorriderai.""
L'espressione sul suo viso in quel momento nel ricordare quella storiella, era corredata infatti da un luminoso sorriso e due occhi luccicanti di felicità.
Andy si ritrovò a pensare che quello strano negoziante avesse avuto ragione.
Anche lui contagiato da quella sensazione si era ritrovato a sorridere, lasciando da parte le prese in giro di poco prima e riconoscendo l'incanto e la magia che quel porcellino dall'apparente aria insignificante portava con sé.
....
"Non mi importa quello che pensi di me. Quella sarà la prima cosa che metterà piede in questa casa!" disse poi a conferma della sua decisione.
"Allora devo aspettare a rientrare finché non hai portato lui?" chiese il biondo fingendosi preoccupato.
Mika rise. "Hmm credo proprio di sì!" trillò poi giocosamente incontrando gli occhi di Andy che lo osservavano con espressione da cane bastonato.
Andy gli tirò una manata stizzita e in quel momento lui lo afferrò, tirandolo verso di sé e alzata la testa da terra, lo baciò dapprima castamente, poi con passione.
"Facciamo così... Il maialino lo terrai in mano tu la prossima volta che varcheremo la soglia di questa casa..." gli disse in un sussurro sulle sue labbra.
Andy scosse la testa divertito "Affare fatto!" disse, poi si abbassò su di lui e gli lasciò un ultimo lungo bacio.
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Two of a kind
FanficLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...