What's the matter?

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"Siete nervosi tutti e due, si vede, ma scannarvi tra voi non migliorerà le cose!" gli disse pacatamente l'uomo, cercando di farli ragionare.
I due si scambiarono un'occhiata truce.
Andy solitamente era il tranquillante di Mika. Ascoltava le sue preoccupazioni pre-concerto e placava i suoi timori. Allo stesso modo il riccio era solito rassicurare il biondino quando si ritrovava in conflitto con sé stesso. In quell'occasione però, entrambi avrebbero avuto bisogno di quel supporto che a causa dell'ansia nessuno dei due riusciva a dargli.
Passarono gli ultimi venti minuti a ignorarsi, prima di salire sul palco ed entrarono in scena senza il consueto bacio di buona fortun
a.

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Durante il concerto tutti e due furono troppo occupati per preoccuparsi d'altro, se non di ciò che avevano il compito di fare.

Dovevano lavorare professionalmente, quella sera ancora meglio che nelle altre decine e decine di date precedenti.

Sia il concerto che le riprese andarono per il meglio.
Una volta finita la serata, Andy si dovette trattenere parecchio con il resto dello staff video e Mika dopo aver rilasciato un'intervista e salutato i fan fuori dalla sala, rientrò in hotel andando a coricarsi prima ancora che Andy tornasse.

Quando il biondo stanco tornò in hotel, dopo una veloce doccia si mise sotto le coperte in silenzio per non svegliare il suo ragazzo, con cui non aveva ancora avuto modo di chiarirsi.

Il mattino successivo Mika si svegliò presto per l'ennesimo round di promozione. I ritmi serrati del tour iniziavano a farsi sentire e nonostante avesse dormito qualche ora in più quella notte, si sentiva esausto.

Il fatto poi di essere ai ferri corti con Andy lo irritava terribilmente, rendendolo irascibile e talvolta scontroso.

Andy era a sua volta sommerso di lavoro, dover montare tutto quel materiale e sapere di farlo per un DVD che contando il successo di Mika, avrebbe sicuramente venduto migliaia di copie, lo faceva lavorare con un velo d'ansia che si ripercuoteva anche sui momenti in cui portava l'attenzione al di fuori del lavoro.

Alle dieci passate di sera, finalmente il libanese fece ritorno in hotel, il mattino dopo avevano un volo per la Danimarca e voleva riposare così da permettere a quel fastidioso dolore all'orecchio che da qualche giorno non gli dava tregua, di tranquillizzarsi per qualche ora.

Quando mise piede in stanza, trovò Andy sul letto che sdraiato a pancia in giù, con il pc davanti a sé, era intento a lavorare ai filmati dell'Olympia.

"Ciao" lo salutò il biondo con un sorriso, distogliendo per un attimo l'attenzione dal suo lavoro e squadrando la figura che con aria stanca lanciò il telefono sul letto, dirigendosi verso il bagno, dopo avergli rivolto un saluto frettoloso e abbastanza freddo.

Il greco sospirò rammaricato, passandosi una mano sul viso.

Era ancora decisamente arrabbiato, anche se non ne capiva perfettamente la ragione, battibecchi come quelli dell'altra sera a Parigi, anche se non con toni così accesi, ne avevano già avuti.

Continuò le sue faccende fino a quando Mika non uscì dal bagno. A quel punto chiuse il pc, lo ripose nella borsa e si voltò verso di lui.

"Com'è andata la giornata?" chiese gentilmente mettendosi seduto e osservandolo in cerca di un dialogo.

"Bene" rispose Mika frizionandosi i capelli con la salvietta senza alzare gli occhi su Andy.

"Sempre le solite domande immagino..." tentò di nuovo, sperando che si aprisse, sparlando delle cose stupide che gli venivano chieste dai giornalisti, e ridendoci su, come erano soliti fare.

"Già" rispose invece telegrafico finendo di asciugarsi i ricci alla bell'e meglio e piegando la salvietta, riponendola in fondo al letto.

"Dai Mika, sei ancora arrabbiato?" chiese andando stavolta dritto al punto. "Eravamo nervosi tutti e due" si giustificò Andy, avanzando verso di lui sul letto.

"Certo" rispose Mika in tono pacato ma distaccato.

Andy sospirò di nuovo. "Cosa devo fare per farmi perdonare?" gli chiese alzandogli il viso verso di lui, aveva bisogno di guardarlo negli occhi per capire.

"Lasciarmi dormire!" gli rispose distogliendo lo sguardo e sdraiandosi sotto le coperte. Andy notò la stanchezza sui suoi lineamenti e decise che acconsentire a quella richiesta, sarebbe stata una decisione saggia.

"Buonanotte allora..." gli augurò lasciandogli un bacio sul capo dai capelli ancora umidi.

"Notte" gli rispose Mika con la testa sepolta nel cuscino.

La mattina dopo, la sveglia era stata puntata per l'ennesima volta ad un orario indecente, stavolta anche secondo gli standard di Andy.

Il biondo aprì gli occhi controvoglia e svegliò Mika con dolcezza, sperando di velocizzare la fase di riappacificazione tra loro, anche se di così buon mattino, da lui poteva solo aspettarsi dei grugniti infastiditi.

Salirono in auto e furono portati all'aeroporto, che fuori imbruniva appena.

Si trovavano seduti nelle scomode sedie in plastica di fronte al loro gate, quasi tutti con facce assonnate.

A poca distanza alcuni bambini giocavano a rincorrersi tra le poche persone presenti, facendo slalom tra le valigie, gridando di tanto in tanto.

Andy percorreva con lo sguardo i movimenti dei piccoli, sorridendo di riflesso alla loro contentezza.

Accanto a lui, Mika non sembrava dello stesso avviso. Ai loro acuti più forti spesso non riusciva ad evitare una smorfia di fastidio, portando la mano all'orecchio sinistro che ogni volta gli lanciava una fitta di dolore.

Il biondino notò il suo atteggiamento inconsueto ma non gli diede peso più di tanto, credendo fosse dovuto alla stanchezza che lo rendeva facilmente irritabile.

Arrivati in Danimarca, più precisamente nella capitale Copenaghen, vennero accolti da un cielo che minacciava pioggia, e un vento decisamente più fresco rispetto a quello a cui erano stati abituati nell'ultimo periodo.

La mattina era sgombra di impegni e quindi i ragazzi la occuparono ognuno a proprio piacimento.

Mika come mise piede in camera, lasciò le sue valige accanto al letto e vi si sdraiò a peso morto. Il suo programma per quella mattinata era riposo assoluto.

Andy sistemò le sue cose e poi si allungò sul letto accanto a lui iniziando a torturarlo di baci, che salivano dal collo fino al viso. Voleva farsi perdonare una volta per tutte.

Quando però passò accanto al suo orecchio, schioccandogli un bacio appena sotto e vide una smorfia di dolore comparire sul suo volto, seguita dalla sua mano, che corse al lato del suo viso, capì che c'era qualcosa che non andava.

"Ehi, stai bene?" gli chiese infatti mettendosi seduto.

Mika senza voltarsi si limitò a rispondergli "Non stare a preoccuparti, sono solo ipocondriaco!!"

Il tono che aveva usato e le parole che gli aveva appena rivolto, gli fecero capire in un istante il motivo per cui gli aveva tenuto il muso negli gli ultimi 3 giorni.

Poco prima che iniziassero a urlarsi contro nel backstage dell'Olympia, Mika si era lamentato di un fastidio proprio ad un orecchio. Andy aveva pensato che fosse la sua costante preoccupazione pre-concerto a parlare, e l'aveva liquidato facendogli capire di non lagnarsi per motivi inesistenti, proprio in quella serata già concitata di per sé.

Era stato quello a scatenare la lite, facendo infervorare Mika, che da quanto poteva rendersi conto in quel momento, forse non si era inventato tutto di sana pianta, quella volta.

Il greco si sentì terribilmente in colpa. Sapeva leggere gli stati d'animo di Mika come un libro aperto, ma quella sera, preso dall'agitazione, non aveva fatto il minimo tentativo di capire cosa si celasse dietro quelle parole.

Andy si alzò e si portò dall'altro lato del letto, per potergli parlare faccia a faccia.

"Scusami! Adesso ho capito. Io non volevo offenderti e tanto meno avevo capito che ci fosse qualcosa che non andava!" gli disse a cuore aperto, sperando che ora che aveva capito e gli aveva porto le giuste scuse, il ragazzo desse tregua al suo muso lungo.

Mika aprì gli occhi e lo guardò per la prima volta da giorni, nei suoi. L'Andy comprensivo di sempre era tornato, adesso aveva di nuovo la sua spalla su cui appoggiarsi nei momenti di debolezza.

"E io non dovevo urlarti contro in quel modo." gli rispose con sguardo colpevole, allungando una mano verso il viso di Andy in una carezza.

Il biondo sorrise godendosi quel contatto che si rese conto essergli mancato così tanto e sporgendosi verso il suo viso per incontrare finalmente le sue labbra, sulle quali era comparso un dolce sorriso.

"Dai riposati" gli disse lasciandogli un ultima carezza e tornando al suo posto, approfittando della mattinata per lavorare al suo montaggio.

Si ritrovarono con il resto della crew per pranzo e poi tutti insieme si recarono presso gli studi televisivi, dove avrebbero registrato la puntata di uno show e dove Mika, a seguito dell'intervista, cantò live un paio di canzoni.

Non appena ebbero finito e si ritrovarono dietro le quinte, Mika si rivolse preoccupato a Jerry, spiegandogli come il dolore all'orecchio fosse diventato talmente forte da non riuscire quasi a sopportare l'in-ear monitor nel suo orecchio, ossia quella specie di auricolare che gli permetteva di sentire la musica e la voce che trasmetteva al microfono durante i live, e senza il quale era impossibile riuscire a capire cosa si stesse cantando.

La musica stessa, emessa dal vivo dagli strumenti, stava veramente iniziando a provocargli fitte sempre più forti ed insopportabili, temeva che se fosse continuato di questo passo, non sarebbe riuscito a sopportare l'intensità dei suoni di un concerto.

Di comune accordo decisero di attendere la mattina successiva, sperando che le cose migliorassero e poi decidere il da farsi.

Tornarono in hotel e cenarono insieme, dopodiché Mika decise di andare subito a dormire, sperando in qualche miracolo.

La mattina successiva, si rese presto conto che il tanto auspicato miracolo non c'era stato.

Come alzò la testa dal cuscino al suono della sveglia, si augurò di non averlo fatto, dal momento che una fitta più dolorosa del solito lo trapassò da parte a parte.

Andy lo osservò attentamente con sguardo preoccupato. "Cazzo!" imprecò Mika, provocandosi un'ulteriore fitta. Se il giorno precedente aveva avuto qualche speranza di tenere il concerto quella sera, in quell'istante ogni illusione sparì come volatilizzata.

Era certo che in quelle condizioni, la potenza dei volumi del live show, lo avrebbe portato ben oltre la sua soglia di sopportazione del dolore quindi si rassegnò.

Chiamò Jerry, gli spiegò la situazione e il manager immediatamente gli trovò un medico che potesse supervisionare la situazione e che dopo averlo visitato gli diagnosticò un'infezione acuta all'orecchio e gli prescrisse antibiotici e antidolorifici, raccomandandogli altresì riposo assoluto per una settimana.

Quando il medico uscì dalla camera d'albergo, Mika tornò a sdraiarsi seppellendo la testa sotto due cuscini.

Una settimana di riposo significava tre concerti cancellati.

Dire che si sentisse in colpa era di certo un eufemismo.

Andy aveva capito immediatamente questo suo stato d'animo dall'espressione incredula e colpevole che aveva assunto quando il medico gli aveva spiegato la situazione, gli passò una mano su una gamba cercando di attirare la sua attenzione e farlo uscire dal suo nascondiglio.

"Hai idea di quanti fan ho appena deluso?" chiese quando dopo alcuni attimi si decise a spostare i cuscini dal suo viso.

Andy lo osservò con un sorriso a metà, cercando parole di conforto che sapeva non sarebbero servite a niente.

"Hai idea di quanti mesi hai passato in giro per il mondo, dormendo una manciata di ore a notte e facendo i salti mortali?" cercò di ricordargli Andy, facendogli capire che una piccola caduta in tutto quell'intenso lavoro, ci poteva stare.

Mika, come si aspettava, trovò da ridire su quel punto, ma dopotutto Andy aveva già prospettato che quella sarebbe stata una battaglia persa in partenza.

D'accordo con Jerry, nel pomeriggio, il cantante decise che il tempo in Danimarca non sarebbe andato sprecato e che avrebbe preso parte a ciò che non includeva performance live, ossia interviste e promozione di vario tipo.

Concerti a parte quindi, la routine andò avanti come sempre, tra aerei e hotel che non facilitarono la ripresa fisica del cantante, tant'e che molte volte durante il mese di luglio si ritrovò a dover far fronte a lievi ma persistenti fastidi, soprattutto durante gli show.

A inizio agosto il tour si spostò di nuovo in Inghilterra, spaziando per tutta l'isola, approdando nelle Midlands occidentali verso metà mese.

Il compleanno di Mika cadde proprio durante uno di questi concerti.

Era la sera del 17 agosto ed il concerto al Weston park di Stafforshire era finito da poco, mancavano una manciata di minuti alla mezzanotte e Yasmine, accorsa insieme alla famiglia in tour con loro per qualche giorno stava intrattenendo Mika, mentre il resto dei suoi amici stava trafficando nel backstage.

"Mika vieni qua ti ho detto!" Gridò Joannie, mentre il figlio partì per l'ennesima volta in cerca del suo ragazzo. Era la sua unica chance di sapere cosa stesse bollendo in pentola. Andy non gli sapeva mentire.

"Ma devo cerc..." iniziò lui "NO! Vieni qui subito Mika Penniman!" lo interruppe la madre, prendendolo per un braccio e trascinandolo con sé. Il riccio dal canto suo, nell'udire il suo nome pronunciato in quel modo, con tanto di cognome in aggiunta, si arrese al volere della donna.

Si mise seduto a chiacchierare con Yasmine e Paloma, quando ad un tratto sbucò Andy dal backstage.
"Andy ascolta..." gli disse cercando di raggiungerlo, ma il biondo svincolò "Non posso adesso. Dopo!" buttò lì velocemente, sgattaiolando via, facendo prima però un veloce cenno a Paloma.

Cenno che a Mika non sfuggì affatto. Il riccio assottigliò gli occhi e con fare indagatore si voltò verso la sorella maggiore.

"E' il 17 di agosto, mancano pochi minuti al mio compleanno, sono spariti tutti. Non siete bravi per niente a nascondere le sorprese, potresti anche darmi qualche indizio!" asserì Mika, che aveva ormai intuito lo strano via vai concitato.

"Ogni tanto sarebbe meglio tu non fossi così intelligente." si lamentò Joannie squadrando il figlio con finta stizza, in realtà orgogliosa dell'acume che il suo terzogenito aveva sempre avuto.

"Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso, mamma!!" Esclamò Mika beffardo, come a ricordargli che sicuramente era anche da lei che aveva preso.

La donna rise. "E anche meno rompiscatole non guasterebbe!" aggiunse poi, ricevendo un segno di assenso da parte delle figlie maggiori.

"Su questo concordiamo!" ammise infatti Yasmine spalleggiata dalla sorella.

Jerry comparve all'improvviso davanti alla famigliola. La mezzanotte stava per scoccare.

"Mika puoi venire un attimo?" chiese il manager chiamandolo, con aria seria.

Il moro sorrise, si alzò dalla sedia saltellando e gongolando, pronto alla sorpresa.

Il quarantenne lo guidò nel retro del backstage, dove non trovò nessun altro se non un paio di signori con una telecamera in mano ed un microfono.

"Sono di un programma chiamato "Music now" e vorrebbero farti qualche domanda." gli spiegò Jerry, presentandogli i giornalisti.

L'entusiasmo di Mika morì all'istante, non era esattamente ciò che si aspettava.

Fingendo un sorriso, rispose con calma alle domande dei signori e una decina di minuti dopo fu di nuovo libero.

"Bene andiamo in hotel." gli annunciò il manager tranquillamente, imboccando l'uscita sul retro dove l'auto con già a bordo Nick, Yasmine, e Mike li attendeva.

Mika salì in macchina sul sedile posteriore, un po' deluso, scambiando giusto un paio di parole e rispondendo gentilmente ai classici "Auguri" e "Buon compleanno" che gli altri passeggeri dell'auto gli porsero, verso l'hotel.

Si arrovellò il cervello cercando di capire cosa avessero in mente tutti quanti. Andy era solito essere in auto con lui nel tragitto post-concerto e il fatto che non ci fosse, gli stava dando da pensare.

Giunti a destinazione entrarono nella silenziosa hall dell'albero a 4 stelle. Era quasi l'una e non volava una mosca, oltre al receptionist e ad un paio di ospiti che a bassa voce chiacchieravano nel salottino.

Quando gli altri ragazzi che erano con lui, si diressero verso le rispettive camere, Mika finì davvero per pensare che la serata si concludesse lì, e che tutto quello che aveva creduto di aver capito, in realtà non fosse altro che frutto della sua fervida immaginazione.

Aprì la porta della sua stanza e trovò l'ambiente avvolto nell'oscurità, a tentoni accese la luce e vide Andy sdraiato sul letto addormentato.

Si accigliò, incredulo e rattristito.  

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