Accadde lentamente, sfiorandosi, toccandosi, percependosi, scoprendosi, tracciando i profili dell'altro in maniera quasi bramosa ma mai affrettata.
Un conoscersi reciproco, tanto giusto da sembrare normale, pur senza mai cadere nell'ordinario o nel banale.
Fu un intrecciarsi di corpi, dapprima delicato, poi sempre più passionale, il coronamento di mesi di amore, tenuti nascosti al mondo per paura del giudizio becero e tagliente, che spesso circondava sentimenti puri e sinceri come i loro.
Non erano più due ragazzi, erano una sola entità, unita, compatta, inscindibile.
Era amore, quell'amore leale ed autentico che il mondo là fuori prima o poi avrebbe riconosciuto come tale.
-*-*-*-*-*-
Il risveglio il mattino successivo fu dolce, ma allo stesso tempo frenetico come la loro vita.
Dopo nemmeno un paio d'ore erano su un aereo direzione Copenaghen, dove rimasero per due giorni per un concerto con parecchia gente e un qualche intervista in terra danese.
I giorni che seguirono furono caotici. La squadra, per gli spostamenti ravvicinati all'interno del continente europeo noleggiò un tour bus che avrebbe evitato inutili viaggi in aereo che avrebbero solo comportato un maggiore spreco di tempo e denaro.
"Il letto a castello in fondo è mio!!" aveva gridato Mika, non appena avevano messo piede nell'enorme veicolo, da quel momento il giovane passava gran parte dei viaggi dormendo come un ghiro, dovendo spesso recuperare molte ore di sonno e puntualizzando come lui odiasse i tragitti su strada e quello fosse l'unico modo per porre rimedio alla noia.
Il resto della squadra, trascorreva le ore di viaggio, che spesso seguivano concerti da tutto esaurito, giocando a carte, guardando film e facendo scherzi a Mika.
Quella sera avevano deciso di sfruttare una bomboletta di lacca di Cherisse, per giocherellare un po' con i lunghi capelli ricci del cantante.
Avevano capito fin dai primi giorni, che il ragazzo avesse un sonno molto profondo, nei periodi in cui non riusciva a dormire che poche ore, e quindi avevano deciso di approfittarsene.
"Andy stai riprendendo??" chiese Nick a bassa voce, avvicinandosi al letto del libanese.
"Oooh yess" rispose il biondo, telecamera in spalla, facendogli l'occhiolino.
"Si parte!" asserì il fonico, prendendo un ricciolo castano tra le dita, allungandolo e spruzzando una buona quantità di lacca, fino a che non si tramutò in una ciocca liscia e rigida.
Gli sghignazzii dei ragazzi riempivano l'atmosfera.
"Aspetta, fai così!" si intromise Cherisse prendendo in una mano la bomboletta e nell'altra una manciata di capelli, spuzzando il contenuto della bomboletta e sparando i capelli in mille direzioni.
"Oddio sembra Goku!" ridacchiò Martin coprendosi la bocca per evitare di far troppo rumore.
"Quando si accorge sta volta ci ammazza tutti" ridacchiò Andy, cercando di mantenere l'inquadratura più ferma possibile.
"Sì, te per primo!" gli ricordò Mike con uno sguardo eloquente.
10 minuti dopo l'acconciatura da Super Saiyan era completa. Ida si avvicinò tastando i capelli castani, ormai diventati duri come roccia. "Mamma che schifezza avete fatto!" rise spostandosi.
Finito il loro capolavoro si spostarono in zona giorno, lasciando il ragazzo ignaro di tutto, addormentato.
Un'ora dopo, il conducente si fermò in autogrill per una pausa, e i ragazzi scesero dal pullman, Mika con loro.
Come misero piede nel l'area di sosta, una serie di facce divertite iniziò a rivelarsi di fronte ai giovani. C'era gente che sorrideva, gente che sopprimeva una risata e bambini che indicavano curiosi e divertiti.
Mika camminava come niente fosse, ignaro di rappresentare lo zimbello di turno. Quando si recò al bagno e uscendo incontrò il suo riflesso nell'ampio specchio, quasi gridò.
Si mise schifato le mani in quel groviglio di ciocche sparate in ogni dove e le ritrasse con una smorfia di disgusto.
Non avendo nessuno accanto, aprì l'acqua del lavandino e mise la testa sotto il getto caldo, cercando di districare con le dita quel composto impiastricciato.
Dopo 5 minuti buoni risollevò la testa, asciugandosi come meglio poteva con la carta mani, fornita dai distributori e cercando di dare una forma a quelli che poche ore prima erano riccioli morbidi e tutto sommato ordinati.
Quando ebbe ritrovato una parvenza di normalità, uscì a passo svelto dall'autogrill e si rifugiò sul bus, dove trovo Jerry seduto al tavolino e Ida che sghignazzava appena.
"Ciao Goku!" lo salutò Martin, scendendo dal piano di sopra del grande mezzo, senza trattenere una risata.
"Gli altri sono sopra a sghignazzare davanti al video!" lo informò indicando con un dito sopra la sua testa.
In un istante il ragazzo percorse le scale a grandi falcate e si ritrovò nella zona notte, dove su di un tavolino vi era posizionato il pc, che riconobbe come quello di Andy, su cui scorrevano le immagini dello scherzo.
"Ah e così vi divertite alle mie spalle eh?!" li apostrofò Mika, facendoli voltare tutti di scatto.
"Non è come sembra!" si giustifico Luke alzando le mani in segno di difesa.
"E' esattamente come sembra!" esclamò lui ponendo l'accento sulla parola centrale.
"Ci annoiavamo" avanzò come scusa Cherisse con un sorrisino innocente in volto.
"Sperimentavamo. Sai che stai bene con i capelli lisci e in aria?!" gli fece eco il biondino, chiudendo il pc.
Mika lo scrutò con sguardo omicida e semplicemente gli disse con tono minaccioso "Andreas Dermanis, se non vuoi morire ti conviene correre!"
Il greco sentendo il suo nome per intero, capì di essere nei guai, si alzò dal tavolo e prese a correre in direzione delle strette scale che portavano al piano di sotto, inseguito da Mika che con un balzo lo afferrò per una gamba facendolo quasi cadere a terra.
Il biondo fu però più svelto e si aggrappò al suo braccio, trascinandolo giù per le scale a rotoloni, insieme a lui.
Fortunatamente per entrambi, i gradini erano ricoperti da una spessa moquette, che attutì i colpi ed evitò il peggio.
Sentendo quel trambusto Jerry si girò e vide cantante e cameraman distesi a terra che ridevano come due bambini, in fondo alla scala.
"No ma dico: siete scemi per caso?!" li riprese il manager, responsabile di quello squadrone di ragazzini.
I due continuarono a ridere senza sosta uno sopra l'altro, mentre Andy si massaggiava la testa con una mano. "State bene?" chiese Nick dal piano di sopra, scendendo lentamente.
"Bernoccolo a parte che credo mi crescerà, benone" rispose il greco massaggiandosi la nuca mentre Mika non ne voleva saperne di rialzarsi, trattenendosi la pancia dal troppo ridere.
Jerry scosse la testa sconsolato, avevano 20 anni meno di lui, non doveva stupirsi di certe cose, pensò.
Quando tutti furono tornati sul bus, la squadra ripartì verso la capitale tedesca, le vacanze di Pasqua erano vicine e sulla strada c'era abbastanza traffico.
Da alcuni giorni, dietro la direzione di Ian, che da Londra dava loro indicazioni, i ragazzi avevano cominciato a girare una sorta di documentario che, a detta del manager, sarebbe finito in un dvd di prossima uscita, che avrebbe contenuto il live di un concerto che avrebbero registrato di lì a qualche mese.
Mika ormai si stava abituando ad avere l'occhio indiscreto di Andy che con la sua fedele videocamera lo seguiva un po' ovunque.
"Berlinooo, mi piace questa città!" asserì festante Andy, mettendo piede giù dal bus e entrando nell'hotel dove avrebbero alloggiato per alcuni giorni.
Il clima nella capitale tedesca era ancora freddo, ma certamente più mite rispetto alla cittadina di Stoccolma che si erano appena lasciati alle spalle.
Abbandonarono velocemente le valigie nella stanza e subito Andy e Mika uscirono a passeggio nella città che quest'ultimo aveva appena definito la capitale degli hipster. Il cameraman lo filmava, stando qualche passo più avanti rispetto a lui.
Il giovane riccio era sicuramente di ottimo umore, rideva e scherzava, avvolto nella sua giacca e nella sciarpa blu e verde, passeggiando per il quartiere artistico di Berlino, dove i muri dipinti dai graffiti facevano da sfondo, insieme a rottami di vecchi autobus, anch'essi dipinti da giovani berlinesi.
Nonostante fossero in tour da mesi senza sosta, non perdevano mai la voglia di passeggiare per i luoghi in cui si trovavano a esibirsi, nonostante la stanchezza o il poco tempo a disposizione.
Le loro giornate erano scandite dai risvegli che avvenivano quasi ogni giorno in una diversa città, dalla massiccia promozione tra tv, giornali e radio, che occupava gran parte delle giornate del cantante, e lasciava agli altri membri il tempo necessario a rilassarsi, continuando poi con le serate occupate molto spesso da concerti con grande affluenza, in cui ogni membro della squadra dava tutto sé stesso al meglio, e al termine dei quali vi era ormai il consuetudine incontro con un numero sempre maggiore di fans.
Dopo un veloce giro, i due tornarono in hotel dove un'auto aspettava già Mika e Jerry per portarli alle varie radio dove il libanese avrebbe dovuto partecipare alle interviste di quel giorno.
Andy decise di seguirli, continuando il suo documentario e chiedendo a Mika di rispondere a qualche domanda e raccontare un po' il tour.
"Qual è la cosa che odi ti venga chiesta in un intervista?" domandò il greco mentre in macchina, percorrevano le strade di Berlino, verso l'ennesimo studio radiofonico.
Mika si voltò verso l'obiettivo "C'è una cosa che odio. Quando tutti mi chiedono perché io abbia scritto Grace Kelly, mi chiedono perché io sia ossessionato da lei... Ma che domanda idiota è? Dico: hanno mai letto davvero il testo?! Evidentemente no, altrimenti non me lo chiederebbero!" si lamentò il ragazzo, a cui più o meno a tutte le interviste, veniva chiesto qualcosa di simile.
"Capisco..." inziò il biondo. "E dimmi una cosa, come mai hai scritto Gr" fece per chiedere, prima che un'occhiataccia di Mika lo facesse bloccare "no, sto scherzando!!" rettificò ridendo, prima di rischiare di venire assalito dalla furia del riccio.
"E' costosa la telecamera che hai in mano, non ti conviene farmi quella domanda!" lo minacciò da dietro gli occhiali da sole.
Quella sera non avevano concerti, e quindi finita la promozione, poterono andare a cena tutti insieme decidendo di festeggiare la Pasqua, che si sarebbe celebrata il giorno successivo, in un bel ristorante, che aveva la peculiarità di lasciare ad ognuno la libertà di pagare ciò che riteneva giusto, e che aveva lungo le pareti, quadri di artisti di tutto il mondo che avevano deciso di lasciare un loro particolare contributo a quel locale così atipico.
Il giorno dopo, appena riuscirono ad avere un attimo libero, i ragazzi si fiondarono nella parte più artistica della città, godendo della quasi assenza di gente, dovuta alla giornata religiosa, recandosi poi al soundcheck per il concerto di quella sera al Kesselhaus, famoso locale di Berlino, già sold-out da parecchio tempo.
"L'altra volta qui a Berlino abbiamo suonato di fronte a nemmeno 200 persone" ricordò Mika, accennando al mini-tour che avevano intrapreso prima della formazione vera di quella squadra, e prima che il suo album d'esordio fosse nemmeno pubblicato.
Quella sera invece fu un delirio, centinaia di fans in visibilio, che cantavano molte delle sue canzoni a memoria. Non poteva chiedere di meglio.
L'incontro post-concerto fu tranquillo ma divertente, ormai si trovava a suo agio tra loro, e la cosa lo rendeva più scherzoso e giocherellone anche con chi non conosceva, firmando autografi e fermandosi a fare fotografie un po' con tutti.
"Allora, le ultime parole della serata?" chiese Andy, puntando per l'ultima volta per quel giorno l'obiettivo sul viso contento ma visibilmente stanco di Mika.
"Fantastica serata, ma ora ho mal di gola e mi sento le tonsille in fiamme, quindi l'unica cosa che voglio è andare a dormire!" confessò "lo so che non è la cosa più cool da dire per concludere la giornata ma anche questa è realtà" finì con un sorriso, facendo capire a Andy che per quel giorno ne aveva davvero abbastanza di occhi indiscreti che riprendevano ogni attimo della sua giornata.
Fu esattamente ciò che Mika fece. Una volta uscito dalla doccia, ormai alle 2 di notte inoltrate, si costrinse a prendere un antiinfiammatorio, sperando che la sua gola tornasse in forma alla svelta e si buttò sul letto esausto, cercando riposo nelle poche ore di sonno, prima che la sveglia puntata per le 5:30, suonasse.
Quando l'aggeggio infernale suonò, ciò che Mika fece fu seppellire la testa sotto il cuscino ed emettere un grugnito assonnato. Andy si stiracchiò e gli passò una mano sulla schiena, cercando di svegliarlo con dolcezza, per evitare di passare le prossime due ore con un libanese incavolato e di cattivo umore, come accadeva quando i risvegli non erano dei migliori.
"Daaai oh mio ghiro, alzati!" gli chiese afferrando il cuscino dalla sua testa, ma venendo bloccato dalla sua mano, che lo riacciuffò e lo rimise al suo posto
.
"Mikaaaaaa" si lagnò il biondo, alzandosi e iniziando a cambiarsi.
Era in bagno a lavarsi i denti, quando l'espressione assonnata del moro fece capolino nel suo specchio, con i capelli completamente disordinati, in t-shirt da notte stropicciata e boxer.
"Buongiorno!" gli trillò contento Andy, già ben sveglio, afferrandogli la testa con delicatezza e stampandogli un veloce bacio al sapore di menta.
"G'rno" fu ciò che riuscì a pronunciare, cercando di connettere la sua mente annebbiata dal sonno.
Quando fu pronto, scesero nella hall, dove una volta riuniti, partirono alla volta di Monaco.
Arrivarono nella bella città bavarese e subito il giro di interviste cominciò, Andy lo seguì tutto il giorno, continuando il suo documentario.
"Come va il mal di gola?" chiese telecamera in spalla nel backstage prima del concerto.
"Continuo a fare così" disse picchiettandosi una mano sulla gola. "Sperando migliori, anche se mi sa che sto solo peggiorando le cose" disse prima di iniziare a parlare di quanto spesso andasse in bagno prima di un concerto, a causa di tutta l'acqua che beveva. "Sto diventando completamente matto!" ammise ridendo delle scemenze che aveva appena raccontato davanti alla cinepresa.
La stanchezza lo rendeva più sciolto e meno impacciato, e Andy adorava questo aspetto.
Si cambiò in felpa marrone e jeans rossi, pronto per l'ennesimo concerto da tutto esaurito, mentre il biondo riprendeva il piccolo augurio di buona riuscita che il gruppo si augurava, prima di ogni concerto.
L'ibuprofene preso la sera precedente aveva fatto effetto, fu un altro grande successo.
Grazie al cielo dopo quel concerto ebbero un paio di giorni più tranquilli e Mika poté riposare e finalmente dormire un po', prima di ripartire di nuovo direzione Amburgo, da lì poi proseguendo verso l'Olanda e poi a metà maggio tornare finalmente in terra inglese.
Erano ad Amsterdam, e quella era la loro ultima giornata in giro, prima di far ritorno a Londra, dove Mika si sarebbe esibito in alcuni concerti e festival nella sua città di residenza e dintorni.
"Si torna a casaaa" urlò Mika entrando per l'ultima volta nella stanza d'hotel per raccogliere le valigie e tutto ciò che ancora aveva sparso per la camera.
Andy lo seguiva a pochi passi di distanza, riordinando le sue cose con cura, silenziosamente.
"Tutto ok?" chiese Mika ad un certo punto, spuntando dal bagno con gli shampoo dell'albergo in mano, pronto a metterli in valigia come era solito fare, puntualizzando che 'erano comunque di loro proprietà' .
"Sì, tutto ok. Grazie" rispose cortese Andy, senza alzare lo sguardo dalla valigia, sistemando per l'ennesima volta i vestiti, già perfettamente piegati e ordinati.
Il riccio lanciò i boccettini, tra i vestiti appallottolati malamente nel trolley, raggiunse il biondo, accucciandosi davanti a lui e alzandogli il viso dolcemente con la mano, finché i loro occhi non si incontrarono.
"Riformulo la domanda. Cosa c'è che non va?" chiese diretto, scrutando le iridi azzurre e notandovi un velo di preoccupazione.
"Non c'è n..." Mika lo interruppe scuotendo la testa in segno di diniego. "Dimmi cos'hai." lo incitò serio ma in tono comprensivo.
Andy inspirò profondamente e poi con voce tremolante gli svelò le sue ansie.
"Mi sono promesso che quando fossimo rientrati a Londra..." disse fermandosi un attimo e ricevendo un cenno di assenso da Mika, che lo invitò a proseguire:
"...avrei detto ai miei... di..." cercò di abbassare gli occhi ma la mano del suo ragazzo non glie lo permise, allora tornò a fissare i begli occhi nocciola "di me e... di noi." disse mordendosi un labbro nervoso.
"E ora che questo momento sta per arrivare io non mi sento pronto" continuò poi parlando velocemente.
Mika sorrise, capendo perfettamente la situazione. Anche lui ci si era trovato.
Quando lui si era aperto con la sua famiglia, sua madre e le sue sorelle maggiori gli avevano confessato che lo sapevano già, che l'avevano capito da tempo, mentre suo padre e i suoi restanti fratelli più piccoli, dopo un primo shock iniziale, avevano accettato la cosa di buon grado, tant'è che tutti avevano già conosciuto due dei ragazzi che Mika aveva avuto prima di Andy.
"Io ci sono già passato e ti posso dire di farti coraggio perché se vuoi davvero essere te stesso non puoi continuare a nasconde il tuo vero te con chi ti ha messo al mondo. Non sarebbe... corretto." gli disse il riccio, esternando i suoi pensieri.
"A me è andata bene. Non ti voglio illudere dicendo che sicuramente andrà tutto al meglio, perché non lo posso sapere, ma qualunque cosa tu deciderai di fare, nei tempi e nei modi che deciderai, sai già che io sarò con te. Dovrai solo chiedere, anzi... se ti avrò nei paraggi, lo capirò senza che tu mi dica niente, ormai ti conosco testolina!" gli disse passando una mano a scompigliargli i corti capelli biondo-rossicci e portando poi gli occhi nei suoi, prima di sfiorare le labbra con le sue.
"Mika io... vorrei.." disse incerto, abbassando gli occhi "vorrei avere il tuo coraggio!" disse confessando la sua debolezza e la sua fragilità.
Una lacrima solitaria, lasciò i suoi pozzi blu e scese impetuosa sulla sua guancia, Mika se ne accorse e immediatamente lo strinse in un abbraccio forte, lasciando che sfogasse le sue paure tra le sue braccia, mentre con le mani dolcemente gli accarezzava la schiena.
"Dimmi una cosa Andy" gli chiese ad un tratto il moro, separandosi da lui ma mantenendo le mani sulle sue spalle.
Il minore lo guardò, notando una chiazza umida sulla maglia rossa del ragazzo, dove aveva appoggiato il viso e passandovi una mano con leggero senso di colpa.
"Mi ami?" chiese solamente. Andy lo scrutò senza capire, mantenendo gli occhi nei suoi.
"Perché mi chiedi..." domandò confuso e con una vena di paura. "Mi ami?" ripeté Mika interrompendolo con tono sereno, avvolgendo le mani dalle lunghe dita da pianista, alle sue guance.
"Sì, sì ti amo!" disse con voce ferma Andy, sicurissimo di quel sentimento che stava esternando.
"Allora il coraggio lo troverai. Ne sono sicuro!" gli sussurrò Mika avvolgendolo poi in un abbraccio e in un bacio profondo che gli fece dimenticare perfino dove si trovasse.
Sì, l'avrebbe trovato. L'avrebbe fatto per loro!
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Two of a kind
FanfictionLa Mikandy più lunga che sia mai stata scritta. La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015. 1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione. Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercan...