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Il ragazzo si accasciò contro il muro.

Era già sera.
Di nuovo.

Non si poteva permettere di diventare un senzatetto.

Non aveva un lavoro, ne una casa, ne un nome, ne nessuno che lo potesse aiutare.
O meglio, un nome lo aveva, ed era anche un bel nome.
Jack ora era il suo nome.
Ma lui non sentiva quel nome suo.
Di certo prima dell'amnesia ne aveva uno, ma pensava, anzi, lui era certo che quel nome, Jack, non fosse il suo.

Meno di due anni prima aveva perso la memoria e tutti i ricordi della sua vita.

Non ricordava neanche la sua età, e i medici, per quanto potessero, ipotizzarono che ne avesse circa 27, di anni, questo Jack.

Jack poteva avere avuto una famiglia, forse un cane, una fidanzata o una moglie, o addirittura dei figli, ma non ricordava niente.

L'unica cosa che ora gli importava era trovare un lavoro prima del giorno seguente, sennò sarebbe finito il lasso di tempo che il governo gli aveva lasciato per cercare lavoro.

Erano passati circa due settimane da quando era uscito dall'ospedale, e per il resto del mondo, ora, Jack, stava diventando un ospite indesiderato.

Lo stato gli aveva dato dei soldi, ma non erano molti.
Solo 9 gettoni gli erano stati dati.

Ma ora lui aveva finito i gettoni.
Non ne aveva più neanche uno.
Li aveva finiti due giorni prima, e gli erano rimaste solo due bottigliette d'acqua e una merendina confezionata, ovvero i rimasugli dei buoni pasto acquistati con i gettoni.

Giró la testa, verso il grande palazzo della città in cui viveva, sul quale si trovava un grande schermo che fungeva da orologio.

Jack fissava l'orologio.
Le linee rosse al plasma molto luminose che componevano la scritta quasi gli facevano bruciare gli occhi, ma il suo sguardo non si spostava mai da esse.

Erano le 19:59.

Jack fissava l'orologio.
Quasi a volerlo implorare di non far passare un altro minuto, e di far arrivare l'orario di rientro.

Poi, si arrese.
Era finita per lui.
Sarebbe diventato un senzatetto, e le Forze Governative lo avrebbero preso e portato via, senza via di scampo, e lo avrebbero portato dove portano tutti i senzatetto, o gli omosessuali, o i poveri, o coloro che facevano lavori poco raccomandabili, o coloro che semplicemente si opponevano.

Certo, probabilmente Jack non era l'unico a pensare che fosse sbagliato, ma nessuno poteva cambiare le cose.

Ormai il mondo era così.

... Insomma... "Ormai", Jack non lo poteva dire.
Non ricordava nulla del mondo prima della sua perdita di memoria.

Ma il mondo era così.
E nessuno si poteva opporre.

Ed ecco che l'orologio segnava le 20:00.

La scritta inizió a lampeggiare.

"Ed ecco che un'altra giornata è finita per voi, carissimi abitanti di
NewElement.
Chiudete le vostre attività e tornate a casa, dalle vostre famiglie.
Detto questo, si dichiara chiusa la giornata e aperto l'orario di rientro.
Godetevi il riposo."

Jack si raggomitolò contro il muro, con le gambe al petto, stanco.

Era in un vicolo cieco, al buio.
Nessuno l'avrebbe visto, e lui avrebbe potuto vedere bene tutti.

Vide l'onda di persone muoversi tutte verso la sua sinistra, come in una marcia.

Erano tutte insieme, in massa, mentre la città lentamente si spegneva, e tutti si dirigevano verso le loro macchine.

Jack vedeva tutti gli uomini vestiti eleganti, in giacca e cravatta, e le donne con gonne al ginocchio e tacchi, tutte truccate e acconciate.
Tutti perfetti.

E lui invece, no.
Lui non era perfetto.

Si chiedeva come potessero essere tutti così perfetti, tutti così immacolati e diligenti, tutti, però così tremendamente uguali.

Ma non aveva voglia di pensare a queste cose.

Sarebbero venuti a prenderlo.
Ne era più che certo.

Lo avrebbero trovato in pochissimo tempo.
Avrebbero usato il localizzatore che gli avevano piantato nel braccio una volta dimesso dall'ospedale.

Ogni tanto quella cosa piantata nel suo braccio faceva dei rumori strani, del tipo "bip" o "bidibú", alle quali Jack ridacchiava.
Certe volte, invece, facevano delle strane luci rosse e lampeggianti.

Quelle luci per Jack potevano essere spiegate in due modi.
La prima spiegazione, quella meno plausibile, vedeva quei rumorini e luci come dei piccoli promemoria.
Potevano dire una cosa del tipo:
"Hey, guarda che il lavoro mica si trova da solo."

Oppure, poteva essere una sorta di meccanismo che poteva segnalare l'attività del localizzatore.
Poteva lasciar intendere quando lo stavano tenendo sott'occhio, quando calcolavano le sue coordinate.

Non aveva neanche la forza di sentirsi in trappola.
Non ne aveva neanche il tempo.

Si strinse ancora di più contro il muro.
Era stanco, e rassegnato.

Il giorno dopo sarebbero venuti a prenderlo.



















- Spazio Jack assomiglia a
Frank Iero.

Che ne pensate?
Lo so che è un po' presto per chiederlo😂, ma spero che la trama vi possa interessare anche da questo primo capitolo.
Ah, per il titolo di questa parte, devo dire che io sto Jack me lo immagino un po' come Frank Iero, forse nella Danger Era o nella Bullets Era... Non so.
Voi, come ve lo immaginate Jack? 😂





~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora