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Neanche il tempo di uscire dal centro M.C.C. che subito era stata indotta una sessione tra i soldati.

Una sorta di assemblea.

Jack ora era al centro di una stanza che non aveva mai visto prima, con davanti a sé un tavolo rotondo circondato da molte sedie.

La stanza era bianca e grigia, o forse anche grigia nei punti in cui sembrava bianca.
Le luci erano molte e accecanti, forse a led.

Non si distinguevano molto differenze cromatiche così lievi.

Se era grigio, era grigio chiaro.

Si girò intorno, guardando, appese ai muri, quelle che dovevano essere numerose fotografie di persone in tenuta elegante, anche se in alcune solo vagamente.

C'erano persone che sorridevano, che tenevano in mano documenti, sorridendo, che si stringevano le mani ovviamente fissando il punto da cui la fotografia era stata scattata e sorridendo, oppure semplicemente documenti o attestati, medaglie e coccarde.

Una luce tanto bianca lo confondeva.
Sbatteva le palpebre compulsivamente, con gli occhi che dall'enorme sforzo bruciavano.

- Che ci fa lei qui?-

Jack si girò.
Era la voce di 113.

Amalie.
Fu la prima cosa che Jack pensò.

Ma girandosi, si trovò di fronte ad una cosa che non si sarebbe aspettata.

113 parlava con un uomo.
Era alto, snello e probabilmente privo di muscoli sviluppati.

Indossava abiti eleganti, giacca e cravatta, scarpe lucide.

I capelli erano corti, grigi.
Ma non sembrava anziano.

Avrà avuto una cinquantina d'anni.

Ora Jack capí.
113 gli aveva dato del lei.

- Avevo detto non sarei stato presente al prossimo congresso, ma data la situazione tanto critica, mi sembrava adeguato presentarmi.- disse lui.

Era nettamente più alto di 113, ma era comunque lei a suscitare maggiore rispetto.

Forse per il suo portamento sicuro.
Forse per il suo status.
Forse perché lei era lei, ed era una persona con cui difficilmente, a primo impatto, si sarebbe mai stati capaci di scherzare.

- Lieto di incontrarti ancora una volta, Generale.-

Detto ciò, tese la mano verso 113 che, diffidente e cauta, poi gliela strinse.

Sembrava un uomo simpatico, alla mano.

Ma 113 doveva detestarlo.
Da un lato di certo doveva sopportarlo per forza, ma doveva odiare ritrovi del genere, con persone del calibro di quell'uomo.

Jack aveva intuito dovesse essere importante.
Era presente anche lui nelle fotografie sui muri, tutto intorno a lui.

Strinse la mano a tutti i presenti, salutandoli con un sorriso.

113, 156, 168, 125, Jacques.

Poi arrivò a lui.

I suoi occhi per un attimo furono vuoti, come se non capisse bene chi fosse, poi però il viso gli si aprì in un sorriso.

Gli tese la mano.

- Tu devi essere 197.-

Jack gli strinse la mano.

- Vincent.- disse poi ancora lui, per presentarsi.
Non disse il suo cognome.

- Piacere.- Jack riuscí a non rendere la voce un sussulto strozzato, permettendosi anche di fare un leggero sorriso.
Non ripeté il suo nome.
Vincent sapeva già chi lui fosse.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora