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Jack, portando per mano Camille, giró tra le casupole e le tende, i luoghi di ritrovo e i magazzini.

Effettivamente, l'accampamento era molto più grande di quello che Jack aveva compreso.

Girava tra le casupole e tutti gli edifici, cercando di scorgere il gilet arancione di 156 da qualche parte, in giro per le strade.

Cercava di tenere Camille più all'ombra possibile, in quanto il Sole era ancora alto in cielo.
Faceva abbastanza caldo, ma a lui non sembrava che la temperatura fosse così alta.

Più che non avere caldo, Jack sembrava essere resistente a quel tipo di calore.

Jack pensava non esistesse un calore simile in nessun modo a quello della Zona Desertica.

La terra rossiccia, l'erba incolta e talvolta giallastra, i monti scorgibili a malapena in lontananza, le poche ma bellissime nuvole, il Sole sprizzante di calore e luce bianca, forte, quasi accecante, il caldo secco, erano cose che gli davano uno strano senso di serenità, di sicurezza.

Mentre Camille sembrava quasi esasperata dal clima della Zona Desertica, lui si trovava bene.

Cosa che trovava alquanto strana, dato che la sua pelle era molto bianca, forse pallida, che non credeva fosse adatta a prolungati contatti con i raggi del Sole.

Iniziò a correre nell'aria un vento fresco, che spettinò sia Camille che Jack.

Camille rise, perché si accorse di quanto i capelli di Jack fossero lunghi.

Jack non li aveva mai curati con particolare interesse i suoi capelli.

Li aveva trovati lunghi (ciuffo sull'occhio sinistro compreso) già in ospedale.

Ogni tanto passava un'infermiera e glieli spuntava, ma quei capelli corvini erano in ogni modo disordinati e alquanto spettinati.

Durante le due settimane in cui cercava un lavoro, provó a tagliarseli da solo per apparire più "normale" ma, resosi conto dell'imminente errore che stava per compiere, si era fermato dopo appena due tagli.

Credeva comunque che non fossero così male, ed in più, pensandoci, non si vedeva con nessuna delle pettinature che aveva visto agli altro abitanti.

Finalmente, dopo forse quasi dieci minuti di ricerca, sotto il Sole della Zona Desertica, Jack aveva intravisto 156.

Era appoggiata con una spalla ad un muro di una casupola, che da quello che Jack aveva capito della mappa, forse era uno dei magazzini.

La raggiunse.
Rispetto a loro, era girata di spalle.

Sembrava pensierosa, e aveva la testa china.
Teneva tra le mani qualcosa.
La guardava.

Jack le toccó una spalla, e lei si girò di scatto, presa alla sprovvista, mettendo immediatamente il foglio nella tasca anteriore dei pantaloni, accanto alla fondina che ancora conteneva la pistola laser, colorata.

- Ehm... Ciao Jack.- sorrise, un po' smarrita.

- E... Ciao Camille!- le sorrise, ottenendo un sorriso da Camille, che balbettò un "ciao" un po' confuso e imbarazzato.

- Hai bisogno di qualcosa?- chiese poi la donna.

- È... Per Camille.- disse.

- È serio, vero?- disse spontaneamente subito dopo 156, quasi avesse letto nella mente di Jack, facendo un mezzo sorriso.

Poi sbiancò, bloccandosi.

- Ehm... È... Serio?- chiese, quasi a voler annullare o giustificare in qualche modo la frase precendente, incredibilmente (e forse per Jack un po' inquietantemente) giusta e spontanea.

Come aveva fatto ad individuare la gravità della frase, ma soprattutto, perché 156 stava sorridendo?

Jack pensò che 156 doveva essere molto più strana di quello che gli era sembrato fino a quel momento.

- Uh... Si.- annuì Jack.

- Camille... Beh... Io... Credo... Credo che Camille sia un Soggetto X.- si ritrovò a dire in modo disordinato e un po' sbiascicato Jack, per colpa delle domande ancora libere nella sua mentre.

156 la guardò, spalancando gli occhi.

- Davvero...?- chiese.

Si chinò verso di lei, inginocchiandosi per vederla meglio.

- Quindi... Sei di un orfanotrofio.- disse, certa.

- Come lo sai?- chiese la bambina.

- 10 anni, giusto?- chiese per conferma subito 156, non rispondendo.

Camille annuì.

- Seguitemi.- disse, rialzandosi e guardando negli occhi Jack.

- Vi spiegherò tutto.-





- Spazio Nomi

Mi sono resa conto di non aver specificato la pronuncia di alcuni nomi, quindi ora li elencherò.
Dico subito che io semplicemente li leggo così, ma che voi potete leggerli come volete. 😂

- Camille
Io lo leggo "Camill", ma credo che questo fosse la pronuncia più ovvia;

- ZeroM
Io lo leggo in diversi modi, il primo è all'inglese "Ziro Em", il secondo è all'italiana "Zero Emme" esattamente come si scrive, mentre il terzo è "Zero Em".
Eviterei lo "zerom" perché sembra un verbo in dialetto bresciano;😂

- MI
Anche questo lo leggo in diversi modi.
Il primo è all'inglese "Em Ai" che sembra tantissimo un verbo all'interrogativo😂, mentre il secondo e ultimo è all'italiana "Mi" esattamente come si scrive.
La seconda è anche la pronuncia più ovvia, dato che prima di questa sigla metto sempre un articolo in relazione con la "m", e non con una possibile vocale che sarebbe presente nella pronuncia inglesizzata.

Voi potete leggerli come volete, ma se in futuro capiteranno di nuovo nomi su cui forse c'è il dubbio sulla pronuncia, scriverò subito quali per me sono le pronunce corrette.

Ieri, presa totalmente dalla noia ho deciso che alla fine mi sarei fatta dei guanti senza dita. 😂
Non credo di averlo mai detto prima, ma so cucire, e mi diverto un sacco a fare pupazzetti stupidi o farmi delle magliette (ovviamente delle band😂).
Da poco ho iniziato a cucirmi dei guanti.
Prima li cucivo in feltro, anche se poi si spelacchiavano tutti e si deformavano facilmente, ma adesso che ho comprato la stoffa elastica sono molto più facili e veloci da fare.

Qua c'è quello che ho fatto ieri:

(Da notare la mia povera mano😂😂😂)

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(Da notare la mia povera mano😂😂😂)

Anche se è un modello semplice, mi piacciono.

Concludo questo spazio più lungo del solito con una domanda:
A voi piacciono i guanti?
Io li adoro (come se non si fosse notato😂😂😂😒)





~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora