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Quando entrarono dentro al cuore del MI, Jack si lasciò sfuggire un pensiero.

"Nessuno non potrebbe rimanere stupito da tutto questo"

Il MI era grande.
Anzi.
Dire grande era diminutivo.
Era a dir poco enorme.

Il soffito era alto, e tutto era bianco, perfettamente illuminato.
Le luci erano bianche ma dai riflessi azzurri, incredibilmente chiare e lucenti, sul soffitto, incorporate in esso.

Quel che si ritrovò davanti era di certo la parte del mercato dello ZeroM.

Erano molteplici le bancarelle davanti a loro, in molte file parallele.

Erano composte sia da materiali argentei che da materiali simili alla plastica, lucenti, lucidi e bianchi.

Ognuna di esse aveva un bancone, stretto e lungo, accanto, tutto intorno e dietro degli scatoloni che chissà cosa contenevano e sopra, come una sorta di tetto, della stoffa.

Era diversa da quella che aveva visto all'Accampamento.

Sembrava più plastica che stoffa, a dire la verità.
Sembrava spessa e robusta.
Probabilmente lo era.

Tutto il contrario di quella dell'Accampamento, che per impedire alla sabbia di entrare dalle finestre andava messa e ripiegata in molti strati.

Appena entrati, tutti li notarono.

Tutti, ovviamente, andarono addosso a 113.

A Jack diede fastidio.
Gli dava fastidio come tutti le stessero addosso senza che lei volesse.

Non li guardava negli occhi (anzi, non li guardava proprio), non rispondeva alle loro domande, non ascoltava le loro parole.

In pratica non li calcolava proprio.

Li ignorava totalmente, camminando e guardando dritta davanti a sé.

Se da un lato ammiravano 113, cercavano informazioni di ogni genere sul suo conto, con morbosa e anche un po' maleducata ossessione, guardando con curiosità pure 156 e 168, dall'altro, Brian, Conrad, Camille e Jack per loro erano totali estranei.

C'era chi li guardava e chiedeva loro i loro nomi, mentre chi, notando l'abbigliamento da soldato di Jack, commentava acidamente.

"Lo vedi quel ragazzo?"
"Quale?"
"Quello con i capelli sugli occhi."
"Lo vedo."
"Vedi com'è vestito?"
"Si."
"Un altro stupido che ha deciso di morire!" ridacchiavano due, da dietro di loro.

"È troppo magro per fare il soldato"

"Si pentirà subito della sua scelta"

"Dopo un minuto di allenamento sarà già qui a cercare lavoro"

"Un altro suicida"

"Uno che vuole morire"

"Un morto che cammina"

Questi erano solo alcune delle cose che Jack aveva sentito e capito fossero riferite a lui.

Chi si credevano di essere quelle persone?
Non solo davano evidente fastidio a 113, che in meno di trenta secondi si era ritrovata circondata da attenzioni ossessive che non voleva, ma in più, stavano pure a parlottare tra loro ed insultare Jack.

Il corvino si trattenne, mentre la bambina castana gli stringeva forte la mano.

- Parlano di te.- disse lei.

- Parlano male di te.- disse, questa volta guardandolo.

- Lo so.- disse lui, con tono menefreghista.

In fondo, non gliene importava.

Si sarebbero ricreduti.
Lui avrebbe fatto l'allenamento.
L'avrebbe superato.
Sarebbe stato un soldato.
Avrebbe aiutato tutta la Resistenza.
Sarebbe stato forte.

Chi erano per dire cose del genere?
Per dire chi era?
Per dire cosa avrebbe fatto?
Per deriderlo?
Per prenderlo in giro?
Non erano nessuno.

O almeno, nessuno di cui gli importasse.

Anche perché davano fastidio a 113.

Questo si ritrovò a pensarlo involontariamente.
Ma era vero.

Superata la folla di persone, si fermarono, davanti ad un portone.

- Il MI è un reticolato di padiglioni e aree, divise in settori.- inizió a parlare 156.

- Brian, Conrad.
Voi due seguirete me e 168.
Vi mostreremo il vostro alloggio e vi illustreremo inoltre come agire e muovervi all'interno dello ZeroM, come fare per trovare lavoro e altro.
Jack, Camille voi e 113 non verrete con noi.-

- Questo si sapeva.- la interruppe 113, con la testa cadente da un lato, riferendosi alla sua ultima frase.

- Jack, 113 ti porterà alla palestra del MI. In quanto a te, Camille, 113 ti troverà sicuramente un posto dove stare. Conosce molto bene questo posto.- continuó 113.

- 113 conosce questo posto come le sue tasche. Sa già dove farti stare.- commentò la stessa 113, rassicurando Camille.

168 si avvicinò cautamente a 156.

- 156, posso chiederti una cosa?- chiese il ragazzo, a bassa voce.

- Certamente. Dimmi.- rispose lei.

- In privato.- continuó lui, lanciando un'occhiata sospetta a Jack, trascinando 156 da un braccio.

Lei lo lasciò fare.

Jack non capí quello che il ragazzo stesse dicendo.

Capí solo una cosa, detta da 156, per concludere la conversazione.

- Attieniti ai piani, 168.
Non accadrà nulla di ciò che pensi possa succedere.-

Detto questo, i due tornarono accanto a loro.

168 lanciò nuovamente una strana occhiata al ragazzo, che senza sapere il perché di quello sguardo, ricambiò con uno che lasciava vedere che non sapesse perché 168 si comportasse così.

156 di rimando allo sguardo di 168 verso Jack, gli tirò un pugno alla spalla, interrompendo finalmente quello sguardo, per Jack, immotivato.

- Buona fortuna, Jack.
Brian, Conrad, andiamo.- disse la donna dalla maschera verde acqua con i bordi neri, facendo un cenno ai due di seguirla.



- Spazio Domani

Ragazzi scusatemi tanto ma domani non riesco a pubblicare.
Ho una giornata a dir poco impegnativa su e giù con la macchina e non è più che altro per un problema di tempo, perché un minuto per pubblicare c'è, ma il problema maggiore è che dovrei scrivere dei capitoli ma senza tempo non posso andare avanti.
Ci sarebbero problemi con pubblicazioni future.
Scusate.😞😓






~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora