113

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Si avvicinarono lentamente.

113 era già pronta al combattimento.

In mano, aveva la pistola laser, già caricata.

In una fondina aveva diversi coltelli da lancio.
Erano cinque, leggeri e molto taglienti.

Aveva sempre avuto una buona mira.

Ricordava bene che, quando era piccola, lei e 104 giocavano a lanciare le carte da gioco con la massima precisione possibile.

Era stato lui ad insegnarle a giocare a carte.

Per 113 il dover lanciare coltelli non era sembrato diverso dal dover lanciare carte.

Lanciare carte da gioco?
Lanciare coltelli?
Non vedeva la differenza.

Ai suoi occhi, l'unica cosa che cambiava era l'oggetto da lanciare e l'impugnatura.

Gli scopi erano gli stessi:
Attuare un buon lancio e colpire il bersaglio.

Lanciare una carta da gioco e lanciare un coltello erano cose nettamente diverse, ma 113 era stata disposta a tutto e a utilizzare ogni arma, quando aveva iniziato a combattere.

Era a questo a cui pensava, prima di combattere.

A 104.

Al suo passato.

Al motivo per cui avrebbe dovuto combattere.
Al motivo per cui avrebbe dovuto continuare a combattere.

Con sé, adesso aveva anche un'arma da fuoco.

Era una piccola pistola semiautomatica metallica. Non era la prima volta che la portava in battaglia.

156 teneva in alto la pistola, impugnandola con entrambe le mani.

Sarebbe dovuta essere calma, ormai, per il numero delle missioni a cui aveva partecipato.

Non era nuova a queste situazioni.

Capitavano spesso missioni dell'ultimo minuto.

Rimaneva però che per questo tipo di missioni non c'era tempo per elaborare un piano dettagliato e sicuro.

Era agitata.
Tutto sarebbe potuto andare storto.

168 era ancora sul tetto.

Sarebbe sceso per combattere con 113, 156 e 197 solamente in casi di estremo bisogno.

Non aveva più il bazooka in mano.

Adesso era appostato con un fucile di precisione, creato apposta per riuscire a vedere oltre i fumogeni densi della Resistenza.

Era quello il suo compito, in fondo.

Fare il cecchino.

Era per quello che era stato convocato nella squadra di soldati di livello SS.

125, nella cabina dell'autista, controllava i radar da una schermata su un apparecchio incorporato nel bus.

Controllava che non arrivassero altri veicoli, di terra e di aria, delle Forze Governative.

Se fossero arrivati durante lo scontro, avrebbe dovuto sparare da loro un fumogeno di emergenza giallo fluo, creato per coprire tutti gli altri e dare l'allarme, insieme a colpi segnaletici neon luminosi.

Se invece ciò che bisognava atturare era la ritirata, il fumogeno sarebbe stato di un intenso blu, accompagnato semode da altri colpi segnaletici blu luminosi, simili a laser.

Quei colpi segnaletici erano gli stessi colpi d'emergenza per le pistole laser, sparati in aria in casi estremi o in celebrazioni, come la cerimonia di 197.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora